Io personalmente non ho problemi in discesa.
L'arrivo sul fondo non è per me un momento in cui ho il picco di stress.
A me fa paura la permanenza perché tutti i casi di black out in cui sono intervenuto ed anche quello che mi è capitato a me erano conseguenza di uno sforzo eccessivo e di conseguenza di un accumulo di CO2.
La permanenza mi fa paura sia per l'esposizione ad una Pp di O2 elevata (forse è una nozione errata ma ne sono convinto) che contribuisce in maniera importante all'effetto narcotico, sia per il fatto che anche solo per respirare compiamo uno sforzo notevole.
Questo maggiore sforzo anche solo per ventilare si trasforma inevitabilmente in una maggiore produzione di CO2 dovuta al maggio lavoro dei muscoli preposti alla ventilazione (diaframma, muscoli intercostali, zona clavicolare) - contemporaneamente il maggior sforzo si traduce in un rallentamento della ventilazione che tende a non essere profonda come a quote minori (ergo estrae meno CO2).
Tutto questo si traduce in una maggiore ritenzione di CO2 - ne produciamo di più e tendiamo a scaricarne di meno - che come sappiamo è il detonante della crisi narcotica (black out).
Tutto questo solo per il fatto di trovarci a -70 metri.
A questo dobbiamo aggiungere tutto il lavoro fisico derivante dall'immersione (pinneggiare ecc, ecc.) che siamo andati a fare che ovviamente si traduce in una maggiore produzione di CO2.
Fino a quando l'attività fisica è ridotta al minimo anche nel tempo manteniamo tutto in una "zona" di relativa sicurezza.
Se i tempi si allungano il rischio di incappare in un ipercapina aumenta esponenzialmente.
Basta pochissimo per incappare in un "black out".
E comunque tutto questo fa si che non abbiamo "energie" o meglio "risorse fisiche" per dare assistenza è già tanto se riusciamo a gestirci noi - impensabile andare a portare aiuto salvo farlo con estrema attenzione a non incorrere nelle dinamiche sopra descritte.
Si può fare, non lo metto in dubbio, ma, a mio parere eccedere con i tempi (per me eccedere è superare i classici 15 minuti) vuol dire camminare su una fune sospesa nel vuoto senza la corda di sicurezza.
C'è a chi piace, chi trova soddisfazione nel gestire un sottile equilibrio va bene lo rispetto, l'importante che siamo tutti consci che si rischia la pelle - la vita - game over se va male, non abbiamo il gettone di riserva.
Io leggo tempi che per la mia esperienza - dico per me - appartengono al mondo della fantascienza in arai a -70 questo permettetemelo di dire, mica dico che state dicendo il falso, dico che per me sono tempi eccessivi.
Sto scoprendo un aspetto che mai avrei creduto dato che fino a questa discussione ho pensato di essere io quello estremo nell'uso dell'aria ma i vostri interventi mi fanno capire che al contrario io sono un moderato e timorato.
Cordialmente
Rana
L'arrivo sul fondo non è per me un momento in cui ho il picco di stress.
A me fa paura la permanenza perché tutti i casi di black out in cui sono intervenuto ed anche quello che mi è capitato a me erano conseguenza di uno sforzo eccessivo e di conseguenza di un accumulo di CO2.
La permanenza mi fa paura sia per l'esposizione ad una Pp di O2 elevata (forse è una nozione errata ma ne sono convinto) che contribuisce in maniera importante all'effetto narcotico, sia per il fatto che anche solo per respirare compiamo uno sforzo notevole.
Questo maggiore sforzo anche solo per ventilare si trasforma inevitabilmente in una maggiore produzione di CO2 dovuta al maggio lavoro dei muscoli preposti alla ventilazione (diaframma, muscoli intercostali, zona clavicolare) - contemporaneamente il maggior sforzo si traduce in un rallentamento della ventilazione che tende a non essere profonda come a quote minori (ergo estrae meno CO2).
Tutto questo si traduce in una maggiore ritenzione di CO2 - ne produciamo di più e tendiamo a scaricarne di meno - che come sappiamo è il detonante della crisi narcotica (black out).
Tutto questo solo per il fatto di trovarci a -70 metri.
A questo dobbiamo aggiungere tutto il lavoro fisico derivante dall'immersione (pinneggiare ecc, ecc.) che siamo andati a fare che ovviamente si traduce in una maggiore produzione di CO2.
Fino a quando l'attività fisica è ridotta al minimo anche nel tempo manteniamo tutto in una "zona" di relativa sicurezza.
Se i tempi si allungano il rischio di incappare in un ipercapina aumenta esponenzialmente.
Basta pochissimo per incappare in un "black out".
E comunque tutto questo fa si che non abbiamo "energie" o meglio "risorse fisiche" per dare assistenza è già tanto se riusciamo a gestirci noi - impensabile andare a portare aiuto salvo farlo con estrema attenzione a non incorrere nelle dinamiche sopra descritte.
Si può fare, non lo metto in dubbio, ma, a mio parere eccedere con i tempi (per me eccedere è superare i classici 15 minuti) vuol dire camminare su una fune sospesa nel vuoto senza la corda di sicurezza.
C'è a chi piace, chi trova soddisfazione nel gestire un sottile equilibrio va bene lo rispetto, l'importante che siamo tutti consci che si rischia la pelle - la vita - game over se va male, non abbiamo il gettone di riserva.
Io leggo tempi che per la mia esperienza - dico per me - appartengono al mondo della fantascienza in arai a -70 questo permettetemelo di dire, mica dico che state dicendo il falso, dico che per me sono tempi eccessivi.
Sto scoprendo un aspetto che mai avrei creduto dato che fino a questa discussione ho pensato di essere io quello estremo nell'uso dell'aria ma i vostri interventi mi fanno capire che al contrario io sono un moderato e timorato.
Cordialmente
Rana
Commenta