Ciao a tutti.
Per un problema al labirinto di un orecchio non posso più immergermi a profondità superiore agli 8/10 metri, così per evitare di rinunciare del tutto alle immersioni sono passato da quelle ARA ad immersioni con narghilè a batteria e profondità limitata.
Recentemente durante una vacanza sul Mar Rosso sono incorso in un incidente. Per un errore mio (in realtà si sono sommati almeno tre errori) sono rimasto senza aria (batteria scarica) a 3 mt di profondità, ho effettuato una CESA ed è andato tutto bene.
A mente fredda ho riesaminato l'accaduto ed oltre a mettere in atto i correttivi per evitare che l'incidente si ripeta, ho studiato nuovamente le risalite di emergenza e soprattutto la teoria che le presuppone.
Da un documento DAN reperibile in rete ho scoperto che i rischi di sovradistensione polmonare sono maggiori per risalite effettuate nei primi 5 mt di profondità. Restano invece un paio di dubbi di cui vorrei chiedere il vostro parere.
L'assenza di aria si è verificata quando avevo finito di espirare; sebbene fossi vicino alla superficie durante la CESA ho fatto fatica ad espirare nell'ultimo tratto perchè di aria nei polmoni ne avevo pochissima. Domanda: se fossi partito da una profondità maggiore l'aria nei polmoni sarebbe terminata durante la risalita, mi sarei quindi trovato nella parte finale dell'ascesa in una situazione equivalente a quella che si presenta quando si trattiene il respiro. In questo caso di pressochè totale assenza di aria nei polmoni avrei comunque corso il rischio di sovradistensione?
Secondo dubbio: durante la CESA se risalgo in superficie a partire da 3/5 mt e supero la velocità di risalita consigliata ci sono conseguenze?
Per un problema al labirinto di un orecchio non posso più immergermi a profondità superiore agli 8/10 metri, così per evitare di rinunciare del tutto alle immersioni sono passato da quelle ARA ad immersioni con narghilè a batteria e profondità limitata.
Recentemente durante una vacanza sul Mar Rosso sono incorso in un incidente. Per un errore mio (in realtà si sono sommati almeno tre errori) sono rimasto senza aria (batteria scarica) a 3 mt di profondità, ho effettuato una CESA ed è andato tutto bene.
A mente fredda ho riesaminato l'accaduto ed oltre a mettere in atto i correttivi per evitare che l'incidente si ripeta, ho studiato nuovamente le risalite di emergenza e soprattutto la teoria che le presuppone.
Da un documento DAN reperibile in rete ho scoperto che i rischi di sovradistensione polmonare sono maggiori per risalite effettuate nei primi 5 mt di profondità. Restano invece un paio di dubbi di cui vorrei chiedere il vostro parere.
L'assenza di aria si è verificata quando avevo finito di espirare; sebbene fossi vicino alla superficie durante la CESA ho fatto fatica ad espirare nell'ultimo tratto perchè di aria nei polmoni ne avevo pochissima. Domanda: se fossi partito da una profondità maggiore l'aria nei polmoni sarebbe terminata durante la risalita, mi sarei quindi trovato nella parte finale dell'ascesa in una situazione equivalente a quella che si presenta quando si trattiene il respiro. In questo caso di pressochè totale assenza di aria nei polmoni avrei comunque corso il rischio di sovradistensione?
Secondo dubbio: durante la CESA se risalgo in superficie a partire da 3/5 mt e supero la velocità di risalita consigliata ci sono conseguenze?
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