Dispersa sub a Como .

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  • non aggiungo altro... chi legge giudicherà. Bianchelli, ad ogni modo è mio istruttore e diving di riferimento quando scendo in Sardegna. Cagnoni, l’amico pilota è nome conosciuto ed era il mio buddy nel tuffo del primo maggio. Tutti raccontano le medesime leggende metropolitane, evidentemente, pur provenendo dalla medesima didattica origanriamente e così anche quella che è stata direttrice corsi fino al 2000.

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    • Una curiosità, semmai. Una federazione/didattica fa qualcosa quando si verifica un incidente grave che coinvolge suoi brevettati ed istruttori? Apre inchieste interne? In casi estremi annulla i brevetti conseguiti e l’’abilitazione alla didattica?

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      • Originariamente inviato da darkfire Visualizza il messaggio
        Una curiosità, semmai. Una federazione/didattica fa qualcosa quando si verifica un incidente grave che coinvolge suoi brevettati ed istruttori? Apre inchieste interne? In casi estremi annulla i brevetti conseguiti e l’’abilitazione alla didattica?
        ​Tutte le didattiche, non solo la FIAS, verificano e controllano il regolare svolgimento dei corsi didattici secondo gli standard previsti.

        Nel momento in cui si dovessero verificare incidenti nelle immersioni di corso e/o durante l'attività formativa, la didattica valuta, in opportune sedi, l'operato dei responsabili del corso.
        Qualora ravveda inottemperanze e/o mancanze all'osservazione degli standard previsti valuta le opportune conseguenze.

        In questo caso specifico la tua domanda è del tutto fuori luogo in quanto l'immersione oggetto della tragedia non è un immersione didattica.

        Se lo fosse stata, ma non lo era, la FIAS avrebbe sanzionato una grave violazione agli standard didattici da parte di un suo istruttore, ma in questo caso, prima ancora della didattica, il giudice stesso avrebbe confermato e condannato l'istruttore per omicidio colposo.
        In quanto istruttore durante lo svolgersi di un corso è tenuto a farsi garante della sicurezza degli allievi che in quanto tali non sono in grado di operare in maniera corretta e soprattutto non sono consapevoli dei reali pericoli e per tanto in grado di capire la pericolosità delle scelte fatte, per questo l'istruttore è tenuto ad operare all'interno degli standard previsti dalla federazione.

        In questa tragedia, il compagno di Paola era anche un istruttore (il suo istruttore) ma quella non era un immersione di corso, e, Paola era brevettata.
        Sicuramente questo non esonera il subacqueo da una responsabilità morale per gli errori che ha fatto, responsabilità morale che come istruttore dovrebbe pesare ancora di più (sempre ammesso che sia possibile), ma, non si può giudicare con lo stesso parametro che si sarebbe usato se quell'immersione era un immersione di corso.

        Detto questo io non so cosa la FIAS ha fatto nello specifico, non voglio fare l'avvocato difensore della FIAS ad oltranza - penso che si sia mossa per comprendere le cause di una tale tragedia ... ma io non ne sono al corrente e per tanto onestamente mi fermo.

        Cordialmente
        Rana




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        • Salve a tutti,
          per prima cosa vorrei fare le mie condoglianze alla mamma di Paola.
          Sono un paio di anni più giovane di Paola e il leggere tutti questi post mi ha fatto un attimo riflettere.
          Non vado nel merito del fare un immersione a 70 metri in aria, io al massimo posso scendere a 18.
          Prima di rispondere mi sono letta tutti i commenti e ci ho riflettuto.

          Penso che il mio caso sia molto diverso da molti dei sub presenti sul forum.
          Io e il mio Buddy siamo compagni e ci immergiamo sempre insieme.
          Penso che se mai dovesse succedere qualcosa alla sua scorta d´aria non esiterei un attimo a passargli la mia, ma...come ho detto prima, lui oltre ad essere il mio buddy è anche la metà del mio cielo, ed entrambi non andiamo così in profondità.

          Devo ammettere che stupidamente non avevo mai pensato a cosa farebbero/direbbero/penserebbero i nostri genitori se non tornassimo più fuori dal mare.
          Anche se non ci è mai successo nulla, penso che se in un immersione il mio compagno avesse un problema e rischiasse di non risalire con me, finirei (stupidamente?) per lottare con le unghie e con i denti per poterlo riportare su (vivo!).
          Incrocio le dita e spero di non dover mai affrontare problemi simili!

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          • Originariamente inviato da mamma di Paola Visualizza il messaggio
            Quello che ha chiuso il rubinetto aveva una bombola di 18 L e da quanto emerso non si è mai considerato in pericolo.
            Che dire ... Da quel grafico dei profili è evidente che i due avrebbero potuto impedire l'evento e che c'è stata tutta una serie di circostanze negative. Questo però può non bastare per una condanna per omicidio colposo, direi il 30% di possibilità di condanna. In ogni caso nessuno vorrebbe averli come compagni in una immersione.

            www.liberisub.it

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            • Buon giorno a tutti e sentite condogliaze alla mamma di Paola,
              penso si stia uscendo un po dal tema principale del post, credo invece che si debba riflettere su alcune domande che sono uscite dalla discussione, come era equipaggiata Paola (e i suoi compagni), possedeva un brevetto che le permettesse quella immersione, (era adeguatamente formata? il plastichino molte volte è giusto un plastichino) io non ho trovato notizie precise sul brevetto, si parlava di Rescue, non di brevetti tec, avevano stage, come era pianificata l'immersione, lasciamo perdere i nomi e le didattiche, credo che la mamma di Paola sia qua con noi per capire meglio l'accaduto da un punto di vista prettamente subacqueo, purtroppo a queste domande puo' rispondere solo lei, solamente se vuole e se puo' visto il processo.
              Buone bolle a tutti!!!
              http://4th-dimension.detidecosystem.com/

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              • Salve a tutti, Paola aveva una muta stagna ed una bombola da 15 l.
                I suoi brevetti le permettevano di scendere fino a -40.
                Nessuno dei due sub è mai stato in pericolo di vita perché dopo che Paola è scivolata verso il fondo, sono riusciti a fare anche 12' di decompressione....
                (estratto dalla perizia richiesta dal PM ) ..successivamente entrambi risalgono fino a quota di decompressione che viene effettuata per circa 12' riemergendo prima il xxxxxxxx e dopo circa 2' il xxxxxxx. A scopo precauzionale il xxxxxx viene trattato con somministrazione di ossigeno e trattato in camera iperbarica.
                Il sub che è stato trattato è rimasto tutto il pomeriggio nell'autombulanza (chiamata dal papà di Paola)sul luogo dell'incidente e solo verso sera gli hanno fatto un paio di ore in camera iperbarica ....(la notte era già a casa sua nel suo letto) ..se fosse stato in pericolo lo avrebbero portato via subito..

                A vostra disposizione per ulteriori informazioni...

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                • Se sta "cercando" (termine volutamente virgolettato perché inappropriato e spiacevole ma non riesco a trovare una definizione migliore al momento) di allineare una colpevolezza tecnica (quella che esce da un tribunale) con una responsabilità morale (quella che sente il suo cuore, o quella a cui potrebbe arrivare ognuno di noi con la logica), mi spiace dirlo, forse non ci riuscirà mai. Precedentemente ha posto il paragone di due persone che corrono in moto, una delle due è un pilota, l'altra meno esperta ha un incidente, il pilota cerca di salvarla senza riuscirvi, o addirittura aggrava la situazione compiendo una manovra di rianimazione errata, la tragedia si compie. Il pilota esperto non avrà ripercussioni penali, sempre che non venga dimostrato che sia stato lui a provare l'incidente, anche se ha sbagliato la manovra di rianimazione (è diverso se si tratta di un medico o di altre categorie che hanno responsabilità differenti anche "fuori servizio", cosa che per un istruttore sub, indipendentemente dalla propria esperienza, non conta).
                  Ecco perché lei in cuore suo sente che non ci sia stata giustizia.. e moralmente, per come ha esposto i fatti, ha assolutamente ragione. Quella ragione probabilmente però no verrò mai scritta su carta bollata (ammesso che per lei questo conti qualcosa).
                  Non si stupisca del funzionamento della giustizia, quotidianamente avviene anche il contrario: persone che "moralmente" non hanno fatto nulla di sbagliato, ma che per la legge sono rei.
                  Per quanto mi riguarda questo thread è già finito fin troppo fuori dai binari, avrei non voluto postare già dal primo messaggio, ma non ho la forza di "ignorare".

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                  • Mi dispiace se ho fatto intendere diversamente ma io non sto cercando niente, proprio niente. Mia figlia non c'è più e niente e nessuno me la potrà ridare....Non sto riportando gli eventi che hanno portato alla sua morte per fare la vittima o per avere il vostro appoggio morale.....Sicuramente e mi dispiace per questo, quando descrivevo qualche particolare ho fatto trasparire il mio disappunto per come sia andata giuridicamente la vicenda... chiedo scusa.
                    Continuerò a rispondere su questo forum fino a che mi verrà richiesta qualche informazione dopo di che terminerò....
                    Lei invece cerchi di trovare la forza di "ignorare"....

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                    • ciao mamma paola, l'ho scritto un po' di volte ma lo ripeto: non conosco nessuno dei coinvolti e quindi scrivo per quanto possa pensare sia una dinamica possibile srotolando le mie esperienze subacquee.
                      credo siamo davanti ad un caso tra i più frequenti che occorrono negli incidenti subacquei. una banalità, perché un erogatore in continua è una banalità per quella tipologia di immersione, che si trasforma in tragedia. credo ,ma a questo chiedo tua conferma, che l'incidente sia riconducibile a un attacco di panico sia della sfortunata paola sia dei suoi compagni. il panico trasforma cose semplici in impossibili.
                      non so se i compagni hanno dichiarato la loro totale incapacità a una manovra banale in conseguenza di panico. altre dinamiche non ne trovo. da qui la mia definiamola assoluzione giudiziaria. il panico non ha razionalità e questo caso non trova molta razionalità di intervento. ti racconto un evento occorso alla mia compagna un po' di anni fa….notturna calabra, dieci metri d'acqua, mono da quindici, primo stadio in erogazione continua, un mare di bolle neanche un minuto, bombola vuota. vista la profondità,la mia vicinanza e la risalita insieme nulla di che spaventarsi o preoccuparsi. poi medito l'accaduto e da quella volta la mia compagna, in immersioni potabili respirando aria, scende in acqua con un 12 o 15 litri sulla schiena d'aria e un 7 litri clippato avanti d'aria (sistema genericamente abiurato dalla comunità subacquea).dovesse succedere non c'è motivo di panico e il tutto viene risolto dalla persona stessa senza l'intervento di alcuno perché in acqua tre metri di distanza possono essere più lunghi della salerno reggio calabria.purtroppo l'acqua trasforma, a volte con l'impreparazione a volte con la poca frequenza, banalità in tragedie (esperti, ma esperti davvero,subacquei hanno perso la vita per banalità). l'evento non credo debba avere colpevoli giudiziari, ma certamente colpevoli morali e spero che questo le sia stato manifestato dai due compagni. per quanto attiene a regole, standard, addestramenti, limiti dettati da qualsiasi didattica è un po' come l'applicazione di qualsiasi legge: o ci metti del cervello o lo scritto ,suggerimento o divieto che sia, non serve a nulla.le pantomime sul sistema di coppia il doppio erogatore etc etc sono devianti. un subacqueo per aiutare qualcuno deve innanzitutto sapere e potere aiutare se stesso. sennò il panico fa sempre tombola.
                      Ultima modifica di cesare; 08-05-2019, 08:07.
                      ......lasciami l'orgoglio di essere solo un uomo...

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                      • Originariamente inviato da mamma di Paola Visualizza il messaggio
                        Lei invece cerchi di trovare la forza di "ignorare"....
                        Naturalmente per "ignorare" non mi riferivo alla spiacevole vicenda, quanto piuttosto a chi è pronto ad imbracciare i forconi pur non avendo vissuto di prima persona la vicenda o comunque avendola appresa solamente in questi giorni.
                        Non critico l'apertura di questo post, perché come ha fatto notare, lei ha esposto la vicenda dal suo punto di vista ed ha espresso, seppure tra le righe, il disappunto di un finale che lascia l'amaro in bocca, sia dal punto di vista penale che quello morale.
                        Il thread si è però trasformato (come prevedibile) in un "processo mediatico", certamente non per colpa sua, del resto siamo in un forum pubblico.
                        E' quest'ultima parte che non riesco ad "ignorare", perché anche io (come tutti gli altri), faccio parte della categoria dei subacquei, pur non essendo esperto quante molte persone qui, mi rendo conto che discutere di un incidente dietro un monitor è una cosa, viverlo in prima persona tutt'altro e che ognuno di noi potrebbe trovarsi a fronteggiare un'emergenza che sembra facilmente risolvibile ma che sott'acqua assume tutt'altro aspetto.
                        Si può essere preparati a fronteggiare qualsiasi emergenza ma la reazione di un'emergenza reale è imprevedibile finché essa non accade. Anche un sub esperto, un istruttore con esperienza decennale, potrebbe cedere al panico.
                        Ho visto genitori scappare davanti a un presunto pericolo "dimenticandosi" dei propri figli; questi ultimi sono dei "mostri" perché antepongono la propria incolumità a quella delle persone che amano (dovrebbero) di più? Si chiama "istinto di sopravvivenza", è atavico e a volta ci fa compiere azioni incontrollabili (proprio perché istintive), quelle che analizzate successivamente, ci fanno esclamare: "Come ho potuto comportarmi il quel modo?".
                        Potrebbe accadere ad ognuno di noi, ciò significa che siamo tutti potenziali "assassini"? No, siamo esseri umani, taluni più deboli di altri.

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                        • Originariamente inviato da cesare Visualizza il messaggio
                          ciao mamma paola, l'ho scritto un po' di volte ma lo ripeto: non conosco nessuno dei coinvolti e quindi scrivo per quanto possa pensare sia una dinamica possibile srotolando le mie esperienze subacquee.
                          credo siamo davanti ad un caso tra i più frequenti che occorrono negli incidenti subacquei. una banalità, perché un erogatore in continua è una banalità per quella tipologia di immersione, che si trasforma in tragedia. credo ,ma a questo chiedo tua conferma, che l'incidente sia riconducibile a un attacco di panico sia della sfortunata paola sia dei suoi compagni. il panico trasforma cose semplici in impossibili.
                          non so se i compagni hanno dichiarato la loro totale incapacità a una manovra banale in conseguenza di panico. altre dinamiche non ne trovo. da qui la mia definiamola assoluzione giudiziaria. il panico non ha razionalità e questo caso non trova molta razionalità di intervento. ti racconto un evento occorso alla mia compagna un po' di anni fa….notturna calabra, dieci metri d'acqua, mono da quindici, primo stadio in erogazione continua, un mare di bolle neanche un minuto, bombola vuota. vista la profondità,la mia vicinanza e la risalita insieme nulla di che spaventarsi o preoccuparsi. poi medito l'accaduto e da quella volta la mia compagna, in immersioni potabili respirando aria, scende in acqua con un 12 o 15 litri sulla schiena d'aria e un 7 litri clippato avanti d'aria (sistema genericamente abiurato dalla comunità subacquea).dovesse succedere non c'è motivo di panico e il tutto viene risolto dalla persona stessa senza l'intervento di alcuno perché in acqua tre metri di distanza possono essere più lunghi della salerno reggio calabria.purtroppo l'acqua trasforma, a volte con l'impreparazione a volte con la poca frequenza, banalità in tragedie (esperti, ma esperti davvero,subacquei hanno perso la vita per banalità). l'evento non credo debba avere colpevoli giudiziari, ma certamente colpevoli morali e spero che questo le sia stato manifestato dai due compagni. per quanto attiene a regole, standard, addestramenti, limiti dettati da qualsiasi didattica è un po' come l'applicazione di qualsiasi legge: o ci metti del cervello o lo scritto ,suggerimento o divieto che sia, non serve a nulla.le pantomime sul sistema di coppia il doppio erogatore etc etc sono devianti. un subacqueo per aiutare qualcuno deve innanzitutto sapere e potere aiutare se stesso. sennò il panico fa sempre tombola.
                          Buongiorno, L' ’emergenza insorge in fase di discesa (-56 intorno al minuto 13), quando, mentre l' ’istruttore che li precede continua verso il fondo, Paola e l' ’altro si arrestano e, almeno inizialmente, non vi è stato attacco di panico, perché mentre il compagno la lascia per raggiungere l'’istruttore, Paola staziona a quella profondità in attesa del suo ritorno.
                          Il compagno per raggiungere l' istruttore e tornare da lei impiega circa un minuto e, mentre i due stazionano ancora a quella profondità per altri 20 secondi, l'’istruttore, che evidentemente non aveva capito la gravità della situazione, risale più lentamente dell’'altro e continua verso la superficie senza alcuna sosta, sopravanzandoli.
                          Solo dopo gli ultimi 20 secondi, Paola (minuto 15.30’’), impossibilitata a respirare per la chiusura del rubinetto, inizia una precipitosa risalita raggiungendo la quota dell' ’istruttore intorno a -40 e risalendo unitamente a lui fino a - 26 (minuto 17.30 - 18’’), da dove inizia la definitiva precipitazione verso il fondo, accompagnata dell' istruttore sino a quota -50 (minuto 19.40’’-20) quando viene abbandonata.
                          L’'attacco di panico è sicuramente insorto nella parte finale, quando Paola, secondo quanto dichiarato dall'’istruttore, gli strappa maschera e un guanto, ma non era ancora presente quando Paola, avvolta in una nuvola di bolle, fatto che dimostra ancora una certa disponibilità d’' aria, lo raggiunge facendogli il segno convenzionale di averne bisogno.
                          Ultima modifica di mamma di Paola; 08-05-2019, 12:51.

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                          • npole il primo salvamento che deve essere eseguito è l'autosalvamento. Il processo mediatico si è fatto al modo in cui si è scesi: aria profonda diretti verso i 70 (anche se si sono fermati prima per l'incidente) con monobombola, con uno dei subacquei senza gav ma che faceva affidamento alla sola muta stagna e senza ridondanze, senza brevetti tecnici e con la vittima che aveva poche immersioni all'attivo e lunghi periodi di inattività. Tutte queste sono potenziali bombe ad orologeria. Possono andare bene 1000 volte di fila ma prima o poi la coperta diventerà corta e la catena degli eventi infilerà in un tunnel di problemi da cui sarà difficile uscire.
                            L'errore di chiusura, il non passare una fonte d'aria alternativa, il rendere negativa la persona fino ad allora fortemente positiva e perderne il contatto sono le conseguenze degli eventi, della narcosi, del panico e di tanti altri fattori insieme.
                            Magari la stessa autoerogazione si sarebbe verificata in un tuffo a 30 metri, ma qualcuno sarebbe stato più lucido, avrebbe preso Paola nel modo corretto per garantirle positività e mediato con il suo assetto negativo alla risalita (ma per farlo avrebbe dovuto avere un gav ed un poco di zavorra in più). Con un gav avrebbe potuto rallentare l'assetto negativo da lui causato. Da una posizione corretta si sarebbe accorto della chiusura del rubinetto sbagliato e fornire comunque una fonte alternativa mentre risolveva l'errore.
                            Il problema è monte, a livello di pianificazione.

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                            • A mio giudizio questo è il dettaglio che fa la differenza a livello giuridico

                              L’ipotesi che sia stato chiuso il rubinetto sbagliato(cioè quello collegato all’erogatore che non era in erogazione continua e dal quale stava respirando la Nardini) è altamente probabile atteso che la bombola di Paola, quando è stata recuperata era completamente vuota….

                              Non ho motivo di credere che il giudice fosse in malafede, ma a mio avviso se è accertato quanto sopra è necessaria la condanna per omicidio colposo di quello dei due istruttori che ha chiuso per errore il rubinetto sbagliato. Finché si parla di scendere a distanze non consentite, etc. etc. con una ragazza brevettata e consapevole delle proprie scelte si può discutere. Su questo dettaglio della chiusura del rubinetto mi sembra difficile

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                              • Originariamente inviato da darkfire Visualizza il messaggio
                                Il processo mediatico si è fatto al modo in cui si è scesi
                                Questo vale per tutti i partecipanti all'immersione, non solo per chi sfortunatamente ne ha pagato le conseguenze più gravi. E comunque non costituisce reato, è una scelta individuale ed un rischio che si accetta. Poi ci sono diverse scuole di pensiero a riguardo e potremmo parlarne per settimane, ma non c'entra con l'argomento del thread.

                                Tutte queste sono potenziali bombe ad orologeria.
                                Sono d'accordo, e l'ho sottolineato anche io. Ma questo nulla ha a che vedere con eventuali responsabilità penali. In un altro thread parlavamo di un argomento simile: condurre un'immersione senza l'attrezzatura apposto (si parlava di pinne perse.. di stagna in continua ecc.) e io sono stato tra i primi a dire che farlo significa porre a rischio la propria vita e quella degli altri (nel caso servisse il nostro aiuto) ...ma si tratta di colpe "morali", il subacqueo in acqua (se non si tratta di un allievo e un istruttore) è tecnicamente "solo".

                                Il problema è monte, a livello di pianificazione.
                                Su questo siamo d'accordo, se si compie l'esame del tuffo a "mente fredda".. gli errori non si contano. Ma tutti i partecipanti ad un'immersione del genere hanno colpa. Probabilmente il più esperto sarà quello che ne porterà il peso maggiore (per non aver messo a frutto la propria esperienza, o addirittura utilizzandola come leva per invogliare gli altri), ma ancora una volta, queste scelte pesano sulla coscienza, ma (secondo me) non vanno criminalizzate.

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