Dispersa sub a Como .

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  • nello
    ha risposto
    "Depositate le motivazioni della sentenza dei giudici d’Appello. Chi era con Paola Nardini ha ritardato le manovre per riportarla a galla"

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  • reato
    ha risposto
    Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
    ...................................

    Con questo, ripeto, non dico che chi è stato condannato sia innocente, no, dico che 9 anni per arrivare a questa sentenza è un fallimento del sistema.

    .....................

    dieci caratteri

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  • paolo55
    ha risposto
    RANA
    Tutto vero quello che dici.
    Dopo qualche perplessita' ed uno spavento sono ritornato ad una cerchia molto ristretta e trovo rilassanti le immersioni in solitario anche ai limiti dellazona di comfort.
    Cordialmente
    Paolo

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  • RANA
    ha risposto
    Mi permetto alcune considerazioni, senza entrare nello specifico di questa tragedia e di tutte le persone coinvolte.

    9 anni affinché la "montagna partorisca il topolino"
    A me sembra evidente che la giustizia in Italia non funziona, due gradi di giudizio, poi ribaltati da una sentenza che riapre il tutto per poi giungere ad una sentenza di compromesso dopo ben 9 anni.
    E qui si parla di una tragedia senza dolo, nel senso che nessuno voleva far male a questa donna.
    Io non voglio prendere le difese di nessuno, ma se responsabile doveva essere condannato prima ..... dopo 9 anni il dubbio che il sistema legale sia condizionato non dall'oggettività dei fatti ma dalla bravura o meno degli avvocati, delle situazioni estemporanee c'è.
    Da qui immaginate tutti quei processi come la responsabilità della tragedia del ponte Morandi a Genova, come finirà, per non parlare di come sono finite sentenze in prescrizione come il fallimento di Parmalat che ha portato tanti risparmiatori sul lastrico ecc, ecc ?
    Tutto in prescrizione.
    Quindi in Italia non c'è certezza alcuna, nelle leggi, nella loro applicazione, nel loro rispetto, l'onesto, le vittime, le persone che non sono come dire "scafate" nel navigare nelle acque incerte della legge finiscono sempre per subire e le persone in malafede, colpevoli, o per lo meno che conoscendo il sistema lo sanno "usare" finiscono sempre per trovare la scappatoia.
    Insomma questa sentenza non rende giustizia a nessuno dopo 9 anni e lascia comunque dubbi, ma è solo la punta, della punta, di un "iceberg" che chiamiamo giustizia che non funziona e questo crea danni incommensurabili anche all'economia dove nessuno si azzarda dall'estero a venire in Italia a fare impresa perché sa che non ha nessuna certezza o vengono solo quelli che contano su una giustizia lenta, burocratica, inefficiente.

    Con questo, ripeto, non dico che chi è stato condannato sia innocente, no, dico che 9 anni per arrivare a questa sentenza è un fallimento del sistema.

    Per noi subacquei, soprattutto i cosi detti "esperti" (mi ci metto dentro anch'io) attenzione alle aspettative che creiamo nelle persone quando diciamo "vieni, dai ci sono anch'io".
    Spesso non ci soffermiamo con la reale consapevolezza su quello che comporta aver anche lontanamente ventilato ad un altro subacqueo l'idea che noi lo avremmo "guardato".
    Tante volte sul gommone sento "tu vieni con me" come a dire: a te ci penso io ....
    Sono di fatto atti formali con cui ci assumiamo la responsabilità di aiutare un subacqueo in un ambiente fuori dalla sua zona di confort creando un'aspettativa.
    Questo ci pone sullo stesso piano di un istruttore che accompagna un allievo, stessa medesima situazione dal punto di vista legale.

    Spesso sento dire l'istruttore è sempre responsabile se succede qualcosa anche se questo qualcosa avviene a persone non del suo gruppo solo in virtù di un obbligo dato dal suo ruolo di assistere sempre e comunque.
    No, questo non è vero, ma a volte incautamente lo rendiamo vero quando per esempio diciamo vengo anch'io senza specificare nulla.
    Bisogna sempre dire apertamente e pubblicamente in modo che tutti possano confermare che noi lo abbiamo detto quando si ha intenzione di immergersi al di fuori del ruolo di istruttore.
    Dire: oggi io non mi immergo come istruttore ma faccio un immersione per i cavoli miei quindi che nessuno conti su di me.
    E' brutto dirlo ?
    No, è onesto.

    Attenzione cari subacquei che vi appoggiate a delle persone che considerate depositari della vostra sicurezza.
    In 28 anni di subacquea, persone con cui immergendomi sento di poter avere veramente una persona accanto che in caso di problemi, rimane li e mi aiuta a costo della sua vita, sono pochissime, con certezza solo uno che purtroppo non è più tra di noi (strappato alla vita dal covid-19), aprendo ad una certa incertezza due, se sono in una giornata particolarmente ottimista potrei anche arrivare a tre ma non sono sicuro.
    Quindi attenzione quando uscite dalla vostra zona di confort, dovete essere molto critici nei confronti delle persone che scegliete, e dovete palesare il fatto che contate su di loro per colmare quel "delta" d'incertezza che quell'esperienza fuori dalla vostra portata comporta.

    Come dire: aiutati che il ciel di aiuta ma intanto tu inizia a metterci impegno.

    La subacquea è una disciplina meravigliosa e sicura se ci muoviamo all'interno delle regole, quando usciamo dalla zona di confort ed affrontiamo immersioni impegnative dobbiamo sempre ricordarci delle tragedie come questa, ed avere paura perché i subacquei a cui è successa, la donna che ha perso la vita ma anche le persone che erano presenti, compreso la persona che è stata ritenuta responsabile non sono diverse da noi, noi siamo come loro, non c'è nulla che ci differenzia salvo il fatto di essere più fortunati perché non è successo a noi.
    La differenza la possiamo fare solo e solo se dentro di noi stringiamo il ricordo di questi tragici fatti e la consapevolezza che noi siamo come loro soggetti potenzialmente agli stessi errori e questo deve spaventarci perché solo la paura consapevole ci spinge a prestare attenzione e non dare per scontato nulla.

    I problemi succedono, per fortuna che spesso nella maggior parte dei casi si risolvono se non altro per una sequenza positiva ma fortuita - questo non vuol dire che vada sempre tutto bene o che la cosi detta sfortuna non riesca a trasformare un momento ludico e divertente in una tragedia che colpisce soprattutto le persone che lasciamo, il dolore di genitori, figli, parenti ed amici è incommensurabile ed impagabile.

    Rana

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  • firer84
    ha risposto
    Non voglio mettere mano alla sentenza, non sono competente, ma mio padre mi ha sempre detto che il tempo è denaro, crescendo ho capito...basta fare un preventivo per capirlo....Solo 9 anni...

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  • nello
    ha risposto
    Sub morta a Villa Geno: uno dei due compagni di immersione è stato riconosciuto responsabile e dovrà risarcire i danni


    LA SENTENZA Per la tragedia di Paola Nardini il reato è prescritto. I giudici: errori nel soccorso. Uno dei due compagni di immersione è stato condannato a un risarcimento di 40mila euro


    Sentenza di primo grado riformata e – nonostante la prescrizione del reato penale che è stata dichiarata – riconoscimento della responsabilità civile di uno dei due compagni di immersione di Paola Nardini, 35 anni di Tavernerio, deceduta il 29 settembre del 2013 mentre si trovava nelle profondità del Lago di Como davanti alla punta di Villa Geno.

    È questa la decisione della Corte d’Appello di Milano, che ha condannato Daniele Gandola (63 anni) al risarcimento dei danni da «liquidarsi in separata sede» disponendo tuttavia una provvisionale da 40 mila euro per i genitori e i fratelli della vittima. Assoluzione invece per il secondo compagno di quella drammatica immersione, Walter Sordelli (62 anni). Una conclusione a sorpresa, visto che il fascicolo – dopo una doppia assoluzione in primo e secondo grado – era già arrivato in Cassazione e che i giudici romani avevano «annullato la sentenza» rinviandola «per il nuovo giudizio alla Corte d’Appello».

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  • nello
    ha risposto
    "Paola morì in immersione a Villa Geno. Dopo nove anni è tutto prescritto: nessun colpevole


    IL PROCESSO Nessuna conseguenza per i sommozzatori che quel 29 settembre si erano immersi con la donna. Trentacinque anni, di Tavernerio, ebbe forse un problema all’erogatore durante la risalita


    Il 29 settembre del 2013, nel corso di una drammatica immersione davanti a Villa Geno, perse la vita in seguito ad una serie di complicazioni che si erano verificate mentre era in compagnia di altri due sub. Paola Nardini, 35 anni di Tavernerio, era con Walter Sordelli e di Daniele Gandola. La vicenda penale che ne era nata, aveva portato ad una doppia assoluzione sia in primo grado sia in secondo, decisioni che tuttavia erano state “cancellate” dalla corte di Cassazione che aveva «annullato la sentenza» rinviandola «per il nuovo giudizio alla Corte d’Appello». Il tutto chiedendo di «accertare se tacitamente o esplicitamente» la vittima avesse «attribuito ad uno o ad entrambi i suoi compagni di immersione il compito di prestarle soccorso in caso di necessità» per poter di conseguenza «valutare comportamenti attivi colposi» con riguardo «alla fase del soccorso della Nardini». "

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  • blu dive
    ha risposto
    Originariamente inviato da nello Visualizza il messaggio
    Riporto una parte dell'articolo

    "Sub annegata davanti ai due amici

    La Cassazione: «Non l’hanno soccorsa»

    Processo da rifareMorta a 35 anni in immersione, annullate le assoluzioni dei compagni
    «I giudici valutino se la donna avesse chiesto di prestarle aiuto in caso di necessità»

    «Entrambi» gli imputati «hanno cercato di fare il possibile per salvare la vita della loro compagna d’immersione, sia pure con le difficoltà e gli errori di valutazione che possono essere stati commessi» avevano chiosato i giudici di appello nell’assolvere gli imputati. Assoluzione che la Cassazione ha spazzato via, ordinando alla corte di Milano di «accertare se, esplicitamente o tacitamente, la sub avesse attribuito ad uno o ad entrambi i suoi compagni di immersione il compito di prestarle soccorso in caso di necessità e valutare, ove accertati, i comportamenti attivi colposi attribuiti dalle contestazioni» ai due amici «con riguardo alla fase del soccorso»."
    follie della giustizia(lismo) italiano, far passare gli anni a cercare di dimostrare l'indimostrabile, anche fosse vero.
    Se avessero patteggiato all'inizio, a quest'ora sarebbero tranquilli, dichiararsi innocenti (peggio che mai se poi lo si è) non è mai una buona idea nel nostro paese.

    Se sono innocenti hanno subito una pena per anni, morale e pecuniaria.
    Se sono colpevoli hanno sottoposto per anni la famiglia della vittima ad uno stillicidio di "si","no" "forse" che, nei fatti, non porterà a nulla.

    Questa non è giustizia, per nessuno: è solo una cosa triste e umiliante.

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  • nello
    ha risposto
    Riporto una parte dell'articolo

    "Sub annegata davanti ai due amici

    La Cassazione: «Non l’hanno soccorsa»

    Processo da rifareMorta a 35 anni in immersione, annullate le assoluzioni dei compagni
    «I giudici valutino se la donna avesse chiesto di prestarle aiuto in caso di necessità»

    «Entrambi» gli imputati «hanno cercato di fare il possibile per salvare la vita della loro compagna d’immersione, sia pure con le difficoltà e gli errori di valutazione che possono essere stati commessi» avevano chiosato i giudici di appello nell’assolvere gli imputati. Assoluzione che la Cassazione ha spazzato via, ordinando alla corte di Milano di «accertare se, esplicitamente o tacitamente, la sub avesse attribuito ad uno o ad entrambi i suoi compagni di immersione il compito di prestarle soccorso in caso di necessità e valutare, ove accertati, i comportamenti attivi colposi attribuiti dalle contestazioni» ai due amici «con riguardo alla fase del soccorso»."

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  • CGL
    ha risposto
    Non è una questione di cottimo,
    per rendersi conto di quanti processi ci sono da fare basta frequentare un pò le aule di dei tribunali.
    Ti faccio solo questo esempio, anno 2006 o 2007 (non ricordo) ebbi occasione di portare una persona a prendere dei documenti per un processo (i cosi detti faldoni che si vedono nei film) e io chiesi " ma questa roba non si può avere con un con un computer online invece di dover andare in archivio a prenderli?"
    La risposta è stata, " non esiste la rete digitale qui si muovono ancora gli originali"
    Cioè nel XXI secolo lo Stato Italiano quasi mandava ancora i messaggi con i piccioni viaggiatori
    Io feci notare " ma cosi i documenti si possono rovinare o perdere!?"
    La risposta è stata " a volte capita"
    Da quel fatto sono passati 15 anni spero che qualcosa sia cambiato

    In generale sarebbe bastato non fare leggi che consentissero ai processi di andare in prescrizione,
    la prescrizione è una vergogna non degna di un paese che si definisce civile

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  • firer84
    ha risposto
    Originariamente inviato da blu dive Visualizza il messaggio

    io non sono in grado di giudicare se e quanto ci fosse di colpa, ma che dopo 8 anni un imputato debba sentirsi dire che ne avrà ancora (almeno) 8 davanti, prima che si arrivi ad una conclusione, mi sembra una cosa assimilabile alla tortura.
    Al di fuori dell'accaduto, è veramente assurdo
    Li metterei a cottimo.....va bene evitare processi sommari ma santa patata...
    Ultima modifica di firer84; 20-02-2021, 11:11.

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  • Sbiriguda
    ha risposto
    Originariamente inviato da blu dive Visualizza il messaggio

    io non sono in grado di giudicare se e quanto ci fosse di colpa, ma che dopo 8 anni un imputato debba sentirsi dire che ne avrà ancora (almeno) 8 davanti, prima che si arrivi ad una conclusione, mi sembra una cosa assimilabile alla tortura.
    Questo è sicuro. Come anche l'assurda variabilità delle sentenze. La Cassazione in teoria è un tribunale di procedura non di merito e dovrebbe intervenire solo se ci sono errori procedurali nei precedenti gradi di giudizio. Se le leggi e le prove sono quelle come fanno i tribunali a smentirsi a vicenda in questo e tanti altri casi? Qui si apre un discorso sul sistema giudiziario che non finisce più... Nel caso specifico comunque sono più d'accordo con l'impostazione della Cassazione

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  • blu dive
    ha risposto
    Originariamente inviato da Sbiriguda Visualizza il messaggio
    Un caso abbastanza raro, quando la sentenza di primo grado e di appello sono entrambe di assoluzione o entrambe di condanna (sentenza "doppia conforme") di solito la cassazione si limita a confermare quanto deciso nei precedenti gradi di giudizio. A mio avviso l'assoluzione era discutibile dall'idea che personalmente mi sono fatto di quello che è accaduto
    io non sono in grado di giudicare se e quanto ci fosse di colpa, ma che dopo 8 anni un imputato debba sentirsi dire che ne avrà ancora (almeno) 8 davanti, prima che si arrivi ad una conclusione, mi sembra una cosa assimilabile alla tortura.

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  • Sbiriguda
    ha risposto
    Un caso abbastanza raro, quando la sentenza di primo grado e di appello sono entrambe di assoluzione o entrambe di condanna (sentenza "doppia conforme") di solito la cassazione si limita a confermare quanto deciso nei precedenti gradi di giudizio. A mio avviso l'assoluzione era discutibile dall'idea che personalmente mi sono fatto di quello che è accaduto

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  • nello
    ha risposto
    "
    Morta in immersione a soli 35 anni

    La Cassazione: il processo è da rifare

    Paola Nardini era annegata nel settembre 2013 in fondo a viale Geno - I giudici romani hanno annullato la sentenza di non colpevolezza per i due sub che erano con lei


    I giudici della Cassazione riaprono il processo per la morte di Paola Nardini , la sub annegata al largo di viale Geno durante un’immersione assieme a due amici.
    Con un colpo di scena, l’ultima tappa per ribaltare la duplice sentenza di assoluzione per i sub che erano sott’acqua assieme a Paola il giorno della tragedia, la Suprema corte ha accolto il ricorso della Procura generale di Milano e dell’avvocato della mamma di Paola e annullato la sentenza di non colpevolezza, rimandando gli atti alla corte d’Appello per un nuovo processo."

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