Ciao a tutti,
È da un po' che pensavo di aprire questa discussione riguardo un argomento che secondo me viene troppo spesso trattato superficialmente o a volte dato per scontato nelle didattiche standard, e cioè il corretto controllo dell'assetto utilizzando i polmoni.
Premetto che in questo caso parlo principalmente di immersioni in circuito aperto, in quanto immagino che nel caso del CC la situazione cambia (magari non tanto nel respirare correttamente "usando" tutto il contenuto dei contropolmoni, ma sicuramente lato assetto e pesata è un altro mondo).
Partiamo dal fatto che in CA tra l'avere i polmoni pieni e i polmoni vuoti c'è una variazione di spinta non indifferente, e considerando un volume polmonare medio di 5 litri (per quanto questo è variabile da persona a persona e tra donna e uomo) è ragionevole pensare che con il solo uso corretto dei polmoni si può ottenere una spinta positiva di 5kg (e viceversa a polmoni completamente vuoti).
È sicuramente vero che è molto difficile riempire completamente i polmoni, e ancora di più svuotarli del tutto; inoltre in caso di esercizio intenso (e.g.: pinneggiando controcorrente) questo diventa ancora più difficile portando alla fame d'aria e all'affanno, che rende la respirazione molto più frequente e meno profonda.
Nelle didattiche ricreative ho sempre visto che il controllo dell'assetto con i polmoni viene spiegato sommariamente, del tipo di mantenere i polmoni sempre ad un volume fisso, respirando senza esagerare e svuotando lentamente i polmoni senza arrivare al limite.
E qui viene la mia prima domanda: questo non è un controsenso rispetto allo svuotarli completamente in modo da pulire tutto il carico di CO2 che si è generato?
Allo stesso modo, una respirazione che non sfrutta totalmente i polmoni, è ugualmente efficace in termini di ossigenazione e di lavoro muscolare (diaframma e quant'altro) durante il corso dell'immersione?
Quando si scende poi di profondità arrivando a quote narcotiche "umane" (parlo di 40-50mt al massimo; escludendo casi a mio modo di vedere da inesperto dove ormai ha poco senso miscele dense come l'aria) questo immagino si amplifichi ancora di più. Sfogliando il manuale PTA di aria profonda, ad esempio, ho visto che viene posta molta enfasi sullo svuotare totalmente i polmoni sul fondo in modo da "pulirli" ed evitare ritenzione di CO2.
Questo, però, quando fatto correttamente, non va in effetti a variare parecchio l'assetto? Sicuramente a 50m le variazioni sono mimime rispetto che alle quote superficiali, ma sicuramente trovo complesso riuscire a mantenere una quota precisa non dico al centimetro ma quasi.
Al contrario, quando si è decompressione a quote superficiali, tra i 6 e i 3m un respiro a pieni polmoni può portare a perdere facilmente la quota anche se si è correttamente zavorrati, e allo stesso modo un respiro "normale" seguito da uno svuotamento quasi completo porta inevitabilmente a scendere verso il basso.
In quest'ultimo caso è giustificato invece una respirazione più controllata?
Ho visto esercizi per quest'ultimo punto più relativi ad emergenze che altro, ad esempio perdita della cintura con parte della zavorra e obblighi decompressivi, dove per riuscire a stare alla quota corretta l'unico modo è fare continui respiri molto brevi e svuotare sempre al limite i polmoni.
Detto questo, e ricordando sempre che sono un super principiante con ancora moltissimo da imparare; quanto sto sbagliando? Nel senso, sono io a farmi più problemi di quanti dovrei, o in effetti in circuito aperto la respirazione è un qualcosa che va dosata in modo sempre più preciso mantenendo i polmoni pieni al "minimo" necessario?
Sarei curioso anche di sentire commenti da chi ha partecipato a didattiche più rigide lato trim e assetto come GUE / UTD e similari, per capire nei corsi e negli esercizi a cosa si presta più attenzione.
Grazie a tutti in anticipo e scusate il post più lungo del previsto
È da un po' che pensavo di aprire questa discussione riguardo un argomento che secondo me viene troppo spesso trattato superficialmente o a volte dato per scontato nelle didattiche standard, e cioè il corretto controllo dell'assetto utilizzando i polmoni.
Premetto che in questo caso parlo principalmente di immersioni in circuito aperto, in quanto immagino che nel caso del CC la situazione cambia (magari non tanto nel respirare correttamente "usando" tutto il contenuto dei contropolmoni, ma sicuramente lato assetto e pesata è un altro mondo).
Partiamo dal fatto che in CA tra l'avere i polmoni pieni e i polmoni vuoti c'è una variazione di spinta non indifferente, e considerando un volume polmonare medio di 5 litri (per quanto questo è variabile da persona a persona e tra donna e uomo) è ragionevole pensare che con il solo uso corretto dei polmoni si può ottenere una spinta positiva di 5kg (e viceversa a polmoni completamente vuoti).
È sicuramente vero che è molto difficile riempire completamente i polmoni, e ancora di più svuotarli del tutto; inoltre in caso di esercizio intenso (e.g.: pinneggiando controcorrente) questo diventa ancora più difficile portando alla fame d'aria e all'affanno, che rende la respirazione molto più frequente e meno profonda.
Nelle didattiche ricreative ho sempre visto che il controllo dell'assetto con i polmoni viene spiegato sommariamente, del tipo di mantenere i polmoni sempre ad un volume fisso, respirando senza esagerare e svuotando lentamente i polmoni senza arrivare al limite.
E qui viene la mia prima domanda: questo non è un controsenso rispetto allo svuotarli completamente in modo da pulire tutto il carico di CO2 che si è generato?
Allo stesso modo, una respirazione che non sfrutta totalmente i polmoni, è ugualmente efficace in termini di ossigenazione e di lavoro muscolare (diaframma e quant'altro) durante il corso dell'immersione?
Quando si scende poi di profondità arrivando a quote narcotiche "umane" (parlo di 40-50mt al massimo; escludendo casi a mio modo di vedere da inesperto dove ormai ha poco senso miscele dense come l'aria) questo immagino si amplifichi ancora di più. Sfogliando il manuale PTA di aria profonda, ad esempio, ho visto che viene posta molta enfasi sullo svuotare totalmente i polmoni sul fondo in modo da "pulirli" ed evitare ritenzione di CO2.
Questo, però, quando fatto correttamente, non va in effetti a variare parecchio l'assetto? Sicuramente a 50m le variazioni sono mimime rispetto che alle quote superficiali, ma sicuramente trovo complesso riuscire a mantenere una quota precisa non dico al centimetro ma quasi.
Al contrario, quando si è decompressione a quote superficiali, tra i 6 e i 3m un respiro a pieni polmoni può portare a perdere facilmente la quota anche se si è correttamente zavorrati, e allo stesso modo un respiro "normale" seguito da uno svuotamento quasi completo porta inevitabilmente a scendere verso il basso.
In quest'ultimo caso è giustificato invece una respirazione più controllata?
Ho visto esercizi per quest'ultimo punto più relativi ad emergenze che altro, ad esempio perdita della cintura con parte della zavorra e obblighi decompressivi, dove per riuscire a stare alla quota corretta l'unico modo è fare continui respiri molto brevi e svuotare sempre al limite i polmoni.
Detto questo, e ricordando sempre che sono un super principiante con ancora moltissimo da imparare; quanto sto sbagliando? Nel senso, sono io a farmi più problemi di quanti dovrei, o in effetti in circuito aperto la respirazione è un qualcosa che va dosata in modo sempre più preciso mantenendo i polmoni pieni al "minimo" necessario?
Sarei curioso anche di sentire commenti da chi ha partecipato a didattiche più rigide lato trim e assetto come GUE / UTD e similari, per capire nei corsi e negli esercizi a cosa si presta più attenzione.
Grazie a tutti in anticipo e scusate il post più lungo del previsto
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