il nome del sito ve lo spiego più sotto..
Martedì, 7/10/2008, Oliveto Lario (LC)
Questa volta il ritrovo del gruppo di sub della L.A.L.E. è sullo spiazzo laterale del Quensito (o Juancito o Paradiso o Isola Verde… il nome varia a seconda del nome che viene dato al ristorante pizzeria lì di fianco )
Quando ci arrivo i miei non ci sono ancora, il ristorante è chiuso, nel piazzale è buio pesto, salvo la luce dei fari delle auto che di tanto in tanto passano sulla litoranea.
In attesa dei miei amici comincio ad assemblare il mio vecchio e fedele bibo ma con quel buio ed in solitudine un velo di apprensione c'è.
Il primo ad arrivare è il pragmatico Chris, Poi Max, Rudy, Dennis, Luca, Carlo R1 con annesso gippone ed infine il mitico Neil Smokecocks, ossia Nello, l'uomo del lago o, meglio, una creatura di forme umane ma risultato di un incrocio tra un luccio, un persico, una bottatrice, un lavarello e un uomo. Nemmeno Frankenstein avrebbe potuto creare un mostro simile!
Da registrare l'ennesima assenza di Indiana Ermes, apparentemente ancora malato.
Le illazioni sulle sue condizioni e/o sulle motivazioni della sua assenza si sprecano, ma convergono. Gli abusi si pagano, insomma
Dal tono con cui Nello mi chiede se ho la decompressiva, e da come mi dice 'bene' sentendo la mia risposta affermativa, capisco che l'uomo stasera è particolarmente agguerrito.
Ergo saranno sour dicks anche in considerazione del tuffo nello stesso posto che Nello ha fatto il sabato prima insieme al buon Davide (Squark) che mi dicono ormai reb-attrezzato/attizzato
L'accesso al lago non è dei più agevoli, un sentierino non ripido ma pieno di pietre infide che ti si spostano sotto i piedi e con addosso tutto quel peso non è esattamente una passeggiata.
Il lago ci accoglie con il suo fresco abbraccio: fresco, non freddo.
L'acqua in superficie è davvero ancora molto calda, le rilevazioni sui computer vanno da 18 a 20 gradi.
Sistemata la boa con la strobo attaccata, il gruppo si divide: seguo Nello e Dennis che pinneggiano e scendono gradualmente, seguendo il profilo del fondale, che verso i -25 vede la franata fangosa lasciar spazio alla parete di calcare bianco, lo stesso che caratterizza la parete del Moregallo, qualche chilometro più in giù.
Stiamo nuotando verso quella che viene chiamata la 'faglia' ( http://it.wikipedia.org/wiki/Faglia ) del Quensito (o Juancito o.. Vedi sopra), una profonda spaccatura verticale come altre che caratterizzano diverse pareti sommerse del Lario.
Non sono un esperto di geologia ma credo che il termine 'faglia' sia improprio in quanto quel tipo di formazione geologica sembra essere il risultato di erosione piuttosto che di movimento tettonico, anche in considerazione del fatto che il Lario come altri laghi del nord è di origine glaciale.
Faglia o non faglia lo spettacolo è solenne, grazie all'acqua limpida che troviamo a quella profondità e che ci regala una visibilità che permette di illuminare a decine di metri di distanza, nel buio più cupo.
Il lato nord della profonda spaccatura che sprofonda decine di metri più in giù è un maestoso contrafforte di calcare, sembra una colonna o, meglio, mi ricorda la zampa di un gigantesco elefante.
Raggiungo Nello nella parte alta della spaccatura, illuminando in tutte le direzioni: caccio un urlo di giubilo tant'è che Nello si gira di scatto temendo un problema, ma si rilassa subito vedendo i miei gesti di gioia.
So che il sabato prima anche Davide(Squark) ha cacciato un urlo per lo stesso motivo: come dargli torto? E' uno spettacolo maestoso, la spaccatura sotto di me si allarga verso gli abissi.
Purtroppo siamo ad una profondità dove, grazie a quel subdolo gas che è l'aria, la narcosi regna, come al solito, sovrana e, come dico sempre io, ti accarezza il coppino.
I consumi van bene, ma il tempo scorre tiranno e nessuno di noi tre vuole caricarsi eccessivamente di deco.
Esploriamo ancora un po' il 'camino' poi iniziamo la risalita.
Quando si apre la finestrella per me è sempre un piacere attaccarmi al mio nitroxino sarcazzo, manco fosse una bottiglia di quello buono. Peccato però che a 2/3 circa della deco l'o-ring dello sviwel del manometro della decobombola decide di abbandonarmi e con rammarico osservo la colonna di bolle che fugge via, mentre chiudo mesto il rubinetto e mi riattacco al bibo, risistemo l'erogatore della deco e ci do dentro a tampinare piccoli lucci (15/20 cm di lunghezza) che insieme a bellissimi persici sole popolano le alghe del basso fondale.
I minuti passano veloci e recuperata boa e strobo, Nello ed io risaliamo per ultimi.
In risalita il sentierino è ancora più insidioso e risulta più ripido di quanto sembrasse in discesa, chissà perché
Nel novero di immersioni lacustri da me effettuate, questa è una delle più belle in assoluto. E con un trimixino sarebbe anche meglio
In pochi minuti sgombriamo il piazzale verso la prossima meta: lo psichedelico Avalon del Guru Pino, dove proveremo un nuovo piatto, Peperoncino agliato alla puttanesca incazzata con un po' di pasta.
Anestetizzante da mangiare terrificante da espellere, il giorno dopo….
Steve
Martedì, 7/10/2008, Oliveto Lario (LC)
Questa volta il ritrovo del gruppo di sub della L.A.L.E. è sullo spiazzo laterale del Quensito (o Juancito o Paradiso o Isola Verde… il nome varia a seconda del nome che viene dato al ristorante pizzeria lì di fianco )
Quando ci arrivo i miei non ci sono ancora, il ristorante è chiuso, nel piazzale è buio pesto, salvo la luce dei fari delle auto che di tanto in tanto passano sulla litoranea.
In attesa dei miei amici comincio ad assemblare il mio vecchio e fedele bibo ma con quel buio ed in solitudine un velo di apprensione c'è.
Il primo ad arrivare è il pragmatico Chris, Poi Max, Rudy, Dennis, Luca, Carlo R1 con annesso gippone ed infine il mitico Neil Smokecocks, ossia Nello, l'uomo del lago o, meglio, una creatura di forme umane ma risultato di un incrocio tra un luccio, un persico, una bottatrice, un lavarello e un uomo. Nemmeno Frankenstein avrebbe potuto creare un mostro simile!
Da registrare l'ennesima assenza di Indiana Ermes, apparentemente ancora malato.
Le illazioni sulle sue condizioni e/o sulle motivazioni della sua assenza si sprecano, ma convergono. Gli abusi si pagano, insomma
Dal tono con cui Nello mi chiede se ho la decompressiva, e da come mi dice 'bene' sentendo la mia risposta affermativa, capisco che l'uomo stasera è particolarmente agguerrito.
Ergo saranno sour dicks anche in considerazione del tuffo nello stesso posto che Nello ha fatto il sabato prima insieme al buon Davide (Squark) che mi dicono ormai reb-attrezzato/attizzato
L'accesso al lago non è dei più agevoli, un sentierino non ripido ma pieno di pietre infide che ti si spostano sotto i piedi e con addosso tutto quel peso non è esattamente una passeggiata.
Il lago ci accoglie con il suo fresco abbraccio: fresco, non freddo.
L'acqua in superficie è davvero ancora molto calda, le rilevazioni sui computer vanno da 18 a 20 gradi.
Sistemata la boa con la strobo attaccata, il gruppo si divide: seguo Nello e Dennis che pinneggiano e scendono gradualmente, seguendo il profilo del fondale, che verso i -25 vede la franata fangosa lasciar spazio alla parete di calcare bianco, lo stesso che caratterizza la parete del Moregallo, qualche chilometro più in giù.
Stiamo nuotando verso quella che viene chiamata la 'faglia' ( http://it.wikipedia.org/wiki/Faglia ) del Quensito (o Juancito o.. Vedi sopra), una profonda spaccatura verticale come altre che caratterizzano diverse pareti sommerse del Lario.
Non sono un esperto di geologia ma credo che il termine 'faglia' sia improprio in quanto quel tipo di formazione geologica sembra essere il risultato di erosione piuttosto che di movimento tettonico, anche in considerazione del fatto che il Lario come altri laghi del nord è di origine glaciale.
Faglia o non faglia lo spettacolo è solenne, grazie all'acqua limpida che troviamo a quella profondità e che ci regala una visibilità che permette di illuminare a decine di metri di distanza, nel buio più cupo.
Il lato nord della profonda spaccatura che sprofonda decine di metri più in giù è un maestoso contrafforte di calcare, sembra una colonna o, meglio, mi ricorda la zampa di un gigantesco elefante.
Raggiungo Nello nella parte alta della spaccatura, illuminando in tutte le direzioni: caccio un urlo di giubilo tant'è che Nello si gira di scatto temendo un problema, ma si rilassa subito vedendo i miei gesti di gioia.
So che il sabato prima anche Davide(Squark) ha cacciato un urlo per lo stesso motivo: come dargli torto? E' uno spettacolo maestoso, la spaccatura sotto di me si allarga verso gli abissi.
Purtroppo siamo ad una profondità dove, grazie a quel subdolo gas che è l'aria, la narcosi regna, come al solito, sovrana e, come dico sempre io, ti accarezza il coppino.
I consumi van bene, ma il tempo scorre tiranno e nessuno di noi tre vuole caricarsi eccessivamente di deco.
Esploriamo ancora un po' il 'camino' poi iniziamo la risalita.
Quando si apre la finestrella per me è sempre un piacere attaccarmi al mio nitroxino sarcazzo, manco fosse una bottiglia di quello buono. Peccato però che a 2/3 circa della deco l'o-ring dello sviwel del manometro della decobombola decide di abbandonarmi e con rammarico osservo la colonna di bolle che fugge via, mentre chiudo mesto il rubinetto e mi riattacco al bibo, risistemo l'erogatore della deco e ci do dentro a tampinare piccoli lucci (15/20 cm di lunghezza) che insieme a bellissimi persici sole popolano le alghe del basso fondale.
I minuti passano veloci e recuperata boa e strobo, Nello ed io risaliamo per ultimi.
In risalita il sentierino è ancora più insidioso e risulta più ripido di quanto sembrasse in discesa, chissà perché
Nel novero di immersioni lacustri da me effettuate, questa è una delle più belle in assoluto. E con un trimixino sarebbe anche meglio
In pochi minuti sgombriamo il piazzale verso la prossima meta: lo psichedelico Avalon del Guru Pino, dove proveremo un nuovo piatto, Peperoncino agliato alla puttanesca incazzata con un po' di pasta.
Anestetizzante da mangiare terrificante da espellere, il giorno dopo….
Steve
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