Immersione senza usare il GAV una volta fatta la discesa

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  • Originariamente inviato da Palve Visualizza il messaggio
    Non parlo di tecnica nogav, parlo di quando il gav non c’era....
    parlo di quando le mute erano diverse da ora, anche le umide...
    parlo di bibo con riserva meccanica e monoattacco...(per non parlare dell’aralu)
    i computer non c’erano... le us navy dicevano 3 e queeli dovevano essere...
    su come zavorrarsi e come respirare il manuale parlava chiaro: compensare i 4 kg di aria e non fare pause respiratorie sotto i 40 m. Non compensare l’assetto con i polmoni...
    poi, certo che se mi comporto come un’ala creando portanza e deportanza... figurati
    Beh, non è quello che il mio istruttore mi insegno' nel 1975. A me venne insegnato a:
    1) usare una muta da 3mm da apneista: si comprime tutta nei primi 7-8 metri e poi non si comprime più. Non isola un cassio, ma tanto a 50m con l'attrezzatura di allora e le tabelle US Navy ci potevi stare 10 minuti al massimo, battevi un po' i denti, e via...
    2) zavvorrarsi poco, scendere con la capovolta (rigorosoamente in squadra, quella in raccolta era per gli sfigati)
    3) usare un BIBO in acciao da 10+10 litri, magari Dalmine (peso da paura), caricato a 200 bar, e risalire in barca, dopo la decompressione, con sempre almeno 100 bar. Questi servivano poi per la pocciata pomeridiana, entro i 10-15 m, per vuotare le bombole (con tabella da seconda immersione US Navy, ovviamente)
    4) Esercitare SEMPRE un attento controllo della respirazione, con pausa respiratoria di almeno 5 secondi in profondità, e rapida espirazione profonda ed inspirazione. Stando quasi sempre a polmoni pieni si compensava l'assetto negativo (ovviamente se uno ha almeno 5 l di capacità vitale - io da giovane ne avevo 6 ed il mio istruttore ne aveva quasi 7)
    5) In decompressione, invece, si stava sempre a polmoni vuoti, con rapida inspirazione seguita da rapida espirazione, e pausa a polmoni vuoti anche di 15-20 secondi.
    Facciamo due conti e vediamo che anche la fisica è d'accordo.
    Una muta da 3mm dell'epoca (poche bolle nel neoprene, molto cedevole) si comprimeva un sacco nei primi metri, ma la pedita di peso era di 2 kg al massimo anche a 50m. Con una pesata corretta, l'assetto finale a 50m ad inizio immersione ed a polmoni quasi pieni (mediamente 5 litri) era negativo di circa 1kg. Nulla di che, si compensava facilmente con la pinneggiata. Già dopo 5 minuti il consumo d'aria ti rendeva perfettamente neutro (a polmoni quasi pieni) e negativo di circa 5kg a polmoni vuoti.
    Giunti ai fatidici 3m per la tappa di decompressione, la muta ha restituito solo in parte il galleggiamento inziale (eh si', perchè le celle di ste mute non eran perfettamente chiuse, ed andando a 50m si riempivano in parte d'acqua - la muta bagnata a fine immersione pesava molto di più che asciutta all'inizio), quindi diciamo una perdita di solo 1kg rispetto al galleggiamento inziale. E le bombole, vuote a circa metà dei 5kg totali, danno una spinta "meno negativa" di alktri 2.5 kg. In sostanza, rispetto all'assetto sul fondo a fine immerisone, risalendo diventi positivo di circa 3.5 kg- Ma se sul fondo eri neutro a polmoni quasi pieni, a 3m sei ancora neutro con circa 1.5 litri di aria nei polmoni, cosa che ti consente di tenere l'assetto perfettamente se respiri nel modo giusto (come spiegato sopra).
    Ste cose io le ho sempre sapute e sempre fatte, non ho avuto bisogno di Nogav che me le (re) insegnasse...
    Se mi dici che è un'arte che è andata perduta, concordo al 100%.

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    • Un ultimo contributo per farvi risalire allo stato delle conoscenze dell'epoca.
      Nel 1977 feci l'esame di maturità, all'epoca ero un semplice aiuto-istruttore di 18 anni, e per l'esame dovevamo scegliere una materia (io scelsi fisica) e preparare una tesina. La mia si intitolava "I problemi fisici dell'immersione subacquea" e la potete leggere qui:
      http://www.angelofarina.it/Public/Pa...sione-1977.pdf
      Vi invito in particolare a leggere la parte sul principio di Archimede, le variazioni di assetto e l'equilibratore idrostatico. Eh si', pur amando l'immersione senza GAV, io sono stato uno di quelli che lo introdusse nella subacquea, costruendo ed utilizzando per un paio d'anni un apparecchio artigianale autocostruito (camera d'aria di un motorcarro). Non ho una foto sottomano, ma se la trovo ve la posto...

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      • Riporto un versetto della bibbia
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        • Grazie Angelo per aver postato la tua esperienza, altrimenti finisco per passare per uno che si è inventato chissà cosa ......

          Originariamente inviato da AngeloFarina Visualizza il messaggio
          Beh, non è quello che il mio istruttore mi insegno' nel 1975. A me venne insegnato a:
          Io ho iniziato circa 20 anni dopo di te e molte delle cose che hai scritto io non le ho vissute nel mio percorso didattico.
          Le ho recuperate dopo circa 18 anni che andavo sott'acqua quando l'amico "GavNo" - lui si che ha vissuto il tuo percorso, me le ha insegnate.

          Come subacqueo, istruttore, appassionato anche di storia della subacquea ti posso dire che tutto questo non esiste più e condivido la tua affermazione:

          Originariamente inviato da AngeloFarina Visualizza il messaggio
          Se mi dici che è un'arte che è andata perduta, concordo al 100%.
          Detto questo mi confronto con te perché per me è importante il confronto e capire se quanto divulgo è corretto sotto tutti i punti di vista, cosi mi permetto di commentare i vari punti alla luce della mia esperienza.

          Originariamente inviato da AngeloFarina Visualizza il messaggio
          1) usare una muta da 3mm da apneista: si comprime tutta nei primi 7-8 metri e poi non si comprime più. Non isola un cassio, ma tanto a 50m con l'attrezzatura di allora e le tabelle US Navy ci potevi stare 10 minuti al massimo, battevi un po' i denti, e via...
          Io uso anch'io una muta d'apnea due pezzi ma da 5 mm.
          In inverno ammetto di usare la stagna con il gav, ho freddo e questo mi spinge ad usare una muta che a me non piace (la stagna).
          Ho fatto prove anche con la semistagna (che è una muta umida con spessore maggiorato) ammetto che spinge un pochino di più a fine immersione ma è comunque gestibile.
          Faccio immersioni profonde dove per profondo intendo tra i -50 ed i -60 metri, i tempi ..... i tempi sono limitati, non tanto dalle tabelle o nel mio caso dai computer ma dalla "scorta d'aria", uso un bibo 10+10 e conti alla mano i tempi sono i canonici 10 / 15 minuti di fondo massimo.
          Questo mi permette di risalire anche in libera ed arrivare alle quote decompressive con un carico di gas all'interno del bibo che non mi fa fatica a svolgere la decompressione.

          Originariamente inviato da AngeloFarina Visualizza il messaggio
          2) zavvorrarsi poco, scendere con la capovolta (rigorosoamente in squadra, quella in raccolta era per gli sfigati)

          Cavoli ora ditemi quanti subacquei vedete che iniziano l'immersione con una capovolta in squadra ?
          Vi rispondo io!
          Salvo io, Angelo Farina, Gav no ed pochi altri - guarda caso persone che sanno andare senza gav nessuno:

          Perché questo ?
          Semplice perché ormai l'immersione inizia con l'alzare il corrugato e scaricare il gav, manovra che impone almeno due o tre kg che servono solo a questo ma che ci portiamo dietro tutta l'immersione.

          La pesata ...
          La pesata va fatta a 3 metri - con gav vuoto e bombola vuota, bisogna rimanere fermi alla quota.
          Giusto solo che nessuno dice: guarda che se ti muovi falsi la pesata per le famose forze dinamiche ....

          Io la pesata la faccio ad inizio immersione, bombola carica (pesante) devo rimanere, stando fermo, a galla con l'acqua che mi arriva a metà del vetro della maschera, ergo positivo ... certo devo fare la capovolta ma che diamine dov'è il problema



          Originariamente inviato da AngeloFarina Visualizza il messaggio
          3) usare un BIBO in acciao da 10+10 litri, magari Dalmine (peso da paura), caricato a 200 bar, e risalire in barca, dopo la decompressione, con sempre almeno 100 bar. Questi servivano poi per la pocciata pomeridiana, entro i 10-15 m, per vuotare le bombole (con tabella da seconda immersione US Navy, ovviamente)
          Sul bibo ho già scritto ampiamente io ho bisogno di una bombola leggera, non troppo quelle in alluminio e per eccesso in carbonio lo sono troppo e mi costringerebbero a compensare con zavorra ma non posso usare bibo dal peso a bottiglia di 12,5 kg queste aggiungono 5 kg di troppo che mi impediscono di "volare"

          Originariamente inviato da AngeloFarina Visualizza il messaggio
          4) Esercitare SEMPRE un attento controllo della respirazione, con pausa respiratoria di almeno 5 secondi in profondità, e rapida espirazione profonda ed inspirazione. Stando quasi sempre a polmoni pieni si compensava l'assetto negativo (ovviamente se uno ha almeno 5 l di capacità vitale - io da giovane ne avevo 6 ed il mio istruttore ne aveva quasi 7)
          La respirazione, sono un patito dell'aria profonda, respirare bene e liberamente è per me un dogma, non posso permettermi di accumulare CO2.
          Non posso permettermi sforzi in profondità.
          Le mie remore sul "NoGav" non si sono sciolte fino a quando non ho capito che potevo continuare a respirare liberamente.
          Io non faccio pause, non le faccio per non andare in ritenzione da CO2, ma ammetto di aver sviluppato anche per l'esperienza come apneista, anche per aver curato le tecniche di respirazione, ecc, ecc, un controllo del respiro molto serrato.
          Non compenso l'assetto con i polmoni e l'oscillazione dovuta all'inspiro e l'espiro la controllo sincronizzando i movimenti che faccio, per cui non è la respirazione ad asservirsi all'assetto ma il contrario i movimenti che si sincronizzano al mondo che ho in quel momento di respirare.
          Questo libera la respirazione che può cosi far fronte alle necessità metaboliche (stress).

          Originariamente inviato da AngeloFarina Visualizza il messaggio
          5) In decompressione, invece, si stava sempre a polmoni vuoti, con rapida inspirazione seguita da rapida espirazione, e pausa a polmoni vuoti anche di 15-20 secondi.
          In decompressione ribalto il mio modo di "muovermi" se sul fondo creo portanza - in deco deportanza e con questo controllo l'assetto e lascio libera la respirazione.
          Ovviamente in decompressione ho minor stress fisico - rispetto al fondo cosi ammetto di "giocare" un pochino con il respiro ma il concetto rimane, se ho la necessità di respirare posso farlo.

          In conclusione i miei calcoli della serva.
          Dinamicamente sono in grado di generare spinte sia portanti che deportanti di diversi kg, cosi tanti da averne in eccesso per controllare l'assetto con facilità senza sforzo.
          Inizio l'immersione leggermente positivo, supero la soglia dei 6/8 metri e divento neutro, a mano a mano che scendo perdo aria etti e di conseguenza anche l'eventuale piccolo successivo schiacciamento della muta non comporta variazioni d'assetto.
          In profondità sono tendenzialmente neutro, tendenzialmente vuol dire che se mi fermo plano delicatamente e lentamente sul fondo ma mi basta un piccolo movimento per diventare non solo neutro ma anche positivo (sull'Haven a circa -50 metri mi bastava muovere solo una mano per iniziare a risalire), questo stato persiste sempre in meglio, respirando perdo spinta negativa fino alla decompressione con una fase lunga della risalita in cui sono perfettamente neutro.
          In decompressione a quote superiori a -8 metri la muta inizia a farsi sentire, spinge ed ho perso anche aria ma non è un problema.
          Normalmente non arrivo in decompressione a bombola vuota pertanto non mi devo confrontare con circa 4 kg effettivi di spinta positiva ma meno, uno stato facilmente controllabile e anche che mi mette in una condizione di sicurezza.
          Qualsiasi cosa mi dovesse capitare io non affondo ma riemergo.
          Se nella malaugurata ipotesi arrivo a bombola vuota devo "lavorare" per rimanere a -3 metri perché lo stato è marcatamente positivo ma non è certo come spaccare le pietre, diciamo che devo impiegare un po di fisicità

          Ora, sono cosi certo di controllare il mio stato positivo a fine immersione che riesco anche ad evitare ad altri subacquei di risalire e riesco a tenerli a -3 metri

          Tutto questo, ovviamente facendo le dovute proporzioni, lo fa un bambino in maniera spontanea ....
          Tutto questo non l'ho inventato io ma si faceva .....

          Cordialmente
          Rana

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          • A parte il fatto che i primi metri andavano fatti in verticale x favorire la compensazione, almeno questo scriveva Marcante. Poi proviamo a parlare di fisica...
            in un fluido, in situazioni di flusso, la portanza e la deportanza si ottengono con la forma dell’ala, cioè il percorso del fluido è diverso sulle superfici superiore/inferiore.
            Se usiamo il corpo come ala, comprese le braccia, ci dobbiamo curvare...
            Le bombole del peso giusto per fare i giochetti un tempo non c’erano. Il bibo era dalmine e stop, poi aralu ma quello è un altro discorso.

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              • Originariamente inviato da AngeloFarina Visualizza il messaggio
                Un ultimo contributo per farvi risalire allo stato delle conoscenze dell'epoca.
                Nel 1977 feci l'esame di maturità, all'epoca ero un semplice aiuto-istruttore di 18 anni, e per l'esame dovevamo scegliere una materia (io scelsi fisica) e preparare una tesina. La mia si intitolava "I problemi fisici dell'immersione subacquea" e la potete leggere qui:
                http://www.angelofarina.it/Public/Pa...sione-1977.pdf
                Vi invito in particolare a leggere la parte sul principio di Archimede, le variazioni di assetto e l'equilibratore idrostatico. Eh si', pur amando l'immersione senza GAV, io sono stato uno di quelli che lo introdusse nella subacquea, costruendo ed utilizzando per un paio d'anni un apparecchio artigianale autocostruito (camera d'aria di un motorcarro). Non ho una foto sottomano, ma se la trovo ve la posto...


                Che dire ......

                Anche il gande Raimondo Bucher - il subacqueo a cui abbiamo dedicato il nostro piccolo lavoro sul senza gav, sostenitore della tecnica (NoGav) aveva introdotto un sistema di compensazione.
                Diciamo a volume costante che aggiungesse solo una piccola spinta.

                La tecnica "no gav" è valida, ma ammetto che a fine immersione poter contare anche su un kg in più la renderebbe più "comoda".

                A dire il vero ho anche costruito quella che abbiamo chiamato "zavorra variabile" e funziona anche bene.

                Ma non l'ho mai usata dopo averla costruita, il motivo è semplice ....
                Volevo dimostrare la fattibilità della tecnica in se.
                Se mi avessero visto usare la zavorra variabile avrei perso di credibilità.

                Ora ti dico come l'ho costruita.

                Sono due cilindri d'acciaio chiusi - come due grosse lattine.
                Ad entrambe le estremità hanno due rubinetti chiusi.

                Il funzionamento era semplice, ad inizio immersione i rubinetti chiusi imprigionano l'aria al loro interno e la struttura d'acciaio impedisce di schiacciarsi.
                Il peso delle lattine è poco o nulla questo permette di stare sul fondo perfettamente neutri.
                Quando si risale, in zona decompressione si aprono entrambi i rubinetti posti ai due lati delle suddette "lattine" i barillotti si allagano, l'aria esce ed il subacqueo acquista quel 1,5 Kg circa che lo stabilizza rendendogli comoda la decompressione.

                Posso affermare che funzionano ma posso anche dire che se ne può fare a meno serenamente

                Tornando a noi, la subacquea profonda necessita del compensatore d'assetto anche solo per la quantità di gas che necessita, e, che non è possibile gestire sul fondo senza compensatore - ne in fase decompressiva, senza zavorra.

                Il senza gav ha degli evidenti limiti e non lo nego, quando hai parlato di tempi di fondo limitati ed io ho parlato di scorta di gas penso anche a questo.
                Senza gav non posso aumentare la quantità di gas perché non riuscirei a gestirne il peso senza compensatore.

                Il gav sotto questo aspetto serve ed è stato una delle attrezzature che hanno permesso alla subacquea di superare i limiti che aveva quando non c'erano.

                Cordialmente
                Rana

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                • Originariamente inviato da Palve Visualizza il messaggio
                  Riporto un versetto della bibbia
                  Esatto. Dunque pausa lunga a bassa profondità (20-30 secondi, come con l'ARO) e pausa corta a 50m (5s max)... La pausa si elimina solo in condizioni di emergenza, per contrastare l'insorgere dell affanno.

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                  • Originariamente inviato da Palve Visualizza il messaggio
                    A parte il fatto che i primi metri andavano fatti in verticale x favorire la compensazione, almeno questo scriveva Marcante. Poi proviamo a parlare di fisica...
                    in un fluido, in situazioni di flusso, la portanza e la deportanza si ottengono con la forma dell’ala, cioè il percorso del fluido è diverso sulle superfici superiore/inferiore.
                    Se usiamo il corpo come ala, comprese le braccia, ci dobbiamo curvare...
                    Le bombole del peso giusto per fare i giochetti un tempo non c’erano. Il bibo era dalmine e stop, poi aralu ma quello è un altro discorso.
                    Senti Palve, mi hai detto di non essere lungo quindi evito le parole e t'invito a dimostrare i fatti.
                    Da parte mia massima disponibilità.

                    Poi proviamo a parlare di fisica ....

                    Ma anche no, ti invito a guardare i fatti:



                    Cordialmente
                    Rana

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                    • Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
                      Io la pesata la faccio ad inizio immersione, bombola carica (pesante) devo rimanere, stando fermo, a galla con l'acqua che mi arriva a metà del vetro della maschera, ergo positivo ... certo devo fare la capovolta ma che diamine dov'è il problema
                      Esattamente quello che mi venne insegnato nel 1975. Preciso che tale assetto è a polmoni pieni a metà. Rimpiendoli tutti normalmente il vetro della maschera deve uscire tutto, se uno ha (o, nel mio caso, aveva) molti litri di capacità vitale, arriva ad uscire anche la bocca. La muta però era ancora asciutta, quindi poi si perde un ulteriore kg rispetto a tale assetto (forse 1.5 con la muta da 5mm, che io all'epoca usavo solo d'inverno).

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                      • Originariamente inviato da AngeloFarina Visualizza il messaggio
                        Esattamente quello che mi venne insegnato nel 1975. Preciso che tale assetto è a polmoni pieni a metà. Rimpiendoli tutti normalmente il vetro della maschera deve uscire tutto, se uno ha (o, nel mio caso, aveva) molti litri di capacità vitale, arriva ad uscire anche la bocca.


                        Esatto !!! i polmoni devono essere pieni a metà.

                        Questo è il motivo per cui quando mi sforzo di accompagnare chi intende provare perché tutti questi aspetti non sono facili da comprendere per chi non li sa.

                        Se una persona sbaglia e fa la pesata a polmoni carichi al massimo sbaglia e si troverebbe negativo sul fondo in maniera spropositata.

                        La tecnica è semplice ma non scontata, e purtroppo si è persa, dimenticata.

                        Ho incontrato tanti, anche qui sul forum, che la conoscono ma siamo eccezioni in un panorama dove per iniziare l'immersione si alza il corrugato e si sprofonda in verticale con la testa in alto e le pinne in basso.
                        Poi magari muovono anche le pinne (senza accorgersene) e per riuscire a scendere metto 8 / 10 kg in cintura ....

                        Cordialmente
                        Rana

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                        • Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
                          La respirazione, sono un patito dell'aria profonda, respirare bene e liberamente è per me un dogma, non posso permettermi di accumulare CO2.
                          Non posso permettermi sforzi in profondità.
                          Le mie remore sul "NoGav" non si sono sciolte fino a quando non ho capito che potevo continuare a respirare liberamente.
                          Io non faccio pause, non le faccio per non andare in ritenzione da CO2, ma ammetto di aver sviluppato anche per l'esperienza come apneista, anche per aver curato le tecniche di respirazione, ecc, ecc, un controllo del respiro molto serrato.
                          Non compenso l'assetto con i polmoni e l'oscillazione dovuta all'inspiro e l'espiro la controllo sincronizzando i movimenti che faccio, per cui non è la respirazione ad asservirsi all'assetto ma il contrario i movimenti che si sincronizzano al mondo che ho in quel momento di respirare.
                          Questo libera la respirazione che può cosi far fronte alle necessità metaboliche (stress).
                          Ecco, la respirazione: parliamone.
                          Vedo che anche su questo punto il tuo addestramento iniziale è stato carente. Nel 1975 si faceva didattica primariamente con l'ARO, e solo alla fine del corso con l'ARA. Con l'ARO la corretta tecnica di respirazione serve unicamente a non accumulare CO2, che è un grave problema soprattutto con gli ARO pendolari, come il Cressi57B che usavamo noi. Quando usci' l'ARO Technisub, nel 1980, con il famoso "loop" e doppio filtro, come i moderni rebreather, il problema della CO2 si ridusse grandemente.
                          Bene, per massimizzare la liberazione di CO2 dai polmoni, con l'ARO è fondamentale FARE LUNGHE PAUSE, sia a polmoni pieni che vuoti, e ventilare sempre l'intero volume della capacità vitale. Ricordiamo che con l'ARO l'assetto non varia di 1 grammo fra polmoni pieni e vuoti, quindi certamente non si faceva la pausa per controllare l'assetto. Ed anche il consumo era assolutamente irrrilevante, che uno ventili tanto o ventili poco l'ossigeno che consuma è dato solo dal suo metabolismo, e non dal volume ventilato. Quindi la pausa non si faceva neanche per limitare il consumo.
                          Spieghiamo perchè le pause migliorano la liberazione di CO2 (e quindi sono assolutamente utili anche nell'immersione profonda con ARA).
                          La portata in massa di CO2 che i polmoni trasferiscono dal sangue ai gas in essi contenuti è proporzionale a due fattori:
                          - la superficie di contatto fra sangue e gas (a sua volta proporzionale al volume di aria di in essi contenuta, o per essere piu' precisi al volume elevato alla potenza 2/3)
                          - la differenza fra la pressione parziale della CO2 disciolta nel sangue la p.p. della CO2 nel miscuglio polmonare, che appena compiuta una inspirazione di gas fresco è relativamente bassa, e poi cresce man mano che la CO2 migra dal sangue al gas contenuto nei polmoni.
                          Per massimizzare la quantità di CO2 che liberiamo, dunque, conviene stare per la maggior parte del tempo coi polmoni distesi, e vuotarli solo quando la crescita della p.p. di CO2 nel gas in essi contenuti cominica a crescere cosi' tanto da rallentare il flusso (e dunque la durata della pausa và adeguata allo sforzo che si sta facendo)
                          Pertanto il ciclo respiratorio deve essere fatto con espirazioni ed inspirazioni veloci, e stando invece quanto più tempo possibile a polmoni pieni, onde massimizzare la superficie di scambio. Da cui l'utilità della pausa inspiratoria proprio per eliminare la CO2.
                          Ma c'è un secondo fattore da considerare, ovvero gli spazi morti bronco-tracheali e quelli dell'apprecchio di respirazione. Ad ogni ciclo dentro.fuori, il gas contenuto in tali spazi morti non viene ricambiato con gas fresco, e dunque re-inspiriamo gas ad alto contenuto di CO2. Per ridurre (diluire) tale effetto bisogna minimizzare tali spazi morti, e nello stesso tempo aumentare quanto più possibile il volume netto ventilato di ogni ciclo. Quindi espirazioni molto profonde, in modo da buttare fuori tutti i gas viziati, seguite da inspirazioni altrettanto profonde, sfruttando l'intera capacità vitale.
                          Con l'ARO' se non respiri cosi', muori.
                          Con l'ARA puoi benissimo respirare "come ti viene", non muori, ma scarichi meno bene la CO2, ed è facile dopo l'immersione avere il classico mal di testa "da CO2" che ti prende alla nuca.
                          Và detto che la CO2 stessa, quando si accumula, stimola la respirazione "naturalmente". Uno potrebbe pensare dunque di affidarsi a questo naturale meccanismo corporeo. Che però non funziona bene in immersione, perchè la respirazione che la CO2 stimola è una respirazione corta ed affrettata, che non diluisce il volume residuo, e mantiene sempre i polmoni mezzi vuoti (e dunque con minor superficie disponibile agli scambi) e pertanto risulta inefficace nell'eliminare la CO2 stessa. Essa continua a salire, il respiro diventa sempre più corto ed affanoso, ed ecco che si rischia di cadere nel fenomeno noto come dispnea, che sott'acqua è angosciante, uno crede di stare soffocando...
                          Conclusione: è proprio per eliminare la CO2 che si fà la pausa inspiratoria.
                          La pausa espiratoria, invece serve con l'ARO ma non con l'ARA. Nell'ARO, quando tutto il gas è stato pompato nel sacco, facendo una breve pausa espiratoria di 5s si dà tempo alla calce sodata di fissare tutta la CO2 che ci abbiamo soffiato dentro...
                          Con l'ARA non serve a una cippa, se non a rendere il proprio assetto mediamente più negativo, quando siamo in decompressione, non stiamo facendo alcuno sforzo, e l'eliminazione della CO2 non è più un problema.

                          Scusate se io e RANA a volte siamo un po' troppo "lunghetti"...

                          Ultima modifica di AngeloFarina; 10-03-2020, 16:41.

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                          • Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
                            Ma anche no, ti invito a guardare i fatti:
                            Bel video, mostra perfettamente quanto intendevo. Si notino tuttavia alcune cose:
                            Il subacqueo in primo piano ha il bibo e le lunghe pinne da apnea, pinneggia molto bene (ma non perfettamente) e mantiene una postura del corpo corretta, che lo rendono molto piu' "streamlined" ed efficiente di quello dietro, che usa il mono (meno idrodinamico), ha le pinne Jetfin (nuotando a rana, obbrobbrio, se lo vede mia moglie lo fustiga), piega le ginocchia, e tiene le braccia mezze-avanti, che frenano di brutto.
                            Insomma, il primo ha la corretta tecnica "italiana" simil-apneista, il secondo ha una tecnica molto "cave diver americano" assolutamente senza senso fuori dalle grotte.
                            Ultima modifica di AngeloFarina; 10-03-2020, 16:52.

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                            • Originariamente inviato da AngeloFarina Visualizza il messaggio
                              Bel video, mostra perfettamente quanto intendevo. Si notino tuttavia alcune cose:
                              Il subacqueo in primo piano ha il bibo e le lunghe pinne da apnea, pinneggia molto bene (ma non perfettamente) e mantiene una postura del corpo corretta, che lo rendono molto piu' "streamlined" ed efficiente di quello dietro, che usa il mono (meno idrodinamico), ha le pinne Jetfin (nuotando a rana, obbrobbrio, se lo vede mia moglie lo fustiga), piega le ginocchia, e tiene le braccia mezze-avanti, che frenano di brutto.
                              Insomma, il primo ha la corretta tecnica "italiana" simil-apneista, il secondo ha una tecnica molto "cave diver americano" assolutamente senza senso fuori dalle grotte.
                              Cavoli
                              Immagino quante risate si farà GavNo quando leggerà questo tuo commento.

                              Quello con le pinne lunghe è GavNo
                              Quello con le pinne corte sono io

                              L'obbrobrio è bellissimo nessuno me lo aveva ancora detto ....

                              Permettimi a mia discolpa, io non sto pinneggiando - se guardi il video con attenzione mettendo in relazione le rocce sul fondo e la mia posizione noterai che io non sto avanzando.
                              Siamo a pochi metri a fine immersione, in un immersione ad una profondità di circa -45 metri, ho postato questo video per mostrare l'asserito "sforzo" che compiamo per vincere lo stato idrostatico positivo che viene a crearsi.

                              Sulla pinneggiata trovo che quella a rana con quelle pinne anche se ammetto che esteticamente non è bella - permette un brandeggio delle pinne più preciso, ha un suo senso mi permette di generare spinta negativa (neutralizzare il positivo) generando meno spostamenti orizzontali

                              Con stima, cordialmente
                              Rana





                              Ultima modifica di RANA; 10-03-2020, 17:38.

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                              • Originariamente inviato da AngeloFarina Visualizza il messaggio
                                Bel video, mostra perfettamente quanto intendevo. Si notino tuttavia alcune cose:
                                Il subacqueo in primo piano ha il bibo e le lunghe pinne da apnea, pinneggia molto bene (ma non perfettamente) e mantiene una postura del corpo corretta, che lo rendono molto piu' "streamlined" ed efficiente di quello dietro, che usa il mono (meno idrodinamico), ha le pinne Jetfin (nuotando a rana, obbrobbrio, se lo vede mia moglie lo fustiga), piega le ginocchia, e tiene le braccia mezze-avanti, che frenano di brutto.
                                Insomma, il primo ha la corretta tecnica "italiana" simil-apneista, il secondo ha una tecnica molto "cave diver americano" assolutamente senza senso fuori dalle grotte.
                                Io non ho problemi a muovermi velocemente, anzi ho sempre dovuto attendere e limitare la velocità per non perdere i compagni.
                                La rana la trovo un andatura che permette di ottimizzare lo sforzo, poco sforzo non è certo una pinneggiata veloce (come hai fatto notare) ma permette sicuramente un più preciso lavoro di brandeggio dei movimenti in andatura "stop and go".
                                Il subacqueo con le bombole compie molti movimenti di breve durata seguiti da pause, spesso girando su se stesso ecc, ecc, la rana permette una migliore esecuzione di questi movimenti e le pinne corte come quelle del video sono il miglior strumento per eseguire tutto questo e poi in ultimo è anche un modo per limitarmi ed avere un andatura che possa essere mantenuta anche dagli altri

                                Il mono da 18 ammetto che è veramente una bombola "ignorante" per i motivi che hai detto, ora uso il bibo 10+10.


                                Rana

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