3 domande sulle caratteristiche dei gas

Comprimi
X
 
  • Filtro
  • Ora
  • Visualizza
Elimina tutto
nuovi messaggi

  • #16
    Originariamente inviato da Emanuele. Visualizza il messaggio
    A proposito della narcoticità dei vari gas, proprio ieri ho letto il capitolo relativo a questo argomento, sul libro Oltre la curva di Cicali. In particolare la narcosi non dipende solo dalla solubilità nei grassi ma sicuramente anche dal peso molecolare (se piccolo riduce il potere narcotico).
    Cicali dice che l'azoto assorbito deforma le membrane lipidiche che rivestono le cellule nervose, facendole aumentare di volume.

    Inviato dal mio SM-G900F utilizzando Tapatalk
    So che il post è vecchiotto, ma, visto così, la deformazione è sempre solo temporanea?

    Commenta


    • #17
      Originariamente inviato da maris Visualizza il messaggio

      So che il post è vecchiotto, ma, visto così, la deformazione è sempre solo temporanea?
      Si, una delle caratteristiche della narcosi (sindrome neuro psichica da gas compressi) è data dal fatto che come si risale anche di pochi metri l'effetto svanisce o si attenua tantissimo.

      In passato, questa caratteristica, ha spiazzato molto i ricercatori.

      Non riuscendo a capire le dinamiche sospettavano che l'azoto formasse un composto all'interno del nostro corpo simile a protossido s'azoto detto anche gas esilerante.
      Il problema di questa teoria risiedeva nel fatto che non riuscisse a spiegare come mai risalendo l'effetto cessasse.
      Se in un corpo s'inietta una sostanza narcotica l'effetto cessa quando i reni filtrano e smaltiscono la sostanza quindi si hanno dei tempi lunghi rispetto al tempo che s'impiega a risalire qualche metro.
      Se si forma una sostanza narcotica questa non scoparie solo per il fatto che si risale.

      Si è subito compreso che questo comportamento della narcosi che scompare o diminuisce risalendo si legava alla riduzione di pressione.

      Si è cosi ipotizzato che la sostanza narcotica che si generava con l'azoto non aveva una natura chimica ma era un "clatrato" ossia un incastro di molecole per effetto della pressione.
      Il clatrato si scomponeva con il ridursi della pressione e questo forniva una giustificazione a questo andamento della narcosi.

      Oggi sappiamo che il problema risiede nella membrane che rivestono di mielina, il sistema nervoso, queste saturando gas compressi interferiscono sulla trasmissione nervosa che scorre nell'assone della cellula nervosa stessa.

      Questo effetto d'interferenza causato dal discioglimento degli inerti nella mielina non è permanente ma con il ridursi della causa (la pressione ambiente) scompare.

      Quindi alla tua domanda rispondo che la deformazione è sempre e solo temporanea - per fortuna nostra.

      Cordialmente
      Rana

      Commenta


      • #18
        Ciao RANA ,

        Ti ringrazio per il tuo chiarissimo riscontro e per aver chiarito un fenonemo, quello del clatrato, che non pensavo si replicasse in caso di elevate pp di N2.
        Si sente spesso dire che comunque, per predisposizione o maggior tolleranza, gli effetti possano essere diversi e mitigati. Oppure semplicemente ci si abitua la sensazione sviluppando "tollerenza"? Un sub "indifferente" agli effetti potrebbe quindi ignorare la narcosi avendo come limite per immersione deep air solo la tossicità dell'ossigeno?

        Commenta


        • #19
          Non si e' mai indifferenti. Caso mai ci si abitua a non farci caso, ci si fa l'abitudine
          Ci si convive cercando di non esagerare e di non arrivare a dovere gestire una botta narcotica superiore al previsto
          Come bere una grappa alla mattina al posto del caffe' : se stai attento poi passa
          O sbaglio?
          Paolo
          Paolo

          Commenta


          • #20
            Ciao Maris.

            Originariamente inviato da maris Visualizza il messaggio
            Ciao RANA ,
            Ti ringrazio per il tuo chiarissimo riscontro e per aver chiarito un fenonemo, quello del clatrato, che non pensavo si replicasse in caso di elevate pp di N2.
            Figurati.
            Una precisazione, ho citato il "clatrato" per mettere in evidenza come la scienza ha cercato, in passato, di giustificare il comportamento, all'apparenza anomalo, della narcosi che scompare rapidamente risalendo.
            Ma attenzione la teoria del clatrato ad oggi non ha fondamenti.
            Oggi, a quanto ne so io, la teoria scientificamente accreditata per spiegare l'effetto narcotico è quella della "solubilità lipidica".
            Cosa voglio dire: non andiamo in giro a dire che la narcosi è data dalla formazione di clatrati - nozione che ad oggi non ha trovato nessun fondamento.

            Cordialmente
            Rana

            Commenta


            • #21
              Ciao Maris

              Originariamente inviato da maris Visualizza il messaggio
              Si sente spesso dire che comunque, per predisposizione o maggior tolleranza
              Questo è l'aspetto più controverso e delicato quando si parla di narcosi.

              Io parlo ma non sono un medico sono solo un appassionato.
              Mi confronto e cerco sempre di verificare quanto affermo modificando le mie convinzioni sulla base di quello che sento, apprendo su un argomento tutt'altro che esaurito dal punto di vista scientifico.
              Non pretendo di avere la verità ma cerco si mantenere un giudizio onesto dal punto di vista intellettuale.

              Non si può affrontare la narcosi senza considerare lo stress - stress e narcosi - sono le due facce di un unica moneta che costituisce il vero problema.
              La nozione cardine da avere ben chiara per rispondere alle tue domande: il problema non è mai dato dalla "sola" narcosi, il problema è sempre la combinazione, la risultante tra narcosi e stress.

              Narcosi e stress sono uniti e formano "il problema" dal ruolo della CO2 (biossido di carbonio detto anche anidride carbonica) è un gas che non respiriamo (la sua percentuale nell'aria, per noi subacquei, è infinitesimale e non incide) ma la produciamo fisicamente come scarto del nostro metabolismo.

              Attualmente quelle che sono le mie fonti scientifiche indicano che, da esperimenti fatti in camera iperbarica, con due gruppi di subacquei, il primo gruppo ambientato ossia che avevano fatto numerose immersioni profonde per sviluppare il presunto adattamento, il secondo gruppo al contrario formato da subacquei che non avevano fatto immersioni profonde e quindi non avevano sviluppato il presunto adattamento, hanno messo in evidenza che l'aggressione narcotica era la medesima per entrambi i gruppi.
              Proviamo ad immaginare la situazione, t'invito a fare questo esperimento mentale.
              Camera iperbarica = entri e ti siedi = quindi stress fisico zero = ti comprimono a pressione narcotica ....
              Poi prendi il test matematico predisposto per la valutazione dell'efficienza cognitiva e lo compili.

              Questo per farti comprendere che in questo contesto si valuta solo ed esclusivamente l'effetto narcotico in un ambiente (quasi) privo di stress fisico, e privo di stress emotivo dato che l'ambiente è totalmente sicuro.
              Questi test hanno messo in evidenza che entrambi i gruppi hanno fatto lo stesso numero di errori.
              Questo test quindi dimostrerebbe, anzi dimostra (salvo poi smentite che al momento io non conosco) che non esiste oggettivamente nessuna forma di adattamento alla narcosi.
              La narcosi è un interferenza nervosa scatenata fisicamente dalla respirazione dei gas (aria) dopo una certa pressione che possiamo identificare mediamente (per la maggior parte dei soggetti) intorno ai 4 bar di pressione ambiente pari a -30 metri respirando aria.

              Quindi rispondo subito ad una tua domanda con la certezza delle mie personali convinzioni ben consapevole che non posso vantare la certezza assoluta ma ho fonti scientifiche che l'affermano.
              Originariamente inviato da maris Visualizza il messaggio
              Si sente spesso dire che comunque, per predisposizione o maggior tolleranza, gli effetti possano essere diversi e mitigati.
              Non esiste predisposizione personale, non esistono soggetti indifferenti alla narcosi, tutti i subacquei sono soggetti alla narcosi in egual misura.
              La narcosi è un problema di natura fisica che si lega alle leggi fisiche e per tanto colpisce in egual modo tutti i soggetti.


              Fino a due anni fa circa, avrei giurato su questa risposta, oggi per correttezza devo dire che ho sentito un medico accreditato non dico il nome perché ho colto in maniera approssimativa un qualcosa che lui ha buttato li e per tanto non mi sento di dare nomi in quanto andrei a certificare un informazione che potrebbe essere sbagliata, ma, ulteriori studi indicherebbero che in alcuni soggetti il sistema nervoso, che dialoga anche attraverso la mediazione dei gas, si adatterebbe ma ripeto, accenno a questo fatto solo per dire che l'argomento è ancora aperto ma sono solo teorie o congetture.

              Lasciando stare le congetture attualmente possiamo e dobbiamo prendere per buona quanto sembrerebbe essere certo da riscontri fatti scientificamente: la narcosi aggredisce tutti quanti nella stessa misura ergo non esistono soggetti immuni o che in qualche maniera si adattano.
              E questo è anche quanto io posso dire di aver riscontrato nella mia piccola esperienza pratica in queste immersioni.
              Io, ed tutte le persone con cui mi sono confrontato che facevano e fanno immersioni profonde in aria possiamo dire di aver subito gli effetti narcotici, di essere andati perfino in "black out".
              Quindi lo considero vero e certo.

              Ma ..... sul tavolo abbiamo messo diverse nozioni e la prima era:
              Il problema non è mai solo la narcosi, ma è dato sempre dalle due facce narcosi e stress.
              Ecco qui l'importanza dell'esperimento mentale, proprio per evidenziare che nel dire che la narcosi colpisce tutti in egual misura abbiamo parlato solo di narcosi e non di stress.

              Se la narcosi colpisce tutti in egual misura lo stress no, non colpisce tutti e non lo fa nella stessa misura.
              Le componenti dello stress sono principalmente due: la componente fisica e la componente emotiva, cognitiva.
              Fisico è lo stress da sforzo muscolare che porta alla produzione di CO2, emotivo cognitivo è la paura detta in soldoni che ci agita e cambia la respirazione, causando ritenzione di CO2.
              La CO2 non dovrebbe avere un grande potere narcotico dato che è poco solubile nella mielina ma al contrario si è rivelata essere 30 volte più aggressiva rispetto a quanto indicherebbe la teoria della solubilità lipidica perché è un forte irritante del sistema nervoso.
              30 volte più aggressiva rispetto a quello che si pensava è uno sproposito.

              Ora comprendi quanta importanza ha sugli effetti della narcosi la maggiore o minore presenza di CO2 nel nostro corpo ...
              Domanda retorica è evidente la grande importanza.

              Lo stress cambia a seconda del soggetto, se prendiamo subacquei esperti, che sanno cosa fanno, che sanno bene cosa succede e quindi come respirare, come pinneggiare, che sanno limitare il tempo di permanenza, che non compiono sforzi inutili, che sanno mantenere consapevolezza del modo in cui ventilano a livello polmonare (quindi respirano senza fare pause, in maniera lenta ma profonda ecc, ecc), che emotivamente non sono spaventati dalla poca luminosità ecc. questi subacquei produrranno poca CO2 e non andranno in ritenzione dato che respirando correttamente scaricano altrettanto correttamente la produzione di CO2.
              Quindi avranno minori effetti dovuti allo stress e il fatto che la CO2 sia 30 volte più narcotica rispetto a quanto ci si aspetta, non incide più di tanto.
              In questi soggetti è presente solo la componente oggettiva dell'effetto narcotico data dall'inerte azoto nella mielina effetto che colpisce tutti.
              Ma, in queste condizioni, appaiono immuni perché pinneggiare e fare una passeggiatina in zona narcotica non mette in evidenza l'effetto che comunque è presente se non subentrano altri aspetti (stress - CO2).
              Ma basta fare dei piccoli test - introdurre dei compiti prestabiliti, dei piccoli calcoli e .... l'effetto presente si palesa in dimenticanze, errori ed imprecisioni ... non ci invalida ma mette in evidenza che siamo comunque sotto narcosi.

              Se al contrario prendiamo soggetti poco preparati, che non conoscono bene le dinamiche, che affrontano quote dove non si sentono sicuri, che hanno problemi di assetto e quini compiono molti movimenti (sforzi fisici anche piccoli concorrono ad alzare la presenza di CO2), subacquei che in ambienti poco illuminati provano ansia, questi soggetti produrranno tanta CO2 e che magari hanno una ventilazione sbagliata con pause fatte senza cognizione spesso solo con l'intento di risparmiare un po di aria nella bombola (consumare poco), che respirano in maniera poco profonda e spesso veloce, se poi sono cosi avventati da rimanerci anche parecchio tempo in quelle condizioni è inevitabile la ritenzione di elevati dosi di CO2 che, ripeto, essendo 30 volte più narcotica rispetto a quanto ci si aspetterebbe, genera, su una narcosi già presente, una situazione fuori controllo che porta quasi inevitabilmente al "black out".

              Questi sono i due estremi in mezzo ci sono tutte le varie tonalità e combinazioni.

              Quindi per rispondere alle tue domande:

              Non si sviluppa una tolleranza alla narcosi che non esiste o non esiste in modo significativo, si può sviluppare la consapevolezza di quello che si fa e come si fa al fine di ridurre stress, sia fisico - sforzi inutili sia psicologico - paure e ansie, il tutto per tenere sotto controllo la produzione ed il corretto smaltimento fisico della CO2.

              In questo contesto di consapevolezza che agisce non sulla narcosi ma sulla faccia opposta del problema ossia lo stress, dobbiamo considerare che sono fondamentali i tempi di permanenza che non possono essere lunghi, dobbiamo considerare che è fondamentale una corretta tecnica d'immersione che eviti inutili sforzi, dobbiamo considerare che la ventilazione polmonare è un cardine che va curato e quindi imparare a respirare correttamente allenando la respirazione (cosa che quasi nessuno fa).

              Parliamo di subacquei esperti quindi che sono consapevoli del problema narcosi, che sanno ben gestire le quote narcotiche dal punto di vista dello stress, avendo maturato conoscenze, esperienze, tecniche d'immersione a tal punto da considerarle quote in cui si sentono in zona confort - in questo caso e solo in questo caso condivido con te, che il limite dell'aria profonda, dal punto di vista della profondità è data dalla tossicità dell'ossigeno.

              L'ossigeno è un gas molto narcotico circa 3 volte più narcotico dell'azoto quindi si è il vero limite otre ad essere un limite proprio per la sua tossicità.

              Se prendiamo una Pp di O2 limite di 1,4 il limite è circa -56 metri limitato a -50 quota oggi condivisa dalla quasi totalità delle agenzie didattiche.

              Se prendiamo una Pp di O2 limite di 1,5 il limite è circa -61 metri limitato a -60 metri quota prevista per il nostro corso d'immersione profonda di secondo livello che attualmente è stato sospeso dalla nostra didattiche perché hanno deciso di allinearsi al limite dei -50 metri.

              Cordialmente
              Rana

              Commenta


              • #22
                Con i test matematici io ho problemi anche alla pressione di 1 Bar, seduto sul divano
                Meglio tardi che mai.

                Commenta


                • #23
                  Ciao RANA


                  Originariamente inviato da RANA
                  Oggi, a quanto ne so io, la teoria scientificamente accreditata per spiegare l'effetto narcotico è quella della "solubilità lipidica".
                  Premettendo una totale reversibilità del fenomeno, e, potendo addirittura quantificare l’ “N2 disciolto”, (conoscendo peso specifico, pp, volume del gas ed i tempi di saturazione) dati quindi in ovvia relazioneanche alla propria ventilazione, ed escludendo il fattore stress, ai soli di una valutazione "oggettiva" - o come diresti in condizioni da camera iperbarica - degli effetti narcotici, si potrebbe creare creare una sorta di quelle che una volta erano le tabelle con il numero dei Martini “percepiti” in relazione alla profondità, avendo anche appurato, attraverso il tuo certosino intervento, che tutti i sub ne risentono?



                  Condivido interamente il discorso relativo allo stress e sue conseguenze dirette ed indirette



                  Originariamente inviato da RANA
                  Respirare correttamente allenando la respirazione (cosa che quasi nessuno fa).
                  Soluzione quasi banale al discorso dello stress dell’immersione, salva la compontente psicologia, che è chiarissimo e condivisibile. In linea teorica nulla di più semplice



                  Originariamente inviato da RANA
                  quindi respirano senza fare pause, in maniera lenta ma profonda ecc, ecc)

                  Resta per me il dubbio del perchè il corpo umano non sviluppi tolleranza come per altri tipi di sostanze (alcool ecc..)
                  Per dire un Martini può non esser neanche avvertito da un habituè

                  Un saluto
                  Ultima modifica di maris; 18-12-2020, 15:50.

                  Commenta


                  • #24
                    Ciao Maris

                    Originariamente inviato da maris Visualizza il messaggio
                    Ciao RANA
                    Premettendo una totale reversibilità del fenomeno, e, potendo addirittura quantificare l’ “N2 disciolto”, (conoscendo peso specifico, pp, volume del gas ed i tempi di saturazione) dati quindi in ovvia relazioneanche alla propria ventilazione, ed escludendo il fattore stress, ai soli di una valutazione "oggettiva" - o come diresti in condizioni da camera iperbarica - degli effetti narcotici, si potrebbe creare creare una sorta di quelle che una volta erano le tabelle con il numero dei Martini “percepiti” in relazione alla profondità, avendo anche appurato, attraverso il tuo certosino intervento, che tutti i sub ne risentono?
                    Io penso, perché ora stiamo facendo delle speculazioni, attenzione, trovo le tue domande molto interessanti e rispondo volentieri ma deve essere chiaro che ora sto ipotizzando, ossia speculando sulla base dei miei convincimenti, e, non essendo un medico, quello che scrivo deve essere preso come chiacchiere e non come fonte che riporta delle verità documentate perché non lo sono.

                    Io penso che il fenomeno narcosi, il mero fenomeno narcosi, che come tu hai capito definiamo come gli effetti della respirazione dell'aria a pressioni narcotiche ma senza la cassa di risonanza dello stress, e per questo hai colto il discorso camera iperbarica, sia di fatto un fenomeno "stechiometrico", ossia un fenomeno misurabile e riproducibile rispettando parametri ben definiti, quindi alla tua domanda rispondo di si, si potrebbero fare delle "tabelle".
                    Ma .....

                    Attenzione, è mia convinzione che queste tabelle non avrebbero nessun valore.

                    Di fatto si sa in maniera empirica come si "muove" la narcosi.

                    Da 0 a -30 metri praticamente è inesistente, a tal punto che non c'è - salvo particolari condizioni di stress che diciamo esulano dalle condizioni delle immersioni ricreative - possiamo dire che da 0 a -30 metri mi piace dire che non ci sia narcosi.
                    Da -30 a -40 ci troviamo in una terra di mezzo fatta di effetti blandi, presenti ma non pesanti, in questa fascia prevale ancora lo stress fine a se stesso.
                    Da -40 a -60 quota narcotica forte.
                    Da -60 a -80 per tempi di fondo molto contenuti non c'è uno stravolgimento degli effetti - la cappa è forte e presente ma non siamo su un altro pianeta - attenzione non è un invito a fare queste quote, no, ma non ho provato effetti estremamente più violenti di quelli a -60.
                    Oltre gli -80 metri il cervello si spappola dal punto di vista cognitivo, il salto è violento, l'aggressione è talmente forte da essere un azzardo con più probabilità di non risalire.

                    0/-30 Ci troviamo a camminare in una pianura estesa e sicura senza il rischio di cadere nel baratro.
                    -30/-40 Si cammina in un ampia strada, ai margini s'intravede il baratro ma la strada è molto larga e questo crea una situazione di sicurezza da questo problema (certo qualcuno potrebbe cadere ma è molto difficile).
                    -40/-60 Si cammina su una mulattiera stretta ai cui estremi c'è il baratro qui bisogna avere equilibrio.
                    -60/-80 La mulattiera si stringe ci vuole molto equilibrio e cadere è un attimo anche per una guida alpina.
                    Oltre i -80 si cammina sul filo di un rasoio siamo nell'ambito del puro azzardo, risalire non è bravura ma solo una fortunatissima circostanza.

                    Tutto questo ha poca importanza pratica perché tutto questo deve essere passato attraverso la lente dello stress e questa lente cambia radicalmente lo scenario.
                    Ci possono essere situazioni in cui lo stress anche se controllato può essere cosi presente da rendere evidenti effetti narcotici a quote non narcotiche prossime a -30 metri, questo vuol dire che se scappa il controllo dello stress a quote più narcotiche il problema sale esponenzialmente e non segue più un andamento "stechiometrico".
                    Oltre i -50 metri non si possono prevedere gli effetti che hanno lo stress e la CO2 sulla narcosi sempre presente, anche il più bravo, esperto e portato se colto da una situazione molto stressante e parte la CO2 la situazione è potenzialmente tragica.

                    Quindi non potendo dividere e separare le due facce della moneta, non ha senso misurarne una faccia senza tenere conto anche dell'altra si finirebbe per ottenere l'effetto contrario a quello di voler ricercare uno strumento di sicurezza, perché si finirebbe per affidarsi ad una tabella che esprime solo il 50% del problema e non tiene conto delle dinamiche legate allo stress che sono fondamentali per comprendere il fenomeno.
                    Ci si illude che -70 / -80 metri siano quote tutto sommato simili non cosi differenti da -50 / -60 ed è cosi in condizioni perfette ma in immersione non ci si trova quasi mai davanti alle condizioni ideali e sicurezza vera vuol dire prevedere la condizione peggiore.
                    Cosi guardando anche lo stress e la CO2 comprendiamo che -70 / -80 metri sono solo apparentemente uguali alla fascia che li precede perché un problema qui si paga con una moneta molto più pesante (la vita).

                    Originariamente inviato da maris Visualizza il messaggio
                    Condivido interamente il discorso relativo allo stress e sue conseguenze dirette ed indirette
                    Quindi comprendi quanto è importante analizzare il problema dal punto di vista delle due facce combinate della moneta.
                    E quindi comprendi che anche una tabella di riferimento narcotica della mera analisi degli effetti narcotici senza lo stress anche se penso sia possibile non ha un reale significato ed al contrario potrebbe spingere a comportamenti sbagliati, proprio perché ma narcosi di per se permette molto.

                    Originariamente inviato da maris Visualizza il messaggio
                    Soluzione quasi banale al discorso dello stress dell’immersione, salva la compontente psicologia, che è chiarissimo e condivisibile. In linea teorica nulla di più semplice
                    Si, assolutamente in teoria il concetto è relativamente facile nella pratica no.
                    Nella pratica durante le immersioni didattiche dei corsi immersione profonda in aria ho sempre riscontrato forti difficoltà mettendo in evidenza che non è facile e scontato.

                    Originariamente inviato da maris Visualizza il messaggio
                    Resta per me il dubbio del perchè il corpo umano non sviluppi tolleranza come per altri tipi di sostanze (alcool ecc..)
                    In realtà anche sulla tolleranza alcolica ci sarebbe molto da dire.

                    Il discorso adattamento lo possiamo vedere in due prospettive.

                    La prima domandarci se possiamo indurre un adattamento al nostro corpo e la risposta è no perché l'effetto è un interferenza dovuta ad una legge fisica che spinge l'azoto a disciogliersi nella mielina con conseguente interferenza.
                    Non possiamo adattarci ma possiamo eliminare l'effetto narcotico ed altre criticità dell'aria come la maggiore densità, come l'elevata presenza di O2 andando a respirare miscele trimix che contenendo elio che non è un gas narcotico scongiura questo e gli altri problemi.

                    La seconda pensare ad un adattamento indotto da una sorta di modifica evolutiva.
                    Penso che il corpo non sviluppi questo tipo di tolleranza per il semplice fatto che per selezionare un'evoluzione che porti ad una tolleranza in una popolazione ci vogliono molti stimoli su un numero elevato di popolazione e la comunità subacquea è un campione estremamente piccolo per generare un adattamento.

                    Facendo un esperimento mentale posso spingermi ad ipotizzare che se una popolazione isolata e dedita ad immersioni profonde in aria si evolvesse per decenni e decenni in questa attività passando attraverso le inevitabili selezioni date da fatti tragici, e ragionevolmente plausibile che nascano qualche individuo che avendo una maggiore tolleranza trasmetta con più probabilità questo suo genoma e che la selezioni naturale porti questo gene ad imporsi in tutta la popolazione ma qui stiamo nel mero campo della fantascienza.

                    Cordialmente
                    Rana

                    Commenta


                    • #25
                      Chiarissimo come ogni Tuo intervento, Rana.
                      Scindere la componente "stress" per delineare degli effetti standard, può creare una "falsa sicurezza". La sicurezza, come ci insegnano e, giustamente, ribadisci, è prevedere la condizione peggiore.

                      Commenta


                      • #26
                        ... Ma l'azoto che si scioglie nella melina, deforma meccanicamente(schiacciandolo) l'asso e?

                        Commenta


                        • #27
                          ... Mielina... Assone... scusatemi, ma credo che avreste capito lo stesso... Grazie

                          Commenta


                          • #28
                            1200px-Complete_neuron_cell_diagram_it.svg.png
                            Originariamente inviato da leuca Visualizza il messaggio
                            ... Ma l'azoto che si scioglie nella melina, deforma meccanicamente(schiacciandolo) l'asso e?


                            Questa è una semplificazione, chiaramente, ma mostra con chiarezza le guaine mieliniche presubilmente oggetto di formato di clatrati, che facendo seguito agli interventi precedenti di Rana, sia presente anche in maniera sintomatica, sin dai primi metri. A rigor di logica la funzione dovrebbe essere "isolante" quindi credo che ipotizzare una deformazione meccanica dell'assone sia possibile.

                            Rana, conoscitore di molte più dinamiche proprie del corpo umano immersione, saprà chiarire anche questo tuo quesito.
                            Ultima modifica di maris; 20-12-2020, 15:10.

                            Commenta


                            • #29
                              Originariamente inviato da leuca Visualizza il messaggio
                              ... Ma l'azoto che si scioglie nella melina, deforma meccanicamente(schiacciandolo) l'asso e?
                              Ciao Leuca.
                              Ciao maris .

                              Premessa: grazie Maris per i tuoi complimenti, ma per onestà devo precisare che non sono un medico pertanto i miei scritti non hanno valore di "fonte" ragion per cui prendete tutto con le molle e senso critico potrei sbagliare.

                              Mielina / assone.

                              Cellula nervosa.
                              Una cellula nervosa è una cellula che se stimolata emette degli impulsi nervosi (elettrici) i quali corrono lungo un filamento (che possiamo immaginare come un filo di rame che conduce una scarica elettrica) chiamato "assone".

                              L'assone è quindi il nome del "filo elettrico" che, nel nostro corpo, forma il nostro sistema nervoso che permette non solo di controllare e comandare tutte le nostre attività motorie e vitali ma anche di creare quella straordinaria rete neurale del nostro cervello da cui si genera la nostra intelligenza.

                              Ci sono un infinità di assoni e, tanto come nel sistema elettrico delle nostre case i fili di rame non possono essere lasciati liberi di toccarsi perché andrebbero in corto circuito, allo stesso modo gli assoni non possono toccarsi, si genererebbe un disordine elettrico.
                              I fili di rame sono quindi rivestiti da uno strato isolante di plastica l'assone ha un rivestimento che li isola uno dall'altro impedendo il corto circuito, questo rivestimento, questa guaina è formata da mielina un grasso che forma dei manicotti intorno all'assone isolandolo.

                              Abbiamo definito cosa è una cellula nervosa, cosa è l'assone e cosa è la mielina, io penso che l'inerte che satura la mielina genera un effetto "meccanico" tanto che io uso una similitudine per spiegarlo: avete presente il manicotto che si usa quando ci misurano la pressione ?
                              Un manicotto che stringono intorno all'avambraccio e che poi gonfiano e, gonfiandosi stringe il braccio.
                              Ecco, io penso che la mielina si comporti come il manicotto per misurare la pressione quando satura "schiaccia" l'assone generando interferenza, ossia disturbando la trasmissione nervosa.

                              Per Maris, non penso che si formino "clatrati", io penso che la teoria dei clatrati era una vecchia teoria ormai superata, mi piace ricordarla perché in qualche modo ha delle assonanza importanti con la "solubilità lipidica).
                              Primo spiegherebbe come mai risalendo l'effetto cessa, e, per secondo s'ipotizzava che il clatrato si formasse nella mielina, guarda caso la stessa che oggi viene indicata nella teoria della "solubilità lipidica".
                              Detto questo il "clatrato" non centra nulla, si è rivelato un vicolo cieco, anche perché la solubilità lipidica indica un altro importantissimo aspetto della narcosi che non fa la teoria del "clatrato": la solubilità lipidica mette in evidenza che tutti i gas respirati ad una certa pressione gonfiano la mielina schiacciando l'assone in base alla loro solubilità nei lipidi (grassi) la mielina è un grasso lipidico.
                              Tanto che la narcosi viene scientificamente chiamata: "sindrome neuro psichica da gas compressi".
                              Quindi la narcosi non è un effetto proprio ed unicamente dipendente dall'azoto ma anche da tutti gli altri gas.

                              Prendendo la solubilità dell'azoto nei lipidi come riferimento possiamo stillare una classifica dei gas.
                              Quelli con maggiore solubilità ergo con maggiore effetto narcotico, e gas con minore solubilità e quindi meno narcotici.

                              Io penso che: dato che il sistema nervoso è fortemente vascolarizzato a stretto contatto con il sangue, e che il sangue sia il tessuto con il tempo di emisaturazione più breve una manciata di secondi circa, anche la mielina sia un comparto estremamente rapido a caricare o scaricare inerte, proprio perché a stretto contatto con il sangue.
                              Questo spiegherebbe come mai risalendo anche di pochi metri la narcosi cessi o diminuisce fortemente, perché risente subito della diminuita pressione ambiente che fa "sgonfiare" subito la mielina e quindi abbassi l'interferenza.

                              Penso anche che l'azoto affinché inizia a dare effetti significativi sulla trasmissione nervosa debba raggiungere, nella mielina, una determinata quantità di mole (per mole intendiamo l'unità di misura della quantità di una certa sostanza - il numero di molecole).
                              L'azoto si discioglie nella mielina fino a saturarla non oltre (un comparto quando è saturo si dice che per ogni molecola di gas che entra una ne esce), la quantità di mole per saturare dipenda dalla pressione ambiente, entro i -30 metri respirando aria, la quantità di azoto necessaria a saturare la mielina non raggiunge la quantità necessaria a gonfiarla a tal punto da innescare l'effetto narcotico (l'interferenza con il segnale nervoso).
                              Oltre, aumentando la quantità di azoto necessaria a ristabilire la saturazione si raggiunge il livello in cui la narcosi si genera.

                              L'elio è un gas nobile poco solubile e con una molecola mono atomica molto piccola, questo fa si che il numero di molecole necessarie a saturare la mielina sia relativamente piccolo ma non solo essendo una molecola molto piccola questa quantità non genera effetto narcotico tanto che possiamo dire che l'azoto non è narcotico.
                              Ma ....
                              Ma anche lui se raggiunge una certa quantità ergo se si raggiungono determinate pressioni parziali genera un effetto sul nostro sistema nervoso chiamato "sindrome nervosa da alta profondità".

                              Tutti i gas interferiscono con il nostro sistema nervoso è solo una questione di pressione necessaria ad innescarla.
                              L'idrogeno dicono che abbia un effetto allucinogeno simile all'LSD, solo che per innescarlo bisogna raggiungere profondità abissali.

                              Detto questo bisogna tenere conto che tutto questo discorso è solo una delle due facce della moneta, sappiamo che lo stress ed il ruolo irritante di alcuni gas, CO2 in testa ma segue anche l'O2 necessario alla nostra vita stravolgono tutti questi discorsi a tal punto da non poter fare affidamento sui calcoli "stechiometrici" che si potrebbero fare sul discorso che ho appena fatto.

                              In poche parole anche se potremmo misurare con un buon grado di correttezza l'andamento fisico della narcosi andando a misurare cosa si respira, la solubilità nella mielina ecc, ecc, andando a valutare il grado narcotico quello che otterremmo è un qualcosa che non corrisponde alla realtà, non perché non vero ma perché nella realtà la seconda faccia della moneta distorce in peggio e di molto gli effetti presunti.

                              Nessuno si senta immune, o, si affidi a tabelle, perché basta uno "scivolone" nel controllo del nostro stress e la situazione precipita.

                              Gli effetti narcotici e gli effetti dello stress sono molto analoghi e soggettivi, è difficile in certe situazioni andare a dire con certezza se siamo davanti ad uno stress o da un effetto narcotico, o da un qualcosa che è la risultante di entrambi.
                              Il nostro sistema nervoso è complesso a livelli inarrivabili per la nostra comprensione attuale, io ammetto che ci possono essere soggetti che potrebbero avvertire narcosi a quote inferiori ai -30 metri, come apro alla possibilità che anche a quote superiori a -30 metri in particolari condizioni si possano avere effetti simili alla narcosi ed allo stress.
                              Tutto questo io non lo escludo.

                              Personalmente sono portato a credere che tutto ciò che avviene sopra i -30 metri, respirando aria, si leghi allo stress psicofisico ed al limite in piccolissima e marginale causa narcotica.
                              Mentre più ci spingiamo in profondità respirando aria oltre i -30 metri e più la componente narcotica prende il sopravvento anche sullo stress.

                              Alcuni manuali parlano di reazioni aggressive da parte del subacqueo colto da narcosi, ma io non ci credo, per me sono leggende metropolitane, è lo stress che crea un comportamento aggressivo, chi va in narcosi si spegne va in black out.
                              La mia esperienza mi ha portato a gestire soggetti "aggressivi" solo a bassa profondità dove lo stress comanda e non c'è effetto narcotico, in profondità in aria tutti i soggetti che ho aiutato erano delle marionette di stoffa, letteralmente imbambolati, ed io stesso colto da forte narcosi sono finito per bloccarmi.

                              Cordialmente
                              Rana
                              Ultima modifica di RANA; 21-12-2020, 11:33.

                              Commenta


                              • #30
                                In questa discussione non posso che buttarmi dentro..... E la curiosità mi attanaglia..... Nei corsi in aria profonda FIAS penso di aver capito che vengono fatti test narcotici alla ex profondità di 60 metri, ora diventati 50. Sono test matematici? Se si di che tipo? Qualche esempio? Immagino test da eseguire a secco e poi da replicare in profondità per poter confrontare i risultati? Si basano su tempi cronometrati? Video? Potete fugarmi questa curiosità irrefrenabile? RANA che dici?

                                Commenta

                                Riguardo all'autore

                                Comprimi

                                principiante Per saperne di più su principiante

                                Statistiche comunità

                                Comprimi

                                Attualmente sono connessi 477 utenti. 0 utenti e 477 ospiti.

                                Il massimo degli utenti connessi: 1,553 alle 05:45 il 16-01-2023.

                                Scubaportal su Facebook

                                Comprimi

                                Sto operando...
                                X