"nuovi" relitti alla Maddalena

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  • "nuovi" relitti alla Maddalena

    ..non per tutti ma sempre Emozionanti !!
    http://lanuovasardegna.gelocal.it/sa...l-43-1.7123083

    Complimenti alla perseveranza !!
    Paolo
    Siamo sardi
    Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
    Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
    Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell'immensità del mare.
    Noi siamo sardi.
    Grazia Deledda.

  • #2
    Bel colpo.
    Complimenti!

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    • #3
      Paolino.... mi sei mancato
      ODERINT, SED METUANT


      http://www.9511.it/
      http://www.ivanlucherini.blogspot.com/

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      • #4
        La prua del Da Noli è noto da parecchio dove fosse,ne lessi per la prima volta su Oceans,una rivista francese.
        Durante un trasferimento a Sud mi fermai a Bonifacio e cercai il corallaro che l'aveva segnalata ai tipi della rivista,purtroppo non era in zona,dato che lavorava anche in Francia.
        Dopo aver chiesto in giro un tizio mi passa un punto vicino ad alcune pettate di corallo; in effetto lo scandaglio batteva un target di ridotte dimensioni,purtroppo meteo e mancanza di supporto in superfice mi fecero desistere.
        Anni dopo un mio conoscente noto imprenditore del settore sub e ottimo diver mi disse di averci fatto un tuffo,partendo dalla Sardegna.
        Confrontando la storia "ufficiale" di cui troviamo un sunto quì :

        http://it.wikipedia.org/wiki/Ugolino_Vivaldi_(cacciatorpediniere)

        si nota che il Vivaldi dovrebbe essere molto più verso ovest,si parla di 50 mg dall'Asinara.
        Dato che il Da Noli affondo in due tronconi parrebbe possibile che il secondo "relitto" sia in realtà la parte mancante.

        Quì si trova conferma (in fondo alla pagina) :

        https://it.wikipedia.org/wiki/Da_Noli

        Forse quanto scritto nell'articolo della Nuova Sardegna è frutto di un "refuso" del giornalista,non sarebbe la prima volta.
        Speriamo che la puntata di Linea Blu non faccia vedere le solite "amenità gastronomico popolari al posto di cose molto più interessanti.

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        • #5
          Un altro tassello a questo interessante puzzle,nel libro "50 epave en Corse" di Anne e Jean - Pierre Joncheray a pag. 123,il Da Noli era già stato trovato nel 1994 e confermato anche da Comex nella posizione di :

          41° 21' 393 N 08° 58' 166 E

          Prof. 95 mt

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          • #6
            Originariamente inviato da Maestrale
            Paolino.... mi sei mancato
            ...........
            ...........

            Via dei giardini sempre aperto !
            Paolo
            Siamo sardi
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            Grazia Deledda.

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            • #7
              Originariamente inviato da Maestrale
              Paolino.... mi sei mancato
              ...........
              ...........

              Via dei giardini sempre aperto !
              Paolo
              Siamo sardi
              Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
              Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
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              Grazia Deledda.

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              • #8
                quando Maometto non va alla montagna.... (va che bell'assist!!!)
                ODERINT, SED METUANT


                http://www.9511.it/
                http://www.ivanlucherini.blogspot.com/

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                • #9
                  A cni interessa,ecco come andarono le cose,una drammatica pagina della storia della nostra M.M.

                  Per gentile concessione dell'autore,Francesco Mattesini.

                  Francesco Mattesini, La Marina e l’9 Settembre, I Tomo, Le ultime operazioni offensive della Regia Marina e il dramma della Forza Navale da Battaglia, USMM, Roma, 2002,Capitolo XLI, p. 539-548.
                  Capitolo XLI

                  L’affondamento dei cacciatorpediniere Da Noli e Vivaldi

                  Per la Marina italiana l’affondamento della corazzata Roma e il danneggiamento dell’Italia ad opera degli aerei tedeschi del 100° Stormo Bombardamento non doveva restare un episodio isolato. Alle ore 20.00 del 9 settembre, al termine degli attacchi condotti dai velivoli del II./KG.100, un isolato “Do.217” di questo Gruppo attaccò il cacciatorpediniere Vivaldi, della 16^ Squadriglia, che assieme al gemello Da Noli era stato inizialmente destinato a raggiungere Civitavecchia, per imbarcare la famiglia reale, i membri del governo del maresciallo Badoglio, e i suoi capi militari.
                  Quando, nelle prime ore di quella mattinata del 9, fu presa la decisione che quelle alte personalità sarebbero andate a Pescara, per imbarcarsi sulla corvetta Baionetta (tenente di vascello Piero Pedemonti), alla cui scorta erano stati destinati il piccolo e velocissimo incrociatore Scipione Africano e la corvetta Scimitarra (tenente di vascello Remo Osti), i due cacciatorpediniere della 16^ Squadriglia ricevettero l’ordine, impartito da Supermarina alle 09.23, di raggiungere la Forza Navale da Battaglia a La Maddalena. Tuttavia, a causa della situazione militare sfavorevole che si era verificata in quella base navale della Sardegna per il colpo di mano tedesco che aveva portato alla pratica cattura del Comando dell’Ammiraglio Bruno Brivonesi, alle 14.14 Supermarina ordinò al Vivaldi e al Da Noli di proseguire per Bona, cercando di aggregarsi alle navi dell’ammiraglio Bergamini.
                  Avendo poi ricevuto, con il telecifrato n. 87775 delle ore 15.49, l’ordine di affondare nel passaggio delle Bocche di Bonifacio tutti i mezzi navali tedeschi incontrati – adibiti al traffico tra la Sardegna e la Corsica – i due cacciatorpediniere aprirono il fuoco contro alcune motozattere ed altri natanti. Queste unità reagirono con le armi di bordo, e la loro reazione di fuoco fu appoggiata dal tiro delle batterie tedesche situate lungo le coste meridionali della Corsica (1). Nel duello d’artiglieria che seguì, il Vivaldi (capitano di vascello Francesco Camicia) e il Da Noli (capitano di fregata Pio Valdambrini) incendiarono alcune motozattere, ma poi, verso le ore

                  ________________
                  (1) Ricordiamo che il Da Noli era salpato da La Spezia mentre il Vivaldi, che aveva fuori servizio le dinamo azionate da motori Diesel, proveniva da Genova. I due cacciatorpediniere, diretti a Civitavecchia, si erano riuniti alle ore 23.15 dell’8 settembre poco a sud di La Spezia, per poi essere dirottati al mattino del 9, in seguito all’ordine impartito da Supermarina di raggiungere La Maddalena. L’occupazione di questa base navale da parte dei tedeschi era stata conosciuta per intercettazione del segnale d’allarme lanciato dalla corvetta Danaide; ragion per cui, all’ordine ricevuto da Supermarina di attaccare i mezzi navali tedeschi in transito tra la Sardegna e la Corsica, il capo squadriglia, capitano di vascello Camicia, trovò logico impegnarsi contro il nuovo nemico. Cfr. USMM, La Marina dall’8 settembre 1943 alla fine del conflitto, cit., p. 50-51.

                  _______________

                  17.00, furono entrambi ripetutamente colpiti dal preciso fuoco delle artiglierie germaniche.
                  Il Da Noli, nel tentativo di disimpegnarsi dal fuoco nemico, finì per affondare su uno sbarramento minato, che era stato costituito su tre file, e con l’impiego di quattrocentodieci mine, il 26 agosto 1943 a sud di Capo Fenu dai posamine germanici Pommer e Brandenburg. Di questo sbarramento, costituito su tre file e coll’impiego di ben quattrocentodieci mine, per uno di quei tanti e incomprensibili misteri di leggerezza e di confusione - se non di irresponsabilità – esistenti in quei giorni nell’ambito dei comandi della Regia Marina, le due siluranti italiane non erano state messe al corrente.
                  Sull’azione a fuoco dei due cacciatorpediniere, iniziata dopo che erano stati avviostati due natanti tedeschi diretti verso la Corsica, e sull’affondamento del Da Noli riportiamo quanto scrisse nella sua relazione il comandante del Vivaldi, capitano di vascello Camicia (2):

                  Alle 16.50, quando alla distanza di 8-9000 metri apro il fuoco a sinistra coi tre complessi da 120 mm su detti natanti, che risultano essere una motosilurante e una motozattera. Il tiro dalla terza salva in poi inquadra perfettamente i bersagli. Dopo l’ottava salva nella zona si vede solo la motozattera, che ha invertito la rotta, è sbandata e fa fumo. Sospendo il tiro. Si vedono diversi aerei a bassa quota lungo le coste della Corsica; essi si tengono fuori portata dalle nostre mitragliere.
                  Alle 17.00 si apre il fuoco coi tre complessi da 120 mm e colle mitragliere in campo su una motosilurante e poi su due motozatterde, che si avvistano sotto la costa della Corsica. Il tiro è molto ben centrato fin dalle prime salve: le due motozattere sembrano ambedue decisamente colpite.
                  Violenta reazione da parte delle unità contro le quali si spara e da parte di alcune batterie situate sulla costa meridionale della Corsica, che sulle prime non si riesce ad individuare.
                  Aumento la velocità a 25 nodi e cerco di tenermi al largo della costa, per quanto lo consente la posizione delle mine; quando ambedue le motozattere sono scadute di poppa, apro il tiro contro la batteria di terra che si è potuta individuare.
                  La nave viene colpita da colpi di mitragliera e di piccolo calibro a poppa; diverso personale, specie degli armamenti delle due mitragliere poppiere, viene messo fuori combattimento.
                  Alle 17.15 arrivano colpi di piccolo calibro in caldaia n. 1 e nello scudo del pezzo di prora, provocando incendio e inutilizzazione della caldaia n. 1, forti perdite di vapore ed inutilizzazione delle turbodinamo, nonché inutilizzazione del complesso da 120 di prora con molti morti e feriti.
                  Si da ordine di accendere rapidamente la caldaia n. 4.
                  La nave riduce di velocità e poco dopo anche la caldaia n. 2 d’evessere spenta per impossibilità del personale di restare nel locale, dato il grande aumento di temperatura provocato dall’incendio in caldaia n. 1 e dato che i ventilatori aspirano
                  _________________
                  (2) Ibidem, p. 51-53.

                  _________________

                  tutto il fumo e i gas causati dall’incendio sotto il castello.
                  Proietti da 88 colpiscono la nave poco sopra il galleggiamento a prora… provocando incendio.
                  Anche la caldaia n. 3 dev’essere spenta, avendo ricevuto un colpo nel deposito nafta dal lato dritto. La nafta si è in parte sparsa nel locale della caldaia, provocando un principio di incendio quasi subito domato. Il colpo ha provocato aanche avarie alle tubolature di alimento ausiliario di detta caldaia.
                  Alle 17.30 la nave ha le macchine ferme per mancanza di vapore ed è ancora sotto il fuoco di una delle batterie della costa corsa. Sfruttando il poco abbrivio rimasto, mi presento al vento, che nel momento spira leggero dal secondo quadrante, coprendomi verso la Corsica con nebbia di cloridrina e col denso fumo della caldaia in accensione.
                  Nel frattempo il DA NOLI, che ha preso parte al tiro contro le unità e le batterie dal lato della Corsica, sembra anch’esso colpito; si allarga dalla costa, mi sopravanza in velocità verso sud-ovest e fa molto fumo.
                  Alle 17.50 una grande colonna d’acqua biancastra, come di esplosione di mina, avvolge il DA NOLI che spezzato in due al centro affonda.
                  Si vede molta gente in mare e poco dopo anche una motolancia in moto vicino alle zattere di salvataggio.
                  Avendo la radio principale inutilizzata, trasmetto con radiosegnalatore (alimentato con batterie di riserva) a Supermarina e al Comando Squadra l’affondamento e la posizione del DA NOLI e la posizione e le avarie del VIVALDI.

                  Prima di affondare per l’esplosione della mina, il Da Noli era stato colpito da due proietti, che avevano raggiunto la linea galleggiamento a poppa e il sotto il castello a prora, senza però procurare alcuna perdita umana. L’urto contro la mina avvenne mentre l’equipaggio stava tamponando le vie d’acqua apertesi a poppa, e nell’esplosione trovò la morte il comandante dell’unità, capitano di fregata Valdambrini, e buona parte degli uomini che si trovavano con lui sul ponte di comando.
                  Quanto alle navi tedesche prese a bersaglio dai due cacciatorpediniere, che ritennero di aver messo alcuni colpi a segno, non risulta che ve ne sia stata alcuna colpita, per quanto fossero state inquadrate dal tiro delle unità italiane.
                  Il Vivaldi, che come abbiamo visto si era fermato dopo essere rimasto gravemente danneggiato da alcuni proietti da 88 mm. che avevano determinato incendi scoppiati nei locali caldaie, avendo proseguito la navigazione e attraversato faticosamente lo Stretto di Bonifacio per poi dirigere, alle 18.30 del 9 settembre, verso le Isole Baleari con l’intenzione di raggiungere Minorca, fu attaccato alle 20.00 dal solitario “Do.217” del II./KG:100. La bomba radioguidata “Hs.293” del velivolo tedesco, cadendo visino allo scafo del cacciatorpediniere, esplose determinando una forte concussione che scaraventò in mare una ventina di uomini dell’equipaggio - a cui fu lanciato in mare un canotto di salvataggio “Carley”- spezzò alcune tubature, e fece incastrare alcune valvole. Ciò determinò dapprima un calo di velocità della nave e poi, per lo spegnimento dell’unica caldaia rimasta in funzione, l’immobilizzazione del Vivaldi.
                  Nella testimonianza del sottocapo furiere Eugenio Costa, il dramma del Vivaldi, rimasto privo di ogni possibile aiuto perché, come vedremo, i suoi segnali di soccorso furono male interpretati dai cacciatorpediniere della 12^ Squadriglia e dalle torpediniere che stavano ancora nella zona dell’Asinara dopo aver recuperato i naufraghi della corazzata Roma, ebbe inizio alle ore 02.10 del 10 settembre. A quell’ora, infatti, il direttore di macchina, maggiore del G.N. di complemento Rodolfo Strudel, salì in plancia per comunicare al comandante Camicia “di non poter più proseguire per mancanza di acqua dolce”.
                  Nelle restanti ore della notte, con il cacciatorpediniere che, con vento e mare forza 3, scarrocciava verso levante ad una cinquantina di miglia ad ovest della Punta dell’Asinara, senza possibilità di poter essere salvata, l’equipaggio si dedicò alla costruzione di zatterini per aumentare il numero di quelli in dotazione, che furono legati l’uno all’altro per mantenerli riuniti in mare.
                  Quindi, dopo un alternarsi di speranze e di delusioni, la nave fu abbandonata alle ore 05.30 10, ed affondò alle 11.30 .
                  Del personale del Vivaldi, che aveva preso posto su un numero sufficiente di imbarcazioni e canotti di salvataggio, mancarono all’appello quaranta del duecentottanta uomini dell’equipaggio, la maggior parte caduti nel corso del combattimento con le batterie costiere e le unità navali tedesche, i restanti tra quelli che era nano stati sbalzati in mare dall’esplosione della bomba.
                  Un esempio luminoso ed eroico di sacrificio fu offerto dal capitano di corvetta Alessandro Cavriani e dal capo meccanico Virgilio Fasan che, abbandonata l’imbarcazione sulla quale si erano già posti in salvo, non curanti dei richiami del comandante Camicia, l’ultima persona ad abbandonare il Vivaldi, tornarono a nuoto sul cacciatorpediniere per renderne più sicuro e rapido l’affondamento. Furono visti per l’ultima volta sul castello, sull’attenti nel saluto della bandiera, mentre la loro nave si inabissava di prora. Entrambi, per aver voluto eroicamente immolare la vita per seguire la sorte della loro nave furono decorati con la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria.
                  Dei superstiti del Vivaldi ventuno, in massima parte feriti, furono raccolti da un idrovolante trimotore tedesco “Do.24”, che ammarò nel pomeriggio del 10 presso i mezzi di salvataggio, che erano guidati ordinatamente dal comandante Camicia. Altri tre idrovolanti della Luftwaffe del medesimo tipo, provenienti da Livorno ammarati, successivamente, non poterono decollare perché alle 14.35 furono sorpresi nella fase di imbarco dei naufraghi da un velivolo da caccia “P.38” statunitense, arrivato nella zona.
                  Dopo che il suo pilota ebbe fatto cenno ai naufraghi di allontanarsi, in tre successivi passaggi effettuati a bassa quota, il velvolo statunitense, non tenendo assolutamente conto dei visibili segni della croce rossa sugli idrovolanti tedeschi, sviluppò un fuoco micidiale contro i tre “Do.24”, incendiandoli tutti. Sebbene non vi fossero state perdite fra i membri dell’equipaggio, che avevano reagito all’attacco con il fuoco delle loro mitragliere, venti marinai italiani, tra quelli già raccolti dagli idrovolanti, restarono uccisi. Tra essi vi furono il capo silurista Salvatore Fais e il cannoniere ordinario Salvatore Costa, che non poterono uscire dai “Do.24” in fiamme, perché in precedenza erano rimasti gravemente feriti sul Vivaldi.
                  Gli equipaggi tedeschi, che avendo preso posto nelle imbarcazioni di salvataggio italiane, furono poi raccolti, assieme a quarantasette uomini del Vivaldi, da una piccola motovedetta tedesca arrivata nella zona nelle prime ore del giorno 11. Altri due naufraghi italiani erano stati raccolti nel tardo pomeriggio del 10 da un idrovolante statunitense, il chè ridusse il numero dei superstiti del Vivaldi ancora in mare a centoquarantadue. Nel frattempo il mare si era andato ingrossando da levante, determinando la frequente rottura dei cavi di rimorchio e rendendo molto difficoltosa la navigazione delle varie scialuppe che, unite da cavi di rimorchio, erano guidate da una motobarca, da cui il comandante Camicia dirigeva le operazioni.

                  Ben presto il vento alternato a violenti piovaschi finì per disperdere il convoglio, e Camicia, che aveva tentato fino all’ultimo di impedirlo, si trovò solo con il suo natante sul quale si trovavano cinquanta persone. Basandosi per la navigazione su una bussoletta, che aveva recuperato da uno degli idrovolanti tedeschi incendiati, ed agevolato dalla caduta del vento, se non delle onde, navicando a lento moto riuscì ad approdare alle 23.30 del 17 ottobre sulla spiaggia del villaggio di Blanés, 60 Km. a nord est di Barcellona, ove raccomando alle autorità spagnole la ricerca delle altre imbarcazioni.

                  Una di queste, con trentacinque uomini, che era guidata dal sottotenente di vascello Oddone, approdò il mattino dell’indomani 18 poco a sud di Capo San Sebastiano. Altri due naufraghi erano stati nel frattempo recuperati da un idrovolante tedesco, e un altro gruppo fu salvato nella notte sull’11 settembre dal sommergibile britannico Sportsman (tenente di vascello R. Gatehouse) che stava rientrando ad Algeri dalla zona di agguato assegnata al largo di Bastia. Lo stesso Sportsman, il 12 settembre, passando a circa 90 miglia ad ovest di Bonifacio, recuperò anche quarantadue uomini del Da Noli (3).
                  Infine un gruppo di sette marinai del Vivaldi venne tratto in salvo il giorno 15 settembre dalla motozattera italiana Mz. 780 (aspirante guardiamarina Alfonso Fappiano) che, essendo salpata il giorno avanti dall’Isola Capraia, nell’Arcipelago Toscano, approdò nel pomeriggio del 16 nelle Isole Baleari, a Port Mahon, dopo una navigazione difficilissima a causa di due dei tre motori in avaria e per aver consumata tutta la nafta e l’acqua.
                  Complessivamente le perdite del Vivaldi assommarono a sessanta uomini, inclusi due ufficiali e quattro sottufficiali.

                  ________________
                  (3 Il 13 settembre, il giorno prima di raggiungere la destinazione di Algeri, lo Sportsman fu individuato ed attaccato, per errore, da un quadrimotore statunitense “B.24”. che sganciò contro il sommergibile sette bombe con alto esplosivo al torpex. Esse caddero talmente vicine allo Sportsman da causargli seri danni alla torretta, mettendogli fuori uso anche l’apparato radar. Cfr., Historical Section Admiralty, Submarines, vol. II, Londra, 1955, p. 179-180.
                  _________________

                  Le perdite umane del Da Noli, considerando la rapidità con cui il cacciatorpediniere andò a fondo spezzandosi in due tronconi, risultarono più elevate di quelle del Vivaldi, dal momento che su un equipaggio di duecentosessantasette persone i mancanti all’appello furono ben duecentocinque, tra cui il comandante Valdambrini. Trentanove superstiti, oltre ai quarantadue raccolti dal sommergibile britannico Sportsman, raggiunsero la vicina coste della Corsica dopo molti stenti, a causa del vento di levante che, soffiando nelle Bocche di Bonifacio, ostacolò non poco la lentissima navigazione dei mezzi di salvataggio.

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                  • #10
                    Grazie per l'interessantissimo resoconto di quei tragici giorni....

                    Mi sorprende ogni volta quanto siano "attuali" i ricordi di cui parlano i tanti relitti che giacciono nel silenzio del mare.

                    Un solo difetto.....abbiamo la memoria troppo corta e non impariamo quasi mai dai nostri errori...
                    Paolo
                    Siamo sardi
                    Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi, romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
                    Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
                    Siamo il regno ininterrotto del lentisco, delle onde che ruscellano i graniti antichi, della rosa canina, del vento, dell'immensità del mare.
                    Noi siamo sardi.
                    Grazia Deledda.

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                    • #11
                      Originariamente inviato da paolosub
                      Grazie per l'interessantissimo resoconto di quei tragici giorni....

                      Mi sorprende ogni volta quanto siano "attuali" i ricordi di cui parlano i tanti relitti che giacciono nel silenzio del mare.

                      Un solo difetto.....abbiamo la memoria troppo corta e non impariamo quasi mai dai nostri errori...
                      Purtroppo la Storia si ripete sempre,anche se in modi apparentemente diversi.
                      Uno dei miei interessi è leggere i resoconti della "bassa forza",coloro che cercavano di fare il proprio dovere e portare la pelle a casa ... molto istruttivo,anche rapportato ai giorni nostri.

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