Originariamente inviato da M.
Visualizza il messaggio
DEEP STOP - la sosta profonda è defunta?
Comprimi
X
-
Non voglio causare altra confusione, ma leggendo, mi è venuto in mente la possibilità di abilitare le soste (non tappe obbligatorie) di profondità in alcuni sunnto. Se di queste si tratta, abilitarle significa che si intende seguirle, altrimenti basta lasciarle spente. Nel manuale c'è scritto da qualche parte che, non rispettandole non succede nulla, ma ne verrà tenuto conto.nella successiva immersione, io Immagino con un maggior residuo di azoto ...
Se avessi molto più tempo potrei fare molte più cose.
L'ottimista pensa che viviamo nel migliore dei mondi possibili, il pessimista teme che sia vero.
Commenta
-
Secondo voi come faccio a non dire la mia ......
Cosi eccomi qui a tediarvi, d'altronde ve lo siete voluti voi.
Bisogna fare un passo indietro e guardare al passato, cosa è successo e quali fatti hanno portato a cosa ...... per capire cosa s'intende per "sosta" profonda (o in inglese extra deep stop) e "tappa" profonda.
Sappiamo tutti che, sin da quando si è preso consapevolezza dei problemi legati alla decompressione, gli scienziati si sono trovati davanti a un problema di non facile soluzione.
Le bolle nel corpo di un uomo ci sono indipendentemente che si faccia o non si faccia immersioni ? si o no ...
Se accettiamo il fatto che le bolle non ci sono all'interno del corpo di un subacqueo prima dell'immersione (cosa non vera), dobbiamo inevitabilmente ritenere che queste si formano solo in seguito a una decompressione non corretta.
Se accettiamo che le bolle ci sono anche prima di un immersione dobbiamo ritenere che queste, in seguito alla decompressione non corretta possono solo tendere a crescere.
La differenza non è poco.
Se le bolle non ci sono nel subacqueo, la decompressione si basa su una sola "fase", ossia deve controllare solo la dinamica dell'inerte disciolto.
Se le bolle esistono prima di un immersione nel corpo di un sub di conseguenza tendono a cresce, la decompressione è a due "fasi": si stima che circa il 90% dell'inerte viaggia dentro di noi disciolto e il restante 10% viaggia dentro di noi all'interno delle microbolle in cui possono mantenere lo stato gassoso "fase libera".
La fase disciolta si regola su un rapporto (1:2) perché avvenga il rilascio, la fase libera risente in maniera pericolosa di un alto gradiente (differenza).
In poche parole se con la sola fase disciolta il subacqueo tende ad arrivare in superficie dove effettua lunghe tappe - per controllare la fase libera il subacqueo dovrebbe rimanere sul fondo risalire molto ma molto lentamente.
Haldanne nel suo modello ha ritenuto che nel corpo umano non ci fossero bolle e di conseguenza la decompressione è monofase (fase disciolta), usando come elemento di sicurezza il famoso rapporto 1:2 (pressione interna : pressione esterna) frutto di un osservazione empirica.
I suoi studi divennero la base dei modelli che noi chiamiamo "classici".
A lui si contrappose Hilss scienziato che formulò il modello termodinamico - modello che può essere considerato l'antisignano dei modelli a bolle.
Malgrado i modelli classici nascono con degli errori di base colossali nel tempo hanno dimostrato di funzionare benissimo nell'immersione ricreativa.
Perché funzionano bene ?
Io penso perché in ambito ricreativo la decompressione si svolge su una quantità d'inerte assorbito relativamente piccola, per cui il 10% di un qualcosa di piccolo da un risultato che difficilmente porta a dei problemi.
Ma la subacquea ricreativa con i suoi limiti di tempo e di profondità ha dimostrato presto di non riuscire a contenere l'attività ludica.
Più l'immersione si sposta in profondità e i tempi di permanenza aumentano e più i modelli classici hanno dimostrato una certa "miopia".
Il 10% - la fase libera iniziava a far pesare la sua presenza ........
Nel tempo con l'avvento del doppler e di molti studi si è compreso che le bolle ci sono e lo studio di queste bolle ha portato ai modelli a bolla.
Modelli in cui è la "fase libera" a comandare e di conseguenza il subacqueo non risale più in superficie con lunghe tappe ma inizia una serie di soste molto più in profondità (vengono introdotte le tappe profonde).
Ma .... attenzione i modelli a bolla sono storia recente, facciamo ancora un passo indietro.
Anche in passato e forse più in passato l'immersione non aveva limiti "ricreativi" per cui i problemi succedevano.
Importante ai fini del nostro discorso è l'esperienza di Pile.
Pile era un biologo subacqueo che andava a prendere i pesci a forte profondità, per non farli morire dato che i pesci hanno la vescica natatoria - una sorta di gav che poteva esplodere se riportati in superficie direttamente, si fermava a circa la metà della profondità per siringare la vescica dei pesci per scaricare parte dei gas e non farli morire.
Pile aveva notato che quando prendeva i pesci non aveva sintomi di PDD quando non li prendeva era quando poteva avvertire sintomi di PDD.
Su questa osservazione empirica formulò le sue tappe profonde (metodo Pile) dove mi fermo sempre a metà della profondità da dove mi trovo alla prima tappa deco.
Questo metodo venne talmente criticato dai medici arroccati nelle loro idee classiche da essere dimenticato.
Torniamo a noi, quando i modelli a bolle iniziarono ad essere una realtà si compresero anche i limiti dei modelli classici - limiti che nel frattempo personaggi come Buhlmann avevano iniziato a compensare, i modelli di Buhlmann sono si classici ma all'interno hanno non solo il parametro che media il rapporto (il famoso 1:2 per intenderci di Hadane) ma anche un altro parametro che media il gradiente ossia non il rapporto ma la differenza (differenza è più congeniale alla dinamica delle microbolle).
Cosi ci si è trovati con uno strumento decompressivo molto diffuso - i modelli classici - ma "miope" e nuove teorie e modelli più evoluti ma poco testati (tenete presente che sto parlando nei primi anni del 2000 - oggi, 16 anni dopo, i modelli a bolla hanno maturato una base statistica più che accettabile).
Cosi in quegli anni si è cercato di correggere la miopia dei modelli classici.
la "lente" con cui si è cercato di correggere le tabelle classiche era la famigerata sosta profonda (extra deep stop).
Questo a portato a un dibattito molto acceso, si è ripreso e riscoperto il metodo Pile, si è notato come questo incredibilmente si avvicinasse all'andamento dei modelli a bolle, si sono sperimentate extra deep stop varie: una sola, poi due, se non più soste profonde - si sono sperimentati tempi differenti da un minuto a due.
Ovviamente questo discorso non sfuggi alle ditte produttrici di computer subacquei che hanno visto in tutto questo un nuovo filone d'oro per piazzare su un mercato asfittico nuovi modelli dall'incredibili potenzialità (solo per il loro tornaconto).
Cosi ecco i computer con le soste profonde ma rimaneva sempre un problema il tutto era sempre controverso per cui hanno mediato inserendo la possibilità di disattivare le exstra deep stop.
Ma la scienza va avanti e nuovi studi indicano che la sosta extra profonda non apporta a un effettivo aumento della sicurezza.
Si pensava che la sosta extra in profondità avesse i seguenti vantaggi:
* degassasse i tessuti veloci sottraendo inerte alle microbolle
* collassasse le microbolle non stabili nel surfattante.
* portasse nel filtro polmonare un numero maggiore di microbolle riducendone il numero complessivo.
I nuovi studi indicano che i vantaggi ci sarebbero solo per immersioni di lunga durata (tempo di permanenza) a bassa profondità (circa non oltre i -30 metri).
Mentre per immersioni profonde e per tempi contenuti - (vedi immersioni in aria profonda) non erano un vantaggio ma un potenziale problema.
Cosi vennero tolte nuovamente ...... ma ....... ma c'è un problema .... cosa ne facciamo di tutti i computer con le extra deep stop ???
Piccola digressione, le extra deep stop dei computer non sono volte a mediare la decompressione di immersioni profonde ma a mediare il carico decmpressivo in immersioni ripetitive.
Di fatto un mero strumento, per rendere più cautelativa la decompresisone e spingere il marketing.
Nulla, di fatto tutti i computer ricreativi con extra deep stop paventati come il non plus ultra della scienza non sono altro che normali computer anzi quasi invendibili se ci rifacciamo ai nuovi riscontri scientifici.
Cosi guarda caso escono questi bellissimi articoli sulle extra deep stop che a mio avviso fanno "melina" - dicono si le cose come stanno ma lasciano intendere che se lo strumento le fa fare in questo caso vanno bene.
No.
Le extra deep stop dei computer ricreativi sono delle colossali "C A G A T E" ma dato che male non fanno e che l'economia deve continuare a girare vanno bene cosi.
Ma torniamo a noi.
Morale della favola.
Nei programmi decompressivi evoluti - non mi riferisco al computer ricreativo - ma ai software e ai computer tecnici che permettono di modulare parametri e situazioni, le exstra deep stop sono diventate obsolete.
Molti computer tecnici le prevedono addirittura prevedono anche il metodo Pile ma è uno strumento a mio avviso obsoleto.
I modelli classici hanno ormai tutti i "gradient factor" che permettono di spalmare in maniera più logica la decompressione sin da quote profonde.
I modelli a bolle non hanno bisogno di extra deep stop - perché nascono già per controllare la fase libera - con questo anche loro hanno parametri che permettono di elevare il conservatorismo.
Ormai è acquisito nell'esperienza collettiva delle immersioni tecniche la necessità di strutturare piani decompressivi che prevedono tappe di decompressione a quote più profonde anche con i modelli classici ma questo bersaglio si centra con altri strumenti e non più con le famose extra deep stop.
La extra deep stop si può ritenere per me al momento obsoleta.
Paradossalemtne è molto più attuale il metodo Pile rispetto alla sola exstra deep stop anche se non ha comunque senso con i nuovi strumenti a disposizione (vedi gradient factor).
Cordialmente
Rana
- 3 mi piace
Commenta
-
Originariamente inviato da delellisc Visualizza il messaggionella mia deco faccio sempre delle soste importanti a 21m
quindi se come prof massima vai a 25 m allora ok...TSA Trimix Instructor 70 m.
OWI SSI
Commenta
-
Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggioSecondo voi come faccio a non dire la mia ......
Si tira quindi ad indovinare con modelli che se poi vedi come sono stati "validati" inorridisci (us navy comprese).
Quindi alla fine è tutto empirico temperato con l'utilizzo della logica e delle leggi scientifiche generali che conosciamo.
Poichè ciò che è importante non è quanto inerte si scioglie nei tessuti ma che non si formino tendenzialmente bolle pericolose è logico (nonchè conforme alle leggi scientifiche generali) che se fai delle tappe fonde (più di una e ben prima di metà della profondità raggiunta) l'espansione della bolla si ferma mentre l'inerte continua a fuoriuscire dai tessuti non potendo entrare nella bolla ed uscendo quindi dal corpo. Che poi altri tessuti ne continuino ad incamerare è irrilevante.
Sul come fare queste tappe fonde soccorre l'esperienza e oggi c'è un numero di immersioni reali con tappe fonde che forniscono dei dati empirici nettamente maggiori e migliori sotto il profilo qualitativo di quelle che sono servite a validare certe tabelle.
Sui profili proposti dai computer stendiamo un velo pietoso posto che non è igienico fare una risalita continua alla massima velocità permessa da un computer. Il computer non è un pilota automatico ma serve per avere dei dati che il sub deve capire ed interpretare.
Da ultimo il lavoro principale dei medici iperbarici è quello di curare i malati.
Ultima modifica di M.; 07-12-2016, 13:54.
- 1 mi piace
Commenta
-
Ciao M.
Condivido quanto hai detto ma correggimi se sbaglio non c'è incompatibilità con quanto ho affermato.
O sbaglio ?
Solo a titolo di chiacchierata mi permetto delle considerazioni, spero a completamento altrimenti ben vengano critiche e correzioni.
Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggioIn realtà scientificamente non se ne sa un tubo per gli ovvi limiti posti all'osservazione di ciò che realmente accade all'interno dei tessuti.
La teoria dietro i modelli decompressivi (classica a bolle ecc, ecc) è scientificamente provata, per esempio: le bolle hanno un rivestimento detto surfattante e questo ne determina la maggiore o minore permeabilità.
Questo fatto è scientificamente ineccepibile.
Che la saturazione dentro di noi avviene tramite processi sia perfusivi che diffusivi è un fatto certo.
E cosi via .....
Solo che non si ha modo di andare a raccogliere dati certi, nel momento in cui si svolge la decompressione, sulla disposizione delle molecole d'inerte all'interno di un corpo umano, vivo e di conseguenza non conosciamo tutte le interazioni all'interno.
Conosciamo tanti aspetti certi anche se non conosciamo tutto della decompressione.
Quello che conosciamo ci permette comunque di andare a stimare con un buon grado di certezza ciò che dovrebbe avvenire.
Un esempio di quanto dico può essere un palloncino gonfio d'aria.
Mi rifaccio a un esempio che è citato nel libro di Carlo Rovelli "Sette brevi lezioni di fisica":
Si sa molte cose su un palloncino gonfio - pressione, volume, temperatura, pressione ambiente, ecc, ecc, tutti aspetti certi e scientificamente provati ma non si conosce la posizione esatta delle molecole di gas all'interno del palloncino.
Quello che si conosce ci permette di stimare in linea di massima con certezza cosa avviene per esempio se sciolgo il nodo che gli impedisce di sgonfiarsi.
So che riceverà una spinta e che inizierà a volteggiare ma non so come volteggerà con precisione perché non so la posizione interna delle molecole e il loro moto.
Questo è il grande limite quando si analizzano i problemi legati alla decompressione, sappiamo tante cose ma non abbiamo modo di misurare con esattezza tutti i parametri e le variabili, per cui, possiamo solo stimare un comportamento di massima corretto ma non aver certezza precisa del problema.
Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggioSi tira quindi ad indovinare con modelli che se poi vedi come sono stati "validati" inorridisci (us navy comprese).
Anche la storia dei palombari è a dir poco un film dell'orrore ....
Oggi le cose sono un po diverse, e, comunque l'esperienza delle US Navy come quella di tutti i primi tentativi di regolare la decompressione, hanno permesso di iniziare un cammino scientifico di cui oggi beneficiamo.
Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggioQuindi alla fine è tutto empirico temperato con l'utilizzo della logica e delle leggi scientifiche generali che conosciamo.
Non centra con la decompressione ma fa capire quanto la pratica spesso ha anticipato la scienza e di molto.
Anche per gli apneisti c'è una forma di PDD che potrebbe colpire dopo un numero elevato di tuffi ripetuti.
Oggi sappiamo con ragionevole certezza che se rispettiamo un intervallo di superficie doppio rispetto al tempo dell'apnea questo problema si disinnesca, oggi ipotizziamo anche ciò che dovrebbe avvenire ecc, ecc.
In passato i pescatori polinesiani non avevano modo di conoscere la scienza che oggi noi padroneggiamo ma erano colti da analogo problema quando passavano tutta la giornata in mare a tuffarsi in apnea.
Cosi iniziarono a pregare, con una canzoncina, i loro idoli e ...... il problema il "taravana" (cosi in lingua polinesiana veniva chiamato la forma di pazzia conseguente a questa particolare PDD) non li olpiva.
Guarda caso la canzone durava circa il doppio del tempo di apnea.
Ma lo stesso Pile è un formidabile esempio di come l'osservazione empirica dei fatti porti a soluzioni che anticipano quanto poi la scienza conferma.
Lo stesso rapporto di Haldane 1:2 è frutto di un osservazione empirica dei problemi dei "cassonari".
Oggi, nel 216, sappiamo tanti aspetti, non tutti ma tanti si .... e le tecnologie sono tali da permetterci previsioni con un grado di certezza elevata molto più elevata rispetto a quanto si poteva in un passato non tanto lontano.
Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggioPoichè ciò che è importante non è quanto inerte si scioglie nei tessuti ma che non si formino tendenzialmente bolle pericolose è logico (nonchè conforme alle leggi scientifiche generali) che se fai delle tappe fonde (più di una e ben prima di metà della profondità raggiunta) l'espansione della bolla si ferma mentre l'inerte continua a fuoriuscire dai tessuti non potendo entrare nella bolla ed uscendo quindi dal corpo. Che poi altri tessuti ne continuino ad incamerare è irrilevante.
Oggi è indubbio e assodato che la decompressione non può essere solo quella prossima alla superficie come nei modelli classici.
Oggi è ormai acquisito come pratica spalmare i tempi di decompressione su tappe a maggior profondità per i motivi che hai detto.
Su questo penso tutti condividiamo e le esperienze empiriche lo dimostrano senza dubbi.
Si tratta di capire come spalmare, in profondità, la decompressione, capire tempi e quote, procedure ecc, ecc.
Questo non è ancora terreno certo, anzi è qui che ci si perde in una nebulosa di teorie, comportamenti, credenze.
Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggioSul come fare queste tappe fonde soccorre l'esperienza e oggi c'è un numero di immersioni reali con tappe fonde che forniscono dei dati empirici nettamente maggiori e migliori sotto il profilo qualitativo di quelle che sono servite a validare certe tabelle.
Aggiungo solo che al giorno d'oggi si sta grattando il barile.
Cosa voglio dire ....
I comportamenti macroscopici li sappiamo, li conosciamo, li sappiamo applicare e sappiamo anche il loro peso.
Con questo si cerca sempre più di mettere a fuoco il tutto ma siamo arrivati a un punto dove conosciamo il massimo di quello che si può fare a livello generale, ossia a livello di popolazione eterogenea siamo al fondo del barile con quello che si può estendere a tutta una popolazione eterogenea.
Per andare oltre, è mia convinzione che bisogna iniziare a ragionare a livello del singolo soggetto, ossia personalizzare la decompressione sui parametri e sulle caratteristiche personali di ognuno di noi.
In conclusione i comportamenti prudenti sono chiari e ben conosciuti.
Inutile parlare di tappe profonde, di extra deep stop, di modelli a bolle o classici se il subacqueo non rispetta i seguenti aspetti:
* perfetta idratazione
* buona forma fisica
* corretti profilo d'immersione
Se si rispettano questi aspetti paradossalmente funziona quasi tutto, dove il quasi indica l'eventuale soggetto che per caratteristiche fisiche personali esula dalla normale.
Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggioSui profili proposti dai computer stendiamo un velo pietoso posto che non è igienico fare una risalita continua alla massima velocità permessa da un computer. Il computer non è un pilota automatico ma serve per avere dei dati che il sub deve capire ed interpretare.
Da ultimo il lavoro principale dei medici iperbarici è quello di curare i malati.
Questo a portato a un "escalation" nel conservatorismo più estremo e assurdo.
Condivido stendiamo un velo pietoso sui computer ricreativi e tutti i loro "barocchi" conservatorismi e pseudo tappe profonde.
Con questo oggi ci sono una nuova famiglia di computer che permettono di gestire il software decompressivo, addirittura di scegliere tra i vari software, questo permette di attuare delle strategie che i computer ricreativi non permettono.
Ovviamente tutto questo va di pari passo al grado di cultura di chi li usa che si deve necessariamente affrancare dal concetto sbagliato di avere un pilota automatico.
Cordialmente
Rana
Ultima modifica di RANA; 07-12-2016, 15:57.
- 2 mi piace
Commenta
-
Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggionon c'è incompatibilità con quanto ho affermato.
O sbaglio ?
La teoria dietro i modelli decompressivi (classica a bolle ecc, ecc) è scientificamente provata
Quello che conosciamo ci permette comunque di andare a stimare con un buon grado di certezza ciò che dovrebbe avvenire.
Inutile parlare di tappe profonde, di extra deep stop, di modelli a bolle o classici se il subacqueo non rispetta i seguenti aspetti:
* perfetta idratazione
* buona forma fisica
* corretti profilo d'immersione
Ovviamente tutto questo va di pari passo al grado di cultura di chi li usa che si deve necessariamente affrancare dal concetto sbagliato di avere un pilota automatico.
Commenta
-
Lapidario ... così frustri tutti i tentativi di fare conversazione, però
sappiate che vi leggo sempre con molto interesse !
Se avessi molto più tempo potrei fare molte più cose.
L'ottimista pensa che viviamo nel migliore dei mondi possibili, il pessimista teme che sia vero.
Commenta
-
Ho letto con attenzione l'interessante discussione sulle soste profonde attivata da MAD in riferimento al mio articolo http://www.simsi.it/2016/11/24/deep-...fonda-defunta/
C'è chi di voi ha spiegato bene il ruolo delle tappe obbligatorie: intendo quelle previste dal computer subacqueo (nota: si è liberi di decidere se attivare o meno l'opzione tappe profonde, una volta attivata va rispettata), dai software per il calcolo della decompressione (tipo Decoplanner, V-Planner), dalla decompressione mnemonica.
E' altresì diffusa la consapevolezza che sia inutile aggiungere arbitrariamente "soste" alla decompressione (per esempio due minuti a metà della profondità; a metà della pressione assoluta che equivale a dire alla metà della profondità meno cinque metri).
In realtà il punto di vista fisiologico (nota: i dottori studiano la fisiologia per prevenire, non attendono di curare gli incidenti) è diverso.
Nel 2015 molti giovani ricercatori europei (con fondi di ricerca della UE) hanno rilevato che già sul fondo si attiva un processo infiammatorio (liberazione di citochine che sono mediatori della infiammazione) - sia per lo sforzo del nuoto in immersione che per le elevate pressioni parziali di azoto e ossigeno. L'infiammazione si mantiene nelle 24 ore successive alla emersione. Raramente il processo infiammatorio determina i sintomi o segni dell'incidente da decompressione (anche se a volte le manifestazioni non sono riconosciute: stanchezza, malessere, eruzioni cutanee, prurito).
Nel 2016 abbiamo lavorato per capire meglio la connessione tra infiammazione con le diverse miscele respiratorie (l'elio riduce le citochine e l'infiammazione; l'aria respirata oltre 40 metri e l'aria arricchita in ossigeno con pressione parziale oltre 1,3 bar aumentano l'infiammazione) e le soste profonde. Nel 2017 sarà pubblicato uno studio al quale ho contribuito sulla prestigiosa rivista Diving and Hyperbaric Medicine Journal.
Inoltre, adesso, sappiamo che diversi fattori non modificabili (età > 50 anni, genetica) e modificabili (fumo, Body Mass Index, circonferenza addome, colesterolo, frequenza delle immersioni - tanto più sono meglio è, presenza di shunt destra sinistra) influenzano il rischio di incidente da decompressione relativamente (Rischio Relativo) a persone che - a parità di profilo di decompressione - non hanno gli stessi fattori di compromissione.
All'EUDI Show 2017, presso lo stand della Società Italiana Medicina Subacquea e Iperbarica (spazio DIVE DOCTOR) presenteremo queste evidenze (sarà possibile calcolare il Rischio Relativo per ciascuno di voi) e sarà un piacere conoscervi personalmente. E' necessario prenotarsi sul sito www.simsi.it quando sarà attivato il sistema prenotazione. Vi aspetto. Un cordiale saluto,
Pasquale Longobardi (Presidente SIMSI, divedoc@libero.it)
- 2 mi piace
Commenta
-
-
Ieri sera, a Monteroni di Lecce, si è tenuto un incontro per presentare lo studio di DAN International sull'algoritmo decompressivo Bülmann ZH-L16.
Organizzato da Andrea Costanti, del "Costa del Sud Diving Service" di Santa Caterina di Nardò, e con Mimmo Picca, medico iperbarico e subacqueo tecnico (Prosub, Bari), come relatore.
Qui di seguito, un brevissimo riassunto della conferenza.
La relazione è iniziata con una breve introduzione della storia delle teorie decompressive, partendo da Haldane per arrivare ai modelli basati sulle microbolle (VPM ed RGBM), passando per le tabelle US Navy e Bühlmann.
Mimmo è poi passato ad introdurre lo studio statistico, effettuato da DAN International, sulle immersioni tecniche effettuate usando l'algoritmo decompressivo Bülmann ZH-L16.
[Tutti i dati che seguono sono arrotondati, perché non ricordo i numeri esatti... brutta cosa la vecchiaia!]
DAN ha raccolto oltre 39.000 profili di immersioni tecniche (la profondità media dei profili è -28m ±14m, la profondità massima dell'immersione più profonda è -192m), corredati da informazioni sui subacquei - sesso, età, etc. - e le condizioni dell'immersione - visibilità, corrente, etc. - raccolte tramite un questionario online.
I profili ed i questionari sono stati analizzati per identificare quali fattori influenzino il comportamento delle microbolle ed in che modo.
Fra le varie analisi, DAN ha messo in relazione i casi di PDD "immeritate" (poco più di 260) con i Gradient Factor impostati per il profilo decompressivo... e qui sono venute fuori le sorprese.
In estrema sintesi, per quanto mi è parso di capire dal basso della mia cultura subacquea prettamente ricreativa, i GF non costituirebbero un fattore di maggior conservativismo rispetto all'algoritmo Bülmann "puro": tappe fonde "troppo fonde" aumenterebbero l'assorbimento di inerte senza però portare benefici in termini di controllo delle bolle e tappe alte prolungate "solo" di un 10-20% non porterebbero benefici rispetto ai tempi indicati dall'algoritmo "puro"... tant'è vero che circa il 74% degli incidenti è accaduto con GF-alto impostato fra 0.7 e 0.9 (o, se preferite, fra 70 e 90). Anche tenendo conto che questo è il range più utilizzato dai subacquei tecnici - ed è quindi naturale che vi si concentrino la maggior parte degli incidenti (maggior numero di sub = maggior probabilità di incidenti) - resta il fatto che il settaggio non risulta più sicuro rispetto a settaggio più aggressivi (GF-alto maggiore di 0.9), neppure per i profili con deco "tagliata" rispetto all'algoritmo Bülmann ZH-L16"puro" (lo studio comprende alcune immersioni condotte con tabelle personalizzate, equivalenti ad un GF-alto di 1.5)
Di fatto, la strategia decompressiva "migliore" (sempre limitatamente all'algoritmo Bülmann ZH-L16) sembrerebbe essere quella di non utilizzare i GF o, al limite, di impostarli a > 30 / < 70... anche se quel GF-alto impostato a 70 o meno significa che per ridurre il rischio di PDD, si aumenta quello di morire di vecchiaia mentre si fa deco... XP
Bon, spero di non aver fatto troppi errori e, *ovviamente* vi sconsiglio vivamente di modificare le vostre procedure decompressive solo sulla base di quanto ho scritto: non sono un istruttore sub (né tecnico, né ricreativo), non sono un medico (né iperbarico, né di altro tipo) e non sono nemmeno sicuro di aver capito completamente e correttamente la presentazione che ho qui riassunto.Ultima modifica di secan; 17-12-2016, 21:11.Saverio Cannilla
Essere moderatore di un forum di subacquea NON significa essere un subacqueo esperto. Traete le vostre conclusioni.
Scopri ScubaZone, il magazine di subacquea fatto dai subacquei.
Seguici su facebook per essere sempre aggiornato sulle iniziative di Scubaportal e Poverosub
- 1 mi piace
Commenta
-
P.S. pare che anche la mancanza di sonno sia un fattore che contribuisce alla formazione di bolle... anche se ancora non si capisce il perché.Ultima modifica di secan; 17-12-2016, 19:07.Saverio Cannilla
Essere moderatore di un forum di subacquea NON significa essere un subacqueo esperto. Traete le vostre conclusioni.
Scopri ScubaZone, il magazine di subacquea fatto dai subacquei.
Seguici su facebook per essere sempre aggiornato sulle iniziative di Scubaportal e Poverosub
Commenta
-
Con questa notizia ci stai subliminalmente consigliando di fare la deco dormendo ?
Comunque grazie del report, molto interessante !
Se avessi molto più tempo potrei fare molte più cose.
L'ottimista pensa che viviamo nel migliore dei mondi possibili, il pessimista teme che sia vero.
- 2 mi piace
Commenta
Statistiche comunità
Comprimi
Attualmente sono connessi 100 utenti. 2 utenti e 98 ospiti.
Il massimo degli utenti connessi: 1,553 alle 05:45 il 16-01-2023.
Scubaportal su Facebook
Comprimi
Commenta