Apneista muore nell'Oristanese

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    TERRALBA. Stava pescando in apnea con alcuni amici quando si è sentito male, forse a causa di una congestione.
    Nonostante il tempestivo intervento di soccorso il sub, Emilio Gessa, 35 anni di Mandas, è morto senza neppure riprendere conoscenza. La tragedia del mare, la prima di questo 2015 nell'Oristanese, nella zona di Capo Frasca.


    http://lanuovasardegna.gelocal.it/or...sca-1.11214918

    nello

  • #2
    Mamma mia, sono entrata in questa sezione e leggo di tutti questi apneisti morti di qua e di là. Non è molto incoraggian te devo dire
    Più in fondo si scende in fondo al blu abisso e più chiaro diventa il pensiero.

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    • #3
      Originariamente inviato da diamanda
      Mamma mia, sono entrata in questa sezione e leggo di tutti questi apneisti morti di qua e di là. Non è molto incoraggian te devo dire
      Molti dei morti stavano pescando ed erano in acqua da soli .

      nello

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      • #4
        Ah, quindi è sempre meglio andare giù in compagnia, o avere qualcuno fuori che appena non ti vede rispuntare almeno allerta i soccorsi. Non dovrebbe essere una regola da seguire sempre? come mai allora alcuni si avventurano da soli? Sono incoscienti?
        Più in fondo si scende in fondo al blu abisso e più chiaro diventa il pensiero.

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        • #5
          il pescatore è tendenzialmente molto solitario, instaura difficilmente buon feeling con altri pescatori... poi va spesso solo un pò per non rivelare posti e/o tecniche, un po perchè gli orari migliori per la pesca sono anche quelli più scomodi mattina prestissimo - sera tardissimo, e spesso non è facile conciliare con altre persone. Poi c'è anche troppa superficialità ed ignoranza...
          http://emozioneapnea.jimdo.com

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          • #6
            Originariamente inviato da diamanda
            Ah, quindi è sempre meglio andare giù in compagnia, o avere qualcuno fuori che appena non ti vede rispuntare almeno allerta i soccorsi. Non dovrebbe essere una regola da seguire sempre? come mai allora alcuni si avventurano da soli? Sono incoscienti?
            Ciao Diamanda.

            Il discorso è più articolato rispetto al semplice rispetto di una regola, che nell'apnea per me è fondamentale: immergersi sempre con un compagno.

            L'apnea comporta la sospensione della ventilazione polmonare.
            Immagina i tuoi polmoni come un magazzino dove il corpo accantona le scorte di ossigeno da far arrivare a tutte le cellule del copro e le stipa un gas di scarico prodotto dall'attività metabolica delle cellule - il biossido di carbonio chiamato anche "anidride carbonica" che deve essere espulso.

            Normalmente questo magazzino ha le porte aperte e ventila ossia scambia con l'esterno in continuazione gas (prende l'ossigeno e rilascia anidride carbonica).
            In apnea questo magazzino chiude le porte esterne interrompendo gli scambi con l'ambiente ma la nostra "respirazione" quella vera - che avviene a livello cellulare - continua inalterata alimentata dalle riserve polmonari di ossigeno (per nessuna ragione deve interrompersi se ciò avviene ci troveremmo in grossissimi guai).

            Nei polmoni durante l'apnea cala l'ossigeno e si alza l'anidride carbonica.

            Questa è una situazione molto pericolosa in quanto il nostro corpo ha delle difese che mette in atto al fine di proteggerci nel caso in cui l'ossigeno è poco, la sincope (ossia la perdita di coscienza).

            In parole povere per quanto facciamo tutto esatto non possiamo escludere con certezza la malaugurata ipotesi di svenimento, figurati se facciamo anche degli errori come un errata iperventilazione (nel nostro esempio l'iperventilazione è come sbagliare la movimentazione delle merci e trovarsi nella condizione che "l'amministrazione" pensa di avere una determinata quantità di merce quando nella realtà queste materie nel magazzino non ci sono).

            Per questo nell'apnea è fondamentale avere un compagno di immersioni in grado di assisterci nel caso in cui perdiamo conoscenza sott'acqua.
            Il compagno d'immersione non è una persona che ci guarda da riva, ma che non è in grado di intervenire, in questo modo il compagno non serve a nulla solo a chiamare chi recupererà il cadavere.
            Il compagno è un apneista che è in grado di scendere alla nostra stessa profondità, che ci osserva sulla verticale dalla superficie pronto a intervenire se sveniamo.

            Lo svenimento non è nulla di grave immagina che ci sono delle terminazioni nervose preposte a controllare il livello dei gas nel sangue (la CO2 e l'O2).
            Quando registrano un innalzamento di CO2 unitamente a un livello basso di O2 spengono al parte cosciente di noi (ci fanno svenire) questo per diversi motivi:
            * destinare il poco ossigeno agli organi vitali come cuore e sistema nervoso.
            * limitare il consumo di ossigeno da parte di organi non vitali come i muscoli.
            * Rimuovere il blocco che impedisce ai polmoni di ventilare (la parte cosciente in noi)

            Se durante lo svenimento il compagno ci riporta in superficie il tutto si risolve in nulla l'infortunato riprende a respirare e tutto si risolve il più delle volte senza nessun problema.
            Se non c'è nessuno rimaniamo sott'acqua - la quantità di O2 finisce il corpo istintivamente cerca di riprendere a respirare (non sa che è sott'acqua) e anneghiamo e anche se per un riflesso d'immersione (blocco della glottide) i polmoni non si allagano quando l'O2 finisce il cuore si ferma e a questo punto le cellule smettono di respirare e si muore.

            Capito ora il problemi per sommi capi, nel mondo dell'apnea è ancora troppo diffusa l'abitudine ad andare in solitaria.

            L'apneista solitario è per lo più il pescatore che non ama mostrare le tane e i luoghi di caccia per non mandare gli altri (tanto come chi va a tartufi).
            Ma non solo si va in solitaria anche solo per ignoranza - ignorando i pericoli reali.

            Tutto questo fa si che l'apnea abbia un elevata statistica di incidenti mortali e purtroppo colpiscono per lo più persone giovani, la perdita di coscienza è la prima causa di morte negli incidenti legati all'apnea.

            Se a tutto questo sommi anche i problemi che non sono direttamente legati all'apnea come per esempio:
            * essere travolti da motoscafi (l'apneista deve sempre ritornare in superficie)
            * oppure cattive condizioni fisiche (persone che non fanno una visita medica da anni e che magari sviluppano cardiopatiche che nell'apnea diventano critiche e pericolose).
            * rimanere impigliati in reti, palamiti ecc, ecc.
            Arrivi al quadro completo.

            L'apnea è un esperienza bellissima, una disciplina unica che dona emozioni uniche.

            L'apnea se svolta correttamente è sicura (nei limiti del possibile, se un deficiente ignora i segnali e travolge un gruppo con un natante a motore - li non ci può fare nulla nessuno) perché ci sono regole e modi tali per cui si può fare apnea certi che anche nel caso di uno svenimento non si perda la vita.
            La regola principale è avere un compagno ma un compagno in grado di intervenire - non solo perché presente ma anche perché in grado di farlo.
            In secondo luogo tenere controllata la propria forma fisica - gli anni passano per tutti - essere in buone condizioni fisiche.
            Usare un po di sale in zucca e non andare a fare apnea in luoghi in cui c'è un intenso via vai di natanti, usare segnalazioni che siano molto visibili, avere una piccola cultura del mare capire come le reti sono segnalate, quali pericoli presenta un ambiente specifico ecc, ecc.

            Solo che poi "la confidenza toglie la riverenza" - a volte ci si sente troppo bravi e sicuri ma nell'apnea la bravura e la sicurezza non ci salvano da una perdita di coscienza - incoscienti (svenuti) tutta la bravura e tutta l'esperienza non contano nulla - salvo a essere ricordati come bravi apneisti ....


            Cordialmente
            Rana

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