Ho una domanda da porre a chi ha risposte circostanziate ed argomentate.
Ormai (correggetemi se sbaglio) i record di profondità si svolgono in circuito chiuso.
Si parla di immersioni oltre i -300 metri, purtroppo spesso teatro di tragedie.
La domanda è questa.
Il REB non è attivo nella fornire il gas per la respirazione, come per esempio lo è il circuito aperto.
Cosa voglio dire ? mi spiego (ovviamente correggetemi):
In circuito aperto l'erogatore mi fornisce il gas in pressione, praticamente mi spara un getto in pressione di gas durante l'inspiro - da qui la mia definizione di "fornitura attiva".
In REB il gas va letteralmente inspirato dal "loop" - e cosi facendo - facciamo "girare" (con la forza dei muscoli preposti alla ventilazione) tutta la massa di gas contenuta nel loop nelle varie parti di esso come il filtro della CO2.
Questo modo di respirare vede la macchina REB come un elemento passivo e non più attivo come l'erogatore del circuito aperto.
Se quanto ho detto è corretto e non contiene errori di fondo - possiamo dire che più scendiamo con il REB più lo sforzo per ventilare sale in maniera più che proporzionale rispetto all'aumentare della pressione ambiente, in poche parole lo sforzo sale di molto rispetto per esempio al circuito aperto che in quanto attivo nella fornitura del gas sarà soggetto solo all'aumento di densità ma non certo a tutti gli sforzi che si generano in un loop con l'aumentare della densità.
Veniamo alla domanda.
Ovviamente fino a quando la profondità non eccede, complice anche l'elio, questo problema non emerge, pertanto quote sui -100 metri sono l'ambiente ideale per il Reb che mostra i suoi indiscussi vantaggi rispetto al circuito aperto.
Ma nei record di profondità ormai viaggiamo oltre i -300 metri se non addirittura prossimi ai -400 metri - parliamo di un ambiente subacqueo dove regnano da 29 bar a 39 bar di pressione assoluta - e a questa pressione le miscele respiratorie anche se contengono tantissimo elio diventano inevitabilmente pesanti e dense.
Questo lo possiamo vedere come un limite difficilmente superabile dalla macchina REB ? ? ? ? ?
Se si, ha senso spingersi a queste quote con il REB, sapendo che lo sforzo respiratorio potrebbe essere troppo elevato e quindi minare la sicurezza ? si può ovviare con un'attenta "ginnastica respiratoria ma si presenterebbe un altro problema.
L'inerzia di una massa pesante di gas (che si forma a quote molto profonde ed estreme) ha una sua inerzia ed anche se sviluppiamo una "forza fisica" per movimentare il tutto potremmo andare incontro a problemi di edema polmonare proprio per il fatto che dobbiamo forzare l'inspiro ed attendere una certa potenziale inerzia della macchina ?
Che strategie si mettono in atto se quanto detto è plausibile ?
Si potrebbe pensare ad un ritorno del circuito aperto almeno nelle fasi molto profonde ?
Spero di aver fornito un argomento interessate su cui discutere, io ne sono affascinato, spero tra tutti di trovare e leggere interessanti commenti.
Cordialmente
Rana
Ormai (correggetemi se sbaglio) i record di profondità si svolgono in circuito chiuso.
Si parla di immersioni oltre i -300 metri, purtroppo spesso teatro di tragedie.
La domanda è questa.
Il REB non è attivo nella fornire il gas per la respirazione, come per esempio lo è il circuito aperto.
Cosa voglio dire ? mi spiego (ovviamente correggetemi):
In circuito aperto l'erogatore mi fornisce il gas in pressione, praticamente mi spara un getto in pressione di gas durante l'inspiro - da qui la mia definizione di "fornitura attiva".
In REB il gas va letteralmente inspirato dal "loop" - e cosi facendo - facciamo "girare" (con la forza dei muscoli preposti alla ventilazione) tutta la massa di gas contenuta nel loop nelle varie parti di esso come il filtro della CO2.
Questo modo di respirare vede la macchina REB come un elemento passivo e non più attivo come l'erogatore del circuito aperto.
Se quanto ho detto è corretto e non contiene errori di fondo - possiamo dire che più scendiamo con il REB più lo sforzo per ventilare sale in maniera più che proporzionale rispetto all'aumentare della pressione ambiente, in poche parole lo sforzo sale di molto rispetto per esempio al circuito aperto che in quanto attivo nella fornitura del gas sarà soggetto solo all'aumento di densità ma non certo a tutti gli sforzi che si generano in un loop con l'aumentare della densità.
Veniamo alla domanda.
Ovviamente fino a quando la profondità non eccede, complice anche l'elio, questo problema non emerge, pertanto quote sui -100 metri sono l'ambiente ideale per il Reb che mostra i suoi indiscussi vantaggi rispetto al circuito aperto.
Ma nei record di profondità ormai viaggiamo oltre i -300 metri se non addirittura prossimi ai -400 metri - parliamo di un ambiente subacqueo dove regnano da 29 bar a 39 bar di pressione assoluta - e a questa pressione le miscele respiratorie anche se contengono tantissimo elio diventano inevitabilmente pesanti e dense.
Questo lo possiamo vedere come un limite difficilmente superabile dalla macchina REB ? ? ? ? ?
Se si, ha senso spingersi a queste quote con il REB, sapendo che lo sforzo respiratorio potrebbe essere troppo elevato e quindi minare la sicurezza ? si può ovviare con un'attenta "ginnastica respiratoria ma si presenterebbe un altro problema.
L'inerzia di una massa pesante di gas (che si forma a quote molto profonde ed estreme) ha una sua inerzia ed anche se sviluppiamo una "forza fisica" per movimentare il tutto potremmo andare incontro a problemi di edema polmonare proprio per il fatto che dobbiamo forzare l'inspiro ed attendere una certa potenziale inerzia della macchina ?
Che strategie si mettono in atto se quanto detto è plausibile ?
Si potrebbe pensare ad un ritorno del circuito aperto almeno nelle fasi molto profonde ?
Spero di aver fornito un argomento interessate su cui discutere, io ne sono affascinato, spero tra tutti di trovare e leggere interessanti commenti.
Cordialmente
Rana
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