Caro Jack orco , è difficile, per me impossibile, dirti addio.
Ancora non ci credo che ci hai lasciato.
Fino all’ultimo momento ho pregato e sperato in un miracolo.
Ho sperato di poterti nuovamente riabbracciare, di sentire la tua voce, di ridere con te, d’immergermi con l’unica persona in grado di farmi sentire, sempre, quella bellissima sensazione di essere tuo allievo e di non dovermi preoccupare di nulla, tanto ero con te.
Sono passati tanti anni dal momento in cui ti ho conosciuto, in cui iniziavo a dar vita a quella che sentivo essere una grande passione e la fortuna mi ha portato ad essere tuo allievo.
Penso di essere una persona molto fortunata, per tanti motivi ma tra questi ci metto averti incontrato.
Tu hai preso tutti i tuoi allievi sotto la tua ala, non dimenticherò mai quando sul gommone, con quel fare tutto tuo, un misto di sarcasmo e di grande affetto, guardandoci ci hai detto: “Voi sarete sempre miei allievi”, una frase che non ha tolto nulla alle nostre capacità ma che ci ha donato e fatto capire quanto generoso era il tuo cuore, in quelle parole ci hai voluto dire che ci avresti sempre guardato e protetto.
Non solo sei stata la persona che più di tutti mi ha fatto amare la subacquea, che mi ha insegnato, ma negli anni mi sei sempre stato vicino anche nei momenti difficili che ho passato, diventando non solo per me ma anche per tanti altri un esempio di correttezza, onestà e generosità.
Ora non potrò più salire sulla tua auto, quanto amavo fare il viaggio al mare con te, vederti arrivare, aprire il portellone e caricare le attrezzature.
Le discussioni infinite su cosa fare o non fare, sul circolo, sulla federazione, sugli standard e poi il rito dell’immersione con la preparazione, con le prese in giro, sapendo che quando c’era anche il minimo problema bastava venire da te, tu rendevi i problemi dei “non problemi”, con la tua mitica espressione “dov’è il problema” risolvevi sempre tutto, che si stato un erogatore che faceva i capricci o uno di noi che sentiva il bisogno di sicurezza.
Ora ci lasci, strappato all’amore della tua famiglia a cui mi stringo nel dolore immenso della tua perdita da questo infame virus.
Vorrei scrivere ancora e ancora, tutte le avventure vissute con te, la tua mano che sott’acqua mi afferrava e che mi ha salvato più di una volta ma le lacrime agli occhi mi impediscono di andare avanti.
Sarai sempre nel mio cuore e sott’acqua sentirò sempre la tua presenza mio gande amico.
Panfilo
Ancora non ci credo che ci hai lasciato.
Fino all’ultimo momento ho pregato e sperato in un miracolo.
Ho sperato di poterti nuovamente riabbracciare, di sentire la tua voce, di ridere con te, d’immergermi con l’unica persona in grado di farmi sentire, sempre, quella bellissima sensazione di essere tuo allievo e di non dovermi preoccupare di nulla, tanto ero con te.
Sono passati tanti anni dal momento in cui ti ho conosciuto, in cui iniziavo a dar vita a quella che sentivo essere una grande passione e la fortuna mi ha portato ad essere tuo allievo.
Penso di essere una persona molto fortunata, per tanti motivi ma tra questi ci metto averti incontrato.
Tu hai preso tutti i tuoi allievi sotto la tua ala, non dimenticherò mai quando sul gommone, con quel fare tutto tuo, un misto di sarcasmo e di grande affetto, guardandoci ci hai detto: “Voi sarete sempre miei allievi”, una frase che non ha tolto nulla alle nostre capacità ma che ci ha donato e fatto capire quanto generoso era il tuo cuore, in quelle parole ci hai voluto dire che ci avresti sempre guardato e protetto.
Non solo sei stata la persona che più di tutti mi ha fatto amare la subacquea, che mi ha insegnato, ma negli anni mi sei sempre stato vicino anche nei momenti difficili che ho passato, diventando non solo per me ma anche per tanti altri un esempio di correttezza, onestà e generosità.
Ora non potrò più salire sulla tua auto, quanto amavo fare il viaggio al mare con te, vederti arrivare, aprire il portellone e caricare le attrezzature.
Le discussioni infinite su cosa fare o non fare, sul circolo, sulla federazione, sugli standard e poi il rito dell’immersione con la preparazione, con le prese in giro, sapendo che quando c’era anche il minimo problema bastava venire da te, tu rendevi i problemi dei “non problemi”, con la tua mitica espressione “dov’è il problema” risolvevi sempre tutto, che si stato un erogatore che faceva i capricci o uno di noi che sentiva il bisogno di sicurezza.
Ora ci lasci, strappato all’amore della tua famiglia a cui mi stringo nel dolore immenso della tua perdita da questo infame virus.
Vorrei scrivere ancora e ancora, tutte le avventure vissute con te, la tua mano che sott’acqua mi afferrava e che mi ha salvato più di una volta ma le lacrime agli occhi mi impediscono di andare avanti.
Sarai sempre nel mio cuore e sott’acqua sentirò sempre la tua presenza mio gande amico.
Panfilo
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