Pubblicità progresso

Comprimi
X
 
  • Filtro
  • Ora
  • Visualizza
Elimina tutto
nuovi messaggi

  • Pubblicità progresso

    QUOTE=dsat;n1450164]
    1. Perché lo usano in tanti anche <20 m
    • Copri più distanza con lo stesso gas. A quote basse ci sono relitti lunghi, praterie, pareti infinite. Con il DPV arrivi e rientri senza “tirare il collo” alle bombole.
    • Gestisci corrente e ritorni più semplici. Andata esplorativa, ritorno tranquillo anche contro brezza o corrente.
    • Foto e video più stabili. Meno pinneggiate, meno vibrazioni, inquadrature pulite.
    • Ricerca e cartografia. Percorsi lineari e costanti per cercare reperti, ancore, secche.
    • Inclusione. Per chi ha limiti motori è un moltiplicatore di autonomia.
    1. Non è un “giocattolo”
    • Serve controllo dell’assetto prima di tutto. Se non sei neutro e bilanciato, lo scooter amplifica errori.
    • Rischi tipici da evitare: risalite o discese involontarie se “tiri” senza guardare, collisioni, sollevamento di sedimento, disturbo alla fauna.
    • Ambiente e regole. In aree protette o su fondali delicati spesso non è consentito. In ogni caso: elica alta dal fondo, velocità bassa vicino al substrato.
    • Esercizi base da fare a 5–10 m in acqua calma:
      • Hover fermo con DPV spento e acceso.
      • Arresto immediato e “trigger discipline”.
      • Parcheggio e aggancio su D-ring, ripartenza.
      • Giri lenti a 360° senza perdere quota o assetto.
      • Simulazione failure: scooter spento, si continua a pinne o si rientra in coppia.
    • Checklist rapida pre-immersione: batteria carica, O-ring puliti, elica libera, kill-switch funzionante, leash collegata, prova di tenuta e di stop.
    • hi traina resta lento e basso sforzo, chi è trainato comunica spesso e controlla il gas.
    • Quando non usarlo
    • Fondali con posidonia, sedimenti fini o tanta vita bentonica.
    • Visibilità scarsa in zone affollate o con traffico nautico.
    • Se non hai ancora assetto e trim stabili in pinneggiata normale.
    • “Aiutatemi ad approfondire?” Vedi punti 1–5: utilità, rischi, training, team, ambiente. Se vuoi, ti mando una mini-scheda esercizi per la prima prova.
    • “L’avete mai usato?” Sì, è uno strumento di lavoro e di didattica.
    • “Che esperienza?” Utile per esplorazioni costiere lunghe, per video stabili e per gestire correnti leggere senza stress. A terra è ingombrante e richiede cura delle batterie, sott’acqua premia chi resta calmo e ordinato. Il valore vero non è “andare forte”, ma arrivare lontano con testa fresca.

    In sintesi: il DPV non sostituisce le basi. Se hai assetto, trim e consapevolezza del gas, aumenta raggio d’azione, qualità e sicurezza percepita. Se parti dal DPV senza basi, diventa un acceleratore di errori. Provalo con istruttore, poco fondo, acqua piatta, esercizi semplici. Da lì capirai subito se fa per te.
    [/QUOTE]

    Originariamente inviato da dsat Visualizza il messaggio

    Se guardi il panorama dei corsi di oggi, vedi un copione ricorrente: loghi diversi, manuali simili, promesse fotocopia.


    Cambiano i nomi, le immagini patinate, qualche slide colorata.


    Il messaggio però suona sempre uguale: “più profondo, più figo”.


    È un racconto che funziona bene sui social, perché una quota massima fa scena e in due righe la comunichi.


    Ma c’è un non detto che quasi nessuno affronta con serietà: molte immersioni utili, interessanti e realistiche non hanno come obiettivo andare più giù, bensì stare più a lungo.


    Se ti piace esplorare una secca vasta, seguire per decine di minuti un ciglio roccioso pieno di vita, documentare un relitto esteso, fare video puliti con movimenti lenti, cercare tracce archeologiche, o semplicemente goderti una lunga nuotata subacquea con controllo di consumi e tempi, il parametro che conta non è “quanto in basso”, ma “per quanto tempo”.


    E su questo, i programmi copia-incolla tendono a diventare vaghi: buttano lì un riferimento, appoggiano tutto sul computer, sperano che “vada bene” e si fermano lì.


    Spostare il baricentro dall’ossessione della massima profondità alla competenza sulla lunga percorrenza a basse e medie quote.


    Significa imparare a pianificare e gestire immersioni lunghe, ripetibili, con una logica chiara che non dipenda dall’estro del giorno o dalla fortuna.


    Non parlo di “trucchetti” o formule segrete. Parlo di metodo, esercizi, progressione, e una mappa mentale semplice abbastanza da essere usata sul gommone con i guanti bagnati.




    Perché quasi nessuno insegna davvero questo? Per due motivi molto pratici.
    1. È più difficile da spiegare in un reel. La profondità si vende in un numero. La percorrenza lunga richiede contesto: come spezzare il tempo in blocchi, come leggere la tua media reale, quando “raddrizzare” il profilo per restare in autonomia con gas e testa lucida. Non fa scalpore, fa competenza. Non è spettacolare, è utile.
    2. Costringe a ragionare oltre il computer. Il computer resta uno strumento, non il pilota della tua immersione. Se tutto il tuo piano è “vediamo cosa dice lui”, stai delegando il controllo. Se invece sai anticipare gli scenari, il computer diventa una verifica, non una stampella.

    Domandati questo: preferisci aggiungere 10 metri in fondo o 60 minuti di piacere vero, controllato, produttivo, a quote dove puoi vivere il mare? Non esiste risposta giusta per tutti. Ma se senti che il tempo di qualità è spesso più importante della profondità fine a sé stessa, allora ti serve un percorso diverso da quelli standard.


    Questo percorso esiste e lo riassumo così: pianificazione “a periodi” e decompressione mnemonica. Niente paroloni: periodi = blocchi di tempo gestibili; mnemonica = regole semplici, ricordabili, che trasformano un profilo in scelte pratiche. In bagnasciuga, con due appunti in wet-notes, pianifichi, esegui, verifichi. A fine tuffo, quello che hai in log non è un miracolo: era già scritto nel tuo piano.




    Significa che in pochi moduli, in progressione, impari a gestire davvero immersioni che oggi molti considerano “fuori portata” solo perché non hanno mai lavorato sul tempo come variabile principale. La progressione non è un lancio nel vuoto, è una scala:
    • Livello 1: lavori entro i 30 metri, ma il cuore è la media bassa e controllata. Obiettivo: 100–120 minuti totali con testa fresca, gestione dei consumi, navigazione e controllo. Qui capisci che “stare tanto” non è sinonimo di “soffrire freddo e stanchezza”, se sai impostare i periodi e i micro-rituali di controllo.
    • Livello 2 (avanzato): alzi il tetto di complessità. 120–150 minuti entro i 40 metri, introducendo una decompressione reale ma strutturata, prevedibile, non ansiogena. La regola non è una ricetta rigida, è un principio semplice che “spalma” il recupero finale in un punto chiaro e sempre uguale, così non ti perdi. Ancora: niente magia, solo ordine.
    • Livello 3 (TEK): entri nel dominio delle 150–210 minuti entro i 50 metri, con una architettura di periodi che ti permette di rimanere lucido e coerente anche quando il tuffo richiede più disciplina. Scopri che la fatica non sta nei numeri, ma nella confusione: quando la mappa è semplice, il corpo segue.
    • Livello 4 (Extended): porti la logica a 180–240 minuti entro i 70–80 metri per chi ha obiettivi specifici. Non è “per tutti”, ma per chi ha un motivo concreto per farlo: documentazione avanzata, progetti specifici, percorsi tecnici mirati. E soprattutto, non è un salto nel buio: arrivi qui dopo che la base è diventata abitudine.

    Hai notato una cosa? Non ti ho entusiasmato con presunti super-poteri. Ho parlato di tempo, blocchi, ordine. È meno appariscente di un “-80” sparato in copertina. Ma è ciò che fa la differenza tra un tuffo pensato e uno sopportato.




    La decompressione qui non è un incantesimo. È una conseguenza logica del tempo che decidi di stare sott’acqua. L’idea è rendere questo passaggio ripetibile e memorizzabile, perché sul gommone non hai voglia di fare calcoli. Hai voglia di essere certo che:
    • sai quanto tempo dedicare alla parte finale,
    • dove farla,
    • a che ritmo completarla.

    Tre decisioni, sempre le stesse. Il piano funziona se è umano: lo puoi ricordare, lo puoi insegnare al compagno, lo puoi verificare con due domande. È la differenza tra “ci penso io” e “ci pensa il metodo”.
    “E lo scooter? E i gadget?”




    Piace parlare di scooter perché fanno scena nei video. Qui la verità è semplice: ai primi livelli lo scooter è opzionale. Non è l’elica a renderti “long-range”. È la testa. Lo scooter diventa utile quando hai già la disciplina: ti aiuta a ottimizzare consumi e traiettorie, ma non compensa un piano confuso. Se il tuo plan sta in 5 righe chiare, puoi farlo anche pinneggiando. Se non ci sta, lo scooter non ti salverà.


    Succede che l’immersione si trasforma da esperienza “che speri vada bene” in processo. Il tempo smette di essere un flusso indistinto e diventa a capitoli. Ogni capitolo ha un obiettivo chiaro: esplorare quel lato della secca, completare quel semicerchio sul relitto, fare quell’inquadratura pulita, raccogliere quel dato. Alla fine ti trovi con:
    • filmati più stabili perché non rincorri la luce “in ritardo”;
    • consumi sotto controllo perché i controlli cadenzati riducono sprechi e corse;
    • squadra più coesa perché tutti sanno in che punto del “capitolo” siete;
    • risalite senza sorprese perché la parte finale non è un “vediamo cosa dice”, ma un passaggio atteso.
    È per chi vuole smettere di improvvisare




    Se ti basta “fare un tuffo” e ti diverte inseguire numeri da raccontare al bar, va benissimo. Non serve cambiare niente. Ma se vuoi far diventare normale ciò che oggi ti sembra “solo per super-tecnici”, la chiave è togliere mistero e mettere ordine. La lunga percorrenza non è eroismo, è progettazione. E la progettazione non è accademia, è poche regole che entrano in testa e rimangono.
    Le quattro cornici che userai sempre
    1. Scopo: perché stai andando in acqua? Esplorare, documentare, allenarti, guidare? La risposta decide il ritmo.
    2. Periodo: blocchi di tempo con appuntamenti fissi di controllo. Niente numerologia. Solo routine.
    3. Media: impari a sentirla e tenerla dove serve al tuo scopo. Non è matematica astratta, è governo del profilo.
    4. Finale: un modo semplice e sempre uguale per completare la parte di recupero. Senza inventare ogni volta.

    Con queste quattro cornici, anche un profilo da 150 o 200 minuti smette di sembrare “impossibile”. Diventa una sequenza. E questa sequenza la puoi ripetere, insegnare, migliorare.
    “Sì, ma in concreto che cose mi troverò a saper gestire?”




    Parliamo chiaro, senza dettagli tecnici inutili qui. In progressione imparerai a pianificare e condurre:
    • 100–120 minuti entro i 30 metri, dove il segreto non è “avere bombole infinite”, ma impostare la media, il ritmo e i controlli.
    • 120–150 minuti entro i 40 metri, con una parte finale ordinata e sempre nello stesso punto, che fa scendere l’ansia e alza la qualità.
    • 150–210 minuti entro i 50 metri, con periodi pensati in modo da non “bruciare” lucidità al momento sbagliato.
    • 180–240 minuti entro i 70–80 metri, solo quando hai un motivo e la base è diventata abitudine. Qui non cerchi record, cerchi coerenza.

    Non è un menù a sorpresa. È una scala. Sali un gradino, lo rendi tuo, poi sali il successivo. La fretta qui è la vera nemica.
    “Perché dovrei fidarmi di un metodo invece che del solito corso?”




    Perché un metodo ti rende autonomo, non dipendente dal manuale. Un metodo buono si riconosce da tre segnali:
    • Sta in poche righe. Se per usarlo ti serve una calcolatrice da tavolo, non lo userai. Se sta nei tuoi wet-notes, lo userai sempre.
    • Non cambia ogni volta. La coerenza genera fiducia. Se il finale si fa sempre nello stesso modo, ti rilassi e lavori meglio.
    • È insegnabile. Se lo puoi spiegare al compagno in cinque minuti e lui poi lo sa ripetere, allora è un vero metodo.
    Originariamente inviato da dsat Visualizza il messaggio
    Post per provare a chiarire alcune differenze che nel 2025 ancora non si conoscono...



    Ho utilizzato e conosco ratio deco ma non sono istruttore quindi se ho scritto inesattezze correggetemi pure


    Ratio Deco vs Deco Mnemonica UTRtek


    Due filosofie per un’unica esigenza: comprendere, non subire la decompressione


    Negli ultimi trent’anni, il panorama della decompressione subacquea ha vissuto un’evoluzione profonda: dal dominio delle tabelle cartacee agli algoritmi digitali sempre più sofisticati, fino al ritorno a metodi mentali e proporzionali come il Ratio Deco e la Deco Mnemonica UTRtek.


    Entrambi nascono da una medesima esigenza: restituire al subacqueo la comprensione e il controllo del proprio profilo, contro la passività indotta da computer sempre più automatici.


    Le somiglianze terminano però qui.


    Dietro queste due espressioni si celano due visioni del mondo subacqueo radicalmente differenti.


    1. Ratio Deco: la mappa mentale del subacqueo consapevole


    Il concetto di Ratio Deco nasce in ambito tecnico (GUE, Jarrod Jablonski, poi ripreso da Shearwater) come metodo euristico per stimare in modo rapido tempi di fondo e decompressione senza computer.


    L’obiettivo non è sostituire il computer, ma validarne la logica.


    Il subacqueo costruisce una “mappa mentale” del profilo e, osservando il display, può capire se qualcosa è incoerente.


    È un approccio cognitivo e didattico: lo strumento rimane centrale, ma l’utente diventa competente nel leggerlo.


    Il computer è utile, ma solo se sai cosa ti sta dicendo.


    2. Deco Mnemonica UTRtek: la mente al posto del computer


    Il Mnemonic Deco System UTRtek, sviluppato da Massimo Barnini tra il 1996 e il 2004, nasce invece da una reazione opposta: l’abuso di tabelle e computer aveva prodotto subacquei “dipendenti dal display”, privi di reale comprensione.


    Il sistema UTRtek reintroduce la mnemotecnica come strumento di pianificazione e di gestione attiva della risalita.


    Non si tratta di “imparare a memoria” tabelle, ma di codificare rapporti armonici e logici tra profondità, tempi e gas, traducendoli in una struttura numerica memorizzabile e personalizzabile.


    Principi fondamentali


    Nessun computer che genera decompressione.


    Lo strumento deve essere solo profondimetro e timer.
    Personalizzazione reale.
    Il profilo si adatta alle condizioni psico-fisiche (freddo, fatica, stress, idratazione, età).
    Deco Minima.


    Risalita a velocità differenziata per minimizzare la crescita di microbolle.


    Applicazione armonica.


    I tempi di fondo e le soste sono in rapporto proporzionale (1:1, 1:2, 1:3...), secondo una logica “fibonacci” di equilibrio numerico.


    Usa la legge di Henry, la teoria delle microbolle e la diversa diffusibilità/solubilità di elio e azoto.
    Riferimento Bühlmann reinterpretato.


    Il sistema parte dai parametri a/b e dai tempi di emitempo ZHL-16, ma li riorganizza mnemonicamente.


    Filosofia:


    Il subacqueo deve sapere generare la propria decompressione, non leggerla.


    3.Due visioni della formazione subacquea


    La Ratio Deco è figlio dell’era digitale: serve al subacqueo moderno per non essere cieco davanti al computer.


    La Deco Mnemonica è figlia dell’era pre-digitale, ma ha anticipato il concetto di diver-autonomy: un sistema che funziona anche in assenza totale di elettronica.


    In entrambi i casi, il focus è lo stesso:restituire all’essere umano il controllo cognitivo della decompressione.


    Ma la via è diversa:


    La Ratio Deco affianca la tecnologia,
    La Deco Mnemonica la sostituisce.


    4. Il punto d’incontro: il subacqueo pensante


    “Un display che genera numeri non insegna nulla se chi lo guarda non sa cosa significano.”


    Che si tratti di ratio o di mnemonica, il risultato è lo stesso: un subacqueo che pianifica, controlla e corregge, invece di eseguire passivamente.


    L’era della decompressione consapevole non è fatta di strumenti, ma di menti formate.


    La Ratio Deco prepara il subacqueo a capire il computer.
    La Deco Mnemonica UTRtek lo prepara a farne a meno.


    Entrambe, però, conducono alla stessa destinazione: la padronanza mentale della decompressionequella che nessun algoritmo potrà mai sostituire.


    Inviato dal mio 2407FPN8EG utilizzando Tapatalk

    ​​​​​​​
    Originariamente inviato da dsat Visualizza il messaggio
    Post per provare a chiarire alcune differenze che nel 2025 ancora non si conoscono...

    Ho utilizzato e conosco ratio deco ma non sono istruttore quindi se ho scritto inesattezze correggetemi pure

    Ratio Deco vs Deco Mnemonica UTRtek

    Due filosofie per un’unica esigenza: comprendere, non subire la decompressione

    Negli ultimi trent’anni, il panorama della decompressione subacquea ha vissuto un’evoluzione profonda: dal dominio delle tabelle cartacee agli algoritmi digitali sempre più sofisticati, fino al ritorno a metodi mentali e proporzionali come il Ratio Deco e la Deco Mnemonica UTRtek.

    Entrambi nascono da una medesima esigenza: restituire al subacqueo la comprensione e il controllo del proprio profilo, contro la passività indotta da computer sempre più automatici.

    Le somiglianze terminano però qui.

    Dietro queste due espressioni si celano due visioni del mondo subacqueo radicalmente differenti.

    1. Ratio Deco: la mappa mentale del subacqueo consapevole

    Il concetto di Ratio Deco nasce in ambito tecnico (GUE, Jarrod Jablonski, poi ripreso da Shearwater) come metodo euristico per stimare in modo rapido tempi di fondo e decompressione senza computer.

    L’obiettivo non è sostituire il computer, ma validarne la logica.

    Il subacqueo costruisce una “mappa mentale” del profilo e, osservando il display, può capire se qualcosa è incoerente.

    È un approccio cognitivo e didattico: lo strumento rimane centrale, ma l’utente diventa competente nel leggerlo.

    Il computer è utile, ma solo se sai cosa ti sta dicendo.

    2. Deco Mnemonica UTRtek: la mente al posto del computer

    Il Mnemonic Deco System UTRtek, sviluppato da Massimo Barnini tra il 1996 e il 2004, nasce invece da una reazione opposta: l’abuso di tabelle e computer aveva prodotto subacquei “dipendenti dal display”, privi di reale comprensione.

    Il sistema UTRtek reintroduce la mnemotecnica come strumento di pianificazione e di gestione attiva della risalita.

    Non si tratta di “imparare a memoria” tabelle, ma di codificare rapporti armonici e logici tra profondità, tempi e gas, traducendoli in una struttura numerica memorizzabile e personalizzabile.

    Principi fondamentali

    Nessun computer che genera decompressione.

    Lo strumento deve essere solo profondimetro e timer.
    Personalizzazione reale.
    Il profilo si adatta alle condizioni psico-fisiche (freddo, fatica, stress, idratazione, età).
    Deco Minima.

    Risalita a velocità differenziata per minimizzare la crescita di microbolle.

    Applicazione armonica.

    I tempi di fondo e le soste sono in rapporto proporzionale (1:1, 1:2, 1:3...), secondo una logica “fibonacci” di equilibrio numerico.

    Usa la legge di Henry, la teoria delle microbolle e la diversa diffusibilità/solubilità di elio e azoto.
    Riferimento Bühlmann reinterpretato.

    Il sistema parte dai parametri a/b e dai tempi di emitempo ZHL-16, ma li riorganizza mnemonicamente.

    Filosofia:

    Il subacqueo deve sapere generare la propria decompressione, non leggerla.

    3.Due visioni della formazione subacquea

    La Ratio Deco è figlio dell’era digitale: serve al subacqueo moderno per non essere cieco davanti al computer.

    La Deco Mnemonica è figlia dell’era pre-digitale, ma ha anticipato il concetto di diver-autonomy: un sistema che funziona anche in assenza totale di elettronica.

    In entrambi i casi, il focus è lo stesso:restituire all’essere umano il controllo cognitivo della decompressione.

    Ma la via è diversa:

    La Ratio Deco affianca la tecnologia,
    La Deco Mnemonica la sostituisce.

    4. Il punto d’incontro: il subacqueo pensante

    “Un display che genera numeri non insegna nulla se chi lo guarda non sa cosa significano.”

    Che si tratti di ratio o di mnemonica, il risultato è lo stesso: un subacqueo che pianifica, controlla e corregge, invece di eseguire passivamente.

    L’era della decompressione consapevole non è fatta di strumenti, ma di menti formate.

    La Ratio Deco prepara il subacqueo a capire il computer.
    La Deco Mnemonica UTRtek lo prepara a farne a meno.

    Entrambe, però, conducono alla stessa destinazione: la padronanza mentale della decompressionequella che nessun algoritmo potrà mai sostituire.

    Inviato dal mio 2407FPN8EG utilizzando Tapatalk
    www.bludivecenter.com

  • #2
    Ma guai ad entrare nel merito, si attiva in automatico la modalità struzzo.
    www.bludivecenter.com

    Commenta


    • #3
      Credo che stanotte avrò gli incubi, dopo aver letto tutta quella roba...
      Niente di quello che ho scritto è vero, sono uno che dice sempre bugie.

      cit: "meno male che c'e' qualcuno che ha la scienza e sa come van fatte le cose..."

      Commenta


      • #4
        Originariamente inviato da Lorescuba Visualizza il messaggio
        Credo che stanotte avrò gli incubi, dopo aver letto tutta quella roba...
        È un copia incolla, secondo me non li ha letti neanche lui.
        www.bludivecenter.com

        Commenta


        • #5
          Vabbè dai ci prova
          Tra l'altro ha scritto cose errate ma vabbè

          Commenta


          • #6
            Originariamente inviato da anfibio Visualizza il messaggio
            Vabbè dai ci prova
            Tra l'altro ha scritto cose errate ma vabbè
            Vorrei conoscere qualcuno che abbocca
            www.bludivecenter.com

            Commenta


            • #7
              Originariamente inviato da blu dive Visualizza il messaggio

              Vorrei conoscere qualcuno che abbocca
              lal ista è lunga.. e vopi pure sarete miei prossimi allievi è solo questione di tempo

              Commenta


              • #8
                Originariamente inviato da dsat Visualizza il messaggio

                lal ista è lunga.. e vopi pure sarete miei prossimi allievi è solo questione di tempo
                Mi dovresti qualche risposta diversa dal mettere la testa sotto la sabbia.

                Un uccellino mi ha detto che hai chiesto l'aiuto da casa.
                Non hai postato perché non è ancora arrivata la risposta, o il testo è troppo difficile e non l'hai capito?
                www.bludivecenter.com

                Commenta


                • #9
                  Originariamente inviato da dsat Visualizza il messaggio

                  lal ista è lunga.. e vopi pure sarete miei prossimi allievi è solo questione di tempo
                  Più facile che smetta di andare in acqua per sopraggiunti limiti di età...
                  Niente di quello che ho scritto è vero, sono uno che dice sempre bugie.

                  cit: "meno male che c'e' qualcuno che ha la scienza e sa come van fatte le cose..."

                  Commenta


                  • #10
                    quindi è ufficiale iniziamo tutti a darcele di santa ragione con chatGpt, tra un po si parlerà da solo :-D

                    Commenta


                    • #11
                      blu, sempre usare la discriminante. sarai credo consapevole che il livello di istruzione per trattare una certa tipologia di argomenti non è precisamente di livello medio. non c'è nemmeno la consapevolezza di quello che è il proprio effettivo sapere e che differenza passa tra aver compreso una materia o il recitarla a memoria. è terribilmente inutile il confronto.
                      ......lasciami l'orgoglio di essere solo un uomo...

                      Commenta


                      • #12
                        Originariamente inviato da blu dive Visualizza il messaggio

                        È un copia incolla, secondo me non li ha letti neanche lui.
                        dieci caratteri
                        www.filoariannadive.com

                        Commenta


                        • #13
                          Originariamente inviato da polpotto Visualizza il messaggio
                          quindi � ufficiale iniziamo tutti a darcele di santa ragione con chatGpt, tra un po si parler� da solo :-D
                          Aspetta chiedo cosa ti devo rispondere

                          Inviato dal mio 2407FPN8EG utilizzando Tapatalk

                          Commenta


                          • #14
                            Originariamente inviato da blu dive Visualizza il messaggio

                            Mi dovresti qualche risposta diversa dal mettere la testa sotto la sabbia.

                            Un uccellino mi ha detto che hai chiesto l'aiuto da casa.
                            Non hai postato perch� non � ancora arrivata la risposta, o il testo � troppo difficile e non l'hai capito?
                            C'è tempo brutto sto aspettando l uccellino che vola piano

                            Inviato dal mio 2407FPN8EG utilizzando Tapatalk

                            Commenta


                            • #15
                              Originariamente inviato da dsat Visualizza il messaggio
                              C'è tempo brutto sto aspettando l uccellino che vola piano

                              Inviato dal mio 2407FPN8EG utilizzando Tapatalk
                              Studia, studia , che alla fine puoi farcela anche tu.
                              www.bludivecenter.com

                              Commenta

                              Riguardo all'autore

                              Comprimi

                              blu dive @blu.dive.center Per saperne di più su blu dive

                              Statistiche comunità

                              Comprimi

                              Attualmente sono connessi 73 utenti. 0 utenti e 73 ospiti.

                              Il massimo degli utenti connessi: 6,151 alle 21:48 il 05-03-2025.

                              Scubaportal su Facebook

                              Comprimi

                              Sto operando...
                              X