Quando ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della decompressione mnemonica, credevo sarebbe stato semplice.
“Basta guardare due dati”, pensavo.
Invece le prime volte mi sono trovato spiazzato: davanti a un semplice profondimetro facevo fatica a ragionare su ciò che stavo leggendo.
Anni di immersioni con il computer mi avevano abituato a ricevere istruzioni pronte.
Non dovevo più pensare, solo eseguire.
Ma quel comfort mi stava togliendo la cosa più importante: la consapevolezza.
Poco a poco ho ricominciato ad allenare la mente.
A collegare tempo, profondità e ambiente, a “sentire” l’immersione invece di subirla.
Oggi mi basta un’occhiata: so dove sono, quanto tempo ho e come sta evolvendo la mia immersione.
E ogni volta il display conferma esattamente quello che stavo già pensando.
Quando accade, capisci che la mente è tornata padrona.
Allenarsi a pensare in acqua è la vera sicurezza.
Perché un sub consapevole è un sub che sa dove si trova, in ogni istante — anche senza un numero davanti agli occhi.
Raccontami la tua esperienza con il computer: ti senti più protetto o più dipendente?










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