Dispersa sub a Como .

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  • Fino ad ora ho solo letto provando infinita tristezza al pensiero di una mamma, per giunta non subacquea,che ha perso una figlia in simili circostanze
    Da subacqueo avvezzo a quel tipo di immersioni in compagnia di moglie e figlio o da solo con la sola differenza non marginale dell' ambiente marino devo esprimere la mia piu' completa sintonia con quanto scrittp da @Rana
    Le mie piu' sentite condoglianze
    Paolo
    Paolo

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    • Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
      Se si è consapevoli di tutto questo, mi spiegate che differenza avrebbe fatto il bibo ?
      A parte che a 70 non ci è arrivata (se non erro l'autoe
      rogazione è avvenuta a 58 ed al dodicesimo minuto di immersione), un bibo non lo so considerato che avrebbe comunque dovuto saper fare le manovre con la rubinetteria, ma una stage da 7 litri le avrebbe salvato la vita.
      Certo avrebbe dovuto sapere di stare con due del tutto inaffidabili, confidando invece nel sistema di coppia (o di trio) che invece è palese non ci fosse.
      In generale ed a prescindere dal caso di specie posto che il sistema di coppia è fallace in molti contesti (ed in tutti quelli ricreativi dove si fa una solitaria in compagnia con guida) rendere possibile avere tutti una stage non mi sembra affatto una cattiva idea.
      Ultima modifica di M.; 16-05-2019, 21:34.
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      • Ti faccio una domanda Rana.......

        Secondo te la povera Paola, consapevole della propria preparazione, avrebbe programmato un’immersione a 70m in aria col mono in solitaria? Senza la sicurezza del sistema ternario?

        Secondo me no.

        Quindi non venirmi a fare la filippica su queste cose.

        Ti ci sei mai stato a 70m ad aria così per la cronaca?
        Sai, parlare, scrivere e sentenziare per sentito dire in questo contesto mi sembra fuori luogo.

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        • Ciao M.

          Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
          A parte che a 70 non ci è arrivata (se non erro l'autoe
          rogazione è avvenuta a 58 ed al dodicesimo minuto di immersione), un bibo non lo so considerato che avrebbe comunque dovuto saper fare le manovre con la rubinetteria, ma una stage da 7 litri le avrebbe salvato la vita.
          Leggo con interesse i tuoi interventi perché ti considero una persona preparata ed obbiettiva, premesso questo non condivido la tua certezza che una stage da 7 litri le avrebbe salvato la vita.
          Non condivido perché a me (poi posso sbagliare) sembra evidente che tutti e tre hanno perso il controllo della situazione e delle loro azioni, non più mediate da pensieri razionali ma da istinti senza controllo - in un tale contesto anche se si ha sotto mano la soluzione è ragionevole ritenere che non è detto che l'avrebbe usata.
          Se aveva la stage, se aveva consapevolezza che era da sola, se, se, se ...
          ​Ma i se .... svengono sempre dopo e non prima, ed è questo il problema se si fossero posti delle domande, se avessero dato un altro "peso" a problemi che evidentemente avevano dato per scontato la tragedia non si sarebbe consumata.

          Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
          Certo avrebbe dovuto sapere di stare con due del tutto inaffidabili, confidando invece nel sistema di coppia (o di trio) che invece è palese non ci fosse.
          Qui tocchi il punto dolente.
          Tutti noi fino a quando non perdiamo il controllo siamo affidabili, bravi e trasmettiamo sicurezza.
          Dobbiamo considerare le dinamiche del gruppo, che spinge a fare, che da sicurezza, che cambia la percezione dei problemi.
          Da solo sono cauto a tal punto da rinunciare, ma in gruppo mi sento "sicuro".
          Questi aspetti riguardano tutti noi ma proprio tutti.
          Tutto funziona fino a quando rimango all'interno della zona in cui il mio fare è certo, ma poi si va oltre.

          Nel 2016 è avvenuto un incidente che tu ricorderai, tre subacquei morirono in un sifone di una grotta a circa -50 metri a Palinuro.
          Io trovo che l'incidente di Paola e questo incidente siano analoghi per quanto riguardano l'approccio e le intenzioni.
          In quell'occasione scrissi il seguente intervento:

          http://www.poverosub.com/forum/in-pr...rti-a-palinuro

          "In questa specifica tragedia le cose non sono avvenute perché non c'erano regolamenti, leggi o i subacquei non erano formati.
          Magari non avevano una formazione speleosubacquea ma sapevano dei pericoli e della necessità di fare le cose in una certa maniera - solo che avevano evidentemente la convinzione di poterle fare anche diversamente - non erano consapevoli dei pericoli a tal punto da fare le cose come dovevano essere fatte.

          Le cose sono avvenute perché si è andati oltre quello che era lecito fare e hanno fatto ciò con consapevolezza, volutamente.
          Sicuramente nessuno dei tre immaginava la tragedia che li avrebbe colti, sicuramente avevano la certezza di riuscire a fare quanto intendevano fare e sono anche convinto che probabilmente lo avevano già fatto altre volte.

          Questi tre sfortunati, come i quattro di alcuni anni fa, come il sottoscritto più fortunato di loro perché è qui a raccontarla, hanno intenzionalmente messo in atto comportamenti pericolosi, cacciandosi in situazioni difficili per chiunque da gestire, in quelle condizione, se qualcosa fosse andato storto.
          Affidandosi alla fortuna che nulla andrà storto - cosa che purtroppo non è avvenuta.

          Qui voglio collegarmi al discorso di MGS, io come lui (forse con parole meno ciniche) difendo la libertà del libero arbitrio.
          Se una persona sente come sua natura gli ambienti estremi, consapevole dei rischi legati alla vita deve poter essere libero di decidere di fare o non fare attività estreme.
          Muori ..... la cosa non deve destare scalpore è nella natura stessa dell'attività estrema sapere che si può morire inseguendo una propria passione.
          L'accettazione dei rischi anche elevati, la voglia di osare è insita in noi esseri umani ed è la spinta che ci fa andare avanti anche nel progresso.
          Prima o poi alcuni uomini partiranno per Marte in un viaggio dai pericoli incommensurabili, lasceranno famiglie, forse figli e si giocheranno tutto per un sogno, per un impresa.

          Torniamo a noi, io non penso che queste tre persone erano consapevoli di fare un attività estrema e per tanto non penso che erano disposti anche a morire per tentare questa impresa.
          Io penso che hanno commesso un gravissimo errore di valutazione (che tutti noi chi più chi meno ha commesso almeno una volta andando sott'acqua).
          Per questo non trovo giusto paragonare la morte di chi consapevole del pericolo si è gettato con una tuta alare con questi che hanno fatto cose pensando di riuscirci senza soffermarsi a valutare che i rischi erano al di sopra di quello che sarebbero state disposte ad accettare.
          Hanno attuato un comportamento "preterintenzionale" che è andato oltre la loro volontà.

          Quindi piantiamola di puntare il dito sulla formazione, sulla necessità di stabilire protocolli di sicurezza, catene degli eventi o invocare leggi e divieti.
          L'analisi degli incidenti funziona quando si hai la certezza dei comportamenti:
          stabilisco una procedura > succede l'incidente > analizzo la catena degli eventi > individuo il problema > correggo la procedura che viene recepita ed adottata nella maniera corretta.

          In questo caso nessuna didattica avrebbe potuto evitare la tragedia, in quanto attuata consapevolmente contro ogni regola di sicurezza confidando nelle proprie capacità che si sono rivelate insufficienti.

          La didattica avrebbe potuto fare la differenza se accettiamo l'ipotesi fantascientifica di poter fare un lavaggio del cervello, bonificare i comportamenti legati alle spinte passionali e vincolare l'operato alle regole trascritte a forza nella mente dell'allievo.
          Sappiamo benissimo che non siamo robot su cui caricare un programma operativo definito.
          Siamo esseri umani e in quanto tali imprevedibili.

          In questo caso i tre hanno scavalcato a priori ogni procedura, protocollo di sicurezza, ecc, ecc - consapevolmente, pensando di essere in grado di fare quello che stavano facendo perché la pericolosità del luogo non era stata percepita come reale ma falsata probabilmente dalla troppa sicurezza del fare quotidiano."

          Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
          In generale ed a prescindere dal caso di specie posto che il sistema di coppia è fallace in molti contesti (ed in tutti quelli ricreativi dove si fa una solitaria in compagnia con guida) rendere possibile avere tutti una stage non mi sembra affatto una cattiva idea.
          Avere una fonte d'aria alternativa, un gruppo ara completamente separato dal sistema primario in grado di supportare il subacqueo in caso di rottura catastrofica del sistema è senza ombra di dubbio un qualcosa di positivo.
          Premesso questo l'aggiungere elementi all'attrezzatura deve andare di pari passo a un necessario e consapevole addestramento nell'uso stesso degli elementi adottati.
          Se c'è addestramento, se si attuano le procedure e si opera all'interno di limiti reali e consapevoli, anche il sistema di coppia garantisce che il subacqueo in qualsiasi momento ha a disposizione un gruppo ara completamente separato dal suo in grado di supportarlo in un ipotetico guasto catastrofico, il subacqueo ha sempre a disposizione il gruppo ara del compagno.
          Se poi non si attuano le procedure tutto viene messo in crisi e la sicurezza viene meno, anche la stage di 7 litri non da garanzie.
          Ia stage non è un "lasciapassare" ad operare in deroga a procedure e limiti.

          La morale è che se si opera al di fuori della zona sicura in cui siamo abituati ed addestrati ad immergerci ci assumiamo una serie di responsabilità che comportano anche l'accettazione di maggiori rischi e la capacità di fare scelte particolari mantenendo la calma in situazioni ad alto stress.
          Se non siamo in grado di accettare tutto questo, non è la stage a fare la differenza, l'unica scelta sicura è non fare queste immersioni.

          Rana


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          • Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
            la tua certezza che una stage da 7 litri le avrebbe salvato la vita.
            Non condivido perché a me (poi posso sbagliare) sembra evidente che tutti e tre hanno perso il controllo della situazione e delle loro azioni
            E' disponibile il grafico dei profili dei tre sovrapposti. In base a tale documento la ricostruzione offerta dalla madre è attendibile. L'evento mortale si è verificato dopo varie circostanze ed errori, non solo uno. In particolare non penso dai profili (e dal comportamento che essi testimoniano) ci sia stato panico al verificarsi dell'evento autoerogazione, quindi con una stage si sarebbe salvata da sola. Avrebbe potuto salvarsi anche se uno dei due sub (inizialmente quello più vicino) le avesse offerto un aiuto adeguato (immediata offerta d'aria e risalita). Ora a 58 metri, in una fase iniziale dell'immersione e con una esposizione temporale alla ppn2 non elevata non ci vuole molto a farlo, specie se già hai fatto immersione a quelle quote ed anche più giù. Quindi effettivamente brutta storia anche se non si può cercare "giustizia" dal giudice penale.


            Io trovo che l'incidente di Paola e questo incidente siano analoghi per quanto riguardano l'approccio e le intenzioni
            No. In quel caso c'è stato un iniziale ed unico errore di valutazione che ha provocato il resto. Qui i fattori indipendenti che si sono cumulati sono stati tanti.

            Torniamo a noi, io non penso che queste tre persone erano consapevoli di fare un attività estrema
            infatti non lo sarebbe stata se il sistema di coppia/trio fosse stato rispettato o fossero stati realmente consapevoli che era solo quello che non rendeva tale immersione obiettivamente pericolosa.


            Ia stage non è un "lasciapassare" ad operare in deroga a procedure e limiti.
            Ma risolve senza che sia necessario un addestramento eccessivo un problema mortale la cui eventualità non è così remota (pensa anche alla rottura di una frusta di bassa). E può essere implementato anche dai diving senza eccessivi problemi logistici ed economici.



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            • Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
              L'evento mortale si è verificato dopo varie circostanze ed errori, non solo uno. In particolare non penso dai profili (e dal comportamento che essi testimoniano) ci sia stato panico al verificarsi dell'evento autoerogazione, quindi con una stage si sarebbe salvata da sola.
              M, sinceramente non capisco come fai a sostenere che non ci sia stato panico, se non c'è stato panico e i tre subacquei anche sotto stress erano in grado di operare lucidamente siamo davanti a una tale incompetenza da parte di tutti e tre che sinceramente parlando non considero la stage la soluzione - se adoperata da assoluti incompetenti.

              ​Io non penso che i tre erano incompetenti a tal punto.
              Penso che i tre si sono cacciati in una situazione che gli è sfuggita di mano mandandoli tutti e tre nel panico, o in una condizione in cui anche un operazione semplice, fatta in modo errato, ha aggiunto problemi ai problemi.
              Una volta che le capacità operative sono state compromesse da uno stato emotivo fuori controllo (non chiamiamolo panico se non ti piace il termine) ogni cosa perde di significato.

              Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
              Avrebbe potuto salvarsi anche se uno dei due sub (inizialmente quello più vicino) le avesse offerto un aiuto adeguato (immediata offerta d'aria e risalita). Ora a 58 metri, in una fase iniziale dell'immersione e con una esposizione temporale alla ppn2 non elevata non ci vuole molto a farlo, specie se già hai fatto immersione a quelle quote ed anche più giù.
              Esatto avrebbe potuto salvarsi con poche operazioni che tutti diamo per scontate e facili al di la della "stage" ma non si è salvata, questo non è avvenuto e/o è avvenuto in modo errato.
              Non penso e non penso neanche tu che di due compagni di Paola hanno agito dolosamente, questi volevano salvarla ma hanno subito uno stress invalidante.

              M, tu non tieni conto, secondo me, dell'ambiente lacustre, è buio come lo devo dire, ma buio pesto inchiostro, l'unica cosa che ti permette di vedere è il fascio della torcia che in quei momenti si deve essere comportata come una luce stroboscopica illuminando ed abbagliando ad intervalli i soggetti e la scena terribile, sospesi nel nulla, su uno strapiombo senza fondo, come fai a dire che sarebbe stato facile. in queste condizioni.
              Sarebbe stato possibile per chi ha un vissuto reale ad operare in quelle condizioni con quello stress ma le persone che in qualche maniera hanno questo vissuto non erano loro tre.
              Se lo fossero state, non avrebbero fatto quell'immersione, perché consapevoli che la situazione sarebbe potuta mutare in un inferno.
              Questi hanno fatto si molte volte immersioni simili ma non hanno mai affrontato i reali problemi in quelle condizioni, ad ogni immersione si sono illusi di porte gestire una situazione che appariva sotto controllo solo per il fatto che non stava succedendo nulla.
              Poi la fortuna li ha abbandonati e la sfortuna ha iniziato a produrre effetti e ... ed ecco che i limiti si sono palesati.

              Lo vuoi capire che fino a quando pensiamo di poter gestire con una stage situazioni simili (fuori da quello che è normale considerandole normali) senza una reale presa in considerazione dell'ambiente siamo tutti a rischio.
              Se non comprendiamo questo la tragica fine di Paola non insegnerà nulla, perché alla fine ci sarà chi penserà che con la "stage", con il bibo ecc, ecc, può affrontare quell'ambiente, pensando di essere al sicuro perché confida di riuscire a passare a respirare dalla stage senza contare che per salvarsi la pelle in quelle condizioni non basta respirare ma bisogna risalire, emergere e se si è colti impreparati in quelle condizioni non riemergi.

              Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
              Quindi effettivamente brutta storia anche se non si può cercare "giustizia" dal giudice penale.
              La giustizia non restituirà mai una figlia alla madre.

              Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
              No. In quel caso c'è stato un iniziale ed unico errore di valutazione che ha provocato il resto. Qui i fattori indipendenti che si sono cumulati sono stati tanti.
              Anche a Palinuro ci furono tanti aspetti che non andarono come i tre sfortunati pensavano, anche in quell'incidente come in questo l'unica scelta sensata era quella di non fare l'immersione in quei termini.

              Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
              infatti non lo sarebbe stata se il sistema di coppia/trio fosse stato rispettato o fossero stati realmente consapevoli che era solo quello che non rendeva tale immersione obiettivamente pericolosa.
              L'immersione era obbiettivamente ad alto rischio, l'ambiente lacustre è tosto.
              Un conto è il sapere, un conto è essere consapevoli.
              Io posso sapere benissimo cosa è giusto e cosa non lo è ma questo non fa di me una persona necessariamente consapevole.
              Sott'acqua, in quell'immersione, bisognava sapere ed essere consapevoli tanto come l'immersione che hanno affrontato i tre a Palinuro.
              Sapevano benissimo i rischi ma con il tempo hanno abbassato la guardia e sono diventati inconsapevoli ai rischi del loro fare.

              Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
              Ma risolve senza che sia necessario un addestramento eccessivo un problema mortale la cui eventualità non è così remota (pensa anche alla rottura di una frusta di bassa). E può essere implementato anche dai diving senza eccessivi problemi logistici ed economici.
              La stage può anche essere una cosa che non richiede particolare addestramento, come non richiede particolare addestramento passare un erogatore, ma è la situazione in cui erano a richiedere necessariamente un addestramento che nessuna didattica può darti, che devi raccogliere passo dopo passo da solo, cosa che questi tre non avevano.
              In queste situazioni il fatto che una cosa sia facile non vuol dire nulla, se perdi la capacità di rimanere lucido e il tuo fare è irrazionale anche le cose più facili possono ammazzarti.

              Rana

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              • Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
                M, sinceramente non capisco come fai a sostenere che non ci sia stato panico
                Uff, guardati i profili sovrapposti, è evidente. Il panico c'è stato ben dopo l'inizio dell'autoerogazione e ad altra quota.

                parlando non considero la stage la soluzione - se adoperata da assoluti incompetenti.
                Quando avrebbe potuto usarla non era sicuramente in panico nè narcotizzata a tal punto.

                tu non tieni conto, secondo me, dell'ambiente lacustre, è buio c
                A quell'ambiente c'erano abituati, in particolare i due.



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                  • Grazie M.
                    Avevo già visto il grafico del profilo d'immersione.

                    Sinceramente di per se non scioglie tutti i dubbi di questa tragedia.

                    Io quello che avevo da dire l'ho detto, non pretendo di avere la verità in mano, esprimo solo il mio punto di vista mediato dalle mie esperienze, invitando tutti a riflettere sul fatto che quanto pensiamo fattibile e certo in contesti particolari può non essere tale.

                    Rana


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                    • Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
                      Sinceramente di per se non scioglie tutti i dubbi di questa tragedia.
                      Tutti no, ma buona parte sì.

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                      • Originariamente inviato da GardaReb Visualizza il messaggio
                        Ti faccio una domanda Rana.......

                        Secondo te la povera Paola, consapevole della propria preparazione, avrebbe programmato un’immersione a 70m in aria col mono in solitaria? Senza la sicurezza del sistema ternario?

                        Secondo me no.

                        Quindi non venirmi a fare la filippica su queste cose.

                        Ti ci sei mai stato a 70m ad aria così per la cronaca?
                        Sai, parlare, scrivere e sentenziare per sentito dire in questo contesto mi sembra fuori luogo.
                        Non voglio fare l'avvocato difensore di Rana , ma qui sembra che non si voglia capire un presupposto , o meglio si fa finta che non esista . Ti rispondo con una domanda , cosi come fai tu : Mi dici quale didattica ti insegna ad andare a 70m in aria con o senza comnpagno ? O meglio , mi dici quale corso aveva eseguito la povera Paola che la abilitava ad andare a 70m in aria con o senza compagni ?
                        Queste domande te le faccio perchè ,consapevole o no ,sono certo che nessuna delle tante criticate didattiche abbia detto a Paola che con la sua preparazione poteva andare a 70m in aria con o senza compagno .
                        Quindi prima di parlare di filippiche mediterei un attimo .
                        Per quanto riguarda le domande che fai a Rana , rispondo per me ........ SI e come immagino saprai proprio nello stesso laghetto che frequenti pure tu , lo faccio A MIO RISCHIO E PERICOLO ,ne PADI ne FIAS , sono le didattiche che ho frequentato, mi hanno dato la preparazione per scendere a 70m in aria , quindi non mi sognerei mai di incolparle di una mia eventuale e fatale sventura . Cosi , tanto per dirla chiara .
                        Ciao MarenaSub
                        Cit.Silvano :
                        Qualcuno ha persin detto che per andare sott'acqua ci vogliono le palle.
                        E subito qualcun'altro ha scritto che palle e scroto raggrinziti dal freddo spostano meno liquido che le stesse allascate e gonfie per la calura, se ne deduce che con le palle al fresco si è negativi e si può togliere zavorra, viceversa , a palle lasche , un po' di zavorra in più non fa mai male.

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                        • Continuate a non capire o a far finta di non capire e soprattutto a mettermi in bocca parole che non ho scritto.

                          Io non ho scritto che la didattica X insegna ad andare in sicurezza a 70m ad aria col mono!!!!

                          Io ho scritto che se esistesse una didattica, soprattutto ricreativa (dove dovresti apprendere i pilastri della subacquea) che insegnasse veramente ad andare in acqua alla gente, formandola tecnicamente ma soprattutto mentalmente, forse certi incidenti non accadrebbero.
                          Un sub formato e consapevole dei propri limiti, limiti che solo una mentalità di solo-diving puoi acquisire, certe immersioni non le farebbe.
                          Non sto qua a fare l’elenco delle varie disgrazie, ma se le analizzate in modo obiettivo vedrete che non erano disgrazie.

                          Puntualizzo una cosa prima di avere risposte non a tema.

                          Con la mentalità si SOLO DIVE all’open, non intendo che dopo 10 immersioni un sub va da solo a 40m, in grotta magari. Il solo dive non è un marziano, un super uomo,
                          È UN CONCETTO DI VITA SUBACQUEO.

                          Quando una ragazza/o iniziano ad andare in acqua lo fanno per passione e cercano qualcuno che glielo insegni.
                          Per amicizia, per conoscenza fanno il primo corso sub della didattica X e li la prima cosa che gli insegnano è il SISTEMA DI COPPIA. Tu cresci dal punto di vista subacqueo con questa spada di Damocle sulla testa.
                          Poi fai l’adv poi la deep, poi il nitrox.......in 100 immersioni in certe didattiche sei ISTRUTTORE!!!!! Ma vi rendete conto?????????
                          Io dopo 100 immersioni io andavo a 80m ad aria, non col mono, ma ci andavo, tanto avevo i miei compagni che mi avrebbero salvato!!!!
                          Ero un drago???? No, UN COGLIONE, UN COGLIONE MIRACOLATO.......
                          Poi ho avuto la fortuna di conoscere una grande persona che mi ha fatto riflettere. Chi mi ha veramente insegnato ad andare in acqua ricominciando da zero (non sto parlando di didattiche, ma di PERSONE). È stato molto difficile ricominciare da zero fisicamente, ma ancor di più mentalmente. Resettare certi concetti è molto difficile.

                          È per questo che secondo me, impostare fin da subito all’open, che in acqua si è SOLI, che si DEVE essere rindondanti e che il sistema di coppia è una bufala, sarebbe molto più facile e potrebbe salvare molte persone, perché dopo certe immersioni non le faresti.
                          Dopo aver fatto il mio reset ed aver incominciato ad andare in acqua con la testa, il mio limite erano 40m e per ritornare fondi ci ho messo anni.....eppure a 80 ci andavo tranquillo.......TRANQUILLO UN CAZZO, adesso dico che ogni immersione è stata una roulette russa e che mi è andata bene.

                          Facciamo si che questa discussione non sia un battibecco sterile ma che possa servire a far riflettere molti subacquei.

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                          • comunque i discorsi son pochi e due...o è omicidio premeditato/suicidio o è panico….non levarsi /levare una cintura di piombi, non passare un erogatore e risalire, configura uno stato confusionale totale da parte di tutti….il resto sta che paola deve far meditare tutti, ma proprio tutti, soprattutto nell'intimità dei nostri trascorsi e dei nostri accaduti...credo sia opportuno smettere di girare sta minestrina inutile...forse sarebbe più carino discutere delle disavventure che a tutti noi son capitate senza risvolti così drammatici. questo potrebbe far aggiungere a tutti una esperienza in più e un significato a questo post dove la mamma sollecita il voler comprendere l 'avvenuto, fornendo una sua convinzione sui fatti...le didattiche possono didatticare , ma l'uomo ha rispetto dell'uomo quando sa ammettere i propri errori e limiti...
                            ......lasciami l'orgoglio di essere solo un uomo...

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                            • Originariamente inviato da GardaReb Visualizza il messaggio
                              impostare fin da subito all’open, che in acqua si è SOLI, che si DEVE essere rindondanti e che il sistema di coppia è una bufala
                              Non è possibile farlo (anche quando il rischio è perdere la vita) nella subacquea ricreativa, che è una attività che scende a compromessi. Il compromesso è: l'accessibilità, la semplicità dell'attrezzatura, la comodità dell'immersione, cose che non possono prescindere dall'utilizzo del solo gav e mono.
                              Oggi non ci sono molti incidenti mortali nella subacquea (non più di altri sport simili) perché fortunatamente l'attrezzatura che utilizziamo è arrivata ad un livello di affidabilità molto alto, quindi le emergenze si verificano raramente, e raramente siamo quindi chiamati a gestirle.
                              Stai certo che se si verificasse un malfunzionamento ogni due immersioni, per come è insegnata e gestita la subacquea ricreativa oggi, avremmo un incidenza mortale spaventosa.
                              E' possibile quindi rendere l'immersione più sicura? Certo che lo è, come dicevi basterebbe già l'utilizzo standard di una stage che la sicurezza aumenterebbe esponenzialmente, ma ancora più importante, basterebbe fare dei corsi intensivi per brevettarti e non 3 giorni (se va bene) ai Caraibi.
                              Ma tutto ciò è fattibile? Secondo me, seppure la sicurezza ne trarrebbe un indubbio vantaggio, a questo sport si avvicinerebbero molte meno persone, messe difronte (giustamente) ad un'attività che richieda un impegno (anche di tempo) molto più importante, in pratica si ritornerebbe (nel bene o nel male) a quella che era la subacquea qualche decennio fa.

                              Viene da se che oggi un subacqueo che seguo un certo percorso, lo fa in modo autonomo e che capisce l'importanza della ridondanza dopo aver capito "come funzionano le cose" e quanto debba essere gestita con meno superficialità qualsiasi immersione. Questa condizione non si può imporre, fa parte della propria crescita.

                              C'entra poco comunque con questo thread, a 70 metri non ci va il subacqueo neo-brevettato, e se ci va è scontato dire che sia uno sbaglio suo (e non di eventuali compagni), come è pure scontato capire (anche con il minimo di esperienza) che non ci vai con la stessa attrezzatura dei 18 (o 30) metri.

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                              • Eppure un sistema ci sarebbe: insegnare fin da subito la ridondanza ed inculcarla, assieme alla cura dell'attrezzatura. Lavorare con piccoli bibo o sidemount, lavorare su respirazione, assetto e la pesata senza portare la gente al mare fintanto che non è in grado di scendere con pochissima zavorra.
                                Ho assistito ai corsi open naui ed almeno affrontano la seconda parte (respirazione/assetto) ed incredibilmente (a me che ho fatto l'open padi) non è che abbiano poi bisogno di tanti tuffi per impararli: in una settimana consumavano ed avevano un trim simile a quelli di istruttori con anni di esperienza alle spalle, senza dover perdere brutte tare iniziali. Altrove ho visto istruttori di altre didattiche lavorare sulle stesse cose, ma criticati dai proprietari della struttura perché prima di portare in mare, ci mettevano un tuffo in piscina in più ed anche quello ha dei costi.
                                Come ho già detto non sono un istruttore, neppure una guida e mai vorrò esserlo. Però, facendo circa 100 tuffi l'anno vedo molti open scendere in acqua e, oltre l'entusiasmo e la gioia, li vedo quasi sempre carichi di zavorra, procedere inclinati, magari consumare aria come non ci fosse un domani (e non è solo conseguenza di errori di assetto, pesata e respirazione... ma anche di stress).
                                A pochissimi vengono negati i brevetti ricreativi nelle didattiche commerciali: sono quasi un atto dovuto, visto che hanno pagato.
                                Ed in quello da quanto so fanno bene le didattiche federali ad imporre delle asticelle da saper superare prima di ottenere il brevetto.
                                Da quanto ho visto quelle tare vengono cercate di correggere dopo il brevetto, quando vengono accompagnati ma la cosa funziona quando questi frequentano e se sono disposti ad ascoltare. Se, invece, si credono sicuri perché hanno preso un pezzo di plastica e lo mollano lì in attesa della prima vacanza, sono allo sbaraglio.
                                Personalmente ci ho messo un po' di brevetti e di stupidaggini fatte, prima di capire l'umiltà necessaria nei confronti dell'acqua. Le attrezzature in buono stato di manutenzione non hanno grossi problemi ed anche senza tanta ridondanza la subacquea ricreativa ha una grande tolleranza agli errori, nel senso che è raro che diventino gravi ma nel momento in cui lo diventano, la percentuali di rischio aumenta vertiginosamente.
                                La controparte è quella economica. Quasi ovunque vedo diving che si arrabattano per arrivare a fine anno. La crisi ha colpito molto il settore, la subacquea raramente dai non subacquei viene pensata quando devono elencare gli sport "fighi" pur essendolo, forse perché è poco mediatica rispetto ad altri sport. Dove i diving guadagnano è brevettando il maggior numero possibile di persone in breve tempo e da lì a farlo in modo superficiale il passo può essere breve se chi li gestisce non ha troppi scrupoli o buone conoscenze.
                                L'attrezzatura a noleggio può andare benissimo per i tuffi open visto che in teoria garantirebbe un controllo rigoroso che il neo-brevettato raramente fa. Di contro cambiando continuamente attrezzature, non affinano la conoscenza della stessa e si trovano semplicemente spiazzati da un gav lievemente diverso. Per non parlare dello stato di manutenzione che spesso non è quello ottimale che ci si aspetterebbe, in molti diving: o ring non lubrificati, perdite da rubinetti, vari stadi, fruste, gav ne ho viste tante in molti diving, perché anche la manutenzione è un costo e con i guadagni risicati che hanno anche quello incide. E la stessa cosa succede dove non si vede: nei gas respirabili.
                                Ho visto anche diving tecnici dove è meglio portarsi le bombole caricate altrove perché l'aria è maleodorante o se analizzi la co2 è a livelli di guardia o vi sono tracce oleose.

                                In uno degli ultimi tuffi che ho fatto, in un diving che si pubblicizza come tecnico ho assistito ad un potenziale incidente grave dove hanno portato (per non perdere i soldi di un'immersione) in acqua una persona che aveva dimenticato di cambiare la bombola dopo il secondo tuffo ed ha proseguito con una serie di errori uno dietro l'altro che dimostravano un'approssimazione assurda: condivisione prima con una guida, poi con l'altra e alle domande se tutto fosse a posto degli altri rispondere che era tutto ok. Poi l'ultima guida che si separava con quello in condivisione e perdeva la direzione della barca, il barcaiolo che si rifiutava di andarli a prendere, in corrente pur avendo caricato tutti e non offriva neanche una cima di corrente a quello che voleva (io) tuffarsi per andarli ad aiutare.

                                Scusate il lungo sfogo ed off-topic

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