Dispersa sub a Como .

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  • M.
    ha risposto
    Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
    Sinceramente di per se non scioglie tutti i dubbi di questa tragedia.
    Tutti no, ma buona parte sì.

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  • RANA
    ha risposto
    Grazie M.
    Avevo già visto il grafico del profilo d'immersione.

    Sinceramente di per se non scioglie tutti i dubbi di questa tragedia.

    Io quello che avevo da dire l'ho detto, non pretendo di avere la verità in mano, esprimo solo il mio punto di vista mediato dalle mie esperienze, invitando tutti a riflettere sul fatto che quanto pensiamo fattibile e certo in contesti particolari può non essere tale.

    Rana


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  • M.
    ha risposto
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...b4&oe=5D5E67B5

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  • M.
    ha risposto
    Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
    M, sinceramente non capisco come fai a sostenere che non ci sia stato panico
    Uff, guardati i profili sovrapposti, è evidente. Il panico c'è stato ben dopo l'inizio dell'autoerogazione e ad altra quota.

    parlando non considero la stage la soluzione - se adoperata da assoluti incompetenti.
    Quando avrebbe potuto usarla non era sicuramente in panico nè narcotizzata a tal punto.

    tu non tieni conto, secondo me, dell'ambiente lacustre, è buio c
    A quell'ambiente c'erano abituati, in particolare i due.



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  • RANA
    ha risposto
    Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
    L'evento mortale si è verificato dopo varie circostanze ed errori, non solo uno. In particolare non penso dai profili (e dal comportamento che essi testimoniano) ci sia stato panico al verificarsi dell'evento autoerogazione, quindi con una stage si sarebbe salvata da sola.
    M, sinceramente non capisco come fai a sostenere che non ci sia stato panico, se non c'è stato panico e i tre subacquei anche sotto stress erano in grado di operare lucidamente siamo davanti a una tale incompetenza da parte di tutti e tre che sinceramente parlando non considero la stage la soluzione - se adoperata da assoluti incompetenti.

    ​Io non penso che i tre erano incompetenti a tal punto.
    Penso che i tre si sono cacciati in una situazione che gli è sfuggita di mano mandandoli tutti e tre nel panico, o in una condizione in cui anche un operazione semplice, fatta in modo errato, ha aggiunto problemi ai problemi.
    Una volta che le capacità operative sono state compromesse da uno stato emotivo fuori controllo (non chiamiamolo panico se non ti piace il termine) ogni cosa perde di significato.

    Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
    Avrebbe potuto salvarsi anche se uno dei due sub (inizialmente quello più vicino) le avesse offerto un aiuto adeguato (immediata offerta d'aria e risalita). Ora a 58 metri, in una fase iniziale dell'immersione e con una esposizione temporale alla ppn2 non elevata non ci vuole molto a farlo, specie se già hai fatto immersione a quelle quote ed anche più giù.
    Esatto avrebbe potuto salvarsi con poche operazioni che tutti diamo per scontate e facili al di la della "stage" ma non si è salvata, questo non è avvenuto e/o è avvenuto in modo errato.
    Non penso e non penso neanche tu che di due compagni di Paola hanno agito dolosamente, questi volevano salvarla ma hanno subito uno stress invalidante.

    M, tu non tieni conto, secondo me, dell'ambiente lacustre, è buio come lo devo dire, ma buio pesto inchiostro, l'unica cosa che ti permette di vedere è il fascio della torcia che in quei momenti si deve essere comportata come una luce stroboscopica illuminando ed abbagliando ad intervalli i soggetti e la scena terribile, sospesi nel nulla, su uno strapiombo senza fondo, come fai a dire che sarebbe stato facile. in queste condizioni.
    Sarebbe stato possibile per chi ha un vissuto reale ad operare in quelle condizioni con quello stress ma le persone che in qualche maniera hanno questo vissuto non erano loro tre.
    Se lo fossero state, non avrebbero fatto quell'immersione, perché consapevoli che la situazione sarebbe potuta mutare in un inferno.
    Questi hanno fatto si molte volte immersioni simili ma non hanno mai affrontato i reali problemi in quelle condizioni, ad ogni immersione si sono illusi di porte gestire una situazione che appariva sotto controllo solo per il fatto che non stava succedendo nulla.
    Poi la fortuna li ha abbandonati e la sfortuna ha iniziato a produrre effetti e ... ed ecco che i limiti si sono palesati.

    Lo vuoi capire che fino a quando pensiamo di poter gestire con una stage situazioni simili (fuori da quello che è normale considerandole normali) senza una reale presa in considerazione dell'ambiente siamo tutti a rischio.
    Se non comprendiamo questo la tragica fine di Paola non insegnerà nulla, perché alla fine ci sarà chi penserà che con la "stage", con il bibo ecc, ecc, può affrontare quell'ambiente, pensando di essere al sicuro perché confida di riuscire a passare a respirare dalla stage senza contare che per salvarsi la pelle in quelle condizioni non basta respirare ma bisogna risalire, emergere e se si è colti impreparati in quelle condizioni non riemergi.

    Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
    Quindi effettivamente brutta storia anche se non si può cercare "giustizia" dal giudice penale.
    La giustizia non restituirà mai una figlia alla madre.

    Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
    No. In quel caso c'è stato un iniziale ed unico errore di valutazione che ha provocato il resto. Qui i fattori indipendenti che si sono cumulati sono stati tanti.
    Anche a Palinuro ci furono tanti aspetti che non andarono come i tre sfortunati pensavano, anche in quell'incidente come in questo l'unica scelta sensata era quella di non fare l'immersione in quei termini.

    Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
    infatti non lo sarebbe stata se il sistema di coppia/trio fosse stato rispettato o fossero stati realmente consapevoli che era solo quello che non rendeva tale immersione obiettivamente pericolosa.
    L'immersione era obbiettivamente ad alto rischio, l'ambiente lacustre è tosto.
    Un conto è il sapere, un conto è essere consapevoli.
    Io posso sapere benissimo cosa è giusto e cosa non lo è ma questo non fa di me una persona necessariamente consapevole.
    Sott'acqua, in quell'immersione, bisognava sapere ed essere consapevoli tanto come l'immersione che hanno affrontato i tre a Palinuro.
    Sapevano benissimo i rischi ma con il tempo hanno abbassato la guardia e sono diventati inconsapevoli ai rischi del loro fare.

    Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
    Ma risolve senza che sia necessario un addestramento eccessivo un problema mortale la cui eventualità non è così remota (pensa anche alla rottura di una frusta di bassa). E può essere implementato anche dai diving senza eccessivi problemi logistici ed economici.
    La stage può anche essere una cosa che non richiede particolare addestramento, come non richiede particolare addestramento passare un erogatore, ma è la situazione in cui erano a richiedere necessariamente un addestramento che nessuna didattica può darti, che devi raccogliere passo dopo passo da solo, cosa che questi tre non avevano.
    In queste situazioni il fatto che una cosa sia facile non vuol dire nulla, se perdi la capacità di rimanere lucido e il tuo fare è irrazionale anche le cose più facili possono ammazzarti.

    Rana

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  • M.
    ha risposto
    Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
    la tua certezza che una stage da 7 litri le avrebbe salvato la vita.
    Non condivido perché a me (poi posso sbagliare) sembra evidente che tutti e tre hanno perso il controllo della situazione e delle loro azioni
    E' disponibile il grafico dei profili dei tre sovrapposti. In base a tale documento la ricostruzione offerta dalla madre è attendibile. L'evento mortale si è verificato dopo varie circostanze ed errori, non solo uno. In particolare non penso dai profili (e dal comportamento che essi testimoniano) ci sia stato panico al verificarsi dell'evento autoerogazione, quindi con una stage si sarebbe salvata da sola. Avrebbe potuto salvarsi anche se uno dei due sub (inizialmente quello più vicino) le avesse offerto un aiuto adeguato (immediata offerta d'aria e risalita). Ora a 58 metri, in una fase iniziale dell'immersione e con una esposizione temporale alla ppn2 non elevata non ci vuole molto a farlo, specie se già hai fatto immersione a quelle quote ed anche più giù. Quindi effettivamente brutta storia anche se non si può cercare "giustizia" dal giudice penale.


    Io trovo che l'incidente di Paola e questo incidente siano analoghi per quanto riguardano l'approccio e le intenzioni
    No. In quel caso c'è stato un iniziale ed unico errore di valutazione che ha provocato il resto. Qui i fattori indipendenti che si sono cumulati sono stati tanti.

    Torniamo a noi, io non penso che queste tre persone erano consapevoli di fare un attività estrema
    infatti non lo sarebbe stata se il sistema di coppia/trio fosse stato rispettato o fossero stati realmente consapevoli che era solo quello che non rendeva tale immersione obiettivamente pericolosa.


    Ia stage non è un "lasciapassare" ad operare in deroga a procedure e limiti.
    Ma risolve senza che sia necessario un addestramento eccessivo un problema mortale la cui eventualità non è così remota (pensa anche alla rottura di una frusta di bassa). E può essere implementato anche dai diving senza eccessivi problemi logistici ed economici.



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  • RANA
    ha risposto
    Ciao M.

    Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
    A parte che a 70 non ci è arrivata (se non erro l'autoe
    rogazione è avvenuta a 58 ed al dodicesimo minuto di immersione), un bibo non lo so considerato che avrebbe comunque dovuto saper fare le manovre con la rubinetteria, ma una stage da 7 litri le avrebbe salvato la vita.
    Leggo con interesse i tuoi interventi perché ti considero una persona preparata ed obbiettiva, premesso questo non condivido la tua certezza che una stage da 7 litri le avrebbe salvato la vita.
    Non condivido perché a me (poi posso sbagliare) sembra evidente che tutti e tre hanno perso il controllo della situazione e delle loro azioni, non più mediate da pensieri razionali ma da istinti senza controllo - in un tale contesto anche se si ha sotto mano la soluzione è ragionevole ritenere che non è detto che l'avrebbe usata.
    Se aveva la stage, se aveva consapevolezza che era da sola, se, se, se ...
    ​Ma i se .... svengono sempre dopo e non prima, ed è questo il problema se si fossero posti delle domande, se avessero dato un altro "peso" a problemi che evidentemente avevano dato per scontato la tragedia non si sarebbe consumata.

    Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
    Certo avrebbe dovuto sapere di stare con due del tutto inaffidabili, confidando invece nel sistema di coppia (o di trio) che invece è palese non ci fosse.
    Qui tocchi il punto dolente.
    Tutti noi fino a quando non perdiamo il controllo siamo affidabili, bravi e trasmettiamo sicurezza.
    Dobbiamo considerare le dinamiche del gruppo, che spinge a fare, che da sicurezza, che cambia la percezione dei problemi.
    Da solo sono cauto a tal punto da rinunciare, ma in gruppo mi sento "sicuro".
    Questi aspetti riguardano tutti noi ma proprio tutti.
    Tutto funziona fino a quando rimango all'interno della zona in cui il mio fare è certo, ma poi si va oltre.

    Nel 2016 è avvenuto un incidente che tu ricorderai, tre subacquei morirono in un sifone di una grotta a circa -50 metri a Palinuro.
    Io trovo che l'incidente di Paola e questo incidente siano analoghi per quanto riguardano l'approccio e le intenzioni.
    In quell'occasione scrissi il seguente intervento:

    http://www.poverosub.com/forum/in-pr...rti-a-palinuro

    "In questa specifica tragedia le cose non sono avvenute perché non c'erano regolamenti, leggi o i subacquei non erano formati.
    Magari non avevano una formazione speleosubacquea ma sapevano dei pericoli e della necessità di fare le cose in una certa maniera - solo che avevano evidentemente la convinzione di poterle fare anche diversamente - non erano consapevoli dei pericoli a tal punto da fare le cose come dovevano essere fatte.

    Le cose sono avvenute perché si è andati oltre quello che era lecito fare e hanno fatto ciò con consapevolezza, volutamente.
    Sicuramente nessuno dei tre immaginava la tragedia che li avrebbe colti, sicuramente avevano la certezza di riuscire a fare quanto intendevano fare e sono anche convinto che probabilmente lo avevano già fatto altre volte.

    Questi tre sfortunati, come i quattro di alcuni anni fa, come il sottoscritto più fortunato di loro perché è qui a raccontarla, hanno intenzionalmente messo in atto comportamenti pericolosi, cacciandosi in situazioni difficili per chiunque da gestire, in quelle condizione, se qualcosa fosse andato storto.
    Affidandosi alla fortuna che nulla andrà storto - cosa che purtroppo non è avvenuta.

    Qui voglio collegarmi al discorso di MGS, io come lui (forse con parole meno ciniche) difendo la libertà del libero arbitrio.
    Se una persona sente come sua natura gli ambienti estremi, consapevole dei rischi legati alla vita deve poter essere libero di decidere di fare o non fare attività estreme.
    Muori ..... la cosa non deve destare scalpore è nella natura stessa dell'attività estrema sapere che si può morire inseguendo una propria passione.
    L'accettazione dei rischi anche elevati, la voglia di osare è insita in noi esseri umani ed è la spinta che ci fa andare avanti anche nel progresso.
    Prima o poi alcuni uomini partiranno per Marte in un viaggio dai pericoli incommensurabili, lasceranno famiglie, forse figli e si giocheranno tutto per un sogno, per un impresa.

    Torniamo a noi, io non penso che queste tre persone erano consapevoli di fare un attività estrema e per tanto non penso che erano disposti anche a morire per tentare questa impresa.
    Io penso che hanno commesso un gravissimo errore di valutazione (che tutti noi chi più chi meno ha commesso almeno una volta andando sott'acqua).
    Per questo non trovo giusto paragonare la morte di chi consapevole del pericolo si è gettato con una tuta alare con questi che hanno fatto cose pensando di riuscirci senza soffermarsi a valutare che i rischi erano al di sopra di quello che sarebbero state disposte ad accettare.
    Hanno attuato un comportamento "preterintenzionale" che è andato oltre la loro volontà.

    Quindi piantiamola di puntare il dito sulla formazione, sulla necessità di stabilire protocolli di sicurezza, catene degli eventi o invocare leggi e divieti.
    L'analisi degli incidenti funziona quando si hai la certezza dei comportamenti:
    stabilisco una procedura > succede l'incidente > analizzo la catena degli eventi > individuo il problema > correggo la procedura che viene recepita ed adottata nella maniera corretta.

    In questo caso nessuna didattica avrebbe potuto evitare la tragedia, in quanto attuata consapevolmente contro ogni regola di sicurezza confidando nelle proprie capacità che si sono rivelate insufficienti.

    La didattica avrebbe potuto fare la differenza se accettiamo l'ipotesi fantascientifica di poter fare un lavaggio del cervello, bonificare i comportamenti legati alle spinte passionali e vincolare l'operato alle regole trascritte a forza nella mente dell'allievo.
    Sappiamo benissimo che non siamo robot su cui caricare un programma operativo definito.
    Siamo esseri umani e in quanto tali imprevedibili.

    In questo caso i tre hanno scavalcato a priori ogni procedura, protocollo di sicurezza, ecc, ecc - consapevolmente, pensando di essere in grado di fare quello che stavano facendo perché la pericolosità del luogo non era stata percepita come reale ma falsata probabilmente dalla troppa sicurezza del fare quotidiano."

    Originariamente inviato da M. Visualizza il messaggio
    In generale ed a prescindere dal caso di specie posto che il sistema di coppia è fallace in molti contesti (ed in tutti quelli ricreativi dove si fa una solitaria in compagnia con guida) rendere possibile avere tutti una stage non mi sembra affatto una cattiva idea.
    Avere una fonte d'aria alternativa, un gruppo ara completamente separato dal sistema primario in grado di supportare il subacqueo in caso di rottura catastrofica del sistema è senza ombra di dubbio un qualcosa di positivo.
    Premesso questo l'aggiungere elementi all'attrezzatura deve andare di pari passo a un necessario e consapevole addestramento nell'uso stesso degli elementi adottati.
    Se c'è addestramento, se si attuano le procedure e si opera all'interno di limiti reali e consapevoli, anche il sistema di coppia garantisce che il subacqueo in qualsiasi momento ha a disposizione un gruppo ara completamente separato dal suo in grado di supportarlo in un ipotetico guasto catastrofico, il subacqueo ha sempre a disposizione il gruppo ara del compagno.
    Se poi non si attuano le procedure tutto viene messo in crisi e la sicurezza viene meno, anche la stage di 7 litri non da garanzie.
    Ia stage non è un "lasciapassare" ad operare in deroga a procedure e limiti.

    La morale è che se si opera al di fuori della zona sicura in cui siamo abituati ed addestrati ad immergerci ci assumiamo una serie di responsabilità che comportano anche l'accettazione di maggiori rischi e la capacità di fare scelte particolari mantenendo la calma in situazioni ad alto stress.
    Se non siamo in grado di accettare tutto questo, non è la stage a fare la differenza, l'unica scelta sicura è non fare queste immersioni.

    Rana


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  • GardaReb
    ha risposto
    Ti faccio una domanda Rana.......

    Secondo te la povera Paola, consapevole della propria preparazione, avrebbe programmato un’immersione a 70m in aria col mono in solitaria? Senza la sicurezza del sistema ternario?

    Secondo me no.

    Quindi non venirmi a fare la filippica su queste cose.

    Ti ci sei mai stato a 70m ad aria così per la cronaca?
    Sai, parlare, scrivere e sentenziare per sentito dire in questo contesto mi sembra fuori luogo.

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  • M.
    ha risposto
    Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
    Se si è consapevoli di tutto questo, mi spiegate che differenza avrebbe fatto il bibo ?
    A parte che a 70 non ci è arrivata (se non erro l'autoe
    rogazione è avvenuta a 58 ed al dodicesimo minuto di immersione), un bibo non lo so considerato che avrebbe comunque dovuto saper fare le manovre con la rubinetteria, ma una stage da 7 litri le avrebbe salvato la vita.
    Certo avrebbe dovuto sapere di stare con due del tutto inaffidabili, confidando invece nel sistema di coppia (o di trio) che invece è palese non ci fosse.
    In generale ed a prescindere dal caso di specie posto che il sistema di coppia è fallace in molti contesti (ed in tutti quelli ricreativi dove si fa una solitaria in compagnia con guida) rendere possibile avere tutti una stage non mi sembra affatto una cattiva idea.
    Ultima modifica di M.; 16-05-2019, 20:34.

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  • paolo55
    ha risposto
    Fino ad ora ho solo letto provando infinita tristezza al pensiero di una mamma, per giunta non subacquea,che ha perso una figlia in simili circostanze
    Da subacqueo avvezzo a quel tipo di immersioni in compagnia di moglie e figlio o da solo con la sola differenza non marginale dell' ambiente marino devo esprimere la mia piu' completa sintonia con quanto scrittp da @Rana
    Le mie piu' sentite condoglianze
    Paolo

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  • baldinotti
    ha risposto
    Perfettamente d'accordo con te, Rana.

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  • Italians
    ha risposto
    Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio

    Ma .....
    Sul serio, tutta la morale che questa tristissima tragedia ha saputo ispirare è questa .....

    - Colpa delle didattiche, di tutte le didattiche.
    - Colpa è del costo dei corsi troppo basso che non arriva a € 1.000,00.
    - Del mono, del bibo.
    - Del sistema di coppia.

    Sacrosante parole!

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  • RANA
    ha risposto
    La subacquea vive questi tristissimi incidenti, che incidenti non sono, solo perché nessuna didattica, ha il coraggio di far pagare un corso 1000€ euro, di allenare gli allievi per decine di ore di acqua al lago o al mare (non qualche giretto a 3m in piscina), di bocciare la gente non pronta, di imporre un’attrezzatura ridondante, non un cazzo di mono.....
    Ma un open col bibo? Si, perché? È un problema un 7+7?
    O un mono con obbligatoria una bombola di fase?

    Fino a che ci si nasconde da ipocriti dietro questi falsi problemi dettati solo dal puro busines, poi non lamentiamoci.
    ​Ma .....
    Sul serio, tutta la morale che questa tristissima tragedia ha saputo ispirare è questa .....

    - Colpa delle didattiche, di tutte le didattiche.
    - Colpa è del costo dei corsi troppo basso che non arriva a € 1.000,00.
    - Del mono, del bibo.
    - Del sistema di coppia.

    Se non siete istruttori non comportatevi come se lo foste, non sparate giudizi su ciò che non sapete.

    Cosa centrano le didattiche con questa tragedia ?
    Qualcuno me lo spiega .... domanda retorica (non spiegate quello che non è possibile spiegare)
    Le didattiche non centrano nulla!

    Vi sento parlare di attrezzature, puntate il dito sul mono, sul bibo, ma siete mai stati al lago oltre -70 metri, in aria ?
    Evidentemente no.
    Perché se uno è consapevole di cosa vuol dire: -70 metri in un ambiente freddo e completamente buio - attenzione: non una penombra, non un posto poco illuminato ma un ambiente dove non c'è per niente luce, dove ci si trova a respirare aria a 8 bar di pressione, dove si è soggetto ad un pesante effetto narcotico, dove solo per respirare si usa più dell'60% delle forze a disposizione ....
    Se si è consapevoli di tutto questo, mi spiegate che differenza avrebbe fatto il bibo ?

    E.... poi:
    "il sistema di coppia" nel ho lette di cotte e di crude sul sistema di coppia funziona, non funziona, addirittura che è la prima causa degli incidenti ....

    Nel seguente contesto è lapalissiano che il sistema di coppia non funziona, almeno nei termini in cui siamo abituati a considerarlo:
    -70 metri in un ambiente freddo e completamente buio, dove ti trovi a respirare aria a 8 bar di pressione, dove sei soggetto ad un pesante effetto narcotico, dove solo per respirare si usa più dell'60% delle forze a tua disposizione ....

    Come cavolo fate a giudicare, in questo contesto, se il sistema di coppia funziona o meno ?

    Meglio soli !
    Ma che vuol dire ?

    In questo contesto, che ripeto cosi tanto per renderci conto:
    -70 metri in un ambiente freddo e completamente buio - dove ti trovi a respirare aria a 8 bar di pressione, dove sei soggetto ad un pesante effetto narcotico, dove solo per respirare si usa più dell'60% delle forze a tua disposizione.
    In questo contesto si va soli - perché in aria - comunque non si ha la certezza, in questo contesto, di ricevere aiuto da chiunque sia con noi.

    C'è una bella differenza.

    Un conto è dire il sistema di coppia non funziona generalizzando e sostenendo che è fonte d'incidenti - cosa non vera.

    Un altro conto è dire che in un determinato contesto estremo, che nessuna didattica prende in considerazione, dato che tutte le didattiche concordano sul fatto che l'uso dell'aria a -70 metri (e tralascio il resto delle caratteristiche del lago) non è fattibile in termini di sicurezza, il sistema di coppia entra in crisi, proprio per le condizioni estreme del contesto.

    Voi state commettendo gli stessi errori che ha commesso la povera Paola e i suoi due compagni:
    pensare che in questo contesto valgono le stesse regole apprese nei corsi.

    A -70 metri in un ambiente freddo e completamente buio -dove ti trovi a respirare aria a 8 bar di pressione, dove sei soggetto ad un pesante effetto narcotico, dove solo per respirare si usa più dell'60% delle forze a tua disposizione.
    Nulla di quanto imparato a livello didattico ti salva, ma ti salva l'esperienza pratica quelle malizie che affini quando, passo dopo passo affronti e ti abitui ad affrontare un ambiente pericoloso ed estremo.
    Purtroppo nulla delle procedure convenzionalmente ritenute sicure valgono, in un tale contesto estremo bisogna rimettere tutto in discussione ed abbracciare un approccio completamente differente ed estremo.

    L'unica variante nell'attrezzatura che avrebbe potuto effettivamente fare la differenza in questa tragedia sarebbe stata la scelta di non usare l'aria ma una miscela trimix, un trimix normossico avrebbe eliminato il problema narcosi, avrebbe ridotto lo stress fisico e permesso una gestione diversa del problema e anche del panico ad esso seguito.
    Ma ....
    Purtroppo ...
    La scelta dell'aria non era in discussione, tutti e tre non hanno neanche per un momento messo in discussione l'uso dell'aria.

    Una tale immersione si affronta prima di tutto consapevoli che nel farla si potrebbe morire, e consapevoli di questo nessun subacqueo sano di mente si farebbe garante della sicurezza altrui, anzi scoraggerebbe chiunque gli apparisse poco convinto e titubante.
    Chi affronta queste immersioni ti dice scherzando ma pensandolo realmente: se non riemergo vai a bere una birra anche per me - senza rimpianti ho fatto quello che volevo fare e ne accetto il rischio, e, ridendo anche tu gli dici che vale la stessa cosa ma la birra, nel mio, caso bevila rossa.
    Questo è l'atteggiamento folle ma necessario per affrontare queste immersioni.

    Se una persona vuole giocare con la propria pelle io non sono contrario, io penso che un subacqueo ha il diritto anche di accettare rischi elevati e di morire per fare una cosa in cui crede, purchè consapevole realmente di quello che intendono fare.

    L'errore è l'atteggiamento con cui hanno affrontato questa immersione.
    Si sono immersi pensando che questa immersione si potesse gestire con le stesse regole con cui si gestisce un immersione ricreativa, pseudo tecnica.
    Lo stesso errore che fate voi quando sparate contro le didattiche, quando dite che il sistema di coppia non funziona, quando pensate che il bibo vi avrebbe salvato.

    ​Paola e i suoi due comagni non erano preparati a fare quanto pensavano di saper fare, hanno sottovalutato l'ambiente, la profondità, l'aria, non erano preparati ad un'attività che esula da qualsiasi tecnica insegnata, da qualsiasi normale contesto e come tale richiede un approccio completamente diverso a tratti folle nelle sue necessità.


    No, no, no !
    Solo una scelta li poteva salvare:
    DECIDERE DI NON AFFRONTARE UNA TALE IMMERSIONE, IN QUEL MODO CON QUELLE FALSE CERTEZZE !

    Il sistema di coppia funziona benissimo ma all'interno del contesto in cui è ragionevole immergersi, all'interno di quei limiti che tutte le didattiche indicano.
    Funziona anche in altri contesti, anche estremi, ma in questo caso chi ha il problema e chi soccorre devono essere "collaborativi" - non in panico - proprio perché consapevoli che l'aiuto dato e ricevuto è poco e prezioso.
    Cosi pure il mono, il mono è sicuro all'interno delle immersioni ricreative, rispettando procedure e standard.
    Le didattiche funzionano e non si nascondono dietro a nulla, a volte devono limitare l'attività per tutelare istruttori e soci dai potenziali trappole legali.

    Bibo, bombole di fase, decompressive, ecc, ecc, sono tutti aspetti la cui sicurezza complessiva è sempre limitata ad un contesto ben preciso.

    Oltre - tutto entra in crisi, oltre c'è il rischio di chi ama camminare sulla corda tesa a strapiombo su un burrone, sapendo che può cadere, che può morire, ma sa anche (o pensa di sapere) che ha le capacità per farlo e lo fa a suo rischio e pericolo.

    Con questo chi cammina su una corda tesa non usa le scarpe che usa chi va a passeggiare in collina, mette in atto tecniche e strategie proprie al di fuori di ogni schema.

    Allo stesso modo chi s'immerge in aria profonda oltre -70 metri al lago deve farlo consapevole dei rischi ed in grado di attuare tecniche che sono al di fuori delle procedure standard, ma soprattutto sapendo ed accettando che chiunque, compreso lui o i suoi compagni, possono morire nel fare questo tipo di attività.

    Rana

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  • GardaReb
    ha risposto
    Originariamente inviato da Pix Visualizza il messaggio

    ... detesto e mi danno fastidio certi argomenti che tendono a sputtanare le altre didattiche.
    Forse non sai leggere perché io non ho sputtanato nessuna didattica rispetto ad un’altra.
    Io ho criticato TUTTE le didattiche ricreative senza distinzione di specie.

    La subacquea vive questi tristissimi incidenti, che incidenti non sono, solo perché nessuna didattica, ha il coraggio di far pagare un corso 1000€ euro, di allenare gli allievi per decine di ore di acqua al lago o al mare (non qualche giretto a 3m in piscina), di bocciare la gente non pronta, di imporre un’attrezzatura ridondante, non un cazzo di mono.....
    Ma un open col bibo? Si, perché? È un problema un 7+7?
    O un mono con obbligatoria una bombola di fase?

    Fino a che ci si nasconde da ipocriti dietro questi falsi problemi dettati solo dal puro busines, poi non lamentiamoci.

    Non sono istruttore e non pubblicizzo alcuna didattica, sia chiaro a scanso di equivoci.

    Lascia un commento:


  • M.
    ha risposto
    Originariamente inviato da GardaReb Visualizza il messaggio
    Io vado in acqua quasi sempre da solo, da anni ormai, ma col mono non andrei neppure a 18m.
    Imho l'optimum per immersioni ricreative sarebbe un mono più una stage da 7 litri da utilizzare solo in caso di necessità. Cosa che consentirebbe anche a diving - barche safari di offrire come standard il bombolame ed eliminerebbe quel falso sistema di coppia che si vede e che è stato introdotto esclusivamente per fini commerciali e per fare immersioni solitarie in compagnia.
    Occorrerebbe però rimuovere quegli ostacoli che rendono inutilmente oneroso il tutto, come le revisioni biennali aumentandone il periodo (e distinguendo tra bombole di diving e bombole personali).
    In diversi contesti come al lago fuori da un contesto di diving l'utilizzo del solo mono in effetti non ha senso in nessun caso.


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