Dispersa sub a Como .

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  • Gb87
    ha risposto
    firer84 la mia frase "Il mare (o il lago) è come la montagna, non perdona"
    non vuol dire che vedo il mare o la monagna come una persona, ma è una frase che fa ben capire una cosa: è un luogo e di conseguenza non ha una coscienza.
    Se si fa un errore (grane o piccolo che sia) questo ha delle conseguenze che vanno pagate, e purtroppo lo si fa sulla pelle.
    Se faccio cavolate in barca o in immersione, non è colpa del mare "cattivo" ma mia che sono stato stupido. stessa cosa se vado in montagna a fare una pista ferrata senza attrezzarmi, sono io scemo se cado, visto che avrei avuto tutti i mezzi per potermi salvare.

    ti do ragione sul fatto che bisogni fare un minimo di tuffi l´anno, ma rendiamoci conto anche di una cosa.
    Si parla di gente che lo fa per DIVERTIMENTO.

    Steinoff Voletnieri! Basta che mi possa portare il mio Buddy XD Ci si può davvero pensare la prossima volta che torno in Italia

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  • npole
    ha risposto
    Io ti ho capito, ma non è realistico... la tua è un'idea utopica.
    Oggi nemmeno i brevetti sono legalizzati, figuriamoci... sono dei semplici pezzi di carta fatti da privati che non hanno alcuna rilevanza legale (se non come prova al diving per pararsi il didietro in caso di incidente), sono di fatto autocertificazioni.
    Se ne discuteva in un altro thread, bisognerebbe partire nella standardizzazione di questi brevetti, un po' come succede per l'aeronautica: difatti se voglio pilotare un parapendio in Italia, devo ottenere una licenza che è uniforme (e valida) in tutta Europa (e in tutto il mondo con gli stati convenzionati), eppure la subacquea non è meno pericolosa (o meno praticata) del parapendio.
    Partendo da questo aspetto si farebbe un passo avanti, ma rendere estensivi i corsi per chi vuole scendere a "soli" 18 metri, o rendere ridondante l'attrezzatura non farebbe altro che allontanare i neofiti da questo sport.
    Ad ogni modo siamo tremendamente OT in questo thread, che non c'entra niente con le certificazioni o con le didattiche, l'incidente di Paola è avvenuto per incuria di tutte le parti coinvolte, non c'è un vero colpevole (forse moralmente si, ma questo è un altro discorso...), ne' tanto meno il colpevole è la mancanza di una regolamentazione (a 70 metri ad aria col mono può decidere di andarci chiunque, corso o non corso).

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  • Steinoff
    ha risposto
    Ragazzi, io stavo solo rispondendo per quel che personalmente penso a una classificazione che non mi era piaciuta e in cui proprio non mi riconosco, lungi da me far polemiche, in questo topic poi...

    Originariamente inviato da npole Visualizza il messaggio

    A 18-30 metri ci vai con una certa attrezzatura.
    A 70 metri con altra.
    A 120 metri con altra ancora.
    In caverna ci vai con altra attrezzatura ancora.

    Sebbene le basi fondamentali e di partenza della subacquea siano le medesime, è impensabile insegnare ad un subacqueo ricreativo tutte le tecniche che non possono essere frutto di esperienza.
    Condivido in pieno quanto hai detto, ne sono ben conscio ma io stavo rispondendo ad altro, cioe' a questo:

    Originariamente inviato da GardaReb Visualizza il messaggio
    Continuate a non capire o a far finta di non capire e soprattutto a mettermi in bocca parole che non ho scritto.

    Io non ho scritto che la didattica X insegna ad andare in sicurezza a 70m ad aria col mono!!!!

    Io ho scritto che se esistesse una didattica, soprattutto ricreativa (dove dovresti apprendere i pilastri della subacquea) che insegnasse veramente ad andare in acqua alla gente, formandola tecnicamente ma soprattutto mentalmente, forse certi incidenti non accadrebbero.
    Un sub formato e consapevole dei propri limiti, limiti che solo una mentalità di solo-diving puoi acquisire, certe immersioni non le farebbe.
    Non sto qua a fare l’elenco delle varie disgrazie, ma se le analizzate in modo obiettivo vedrete che non erano disgrazie.
    Originariamente inviato da npole Visualizza il messaggio
    Oggi non ci sono molti incidenti mortali nella subacquea (non più di altri sport simili) perché fortunatamente l'attrezzatura che utilizziamo è arrivata ad un livello di affidabilità molto alto, quindi le emergenze si verificano raramente, e raramente siamo quindi chiamati a gestirle.
    Stai certo che se si verificasse un malfunzionamento ogni due immersioni, per come è insegnata e gestita la subacquea ricreativa oggi, avremmo un incidenza mortale spaventosa.
    E' possibile quindi rendere l'immersione più sicura? Certo che lo è, come dicevi basterebbe già l'utilizzo standard di una stage che la sicurezza aumenterebbe esponenzialmente, ma ancora più importante, basterebbe fare dei corsi intensivi per brevettarti e non 3 giorni (se va bene) ai Caraibi.
    Ma tutto ciò è fattibile? Secondo me, seppure la sicurezza ne trarrebbe un indubbio vantaggio, a questo sport si avvicinerebbero molte meno persone, messe difronte (giustamente) ad un'attività che richieda un impegno (anche di tempo) molto più importante, in pratica si ritornerebbe (nel bene o nel male) a quella che era la subacquea qualche decennio fa.
    Ecco, io mi riferivo a questo.
    Gb87 non mi riferivo a come ti sei bravettata te, non mi permetterei mai ne' potrei perche' non ne ho la piu' pallida idea. Era semplicemente il mio pensiero, non fare di tutta l'erba un fascio e di non sbagliare a focalizzare quel che potrebbe essere il problema in questione.
    Poi mi rendo ben conto che una cosa e' scrivere un pensiero tramite una tastiera e leggerlo su un monitor, e un'altra e' parlarne, a voce e guardandosi in faccia, magari dopo un bel tuffo e davanti a una birra fresca.

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  • firer84
    ha risposto
    Non voglio alzare polemiche in fatto di credenze, ma credo che al mare o alla montagna freghi nulla di noi, non sono esseri pensanti, sono luoghi che noi usiamo per divertirci, luoghi ostili, conta la preparazione e un po di fortuna.
    Per quanto riguarda brevetti da tre giorni o da un anno, anche qua la vedo cosa molto personale, una persona più portata può essere gia pronta ad affrontare immersioni dopo il primo brevetto di tre giorni, per altri invece servirebbe quello da un anno, però le didattiche sono diverse e possiamo scegliere quella che più ci piace, come gli istruttori, anche se secondo me tre giorni sono un po tirati per il primo brevetto, ma è una mia idea, se la didattica scelta te lo permette non vedo problemi (legali), penso invece che servirebbe un numero minimo di tuffi annuali per i profesionisti e almeno quinquennali per i non profesionisti per mantenere il brevetto, prima si parlava di sub vacanzieri, mi è capitato in varie occasioni di andare in vacanza (estero) con la famiglia e di fare immersioni senza conoscere nessuno, tutte situazioni ricreative (la tecnica la faccio a casa, con la mia roba) sono guida nella ricreativa quindi dopo la prima immersione mi sbattevano in fondo al gruppo a chiudere e a radunare il gruppo e fidati Gb87 che un sub vacanziero lo riconosci, anche fosse tecnico a plastichino (anzi sono peggio), ma se non ce le metti le orecchie in acqua si vede, questo solo per sottolineare l'importanza di avere un minimo di continuità nella disciplina.

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  • Gb87
    ha risposto
    Originariamente inviato da Steinoff Visualizza il messaggio
    Mia opinione, ma quel che avete fin'ora descritto sono corsi approssimati e mal condotti, non certo il programma delle didattiche cui fanno riferimento.
    Per il primo grado ho passato 6 mesi in piscina, oltre ai 4 della teoria, e più tempo, impegno e fatica l'ho impiegati per il secondo grado.
    Certo il mio percorso è diverso dal corso di 3 giorni fatto alle Maldive, ma "la colpa" dove sta?
    Detto brutalmente e fra i denti:
    Anche io ho preso un patentino in un corso di 3 giorni alle maldive.
    Perchè?

    Perchè io vivo in Germania, il mio compagno in Italia e ci vediamo SOLO durante le ferie.
    Certo mi sarebbe piacuto poter fare 6 mesi in piscina e approfondire la teoria, ma non ho potuto farlo. Perchè o lo facevo così o non avrei mai potuto prendere il brevetto perchè era una cosa che volevo fare con lui.
    Ora ti chiedo.
    In quesi 6 mesi quante ore hai fatto?
    Sei sicuro di aver fatto più ore di me in quei 3 giorni? O di aver aquisito una migliore acquaticità?

    Un corso di 3 giorni può darti le basi (come un corso di 6 mesi), sta poi a te decidere se approfondire o "accontentarti" di fare solo piccole ricreative.
    Non siamo tutti obbligati a fare i sub tecnici e a superare i 30 metri.

    Il brevetto era una cosa che volevo fare e sono felicissima di averla potuta fare.
    Certo ho voglia di imparare di più e sfrutto ogni singola occasione che ho per immergermi e per informarmi più possibile.
    Ma senza que "corso di tre giorni alle Maldive" non avrei mai potuto cominciare, e sentire sempre disfrattati questi corsi, diciamo di avvicinamento, mi fa davvero girare le scatole, anche perchè si ha l´impressione di venir considerati di serie B solo perchè non si ha avuto tempo/modo per seguire un altra via.

    Se non ci sono "nuovi" che iniziano a praticare la subacque lo sport muore e diventa sempre meno importante.
    Le attrezzature cominciano a costare sempre di più e lentamente diventa uno sport ancora più costoso di quello che è.

    Ultima cosa, ci sono anche OTTIMI insegnati nei corsi di 3 giorni. E parlo per esperienza!

    La tragedia di Paola penso dovrebbe insegnarci una sola cosa:

    In acqua siamo e resteremo sempre e solo OSPITI.

    Sia che siamo super uomini (o donne) che vanno a -100 m e con 1.000 immersioni sulle spalle, e sia che andiamo a -15 con una decina di immersioni questo mondo è mai il nostro ambiente e bisogna essere umili nel capire i pericoli che si corrono a invadere un ambiente non nostro.

    Il mare (o il lago) è come la montagna, non perdona
    Ultima modifica di Gb87; 21-05-2019, 12:01.

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  • npole
    ha risposto
    Originariamente inviato da Steinoff Visualizza il messaggio
    Perdonatemi, ma non riesco ad essere d'accordo col discorso dualistico didattiche ricreative/tecniche.
    A 18-30 metri ci vai con una certa attrezzatura.
    A 70 metri con altra.
    A 120 metri con altra ancora.
    In caverna ci vai con altra attrezzatura ancora.

    Sebbene le basi fondamentali e di partenza della subacquea siano le medesime, è impensabile insegnare ad un subacqueo ricreativo tutte le tecniche che non possono essere frutto di esperienza. E' un percorso graduale e successivo di crescita personale, indipendentemente dalle basi che ci hanno insegnato.
    Se i corsi di subacquea (OWD) durassero più di quanto durano adesso, oggi avremmo molti meno subacquei che cominciano (ed evolvono), probabilmente anche io e la mia partner oggi non saremmo subacquei.

    Certo il mio percorso è diverso dal corso di 3 giorni fatto alle Maldive, ma "la colpa" dove sta?
    Non ci vedo alcuna "colpa". Di quali colpe parliamo? Ammesso che l'istruttore faccia l'istruttore... indipendentemente dalla didattica.

    ciò che è successo a Paola dovrebbe insegnarci qualcosa
    Quello che è successo a Paola c'entra poco con la subacquea ricreativa.
    Ci insegna quello che tutti noi già dovremmo sapere: comprendere i propri limiti e la propria preparazione e quindi non superarli, essere pronti a gestire le emergenze ed accettare il fatto che in acqua si è fondamentalmente "soli". Ed in ultimo accettare il fatto che, per quanto si possa essere preparati e metodici, un incidente potrebbe verificarsi comunque, perché questo è uno sport che ha comunque i suoi rischi, non stiamo giocando a bilie sulla spiaggia.

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  • Steinoff
    ha risposto
    Perdonatemi, ma non riesco ad essere d'accordo col discorso dualistico didattiche ricreative/tecniche.
    Mia opinione, ma quel che avete fin'ora descritto sono corsi approssimati e mal condotti, non certo il programma delle didattiche cui fanno riferimento.
    Per il primo grado ho passato 6 mesi in piscina, oltre ai 4 della teoria, e più tempo, impegno e fatica l'ho impiegati per il secondo grado.
    Certo il mio percorso è diverso dal corso di 3 giorni fatto alle Maldive, ma "la colpa" dove sta?
    Perché poi è vero che c'è chi vende questi corsi, ma c'è anche chi li compra. Di proposito.
    Detto questo, mio personalissimo parere è che ciò che è successo a Paola dovrebbe insegnarci qualcosa, che resti bene inciso nella consapevolezza più o meno profonda di ciò che facciamo in acqua. Tutto il resto restano parole, concetti privi della certezza di cosa sia davvero successo in quell'ingarbugliato insieme di eventi realmente tragici che hanno portato una ragazza alla morte.

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  • firer84
    ha risposto
    Credo che un bibo piccolo (8.5/8.5) o una stage da 7 litri (queste ultime in alcuni stati le attaccano alla principale, quindi non sarebbe un impedimanto neanche per un neofita) sia importante in ricreativa, diciamo sotto ai 20 metri fino ai 40 metri (40 che credo esagerati per un ricreativo, ma questa è una mia idea personale, intendiamoci), non tanto per le quantità di aria ma proprio perchè a nostra disposizione avremmo due serbatoi separati, chiaremente insegnando ad usare la rubinetteria in acqua (in autonomia) fin dalle prime sgambate a 18 metri, inoltre la disposizione degli attacchi permetterebbe a guide, istruttori di poter intervenire in casi limite con più precisione, non dimentichiamoci che nel caso di Paola si è agito sul gruppo erogatori sbagliato, il monobombola a doppio attacco potrebbe far confondere proprio perchè i primi stadi sono molto vicini fra loro e in situazioni concitate la cosa non aiuta, quindi perchè non unire alcune nozioni di tecnica alla ricreativa? La subacque è uno sport in costante evoluzione, evolviamoci, questo incidente dovrebbe farci capire tante cose, una volta si scendeva senza gav, che nel caso dell'incidente penso potesse essere stato di grande aiuto per esempio.

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  • Gb87
    ha risposto
    Originariamente inviato da npole Visualizza il messaggio

    Troppo sbatti per un corso di due giorni ai Tropici che deve rientrare nel tempo e budget di una vacanza di 10 giorni.
    Questa è la subacquea ricreativa oggi e se ogni tanto qualcuno incappa in un incidente più o meno grave, questi rientrano in una casistica accettabile (come per tutti gli altri sport avventurosi).

    Se invece fai subacquea tecnica o ti cimenti in immersioni che vanno oltre gli standard riconosciuti come ricreativi (che è il caso di questo thread), allora il "corso" non c'entra assolutamente nulla, la preparazione e l'equipaggiamento deve essere cura del subacqueo, come è anche il subacqueo che individualmente deve capire se è adeguatamente preparato per quelle immersioni (già porsi la domanda ti fa capire che la risposta è certamente negativa).
    Queste cose vanno certamente insegnate, ma vanno insegnate al subacqueo che vuole progredire, non certo al turista che arriva con le infradito e vuole fare immersioni il giorno dopo, se a quello gli parli di bibo, side mount, stages, gestione di rubinetti e compagnia bella, quello ti saluta e se ne va.
    Quoto.
    C´è una bella differenza fra il subaqueo "vacanziero" e quello invece che fa immersioni tecniche.
    Io faccio parte del primo gruppo (e non me ne vergogno), per me fare immersione vuol dire poter far qualcosa di carino durante le ferie che faccio con il mio compagno, magari andare anche alla Y-40 per farci un piccolo refresch ma non mi immergerei mai in un ambiente buio e freddo come quello lacustre.

    Chi vuole vedere i pescetti è ben felice anche a soli 6 metri nel mar rosso.
    Chi vuole fare immersioni tecniche va a buttarsi oltre i 40 metri.

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  • npole
    ha risposto
    Originariamente inviato da darkfire Visualizza il messaggio
    Eppure un sistema ci sarebbe: insegnare fin da subito la ridondanza ed inculcarla, assieme alla cura dell'attrezzatura. Lavorare con piccoli bibo o sidemount, lavorare su respirazione, assetto e la pesata senza portare la gente al mare fintanto che non è in grado di scendere con pochissima zavorra.
    Troppo sbatti per un corso di due giorni ai Tropici che deve rientrare nel tempo e budget di una vacanza di 10 giorni.
    Questa è la subacquea ricreativa oggi e se ogni tanto qualcuno incappa in un incidente più o meno grave, questi rientrano in una casistica accettabile (come per tutti gli altri sport avventurosi).

    Se invece fai subacquea tecnica o ti cimenti in immersioni che vanno oltre gli standard riconosciuti come ricreativi (che è il caso di questo thread), allora il "corso" non c'entra assolutamente nulla, la preparazione e l'equipaggiamento deve essere cura del subacqueo, come è anche il subacqueo che individualmente deve capire se è adeguatamente preparato per quelle immersioni (già porsi la domanda ti fa capire che la risposta è certamente negativa).
    Queste cose vanno certamente insegnate, ma vanno insegnate al subacqueo che vuole progredire, non certo al turista che arriva con le infradito e vuole fare immersioni il giorno dopo, se a quello gli parli di bibo, side mount, stages, gestione di rubinetti e compagnia bella, quello ti saluta e se ne va.

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  • darkfire
    ha risposto
    Eppure un sistema ci sarebbe: insegnare fin da subito la ridondanza ed inculcarla, assieme alla cura dell'attrezzatura. Lavorare con piccoli bibo o sidemount, lavorare su respirazione, assetto e la pesata senza portare la gente al mare fintanto che non è in grado di scendere con pochissima zavorra.
    Ho assistito ai corsi open naui ed almeno affrontano la seconda parte (respirazione/assetto) ed incredibilmente (a me che ho fatto l'open padi) non è che abbiano poi bisogno di tanti tuffi per impararli: in una settimana consumavano ed avevano un trim simile a quelli di istruttori con anni di esperienza alle spalle, senza dover perdere brutte tare iniziali. Altrove ho visto istruttori di altre didattiche lavorare sulle stesse cose, ma criticati dai proprietari della struttura perché prima di portare in mare, ci mettevano un tuffo in piscina in più ed anche quello ha dei costi.
    Come ho già detto non sono un istruttore, neppure una guida e mai vorrò esserlo. Però, facendo circa 100 tuffi l'anno vedo molti open scendere in acqua e, oltre l'entusiasmo e la gioia, li vedo quasi sempre carichi di zavorra, procedere inclinati, magari consumare aria come non ci fosse un domani (e non è solo conseguenza di errori di assetto, pesata e respirazione... ma anche di stress).
    A pochissimi vengono negati i brevetti ricreativi nelle didattiche commerciali: sono quasi un atto dovuto, visto che hanno pagato.
    Ed in quello da quanto so fanno bene le didattiche federali ad imporre delle asticelle da saper superare prima di ottenere il brevetto.
    Da quanto ho visto quelle tare vengono cercate di correggere dopo il brevetto, quando vengono accompagnati ma la cosa funziona quando questi frequentano e se sono disposti ad ascoltare. Se, invece, si credono sicuri perché hanno preso un pezzo di plastica e lo mollano lì in attesa della prima vacanza, sono allo sbaraglio.
    Personalmente ci ho messo un po' di brevetti e di stupidaggini fatte, prima di capire l'umiltà necessaria nei confronti dell'acqua. Le attrezzature in buono stato di manutenzione non hanno grossi problemi ed anche senza tanta ridondanza la subacquea ricreativa ha una grande tolleranza agli errori, nel senso che è raro che diventino gravi ma nel momento in cui lo diventano, la percentuali di rischio aumenta vertiginosamente.
    La controparte è quella economica. Quasi ovunque vedo diving che si arrabattano per arrivare a fine anno. La crisi ha colpito molto il settore, la subacquea raramente dai non subacquei viene pensata quando devono elencare gli sport "fighi" pur essendolo, forse perché è poco mediatica rispetto ad altri sport. Dove i diving guadagnano è brevettando il maggior numero possibile di persone in breve tempo e da lì a farlo in modo superficiale il passo può essere breve se chi li gestisce non ha troppi scrupoli o buone conoscenze.
    L'attrezzatura a noleggio può andare benissimo per i tuffi open visto che in teoria garantirebbe un controllo rigoroso che il neo-brevettato raramente fa. Di contro cambiando continuamente attrezzature, non affinano la conoscenza della stessa e si trovano semplicemente spiazzati da un gav lievemente diverso. Per non parlare dello stato di manutenzione che spesso non è quello ottimale che ci si aspetterebbe, in molti diving: o ring non lubrificati, perdite da rubinetti, vari stadi, fruste, gav ne ho viste tante in molti diving, perché anche la manutenzione è un costo e con i guadagni risicati che hanno anche quello incide. E la stessa cosa succede dove non si vede: nei gas respirabili.
    Ho visto anche diving tecnici dove è meglio portarsi le bombole caricate altrove perché l'aria è maleodorante o se analizzi la co2 è a livelli di guardia o vi sono tracce oleose.

    In uno degli ultimi tuffi che ho fatto, in un diving che si pubblicizza come tecnico ho assistito ad un potenziale incidente grave dove hanno portato (per non perdere i soldi di un'immersione) in acqua una persona che aveva dimenticato di cambiare la bombola dopo il secondo tuffo ed ha proseguito con una serie di errori uno dietro l'altro che dimostravano un'approssimazione assurda: condivisione prima con una guida, poi con l'altra e alle domande se tutto fosse a posto degli altri rispondere che era tutto ok. Poi l'ultima guida che si separava con quello in condivisione e perdeva la direzione della barca, il barcaiolo che si rifiutava di andarli a prendere, in corrente pur avendo caricato tutti e non offriva neanche una cima di corrente a quello che voleva (io) tuffarsi per andarli ad aiutare.

    Scusate il lungo sfogo ed off-topic

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  • npole
    ha risposto
    Originariamente inviato da GardaReb Visualizza il messaggio
    impostare fin da subito all’open, che in acqua si è SOLI, che si DEVE essere rindondanti e che il sistema di coppia è una bufala
    Non è possibile farlo (anche quando il rischio è perdere la vita) nella subacquea ricreativa, che è una attività che scende a compromessi. Il compromesso è: l'accessibilità, la semplicità dell'attrezzatura, la comodità dell'immersione, cose che non possono prescindere dall'utilizzo del solo gav e mono.
    Oggi non ci sono molti incidenti mortali nella subacquea (non più di altri sport simili) perché fortunatamente l'attrezzatura che utilizziamo è arrivata ad un livello di affidabilità molto alto, quindi le emergenze si verificano raramente, e raramente siamo quindi chiamati a gestirle.
    Stai certo che se si verificasse un malfunzionamento ogni due immersioni, per come è insegnata e gestita la subacquea ricreativa oggi, avremmo un incidenza mortale spaventosa.
    E' possibile quindi rendere l'immersione più sicura? Certo che lo è, come dicevi basterebbe già l'utilizzo standard di una stage che la sicurezza aumenterebbe esponenzialmente, ma ancora più importante, basterebbe fare dei corsi intensivi per brevettarti e non 3 giorni (se va bene) ai Caraibi.
    Ma tutto ciò è fattibile? Secondo me, seppure la sicurezza ne trarrebbe un indubbio vantaggio, a questo sport si avvicinerebbero molte meno persone, messe difronte (giustamente) ad un'attività che richieda un impegno (anche di tempo) molto più importante, in pratica si ritornerebbe (nel bene o nel male) a quella che era la subacquea qualche decennio fa.

    Viene da se che oggi un subacqueo che seguo un certo percorso, lo fa in modo autonomo e che capisce l'importanza della ridondanza dopo aver capito "come funzionano le cose" e quanto debba essere gestita con meno superficialità qualsiasi immersione. Questa condizione non si può imporre, fa parte della propria crescita.

    C'entra poco comunque con questo thread, a 70 metri non ci va il subacqueo neo-brevettato, e se ci va è scontato dire che sia uno sbaglio suo (e non di eventuali compagni), come è pure scontato capire (anche con il minimo di esperienza) che non ci vai con la stessa attrezzatura dei 18 (o 30) metri.

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  • cesare
    ha risposto
    comunque i discorsi son pochi e due...o è omicidio premeditato/suicidio o è panico….non levarsi /levare una cintura di piombi, non passare un erogatore e risalire, configura uno stato confusionale totale da parte di tutti….il resto sta che paola deve far meditare tutti, ma proprio tutti, soprattutto nell'intimità dei nostri trascorsi e dei nostri accaduti...credo sia opportuno smettere di girare sta minestrina inutile...forse sarebbe più carino discutere delle disavventure che a tutti noi son capitate senza risvolti così drammatici. questo potrebbe far aggiungere a tutti una esperienza in più e un significato a questo post dove la mamma sollecita il voler comprendere l 'avvenuto, fornendo una sua convinzione sui fatti...le didattiche possono didatticare , ma l'uomo ha rispetto dell'uomo quando sa ammettere i propri errori e limiti...

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  • GardaReb
    ha risposto
    Continuate a non capire o a far finta di non capire e soprattutto a mettermi in bocca parole che non ho scritto.

    Io non ho scritto che la didattica X insegna ad andare in sicurezza a 70m ad aria col mono!!!!

    Io ho scritto che se esistesse una didattica, soprattutto ricreativa (dove dovresti apprendere i pilastri della subacquea) che insegnasse veramente ad andare in acqua alla gente, formandola tecnicamente ma soprattutto mentalmente, forse certi incidenti non accadrebbero.
    Un sub formato e consapevole dei propri limiti, limiti che solo una mentalità di solo-diving puoi acquisire, certe immersioni non le farebbe.
    Non sto qua a fare l’elenco delle varie disgrazie, ma se le analizzate in modo obiettivo vedrete che non erano disgrazie.

    Puntualizzo una cosa prima di avere risposte non a tema.

    Con la mentalità si SOLO DIVE all’open, non intendo che dopo 10 immersioni un sub va da solo a 40m, in grotta magari. Il solo dive non è un marziano, un super uomo,
    È UN CONCETTO DI VITA SUBACQUEO.

    Quando una ragazza/o iniziano ad andare in acqua lo fanno per passione e cercano qualcuno che glielo insegni.
    Per amicizia, per conoscenza fanno il primo corso sub della didattica X e li la prima cosa che gli insegnano è il SISTEMA DI COPPIA. Tu cresci dal punto di vista subacqueo con questa spada di Damocle sulla testa.
    Poi fai l’adv poi la deep, poi il nitrox.......in 100 immersioni in certe didattiche sei ISTRUTTORE!!!!! Ma vi rendete conto?????????
    Io dopo 100 immersioni io andavo a 80m ad aria, non col mono, ma ci andavo, tanto avevo i miei compagni che mi avrebbero salvato!!!!
    Ero un drago???? No, UN COGLIONE, UN COGLIONE MIRACOLATO.......
    Poi ho avuto la fortuna di conoscere una grande persona che mi ha fatto riflettere. Chi mi ha veramente insegnato ad andare in acqua ricominciando da zero (non sto parlando di didattiche, ma di PERSONE). È stato molto difficile ricominciare da zero fisicamente, ma ancor di più mentalmente. Resettare certi concetti è molto difficile.

    È per questo che secondo me, impostare fin da subito all’open, che in acqua si è SOLI, che si DEVE essere rindondanti e che il sistema di coppia è una bufala, sarebbe molto più facile e potrebbe salvare molte persone, perché dopo certe immersioni non le faresti.
    Dopo aver fatto il mio reset ed aver incominciato ad andare in acqua con la testa, il mio limite erano 40m e per ritornare fondi ci ho messo anni.....eppure a 80 ci andavo tranquillo.......TRANQUILLO UN CAZZO, adesso dico che ogni immersione è stata una roulette russa e che mi è andata bene.

    Facciamo si che questa discussione non sia un battibecco sterile ma che possa servire a far riflettere molti subacquei.

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  • TheDoctor
    ha risposto
    Originariamente inviato da GardaReb Visualizza il messaggio
    Ti faccio una domanda Rana.......

    Secondo te la povera Paola, consapevole della propria preparazione, avrebbe programmato un’immersione a 70m in aria col mono in solitaria? Senza la sicurezza del sistema ternario?

    Secondo me no.

    Quindi non venirmi a fare la filippica su queste cose.

    Ti ci sei mai stato a 70m ad aria così per la cronaca?
    Sai, parlare, scrivere e sentenziare per sentito dire in questo contesto mi sembra fuori luogo.
    Non voglio fare l'avvocato difensore di Rana , ma qui sembra che non si voglia capire un presupposto , o meglio si fa finta che non esista . Ti rispondo con una domanda , cosi come fai tu : Mi dici quale didattica ti insegna ad andare a 70m in aria con o senza comnpagno ? O meglio , mi dici quale corso aveva eseguito la povera Paola che la abilitava ad andare a 70m in aria con o senza compagni ?
    Queste domande te le faccio perchè ,consapevole o no ,sono certo che nessuna delle tante criticate didattiche abbia detto a Paola che con la sua preparazione poteva andare a 70m in aria con o senza compagno .
    Quindi prima di parlare di filippiche mediterei un attimo .
    Per quanto riguarda le domande che fai a Rana , rispondo per me ........ SI e come immagino saprai proprio nello stesso laghetto che frequenti pure tu , lo faccio A MIO RISCHIO E PERICOLO ,ne PADI ne FIAS , sono le didattiche che ho frequentato, mi hanno dato la preparazione per scendere a 70m in aria , quindi non mi sognerei mai di incolparle di una mia eventuale e fatale sventura . Cosi , tanto per dirla chiara .

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