Emergenze subacquee: quali sono le vostre esperienze?

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  • root_77
    ha risposto
    Vediamo, il primo "contrattempo" che mi viene in mente è l'essere rimasto incastrato nel Carnatic in Mar Rosso mentre cercavo nuovi buchi ove infilarsi (che in effetti avevo trovato ma decisamente stretto )
    Risolto togliendo il gav e smadonnando un pò contro un corallo.

    In un'altra immersione, sempre Mar Rosso (Jackfish Alley) di colpo ho riscontrato whiteout ed ho dovuto abbracciarmi na madrepora per qualche minuto fino al ritorno della vista. Mai capito il motivo e mai più accaduto

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  • paolo55
    ha risposto
    Mercurio90

    Un salutone

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  • Mercurio90
    ha risposto
    Originariamente inviato da paolo55 Visualizza il messaggio
    Mi permetto di ipotizzare che i tuoi problemi derivino da problemi altrui
    Ciao
    Paolo
    paolo55 questo tuo messaggio completa perfettamente il nostro discorso su WhatsApp di ieri

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  • paolo55
    ha risposto
    Mi permetto di ipotizzare che i tuoi problemi derivino da problemi altrui
    Ciao
    Paolo

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  • gabrielex
    ha risposto
    Ti faccio un elenco di quanto mi è capitato negli anni, che rientra nelle categorie seccature e a volte emergenze ma fortunatamente principalmente seccature:
    • Erogatore strappato dalla bocca in fase di espirazione (quindi avevo i polmoni pressoché vuoti) dalla pinnata di un altro sub mentre ero in risalita da una parete, per fortuna l'addestramento mi ha consentito di recuperarlo in tempo.
    • Erogatore in continua
    • Rischiata pallonata ma fortunatamente controllata quando ero ancora un novellino della stagna
    • Buddy che continua a scendere pensando di salire (probabilmente narcosi da azoto visto che eravamo mediamente profondi), fra l'altro non ha mai riconosciuto la cosa pensando fosse tutto normale anche dopo...
    • Ipercapnia con forte mal di testa capitata diverse volte a causa del trattenere il respiro mentre facevo fotografie macro.
    • Dovuto condividere l'aria con un altro sub che l'aveva terminata durante l'immersione su un relitto, a quanto pare succhiava aria come una spugna e non l'aveva segnalato, per fortuna io sono quasi l'opposto altrimenti sarebbe stato un bel problema.
    • Dovuto affrontare una enorme tromba marina di ritorno da un'immersione mentre eravamo in gommone (ok questa non si classifica come attività subacquea essendosi svolta al di sopra della superficie )

    Per il resto niente di che anche perché cerco sempre di essere super conservativo nelle cose che faccio e se per qualche motivo penso che l'immersione vada rimandata o terminata sono fra i primi a dirlo, poi per carità la sfiga non guarda in faccia a nessuno.

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  • GardaReb
    ha risposto
    Originariamente inviato da FS17 Visualizza il messaggio
    Salve,
    Io l'unico problema che al momento ho riscontrato è stato l'ansia. Io soffro particolarmente il fatto che nella subacquea NON SI PUO' PARLARE. Se io devo dire qualcosa l'unico modo è quello di scrivere su un pezzo di carta quello che ho. Purtroppo soffro di disturbo dell'umore che a volte mi blocca in molote attività quotidiane e mi costringe a stare sdraiato.
    Occhiello di previdenza come se fosse Antani per lei……

    ansia
    parlare
    carta
    disturbo dell’umore


    Ahhhhhhhhh

    ti manca dire che non sai nuotare.

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  • paolo55
    ha risposto
    In acqua si comunica a gesti ed occasionalmente a Madonne che si sentono benissimo.
    Esistono i sistemi di comunicazione vocale ma e' cosi' bello il silenzio. Perche' rovonare un bel momento.
    Vedrai che con il tempo riuscirai a superare la tua criticita'
    Paolo

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  • FS17
    ha risposto
    Salve,
    Io l'unico problema che al momento ho riscontrato è stato l'ansia. Io soffro particolarmente il fatto che nella subacquea NON SI PUO' PARLARE. Se io devo dire qualcosa l'unico modo è quello di scrivere su un pezzo di carta quello che ho. Purtroppo soffro di disturbo dell'umore che a volte mi blocca in molote attività quotidiane e mi costringe a stare sdraiato.

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  • mate.campi
    ha risposto
    E' sempre stimolate leggere Reato.
    Grazie di aver condiviso questa situazione di rischio [Rischio= P (probabilità di incidente) x D (gravità del danno)].

    Matteo

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  • paolo55
    ha risposto
    Quando un erogatore torna dalla revisione con fruste e tappi appena puntati a me si rizzano i peli sulla schiena. Riconosco di essere abbastanza maniaco ed al minimo dubbio metto da parte i componenti difettosi in modo da escludere il rischio di usarli.
    L'esperienza di reato non e' il racconto di una passeggiata ma la testimonianza di una disgrazia evitata grazie ad una esperienza non comune. Da non ripetere.
    Cordialmente
    Paolo

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  • Livio Cortese
    ha risposto
    Molto molto interessante, grazie per aver condiviso la storia. Fai riflettere molto sui criteri di sicurezza in grotta e su quel momento cruciale che è sempre quello in cui si decide di tornare indietro...anche se si potrebbe fare un altro mezzo passo, ma...

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  • reato
    ha risposto
    Argomento interessante.
    Ho fatto le mie immersioncine, ma se penso alle "emergenze" e alle "seccature importanti", me ne vengono in mente due.
    La prima mi piace anche raccontarla agli allievi dei miei corsi, per far loro capire quanto in fretta il gas se ne va.
    Grotta decisamente piena di restrizioni ma con un discreto sviluppo orizzontale. Avevo spinto all'estremo l'esplorazione con 3 bombole, quindi era il momento di entrare con 4.
    Per raggiungere l'acqua dovevo camminare 650 metri di sentiero nella giungla, e questa premessa serve soprattutto per far capire il Grande Giramento Di Palle, che da ora in poi sarà abbreviato in GGDP.
    Mi scarlingo quindi 4 bombole più l'attrezzatura completa fino al cenote, e da lì inizio il tuffo.
    Respiro la parte di gas consentita dalle norma di sicurezza della quarta bombola e la lascio attaccata alla sagola; mi servirà poi in uscita. Passo quindi a respirare dalla terza bombola che, per la configurazione a laminatoio con soffitto basso della grotta, tengo in mano dalla rubinetteria davanti al muso, e proseguo così fino quasi alla pressione alla quale avrei lasciato attaccata alla sagola anche questa, ovvero 140 BAR.
    Caso vuole che avevo omesso di serrare con una chiave la frusta sulla bocchetta del secondo stadio, quindi ogni volta che muovevo la bombola verso l'alto se ne svitava un pezzo, mentre quando muovevo la bombola verso il basso lavorava l'o-ring.
    Fin quando la frusta si è staccata dal secondo stadio dal quale stavo respirando.
    In quel punto, fino a quel momento, ci era passato solo un altro subacqueo: io, due giorni prima.
    Quindi il soffitto era ancora tutto bello pieno di pulviscolo di carbonato di calcio pronto a staccarsi e a tingere l'acqua di bianco sporco.
    Sento un botto della madonna, e d'improvviso sono immerso in una tempesta di bolle.
    Ho un'illuminazione e capisco perché si chiamano fruste.
    Provo a respirare ma non arriva aria, quindi volo con una mano al collo, dove sono appesi altri due erogatori, ne prendo uno e sostituisco quello che non funziona.
    A questo punto posso respirare, ma la tempesta di bolle, arrivando sul soffitto, fa cadere una nube di polvere di carbonato di calcio che era rimasta indisturbato per millenni.
    Ovviamente, non vedendo più nemmeno il vetro della maschera, una delle mie mani vola a cercare la sagola, mentre l'altra è occupata a difendersi dalla frusta.
    La bombola chiaramente l'ho lasciata andare sul pavimento, dove ha contribuito a diminuire ulteriormente la visibilità (nel caso fosse stato possibile notarlo).
    A quel punto, psicologicamente sorretto dalla sagola guida nelle mie mani, ho avuto un lampo di genio e ho finalmente chiuso il rubinetto.
    La frusta ha smesso di frustarmi.
    Sono uscito dalla nube e, con sgomento, ho visto che nella bombola rimanevano 60 BAR.
    Anche se ne avevo ancora 2 piene (con le quali avrei dovuto proseguire l'esplorazione), quella terza bombola non lasciava più copertura ad un altro inconveniente, fosse anche solo un leggero ritardo e quindi mestamente ho dovuto tornare verso l'uscita.
    Durante tutto il ritorno il pensiero era volto al GGDP che mi aspettava, ovvero dover scarlingare tutto a casa per poi rifare tutto quanto la volta successiva.

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  • mate.campi
    ha risposto
    In diversi lustri non ho molti episodi da raccontare:
    1) una frusta HP che scoppia in grotta, forte rumore e bolle;
    2) tuffo da barca in Mar Rosso, a pochi mt erogatore dà pochissima aria
    3 ) un secondo stadio in continua, sempre in grotta ( verificato successivamente che era il primo che era andato);
    4) Buddy occasionale accusa attacco di panico in superficie.

    Che cosa ho fatto:
    1) Chiusura rubinetto, rientrato senza problemi ( con più bombole separate);
    2) check manometro, che tengo attaccato sempre nel D-ring pettorale , lancetta scende quando inspiro, poi lentamente torna su a 200, ergo, aperto il rubinetto, funzionamento perfetto, proseguito l'immersione senza problemi;
    3) chiuso rubinetto ( più bombole separate), rientrato senza problemi;
    4) episodio in superficie, avvicinato da dietro e riportato in barca.


    Matteo

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  • Ishmael
    ha risposto
    Erogatore in continua un paio di volte, ma sempre con due primi stadi, fortunatamente. Una delle due volte ero in bibo e sono intervenuto autonomamente; l'altra ero in mono e ho dovuto farmi aiutare da una guida a chiudere il rubinetto.

    Altra situazione non carina è nelle immersioni in drift - Mar Rosso, Oceano Indiano - quando la corrente spacca il gruppo e si rischia di rimanere da soli e senza riferimenti. La smaltita più grossa è stata questa: mi sono ritrovato solo con il mio buddy che si era attardato a fare foto; ci siamo guardati intorno e il gruppo non c'era più. Sparato il pallone e fatta la sosta, siamo usciti e non c'era nessuno, né compagni né barca d'appoggio. Siamo stati una decina di minuti ad aspettare, in mare aperto. Ecco, forse quella è stata l'esperienza meno bella fatta sino ad oggi, anche se il problema in questo caso non è dentro ma fuori dall'acqua.

    Sempre con le correnti: una volta mi sono trovato con questa maledetta corrente discendente, che rendeva davvero tosta la risalita dal fondo in verità nemmeno una trentina di metri, ma a risalire con la corrente che ti picchia in testa sono comunque molti. In questo caso, ventre a terra e mani sulle rocce del reef (stando attenti a non aggrapparsi a qualche corallo o a qualche serpente di mare!) e via tipo scalatori. Sino a quando, sfinito, mi sono reso conto che la corrente picchiava soprattutto addosso al reef ma che un po' più in là era ad uscire e non a scendere. Decido di lasciarmi andare e sparare il pallone - mi verranno a riprendere in Antartide, ho pensato - e invece dopo una piccola planata nel blu mi sono fermato a centro baia. La cosa bella è che mi sono venuti dietro oltre al mio buddy anche una decina buona di sub, anche di altre barche, che si sono fatti la sosta intorno al mio pallone. Vuol dire che non ero l'unico ad essersi stancato!





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  • brazzai
    ha risposto
    Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio

    Tirato per i capelli dal buon paolo55 , anche se sono calvo - intervengo e provo a dire la mia sulla base delle mie esperienze.
    Ovviamente è solo il mio punto di vista e per tanto non rappresenta un esempio di verità ma un insieme di spunti di riflessione, criticabili ed opinabilissimi.

    Io distinguo due famiglie di "eventi".

    La prima:
    sono i "problemi" di qualsiasi natura che succedono spesso ma che rimangono all'interno di quello che è comunque gestibile.
    Sicuramente incidono sulla qualità dell'immersione, danno fastidio, ma non vanno oltre ...., nel senso che non sono mai diventati elementi che hanno rappresentato un vero pericolo o come tali io non li ho mai avvertiti.
    La rottura del VIS, mi è successo ho sganciato la frusta, la rottura della valvola del gav e va bene prendo atto che non funziona ma non è che mi fossi sentito perso.
    La maschera che si allaga o si appanna in continuazione, fastidiosissima punto..
    Un crampo, fastidioso, doloroso ma li finisce.
    Il boccaglio dell'erogatore tagliato che fa entrare acqua, fastidioso sicuramente.
    La pinna che si sfila o si rompe un lacciolo.
    Un erogatore che trafila.

    Tutto questo non ha mai rappresentato un vero problema di sicurezza fino a quando non succede in concomitanza con la seconda famiglia di eventi.

    La seconda:
    Sono quattro eventi per me veramente pericolosi di cui negli anni ho imparato ad avere molta paura, che non vuol dire che non li affronto ma quando percepisco che qualcosa dei seguenti eventi è presente tendo ad allarmarmi e mettermi subito in sicurezza.

    - AFFANNO
    - STRESS
    - NARCOSI.
    - INCONSAPEVOLEZZA DELLA SITUAZIONE.

    Questi quattro fattori hanno rappresentato le situazioni più pericolose che io ho mai vissuto, avvolte accorgendomi del pericolo dopo l'immersione.

    AFFANNO, è terribile, quelle volte che mi è capitato (per fortuna poche) ho avuto veramente paura di non farcela, l'affanno ti fa sbroccare gettandoti nel panico.
    Non mi riferisco al fatto di avere un po il fiatone, mi è capitato di trovarmi in situazioni in cui non riuscivo a respirare e stavo facendo degli sforzi che dovevo continuare a sostenere ed è stato brutto veramente una brutta situazione.
    Tanto che oggi come mi varia la respirazione mi viene paura e interrompo subito quello che sto facendo cercando di capire le cause che mi stanno facendo variare il ritmo della ventilazione.

    - STRESS richiedere troppo al mio corpo, dalle mie forze o pensare di poter gestire il carico psicologico di determinate situazioni, o pensare che certe emozioni come la paura sono sempre gestibili.

    - NARCOSI, c'è poco da dire, non esiste adattamento, ne siamo tutti soggetti, se subentra uno stress detona mandandoci in "blak out".
    Ho avuto un brutto "blak out" a circa 58 metri al lago, sono stato soccorso, ma ero veramente bloccato, non ero in panico, anzi una sorta di stasi senza emozioni ma completamente distaccato dal momento e dalla situazione diciamo che non ero più nel "qui e nel quando" di quello che stavo facendo.
    Un altra volta a -83 metri non mi sono reso più conto che continuavo a pinneggiare spingendomi sempre più in profondità fu un mio amico che mi prese e mi "svegliò" da quello stato di ipnosi.
    In entrambi questi casi avevo perso il controllo del respiro e stavo penneggiando.

    - INCONSAPEVOLEZZA DELLA SITUAZIONE, la cosa più subdola che può succedere ad un subacqueo, non percepire il potenziale pericolo, per tanti motivi, essere incauto, non avere un esperienza in grado di valutare correttamente la situazione, sopravvalutare le proprie capacità.
    Volendo vedere è la radice comune anche dei problemi che ho vissuto con l'affanno e la narcosi, ma non solo.
    A Palinuro mi sono cacciato in un camino verticale che da -20 metri circa mi ha portato dritto in superficie dentro una bolla chiusa da roccia, lo feci da solo e il camino era largo quel tanto che ci passavo appena. salii e scesi, per fortuna non si bloccò nulla qualche santo mi protesse.
    Solo alla sera fuori quando ripensai a quello che avevo fatto mi resi conto di che immenso pericolo avevo affrontato senza neanche rendermene conto.
    L'inconsapevolezza nel valutare un passaggio, una grotta, una corrente, l'inconsapevolezza della profondità e dei suoi reali problemi, il pensare che: ma si se il mio compagno sta male lo aiuto ma questo in un contesto di affanno è tremendamente difficile e pericoloso.

    Per fortuna quando ho vissuto le situazioni della seconda famiglia non è mai successo problemi della prima famiglia che avrebbero potuto rappresentare la goccia che fa traboccare il vaso.
    Ma questa è solo ed unicamente "fortuna".

    Ebbene si, io sono stato molto fortunato nel mio percorso subacqueo, io, l'ho scritto spesso, potevo benissimo essere nelle tristi e tragiche statistiche, la differenza tra quelli che ci sono entrati e me è solo ed unicamente fortuna.

    In quantistica si parla della sovrapposizione degli eventi, ossia un evento non è determinato e fino a quando non lo vai a vedere si trova in entrambe le condizioni, solo nel momento in cui si va a verificare, una delle due condizioni prevale.
    Il famoso esperimento mentale del gatto Schrödinger, che fino a quando non apriamo la scatola è contemporaneamente vivo e morto.
    Io ho aperto diverse scatole giocando inconsapevolmente con la subacquea e per un mero caso io sono vivo, ma non penso di essere l'unico, anzi ....

    Ritengo pertanto che l'addestramento, la cultura subacquea e l'esperienza sono elementi imprescindibili per una reale sicurezza, perché ci mettono nelle condizioni di essere consapevoli dei momenti che si vivono sott'acqua.

    Il problema non è uscire dalla propria zona di confort che è quasi inevitabile se un subacqueo sente di voler fare certe cose, il problema è affrontarle con il giusto grado di consapevolezza dei reali problemi e questo non è facile, ne scontato.

    Tutto il resto è gestibile se succede all'interno di quanto viene insegnato e se rientra nella prima categoria di eventi.

    La seconda categoria sono "scatole" in cui l'evento è in sovrapposizione ai tutti i possibili risultati pertanto non abbiamo certezza del risultato se non quando non lo viviamo .....

    Dobbiamo fare in modo di prevenire questi scenari:
    - prevenire l'affanno
    - consapevolezza del reale peso della narcosi sempre presente
    - consapevolezza dei reali e potenziali pericoli delle situazioni che affrontiamo sott'acqua

    La pesata di per se non è un grosso problema fino a quando, tutto funziona bene e non ci causa affanno e stress.

    I problemi gravi sono sempre il risultato di tanti eventi che agiscono ad unisono, alla cui base c'è l'incapacità del subacqueo di "vedere" la concatenazione di quello che sta succedendo.

    L'affanno può succedere a tutti anche ai più esperti ergo è un problema da tenere sempre a mente anche e soprattutto quando tutto sembra sotto controllo.
    La narcosi c'è sempre e comunque, non c'è adattamento.
    Basta poco per sottovalutare una situazione e subire gli effetti di uno stress fisico o psichico che può superare le nostre capacità.

    Oggi viviamo una subacquea dove è possibile fare quasi tutto perché per ogni attività anche la più estrema ci sono scuole e percorsi didattici che ci spiegano come fare, come prevenire i problemi, che attrezzature usare ecc, ecc o comunque ci mettono nelle condizioni di valutare correttamente i rischi..

    Non ha più senso affrontare determinati scenari senza una reale preparazione e questo è il vero problema dei grandi e tragici incidenti subacquei.

    Cordialmente
    Rana





    Quello che chiamiamo affanno è narcosi da CO2

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