Argomento interessante.
Ho fatto le mie immersioncine, ma se penso alle "emergenze" e alle "seccature importanti", me ne vengono in mente due.
La prima mi piace anche raccontarla agli allievi dei miei corsi, per far loro capire quanto in fretta il gas se ne va.
Grotta decisamente piena di restrizioni ma con un discreto sviluppo orizzontale. Avevo spinto all'estremo l'esplorazione con 3 bombole, quindi era il momento di entrare con 4.
Per raggiungere l'acqua dovevo camminare 650 metri di sentiero nella giungla, e questa premessa serve soprattutto per far capire il Grande Giramento Di Palle, che da ora in poi sarà abbreviato in GGDP.
Mi scarlingo quindi 4 bombole più l'attrezzatura completa fino al cenote, e da lì inizio il tuffo.
Respiro la parte di gas consentita dalle norma di sicurezza della quarta bombola e la lascio attaccata alla sagola; mi servirà poi in uscita. Passo quindi a respirare dalla terza bombola che, per la configurazione a laminatoio con soffitto basso della grotta, tengo in mano dalla rubinetteria davanti al muso, e proseguo così fino quasi alla pressione alla quale avrei lasciato attaccata alla sagola anche questa, ovvero 140 BAR.
Caso vuole che avevo omesso di serrare con una chiave la frusta sulla bocchetta del secondo stadio, quindi ogni volta che muovevo la bombola verso l'alto se ne svitava un pezzo, mentre quando muovevo la bombola verso il basso lavorava l'o-ring.
Fin quando la frusta si è staccata dal secondo stadio dal quale stavo respirando.
In quel punto, fino a quel momento, ci era passato solo un altro subacqueo: io, due giorni prima.
Quindi il soffitto era ancora tutto bello pieno di pulviscolo di carbonato di calcio pronto a staccarsi e a tingere l'acqua di bianco sporco.
Sento un botto della madonna, e d'improvviso sono immerso in una tempesta di bolle.
Ho un'illuminazione e capisco perché si chiamano fruste.
Provo a respirare ma non arriva aria, quindi volo con una mano al collo, dove sono appesi altri due erogatori, ne prendo uno e sostituisco quello che non funziona.
A questo punto posso respirare, ma la tempesta di bolle, arrivando sul soffitto, fa cadere una nube di polvere di carbonato di calcio che era rimasta indisturbato per millenni.
Ovviamente, non vedendo più nemmeno il vetro della maschera, una delle mie mani vola a cercare la sagola, mentre l'altra è occupata a difendersi dalla frusta.
La bombola chiaramente l'ho lasciata andare sul pavimento, dove ha contribuito a diminuire ulteriormente la visibilità (nel caso fosse stato possibile notarlo).
A quel punto, psicologicamente sorretto dalla sagola guida nelle mie mani, ho avuto un lampo di genio e ho finalmente chiuso il rubinetto.
La frusta ha smesso di frustarmi.
Sono uscito dalla nube e, con sgomento, ho visto che nella bombola rimanevano 60 BAR.
Anche se ne avevo ancora 2 piene (con le quali avrei dovuto proseguire l'esplorazione), quella terza bombola non lasciava più copertura ad un altro inconveniente, fosse anche solo un leggero ritardo e quindi mestamente ho dovuto tornare verso l'uscita.
Durante tutto il ritorno il pensiero era volto al GGDP che mi aspettava, ovvero dover scarlingare tutto a casa per poi rifare tutto quanto la volta successiva.
Ho fatto le mie immersioncine, ma se penso alle "emergenze" e alle "seccature importanti", me ne vengono in mente due.
La prima mi piace anche raccontarla agli allievi dei miei corsi, per far loro capire quanto in fretta il gas se ne va.
Grotta decisamente piena di restrizioni ma con un discreto sviluppo orizzontale. Avevo spinto all'estremo l'esplorazione con 3 bombole, quindi era il momento di entrare con 4.
Per raggiungere l'acqua dovevo camminare 650 metri di sentiero nella giungla, e questa premessa serve soprattutto per far capire il Grande Giramento Di Palle, che da ora in poi sarà abbreviato in GGDP.
Mi scarlingo quindi 4 bombole più l'attrezzatura completa fino al cenote, e da lì inizio il tuffo.
Respiro la parte di gas consentita dalle norma di sicurezza della quarta bombola e la lascio attaccata alla sagola; mi servirà poi in uscita. Passo quindi a respirare dalla terza bombola che, per la configurazione a laminatoio con soffitto basso della grotta, tengo in mano dalla rubinetteria davanti al muso, e proseguo così fino quasi alla pressione alla quale avrei lasciato attaccata alla sagola anche questa, ovvero 140 BAR.
Caso vuole che avevo omesso di serrare con una chiave la frusta sulla bocchetta del secondo stadio, quindi ogni volta che muovevo la bombola verso l'alto se ne svitava un pezzo, mentre quando muovevo la bombola verso il basso lavorava l'o-ring.
Fin quando la frusta si è staccata dal secondo stadio dal quale stavo respirando.
In quel punto, fino a quel momento, ci era passato solo un altro subacqueo: io, due giorni prima.
Quindi il soffitto era ancora tutto bello pieno di pulviscolo di carbonato di calcio pronto a staccarsi e a tingere l'acqua di bianco sporco.
Sento un botto della madonna, e d'improvviso sono immerso in una tempesta di bolle.
Ho un'illuminazione e capisco perché si chiamano fruste.
Provo a respirare ma non arriva aria, quindi volo con una mano al collo, dove sono appesi altri due erogatori, ne prendo uno e sostituisco quello che non funziona.
A questo punto posso respirare, ma la tempesta di bolle, arrivando sul soffitto, fa cadere una nube di polvere di carbonato di calcio che era rimasta indisturbato per millenni.
Ovviamente, non vedendo più nemmeno il vetro della maschera, una delle mie mani vola a cercare la sagola, mentre l'altra è occupata a difendersi dalla frusta.
La bombola chiaramente l'ho lasciata andare sul pavimento, dove ha contribuito a diminuire ulteriormente la visibilità (nel caso fosse stato possibile notarlo).
A quel punto, psicologicamente sorretto dalla sagola guida nelle mie mani, ho avuto un lampo di genio e ho finalmente chiuso il rubinetto.
La frusta ha smesso di frustarmi.
Sono uscito dalla nube e, con sgomento, ho visto che nella bombola rimanevano 60 BAR.
Anche se ne avevo ancora 2 piene (con le quali avrei dovuto proseguire l'esplorazione), quella terza bombola non lasciava più copertura ad un altro inconveniente, fosse anche solo un leggero ritardo e quindi mestamente ho dovuto tornare verso l'uscita.
Durante tutto il ritorno il pensiero era volto al GGDP che mi aspettava, ovvero dover scarlingare tutto a casa per poi rifare tutto quanto la volta successiva.
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