Emergenze subacquee: quali sono le vostre esperienze?

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  • #16
    Argomento interessante.
    Ho fatto le mie immersioncine, ma se penso alle "emergenze" e alle "seccature importanti", me ne vengono in mente due.
    La prima mi piace anche raccontarla agli allievi dei miei corsi, per far loro capire quanto in fretta il gas se ne va.
    Grotta decisamente piena di restrizioni ma con un discreto sviluppo orizzontale. Avevo spinto all'estremo l'esplorazione con 3 bombole, quindi era il momento di entrare con 4.
    Per raggiungere l'acqua dovevo camminare 650 metri di sentiero nella giungla, e questa premessa serve soprattutto per far capire il Grande Giramento Di Palle, che da ora in poi sarà abbreviato in GGDP.
    Mi scarlingo quindi 4 bombole più l'attrezzatura completa fino al cenote, e da lì inizio il tuffo.
    Respiro la parte di gas consentita dalle norma di sicurezza della quarta bombola e la lascio attaccata alla sagola; mi servirà poi in uscita. Passo quindi a respirare dalla terza bombola che, per la configurazione a laminatoio con soffitto basso della grotta, tengo in mano dalla rubinetteria davanti al muso, e proseguo così fino quasi alla pressione alla quale avrei lasciato attaccata alla sagola anche questa, ovvero 140 BAR.
    Caso vuole che avevo omesso di serrare con una chiave la frusta sulla bocchetta del secondo stadio, quindi ogni volta che muovevo la bombola verso l'alto se ne svitava un pezzo, mentre quando muovevo la bombola verso il basso lavorava l'o-ring.
    Fin quando la frusta si è staccata dal secondo stadio dal quale stavo respirando.
    In quel punto, fino a quel momento, ci era passato solo un altro subacqueo: io, due giorni prima.
    Quindi il soffitto era ancora tutto bello pieno di pulviscolo di carbonato di calcio pronto a staccarsi e a tingere l'acqua di bianco sporco.
    Sento un botto della madonna, e d'improvviso sono immerso in una tempesta di bolle.
    Ho un'illuminazione e capisco perché si chiamano fruste.
    Provo a respirare ma non arriva aria, quindi volo con una mano al collo, dove sono appesi altri due erogatori, ne prendo uno e sostituisco quello che non funziona.
    A questo punto posso respirare, ma la tempesta di bolle, arrivando sul soffitto, fa cadere una nube di polvere di carbonato di calcio che era rimasta indisturbato per millenni.
    Ovviamente, non vedendo più nemmeno il vetro della maschera, una delle mie mani vola a cercare la sagola, mentre l'altra è occupata a difendersi dalla frusta.
    La bombola chiaramente l'ho lasciata andare sul pavimento, dove ha contribuito a diminuire ulteriormente la visibilità (nel caso fosse stato possibile notarlo).
    A quel punto, psicologicamente sorretto dalla sagola guida nelle mie mani, ho avuto un lampo di genio e ho finalmente chiuso il rubinetto.
    La frusta ha smesso di frustarmi.
    Sono uscito dalla nube e, con sgomento, ho visto che nella bombola rimanevano 60 BAR.
    Anche se ne avevo ancora 2 piene (con le quali avrei dovuto proseguire l'esplorazione), quella terza bombola non lasciava più copertura ad un altro inconveniente, fosse anche solo un leggero ritardo e quindi mestamente ho dovuto tornare verso l'uscita.
    Durante tutto il ritorno il pensiero era volto al GGDP che mi aspettava, ovvero dover scarlingare tutto a casa per poi rifare tutto quanto la volta successiva.
    www.filoariannadive.com

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    • #17
      Molto molto interessante, grazie per aver condiviso la storia. Fai riflettere molto sui criteri di sicurezza in grotta e su quel momento cruciale che è sempre quello in cui si decide di tornare indietro...anche se si potrebbe fare un altro mezzo passo, ma...
      CACCIATORI DI RETI FANTASMA

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      • #18
        Quando un erogatore torna dalla revisione con fruste e tappi appena puntati a me si rizzano i peli sulla schiena. Riconosco di essere abbastanza maniaco ed al minimo dubbio metto da parte i componenti difettosi in modo da escludere il rischio di usarli.
        L'esperienza di reato non e' il racconto di una passeggiata ma la testimonianza di una disgrazia evitata grazie ad una esperienza non comune. Da non ripetere.
        Cordialmente
        Paolo
        Paolo

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        • #19
          E' sempre stimolate leggere Reato.
          Grazie di aver condiviso questa situazione di rischio [Rischio= P (probabilità di incidente) x D (gravità del danno)].

          Matteo

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          • #20
            Salve,
            Io l'unico problema che al momento ho riscontrato è stato l'ansia. Io soffro particolarmente il fatto che nella subacquea NON SI PUO' PARLARE. Se io devo dire qualcosa l'unico modo è quello di scrivere su un pezzo di carta quello che ho. Purtroppo soffro di disturbo dell'umore che a volte mi blocca in molote attività quotidiane e mi costringe a stare sdraiato.

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            • #21
              In acqua si comunica a gesti ed occasionalmente a Madonne che si sentono benissimo.
              Esistono i sistemi di comunicazione vocale ma e' cosi' bello il silenzio. Perche' rovonare un bel momento.
              Vedrai che con il tempo riuscirai a superare la tua criticita'
              Paolo
              Paolo

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              • #22
                Originariamente inviato da FS17 Visualizza il messaggio
                Salve,
                Io l'unico problema che al momento ho riscontrato è stato l'ansia. Io soffro particolarmente il fatto che nella subacquea NON SI PUO' PARLARE. Se io devo dire qualcosa l'unico modo è quello di scrivere su un pezzo di carta quello che ho. Purtroppo soffro di disturbo dell'umore che a volte mi blocca in molote attività quotidiane e mi costringe a stare sdraiato.
                Occhiello di previdenza come se fosse Antani per lei……

                ansia
                parlare
                carta
                disturbo dell’umore


                Ahhhhhhhhh

                ti manca dire che non sai nuotare.

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                • #23
                  Ti faccio un elenco di quanto mi è capitato negli anni, che rientra nelle categorie seccature e a volte emergenze ma fortunatamente principalmente seccature:
                  • Erogatore strappato dalla bocca in fase di espirazione (quindi avevo i polmoni pressoché vuoti) dalla pinnata di un altro sub mentre ero in risalita da una parete, per fortuna l'addestramento mi ha consentito di recuperarlo in tempo.
                  • Erogatore in continua
                  • Rischiata pallonata ma fortunatamente controllata quando ero ancora un novellino della stagna
                  • Buddy che continua a scendere pensando di salire (probabilmente narcosi da azoto visto che eravamo mediamente profondi), fra l'altro non ha mai riconosciuto la cosa pensando fosse tutto normale anche dopo...
                  • Ipercapnia con forte mal di testa capitata diverse volte a causa del trattenere il respiro mentre facevo fotografie macro.
                  • Dovuto condividere l'aria con un altro sub che l'aveva terminata durante l'immersione su un relitto, a quanto pare succhiava aria come una spugna e non l'aveva segnalato, per fortuna io sono quasi l'opposto altrimenti sarebbe stato un bel problema.
                  • Dovuto affrontare una enorme tromba marina di ritorno da un'immersione mentre eravamo in gommone (ok questa non si classifica come attività subacquea essendosi svolta al di sopra della superficie )

                  Per il resto niente di che anche perché cerco sempre di essere super conservativo nelle cose che faccio e se per qualche motivo penso che l'immersione vada rimandata o terminata sono fra i primi a dirlo, poi per carità la sfiga non guarda in faccia a nessuno.
                  ~Ciao~
                  -Gabriele-

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                  • #24
                    Mi permetto di ipotizzare che i tuoi problemi derivino da problemi altrui
                    Ciao
                    Paolo
                    Paolo

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                    • #25
                      Originariamente inviato da paolo55 Visualizza il messaggio
                      Mi permetto di ipotizzare che i tuoi problemi derivino da problemi altrui
                      Ciao
                      Paolo
                      paolo55 questo tuo messaggio completa perfettamente il nostro discorso su WhatsApp di ieri

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                      • #26
                        Mercurio90

                        Un salutone

                        Paolo

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                        • #27
                          Vediamo, il primo "contrattempo" che mi viene in mente è l'essere rimasto incastrato nel Carnatic in Mar Rosso mentre cercavo nuovi buchi ove infilarsi (che in effetti avevo trovato ma decisamente stretto )
                          Risolto togliendo il gav e smadonnando un pò contro un corallo.

                          In un'altra immersione, sempre Mar Rosso (Jackfish Alley) di colpo ho riscontrato whiteout ed ho dovuto abbracciarmi na madrepora per qualche minuto fino al ritorno della vista. Mai capito il motivo e mai più accaduto
                          On-Shore Volunteer presso Sea Shepherd Italia

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                          • #28
                            Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio

                            Tirato per i capelli dal buon paolo55 , anche se sono calvo - intervengo e provo a dire la mia sulla base delle mie esperienze.
                            Ovviamente è solo il mio punto di vista e per tanto non rappresenta un esempio di verità ma un insieme di spunti di riflessione, criticabili ed opinabilissimi.

                            Io distinguo due famiglie di "eventi".

                            La prima:
                            sono i "problemi" di qualsiasi natura che succedono spesso ma che rimangono all'interno di quello che è comunque gestibile.
                            Sicuramente incidono sulla qualità dell'immersione, danno fastidio, ma non vanno oltre ...., nel senso che non sono mai diventati elementi che hanno rappresentato un vero pericolo o come tali io non li ho mai avvertiti.
                            La rottura del VIS, mi è successo ho sganciato la frusta, la rottura della valvola del gav e va bene prendo atto che non funziona ma non è che mi fossi sentito perso.
                            La maschera che si allaga o si appanna in continuazione, fastidiosissima punto..
                            Un crampo, fastidioso, doloroso ma li finisce.
                            Il boccaglio dell'erogatore tagliato che fa entrare acqua, fastidioso sicuramente.
                            La pinna che si sfila o si rompe un lacciolo.
                            Un erogatore che trafila.

                            Tutto questo non ha mai rappresentato un vero problema di sicurezza fino a quando non succede in concomitanza con la seconda famiglia di eventi.

                            La seconda:
                            Sono quattro eventi per me veramente pericolosi di cui negli anni ho imparato ad avere molta paura, che non vuol dire che non li affronto ma quando percepisco che qualcosa dei seguenti eventi è presente tendo ad allarmarmi e mettermi subito in sicurezza.

                            - AFFANNO
                            - STRESS
                            - NARCOSI.
                            - INCONSAPEVOLEZZA DELLA SITUAZIONE.

                            Questi quattro fattori hanno rappresentato le situazioni più pericolose che io ho mai vissuto, avvolte accorgendomi del pericolo dopo l'immersione.

                            AFFANNO, è terribile, quelle volte che mi è capitato (per fortuna poche) ho avuto veramente paura di non farcela, l'affanno ti fa sbroccare gettandoti nel panico.
                            Non mi riferisco al fatto di avere un po il fiatone, mi è capitato di trovarmi in situazioni in cui non riuscivo a respirare e stavo facendo degli sforzi che dovevo continuare a sostenere ed è stato brutto veramente una brutta situazione.
                            Tanto che oggi come mi varia la respirazione mi viene paura e interrompo subito quello che sto facendo cercando di capire le cause che mi stanno facendo variare il ritmo della ventilazione.

                            - STRESS richiedere troppo al mio corpo, dalle mie forze o pensare di poter gestire il carico psicologico di determinate situazioni, o pensare che certe emozioni come la paura sono sempre gestibili.

                            - NARCOSI, c'è poco da dire, non esiste adattamento, ne siamo tutti soggetti, se subentra uno stress detona mandandoci in "blak out".
                            Ho avuto un brutto "blak out" a circa 58 metri al lago, sono stato soccorso, ma ero veramente bloccato, non ero in panico, anzi una sorta di stasi senza emozioni ma completamente distaccato dal momento e dalla situazione diciamo che non ero più nel "qui e nel quando" di quello che stavo facendo.
                            Un altra volta a -83 metri non mi sono reso più conto che continuavo a pinneggiare spingendomi sempre più in profondità fu un mio amico che mi prese e mi "svegliò" da quello stato di ipnosi.
                            In entrambi questi casi avevo perso il controllo del respiro e stavo penneggiando.

                            - INCONSAPEVOLEZZA DELLA SITUAZIONE, la cosa più subdola che può succedere ad un subacqueo, non percepire il potenziale pericolo, per tanti motivi, essere incauto, non avere un esperienza in grado di valutare correttamente la situazione, sopravvalutare le proprie capacità.
                            Volendo vedere è la radice comune anche dei problemi che ho vissuto con l'affanno e la narcosi, ma non solo.
                            A Palinuro mi sono cacciato in un camino verticale che da -20 metri circa mi ha portato dritto in superficie dentro una bolla chiusa da roccia, lo feci da solo e il camino era largo quel tanto che ci passavo appena. salii e scesi, per fortuna non si bloccò nulla qualche santo mi protesse.
                            Solo alla sera fuori quando ripensai a quello che avevo fatto mi resi conto di che immenso pericolo avevo affrontato senza neanche rendermene conto.
                            L'inconsapevolezza nel valutare un passaggio, una grotta, una corrente, l'inconsapevolezza della profondità e dei suoi reali problemi, il pensare che: ma si se il mio compagno sta male lo aiuto ma questo in un contesto di affanno è tremendamente difficile e pericoloso.

                            Per fortuna quando ho vissuto le situazioni della seconda famiglia non è mai successo problemi della prima famiglia che avrebbero potuto rappresentare la goccia che fa traboccare il vaso.
                            Ma questa è solo ed unicamente "fortuna".

                            Ebbene si, io sono stato molto fortunato nel mio percorso subacqueo, io, l'ho scritto spesso, potevo benissimo essere nelle tristi e tragiche statistiche, la differenza tra quelli che ci sono entrati e me è solo ed unicamente fortuna.

                            In quantistica si parla della sovrapposizione degli eventi, ossia un evento non è determinato e fino a quando non lo vai a vedere si trova in entrambe le condizioni, solo nel momento in cui si va a verificare, una delle due condizioni prevale.
                            Il famoso esperimento mentale del gatto Schrödinger, che fino a quando non apriamo la scatola è contemporaneamente vivo e morto.
                            Io ho aperto diverse scatole giocando inconsapevolmente con la subacquea e per un mero caso io sono vivo, ma non penso di essere l'unico, anzi ....

                            Ritengo pertanto che l'addestramento, la cultura subacquea e l'esperienza sono elementi imprescindibili per una reale sicurezza, perché ci mettono nelle condizioni di essere consapevoli dei momenti che si vivono sott'acqua.

                            Il problema non è uscire dalla propria zona di confort che è quasi inevitabile se un subacqueo sente di voler fare certe cose, il problema è affrontarle con il giusto grado di consapevolezza dei reali problemi e questo non è facile, ne scontato.

                            Tutto il resto è gestibile se succede all'interno di quanto viene insegnato e se rientra nella prima categoria di eventi.

                            La seconda categoria sono "scatole" in cui l'evento è in sovrapposizione ai tutti i possibili risultati pertanto non abbiamo certezza del risultato se non quando non lo viviamo .....

                            Dobbiamo fare in modo di prevenire questi scenari:
                            - prevenire l'affanno
                            - consapevolezza del reale peso della narcosi sempre presente
                            - consapevolezza dei reali e potenziali pericoli delle situazioni che affrontiamo sott'acqua

                            La pesata di per se non è un grosso problema fino a quando, tutto funziona bene e non ci causa affanno e stress.

                            I problemi gravi sono sempre il risultato di tanti eventi che agiscono ad unisono, alla cui base c'è l'incapacità del subacqueo di "vedere" la concatenazione di quello che sta succedendo.

                            L'affanno può succedere a tutti anche ai più esperti ergo è un problema da tenere sempre a mente anche e soprattutto quando tutto sembra sotto controllo.
                            La narcosi c'è sempre e comunque, non c'è adattamento.
                            Basta poco per sottovalutare una situazione e subire gli effetti di uno stress fisico o psichico che può superare le nostre capacità.

                            Oggi viviamo una subacquea dove è possibile fare quasi tutto perché per ogni attività anche la più estrema ci sono scuole e percorsi didattici che ci spiegano come fare, come prevenire i problemi, che attrezzature usare ecc, ecc o comunque ci mettono nelle condizioni di valutare correttamente i rischi..

                            Non ha più senso affrontare determinati scenari senza una reale preparazione e questo è il vero problema dei grandi e tragici incidenti subacquei.

                            Cordialmente
                            Rana





                            Ciao a tutti! Rivango questa vecchia chat e chiedo lumi.
                            Premetto che non ho grandissima esperienza come subacquea, ma ho all'attivo circa 250 tuffi e brevetti fino al tech 50 circa 13 anni di subacquea.
                            Non ho mai avuto particolari problemi, se non un'esperienza di affanno 4 immersioni fa, affiancavo un mio amico al suo esame per il tec50, con tanto di panico e risalita in superficie (per fortuna con sufficiente lucidità da continuare a respirare e quanto meno far uscire l'aria), successivamente ho fatto un'altra immersione sui 45m di profondità senza nessun problema.
                            Sabato immersione su un relitto, profondità massima 50m, sono nuovamente andata in affanno, poi con il sostegno della mia buddy, sono riuscita a riprendere il controllo e terminare l'immersione con sufficiente tranquillità, nel pomeriggio ho fatto un'immersione poco profonda, senza disagi, mentre il giorno dopo non sono neanche riuscita ad immergermi, l'affanno e la paura erano già presenti in fase di preparazione e sono quindi rimasta a terra.
                            Sinceramente sono ancora un pò scossa da come si è evoluta questa vicenda, e non so come poter riprendere il controllo di me e tornare a fare immersioni in tranquillità (come negli ultimi 13 anni).
                            Avete suggerimenti o esperienze?
                            Grazie!

                            Barbara

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                            • #29
                              Quando hai avuto la prima esperienza di affanno/panico, da quanto avevi effettuato l'ultima immersione? Eri magari stanca? Oppure affaticata/accaldata dalla vestizione?

                              Cause ve ne possono essere diverse, purtroppo alle volte basta un nulla per mandarti in tilt.
                              Hai magari cambiato attrezzatura? Muta o cappuccio leggermente stretti? Un diverso erogatore un pò avaro nel dare aria?

                              Il secondo episodio è facilmente spiegabile: non appena hai avuto un accenno di affanno, la tua mente è subito tornata alla precedente esperienza. L'unico modo che hai di risolvere in questi casi è quello di fermarsi, completamente. Fermati appoggiandoti a qualcosa, tieniti l'erogatore in bocca con una mano, chiudi gli occhi, espira (spesso l'affanno è causato da una respirazione superficiale che non ti consente di ventilare) bene ed inspira. Sempre ad occhi chiusi. Vedrai che in 1-2 minuti (che ti sembreranno eterni) il respiro tornerà normale ed il battito pure.

                              Sopratutto cerca di "sentire" il tuo respiro ed il battito cardiaco ad inizio immersione. Se già all'inizio senti un certo disagio, una sensazione generale di costrizione al petto, limita l'immersione a veramente pochi metri.
                              Non ho scritto di abortire l'immersione per un semplice motivo: devi ricominciare a sentirti a tuo agio, e se non ti immergi questa situazione andrà solo peggiorando.
                              On-Shore Volunteer presso Sea Shepherd Italia

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                              • #30
                                L'unica vera EMERGENZA che ho vissuto è stato diversi anni fa quando al mio compagno di immersione, all'interno di un relitto, implose il vetro posteriore di questo bellissimo scafandro in alluminio per videocamera autocostruito.
                                Ero davanti e ho sentito un botto, mi giro e vedo una nuvola di bolle che non si capiva nulla. Quando queste si sono diradate, ho visto il mio compagno con la maschea di traverso (allagata ovviamente) e senza erogatore, poi allunga la mano dentro lo scafandro e tira fuori la frusta con il boccaglio, tutta la parte della membrana e calotta non c'erano.
                                Quando l'ha messo in bocca, io gli vedevo la gola, ovviamente per via della maschera allagata non ha potuto vedere i miei gesti di fermarsi.... e la gran boccata d'acqua è stata inevitabile.
                                Eravamo a circa 30mt.
                                Gli ho strappato l'erogatore dalla bocca e ficcato dentro il mio tenendolo in erogazione, con l'altra mano l'ho preso per il gav con l'intenzione di non lasciarlo schizzare.
                                Normalizzata la respirazione, e giustamente c'è voluto un pò, ha svuotato la maschera, preso il suo erogatgore di riserva e siamo risaliti in libera.
                                Solo in superficie, vedendo lo scafandro, ho capito cosa era successo.


                                A livello di SCAZZI, ho visto su altri, e successivamente provato su me stesso, l'effetto della narcosi.
                                Nel primo caso il tizio stava continuando a sbattere contro un allargamento di un sifone in una grotta, non era un canale cieco, era un rientro di forse 1metro dal percorso ma lui continuava a picchiarci per tentare di proseguire...
                                Dietro a lui c'era l'istruttore che l'ha preso per le pinne, tirato indietro e reindirizzato verso il sifone e l'uscita.
                                Una volta fuori ho chiesto cos'era successo, ero alle prime armi e non capivo.. Quello che mi ha lasciato sbalordito è che la persona in questione non capiva il senso delle nostre domande, non ricordava nulla!


                                Anni dopo, in un relitto a 55mt, ho avuto la chiara sensazione di quello che stavo percependo: narcosi.
                                Sentivo dei rumori come dei forti colpi, ho cominciato ad ascoltarli e sembravano quasi a ritmo, ma sapevo benissimo che erano frutto della mia immaginazione. Ovviamente stordimento generale a gogo.. Conscio del fatto che se avessi fatto qualche metro in più, non avrei avuto più nessun controllo su me stesso, mi sono aggrappato allo specchio di poppa e li, ripensando alle frasi che avevo sottolineato sul mio manualetto dell'open "basta risalire di qualche metro"....mi sono tirato su di 1mt ed è svanito tutto all'istante!
                                Ultima modifica di diegoevo; 29-07-2024, 21:18.

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