Immersione molto profonda, troppo profonda per il mio livello di addestramento.
Si può tanto dire che è tutta esperienza e che tutto fa brodo ma in questo caso temo di aver “esagerato”. In barca la guida parlava di un’immersione sui 40 metri su di una secca il cui cappello si trova a 26/27 metri, accetto non troppo convinto (primo grave errore!); scendiamo sulla catena dell’ancora molto tranquillamente, anche se è la prima volta che la vista del fondo si fa attendere così tanto.
Arrivati sul cappello della secca guardo il profondimetro e segna “già” 27 metri. Ok da parte di tutti e “cominciamo” (…a 27 metri…) l’immersione.
Il profilo della secca scende a profondità impegnative in modo deciso, io non lo seguo pensando di rimanere un po’ più alto degli altri, ma ad un certo punto mi trovo a mezz’acqua sui 40 metri (secondo tragico errore!); guardo giù e noto che il gruppo si trova ancora qualche metro sotto di me, sono tre,o forse quattro, forse un po’ di più non riesco a valutare bene.
La situazione non è banale, per fortuna non sono solo, il mio compagno è rimasto al mio fianco; magra consolazione che però non mi serve a molto, lo conosco da poco e non ho la minima idea di cosa stia pensando. Di lui so solo che è più o meno allo stesso mio livello di esperienza: poca, dannatamente poca! Ho qualche attimo di esitazione; mi fermo, respiro, valuto le mie condizioni fisiche e mentali. In qualche modo realizzo che tutto sommato mi sento bene, a parte un leggero giramento di testa; mi chiedo se questo sia dovuto alla narcosi.
Sono sempre fermo sui 39/40 metri, la cosa non passa comunque del tutto inosservata perché sento che il mio respiro non è tranquillo come al solito.
Passano diversi secondi e non riesco a decidere cosa fare, rimango lì, fermo, sospeso a mezz’acqua, non sono in panico, ma non sono neanche a mio agio; solo il mio compagno sembra essersi accorto di questa situazione perché il resto del gruppo è impegnato a guardare le gorgonie ed il corallo nero che si trovano più in basso. Cerco lo sguardo del mio compagno e cerco di capire se anche lui si trova nella mia medesima situazione.
Ci diamo un ok reciproco probabilmente non troppo convinto e indugiamo ancora sul limite della quota ricreativa pur essendo comunque al di là del nostro brevetto. La guida si accorge di noi, alza lo sguardo e ci chiede se è tutto ok. Timidamente rispondo di sì. Alla fine decido di andare, di superare il “fatidico” limite ricreativo o sportivo che dir si voglia. Ovviamente questo limite è solo psicologico, una volta sul fondo non è che sia cambiato qualcosa rispetto a quando mi trovavo qualche metro più su. Adesso sono finalmente vicino al fondo, ho dei punti di riferimento e questa cosa mi tranquillizza, rifaccio un check delle mie condizioni, sento che qualcosa non va ma non lo so descrivere, decido di scattare qualche foto alle gorgonie ma mi rendo conto di non riuscire ad operare come si deve sulla mia macchina fotografica; ok, sono in narcosi allora, la teoria è dimostrata. Ci riprovo quattro o cinque volte guardando sempre il monitor e alla fine qualcosa di minimamente sufficiente mi sembra sia rimasto, sarà davvero così? Il gruppo intanto si è mosso per avviarsi verso la risalita, io nel frattempo guardo il profondimetro, tra una cosa e l’altra mi sono completamente dimenticato di controllare la quota; leggo 45,6 metri, cazzo, questo è veramente troppo, è ora di muoversi.
Tornando verso le “mie quote” riprendo il controllo della situazione e rifletto. Sono stanco, ho un accenno di mal di testa, ma forse è solo la tensione che sta mollando la presa, non so. Il resto dell’immersione non ha niente di particolare da essere riportato se non una deco di 6 minuti. Una volta in barca e poi a casa ho ancora modo di riflettere: ho fatto una minchiata e non ero assolutamente pronto per un’esperienza del genere; ok, sono riuscito a gestire la situazione, non mi sono fatto male, ma diciamocelo ragazzi: mi è andata bene che non sia successo niente di particolare.
Ricordo a me stesso che non erano questi i patti, e che non è così che voglio andare sott’acqua. Mentre pian piano questi pensieri si dileguano, un’altra immagine si fa strada nella mia mente: quelle gorgonie, con i loro colori rosso e giallo, erano proprio bellissime viste da sotto…
Si può tanto dire che è tutta esperienza e che tutto fa brodo ma in questo caso temo di aver “esagerato”. In barca la guida parlava di un’immersione sui 40 metri su di una secca il cui cappello si trova a 26/27 metri, accetto non troppo convinto (primo grave errore!); scendiamo sulla catena dell’ancora molto tranquillamente, anche se è la prima volta che la vista del fondo si fa attendere così tanto.
Arrivati sul cappello della secca guardo il profondimetro e segna “già” 27 metri. Ok da parte di tutti e “cominciamo” (…a 27 metri…) l’immersione.
Il profilo della secca scende a profondità impegnative in modo deciso, io non lo seguo pensando di rimanere un po’ più alto degli altri, ma ad un certo punto mi trovo a mezz’acqua sui 40 metri (secondo tragico errore!); guardo giù e noto che il gruppo si trova ancora qualche metro sotto di me, sono tre,o forse quattro, forse un po’ di più non riesco a valutare bene.
La situazione non è banale, per fortuna non sono solo, il mio compagno è rimasto al mio fianco; magra consolazione che però non mi serve a molto, lo conosco da poco e non ho la minima idea di cosa stia pensando. Di lui so solo che è più o meno allo stesso mio livello di esperienza: poca, dannatamente poca! Ho qualche attimo di esitazione; mi fermo, respiro, valuto le mie condizioni fisiche e mentali. In qualche modo realizzo che tutto sommato mi sento bene, a parte un leggero giramento di testa; mi chiedo se questo sia dovuto alla narcosi.
Sono sempre fermo sui 39/40 metri, la cosa non passa comunque del tutto inosservata perché sento che il mio respiro non è tranquillo come al solito.
Passano diversi secondi e non riesco a decidere cosa fare, rimango lì, fermo, sospeso a mezz’acqua, non sono in panico, ma non sono neanche a mio agio; solo il mio compagno sembra essersi accorto di questa situazione perché il resto del gruppo è impegnato a guardare le gorgonie ed il corallo nero che si trovano più in basso. Cerco lo sguardo del mio compagno e cerco di capire se anche lui si trova nella mia medesima situazione.
Ci diamo un ok reciproco probabilmente non troppo convinto e indugiamo ancora sul limite della quota ricreativa pur essendo comunque al di là del nostro brevetto. La guida si accorge di noi, alza lo sguardo e ci chiede se è tutto ok. Timidamente rispondo di sì. Alla fine decido di andare, di superare il “fatidico” limite ricreativo o sportivo che dir si voglia. Ovviamente questo limite è solo psicologico, una volta sul fondo non è che sia cambiato qualcosa rispetto a quando mi trovavo qualche metro più su. Adesso sono finalmente vicino al fondo, ho dei punti di riferimento e questa cosa mi tranquillizza, rifaccio un check delle mie condizioni, sento che qualcosa non va ma non lo so descrivere, decido di scattare qualche foto alle gorgonie ma mi rendo conto di non riuscire ad operare come si deve sulla mia macchina fotografica; ok, sono in narcosi allora, la teoria è dimostrata. Ci riprovo quattro o cinque volte guardando sempre il monitor e alla fine qualcosa di minimamente sufficiente mi sembra sia rimasto, sarà davvero così? Il gruppo intanto si è mosso per avviarsi verso la risalita, io nel frattempo guardo il profondimetro, tra una cosa e l’altra mi sono completamente dimenticato di controllare la quota; leggo 45,6 metri, cazzo, questo è veramente troppo, è ora di muoversi.
Tornando verso le “mie quote” riprendo il controllo della situazione e rifletto. Sono stanco, ho un accenno di mal di testa, ma forse è solo la tensione che sta mollando la presa, non so. Il resto dell’immersione non ha niente di particolare da essere riportato se non una deco di 6 minuti. Una volta in barca e poi a casa ho ancora modo di riflettere: ho fatto una minchiata e non ero assolutamente pronto per un’esperienza del genere; ok, sono riuscito a gestire la situazione, non mi sono fatto male, ma diciamocelo ragazzi: mi è andata bene che non sia successo niente di particolare.
Ricordo a me stesso che non erano questi i patti, e che non è così che voglio andare sott’acqua. Mentre pian piano questi pensieri si dileguano, un’altra immagine si fa strada nella mia mente: quelle gorgonie, con i loro colori rosso e giallo, erano proprio bellissime viste da sotto…
Commenta