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ossigeno e camera iperbarica
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leuca
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MessaggioInviato: Gio 21 Gen, 2016 12:41 pm    Oggetto: ossigeno e camera iperbarica Rispondi citando

strani dubbi...1)quale è il rapporto di sulubilita' e diffusibilita' fra ossigeno ed azoto ed elio.Cioè l'ossigeno è piu' solubile xchè ha un peso molecolare maggiore dei due inerti ma meno diffusibile?
2)quanto si parla che in camera iperbarica si "schiaccione le bolle",mi sorge un dubbio.Non è uno "schiacciamento " fisico,dovuto alla presione sul nostro corpo,sulla nostra pelle ,come se un qualcosa ci stringesse ...ma credo che ci si riferiscsa al fatto che ricomprimendo,i tessuti tornano ad essere sottosaturati e percio' le bolle a scioglersi nuovamente nei tessuti,dove poi l'inerte verra desaturato in maniera ottimale...è così?...anche xchè la trasmissione di pressione nei liquidi(che sono incomprimibili)dovrebbe essere solo un aumento numerico di molelole nel liquido ,in specifico nel sangue e tessuti? azotato ...scusate ma a volte mi sorgono strani dubbi cia ciao
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MessaggioInviato: Gio 21 Gen, 2016 15:14 pm    Oggetto: Re: ossigeno e camera iperbarica Rispondi citando

leuca ha scritto:
è così?.


Non solo: l'ossigeno entra nelle bolle sostituendo parte dell'azoto ma viene metabolizzato contribuendo così allo "schiacciamento" della bolla.
A tacer degli altri effetti dell'ossigeno iperbarico.
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leuca
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MessaggioInviato: Ven 22 Gen, 2016 18:04 pm    Oggetto: ossigeno e camera iperbarica Rispondi citando

...quindi M :è un processo di saturazione/desaturazione cioè di "scioglimento" e NON un processo meccanico di "schiacciamento"...e x qua to riguarda perfusione e diffusione dell'ossigeno rispetto ad azoto ed elio? cmq grazie M ciao
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MessaggioInviato: Ven 22 Gen, 2016 21:23 pm    Oggetto: Re: ossigeno e camera iperbarica Rispondi citando

leuca ha scritto:
. NON un processo meccanico di "schiacciamento"


Casomai è la bolla che ingrandendosi può farlo ai tessuti circostanti (oltre a privarli di ossigeno soffocandoli)
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MessaggioInviato: Ven 22 Gen, 2016 21:29 pm    Oggetto: Re: ossigeno e camera iperbarica Rispondi citando

leuca ha scritto:
..to riguarda perfusione e diffusione dell'ossigeno rispetto ad azoto ed elio?


Il risultato è pressoché uguale, le due cose che sotto intendi si compensano pur essendo diverse in senso contrario tra i due gas, tanto che puoi basare i calcoli deco solo sulla % di 02 considerando l'inerte unitario.
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MessaggioInviato: Dom 24 Gen, 2016 11:30 am    Oggetto: ossigeno e camera iperbarica Rispondi citando

GRAZIE "M",x aver risposto ai miei dubbi...
xcio, anche x calcolare la deco( con relative soste) posso considerare tutto l'inerte in modo"unitario",cioè insieme,e considerare solo l'ossigeno...anche se elio ed azoto hanno perfusione e diffusione opposte? ciao ciao
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MessaggioInviato: Lun 25 Gen, 2016 13:26 pm    Oggetto: Re: ossigeno e camera iperbarica Rispondi citando

leuca ha scritto:
GRAZIE "M",x aver risposto ai miei dubbi...
xcio, anche x calcolare la deco( con relative soste) posso considerare tutto l'inerte in modo"unitario",cioè insieme,e considerare solo l'ossigeno...anche se elio ed azoto hanno perfusione e diffusione opposte? ciao ciao


Ciao Leuca,
più volte sono stato li, li per rispondere in questo 3D, ma, sono sempre stato frenato dal fatto che non capivo la natura dei tuoi dubbi, non riuscivo a capire dove volevi “arrivare”.
Con questo ultimo tuo intervento penso di aver compreso (a te correggermi).

Tu hai cercato conferme al seguente concetto:
dato che solubilità e la velocità di saturazione dell’elio rispetto all’azoto sono in “opposto” è lecito pensare che i due gas abbiamo un comportamento analogo e per tanto si possono considerare come un unico inerte.

Ni, questo concetto è vero solo in parte, all’interno di un contesto molto ristretto tanto da assumere un carattere di leggenda metropolitana.

Premessa, per me è sbagliato parlare di perfusione e diffusione, sono termini non corretti che esprimono altri concetti, rispetto alla solubilità e alla velocità di saturazione.
Permettimi l’esempio della tazzina di caffè usato da Bonucelli (se non ricordo male nel suo libro), la perfusione è quando lo zucchero dentro la tazzina di caffè si discioglie in seguito all’azione meccanica del cucchiaino che mescola le sostanze.
In questo caso lo zucchero si discioglie in maniera uniforme all’interno del caffè, tanto che dopo aver mescolato, il caffè risulta dolce ugualmente dal primo all’ultimo sorso.
La diffusione, al contrario, è quando mettiamo lo zucchero ma non mescoliamo, in questo caso lo zucchero si scioglie prima nello strato di caffè a contatto (il fondo della tazzina) e via, agli strati superiori, questo fa si che il processo non è omogeneo - il primo sorso di caffè è amaro per diventare via, dolce alla fine.
I due processi (perfusivo e diffusivo) arrivano a disciogliere tutto lo zucchero – stesso risultato, ma il perfusivo ci arriva attraverso un processo omogeneo, il diffusivo no.
Nel corpo del subacqueo è presente sia il processo perfusivo – vedi i comparti molto vascolarizzati (il sangue con il suo fluire, mosso dal cuore, è il “cucchiaino” nella “tazzina”), sia il processo diffusivo - vedi i comparti poco vascolarizzati (per esempio cartilagini ed ossa), i quali seguono un andamento diffusivo.
Questi due termini non centrano se parliamo di elio e azoto.

I gas hanno una loro solubilità che dipende (dalla legge di Henry) dalla natura dei gas e del comparto dove si disciolgono.
Per solubilità s’intende il numero di molecole che, a parità di pressione, devono entrare in un tessuto per raggiungere l’equilibrio della saturazione.
Oltre alla solubilità ossia la quantità che può entrare in un determinato tessuto, un altro parametro entra in gioco ed è la velocità con cui le molecole entrano ed escono dal tessuto – velocità di saturazione.
Il rapporto tra quantità e velocità è un indice di saturazione ma…… trova il tempo che trova (mi spiego più avanti).

Facciamo un passo indietro e andiamo ad analizzare l’elio e l’azoto sia dal punto di vista “solubilità” che dal punto di vista “velocità”.

La maggiore o minore solubilità è data dalla maggiore o minore capacità di reagire chimicamente.
L’elio è un gas “nobile” ossia – in “soldoni” – è un gas cosi stabile che non cede, non condivide e non prende elettroni con altre sostanze, in poche parole non reagisce con nulla (quasi con nulla).
Questa condizione lo rende un gas poco solubile, a parità di pressione devono entrare meno molecole per saturare un comparto rispetto ad altri gas più reattivi.
L’azoto al contrario non è ne un gas “nobile”, ne inerte (anche se noi subacquei lo chiamiamo inerte) - è una sostanza molto reattiva tanto che è la base di alcuni fertilizzanti ed esplosivi.
Questa sua caratteristica lo rende molto solubile, ossia a parità di pressione devono entrare molte molecole di azoto per arrivare all’equilibrio.
Mettendo a confronto la solubilità dell’azoto rispetto all’elio notiamo che, a parità di pressione, l’elio arriva a saturazione con la metà delle molecole che necessitano all’azoto.
Di azoto a parità di pressione per raggiungere l’equilibrio si discioglie il doppio delle molecole che necessitano all’elio.

La velocità di saturazione si lega alla grandezza della molecola.
L’elio è una molecola mono atomica (He) mentre l’azoto è biatomica (N2) il numero indica gli atomi che compongono la molecola.
Questo fa si che l’elio è circa il doppio più veloce dell’azoto a entrare ed uscire da un comparto rispetto all’azoto che si muove molto più lentamente (circa la metà della velocità dell’elio).

Dato che il processo di saturazione di un gas dipende sia dalla solubilità che dalla velocità è possibile calcolare un rapporto di saturazione per ogni gas - tra la sua solubilità e la sua velocità.
L’elio ha un rapporto di solubilità uguale (più o meno) all’azoto in quanto a fronte di una maggiore velocità si discioglie la metà in termini quantitativi, viceversa l’azoto a fronte di un’alta solubilità fa riscontro una bassa velocità.

Attenzione però a generalizzare il concetto - il “rapporto di saturazione” non porta a curve di saturazione analoghe, le curve di saturazione sono differenti (e di molto) per cui i due gas non hanno comportamenti analoghi o se li hanno, li hanno solo per un breve momento.

Immaginate la curva di saturazione come l’insieme dei punti che in un grafico cartesiano mettono in relazione lo scorrere del tempo con il numero di molecole che si disciolgono a una determinata pressione fino a raggiungere la saturazione.

Inizialmente dal tempo zero in poi, l’azoto essendo un gas lento mostrerà una curva più bassa rispetto all’elio che essendo molto più veloce satura maggiormente.
In questi momenti è la maggiore velocità a determinare un maggior numero di molecole disciolte.
A mano a mano che il tempo passa la poca solubilità dell’elio farà si che la sua curva di saturazioni tendi a diventare orizzontale fino a diventare orizzontale ossia da quel punto in poi lo scorrere del tempo non aggiunge molecole disciolte.
Ma l’azoto raggiunge un andamento orizzontale al doppio delle molecole dell’elio questo vuol dire che la sua curva continua a salire con lo scorrere del tempo.
A un certo punto le due curve che inizialmente vedeva quella dellelio più in alto rispetto all’azoto si sovrappongono fino ad invertirsi ossia la velocità che inizialmente aveva spinto maggiori molecole di elio non comanda più il processo ma è la solubilità a determinare l’andamento.
Da qui in poi le differenze tra i due gas diventano elevate a tal punto che non è più possibile pensare a comportamenti analoghi.

Morale della favola.
Le miscele trimix – normossiche ossia con tenori di elio tutto sommato contenute in immersioni dai tempi di permanenza non distanti dall’aria hanno un andamento de compressivo per certi versi simile all’aria.
Tanto che si diceva che andava bene anche il computer da aria (nessuno si senta autorizzato a usare il computer ad aria con miscele trimix anche se normossico sia chiaro).

Ma tolto questo particolare contesto tutto da verificare i due gas hanno un andamento de compressivo che presenta profonde differenze.
Inutile dire che più la permanenza sul fondo è lunga più l’elio è una risorsa importante anche se costosa.
Di elio si discioglie la metà in termini quantitativi e questa metà viene rilasciata più velocemente mi sembra innegabile il perché l’elio è a livello decompressivo nelle immersioni di lunga durata è una necessità.

Cordialmente
Rana
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MessaggioInviato: Mar 26 Gen, 2016 0:01 am    Oggetto: ossigeno e camera iperbarica Rispondi citando

grande Rana,ti ringrazio x la tua esauriente spiegazione sui dubbi che mi sono sorti in seguito alla discussione.All'inizio i miei dubbi erano piu'"banali",come l'effetto terapeutico della camera iperbarica sulle bolle è dovuto ad uno schiacciamento" meccanico"(cioè come una mano che stringe un tubo)o ad un effetto di" scioglimento" della bolla dovuto a saturazione/desaturazione ?Xchè come dicevo ad M,credo che la pressione dentro un liquido(xciò incomprimibile)si trasmetta con un aumento mumerico di molecole sciolte (nel nostro caso nel sangue e tessuti) ma non credo che questo aumento numerico di molecole abbia sulle bolle l'effetto di schiacciamento...o mi sbaglio? azotato azotato
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MessaggioInviato: Mar 26 Gen, 2016 11:41 am    Oggetto: Re: ossigeno e camera iperbarica Rispondi citando

leuca ha scritto:
grande Rana,ti ringrazio x la tua esauriente spiegazione sui dubbi che mi sono sorti in seguito alla discussione.All'inizio i miei dubbi erano piu'"banali",come l'effetto terapeutico della camera iperbarica sulle bolle è dovuto ad uno schiacciamento" meccanico"(cioè come una mano che stringe un tubo)o ad un effetto di" scioglimento" della bolla dovuto a saturazione/desaturazione ?Xchè come dicevo ad M,credo che la pressione dentro un liquido(xciò incomprimibile)si trasmetta con un aumento mumerico di molecole sciolte (nel nostro caso nel sangue e tessuti) ma non credo che questo aumento numerico di molecole abbia sulle bolle l'effetto di schiacciamento...o mi sbaglio? azotato azotato


Ciao Leuca.
Rifacciamoci alle leggi delle fisica.

La definizione di pressione è forza su una superficie.

La pressione si trasmette in tutte le direzioni principio di Pascal.
"la pressione esercitata in un qualsiasi punto di un liquido incomprimibile si trasmette inalterata in ogni altro punto della superficie e in tutte le direzioni"

Pertanto quando tu dici:
leuca ha scritto:
All'inizio i miei dubbi erano piu'"banali",come l'effetto terapeutico della camera iperbarica sulle bolle è dovuto ad uno schiacciamento" meccanico"(cioè come una mano che stringe un tubo)o ad un effetto di" scioglimento" della bolla dovuto a saturazione/desaturazione ?


La camera iperbarica - lo dice il nome stesso iper = maggiore / barica = pressione.
Fa aumentare la pressione ambiente, la quale per il principio di Pascal si trasmette al corpo del subacqueo.
Il corpo del subacqueo è composto da parti comprimibili e tra queste anche le microbolle (anche se bisognerebbe fare alcune considerazioni sulle forze che regolano una microbolla) e da parti incomprimibili come il plasma del sangue le quali non si comprimono ma trasmettono la pressione (principio di Pascal) tanto come l'olio dei freni nel circuito frenante della macchina.

Per cui l'effetto meccanico di compressione c'è.
Il processo di saturazione non veicola la pressione ma è conseguenza della pressione.

I gas compressi a contatto con un tessuto, spinti dalla pressione, entrano nei tessuti in cui vengono schiacciati.
Vi entrano secondo l'enunciato della legge di Henry:
"Un gas che esercita una pressione sulla superficie di un liquido, vi entra in soluzione finché avrà raggiunto in quel liquido la stessa pressione che esercita sopra di esso"

leuca ha scritto:
Xchè come dicevo ad M,credo che la pressione dentro un liquido(xciò incomprimibile)si trasmetta con un aumento mumerico di molecole sciolte (nel nostro caso nel sangue e tessuti) ma non credo che questo aumento numerico di molecole abbia sulle bolle l'effetto di schiacciamento...o mi sbaglio? azotato azotato


La pressione costringe le molecole del gas ad entrare dentro il tessuto .... a questo punto la domanda sorge spontanea ......
Cosa s'intende con l'espressione "entrare dentro il tessuto" ?

La materia, tutta la materia - solida e liquida (non i gas) si caratterizzano da molecole tenute vicine da forze intermolecolari.
Immagina tante palline (molecole) tenute vicine le une alle altre da una serie di elastici (forze intermolecolari)
[/img]http://dctf.uniroma1.it/galenotech/gel/techgraph6.jpg[img]
(Fanno eccezione i gas in quanto sono palline (molecole) che non hanno forze coesive ma forze repulsive per cui tendono ad mettere la massima distanze possibile le une dalle altre - pertanto non hanno un volume costante)

Noi percepiamo le sostanze liquide e solide come compatte come se tra una pallina e l'altra (tra una molecola e l'altra) non ci sia spazio ma non è cosi.
A livello atomico c'è una enormità di spazio tra una molecola e l'altra.
La pressione spinge la molecola del gas ad infilarsi nello spazio intermolecolare del liquido.

Questo processo non porta ad aumentare il volume del liquido che ospita il gas, o nel caso in cui il volume non possa aumentare a schiacciare le molecole, a innalzare in qualche modo la pressione.
Il gas occupa uno spazio ben definito che non aumenta e non diminuisce indipendentemente dall'instaurarsi o meno di un processo di saturazione.

Lo spazio intermolecolare è ben definito e regolato dalle forze intermolecolari, questo spazio potrà essere colonizzato in maniera più o meno efficiente (solubilità) a seconda del tipo di gas che si andrà a disciogliersi.
Questa colonizzazione non dipende tanto dalla dimensione della molecola di gas ma dall'interagire con le forze del tessuto stesso.
Ci saranno gas come l'elio che essendo un gas nobile mal sopporta queste forze per cui una piccola quantità rispetto per esempio all'azoto è in grado di occupare questo spazio a tal punto da creare una tensione che satura ossia che impedisce ad altre molecole di elio di entrare.
Al contrario ci sono sostanze come l'azoto che essendo più reattive necessitano di più molecole per arrivare a creare una tensione di equilibrio con la pressione esterna che spinge il gas ad entrare - anche se la molecola N2 è più grande della molecola di elio.

Quando il gas si discioglie non si parla più di pressione ma di tensione la tensione che le molecole di gas creano nello spazio intermolecolare del liquido - spazio che non varia per il solo processo di saturazione.

Varia se induciamo un cambiamento nelle forze intermolecolari.
Cosi se raffreddiamo un liquido, sottraiamo energia al modo delle molecole che lo compongono aumentiamo la solubilità.
Al contrario se scaldiamo un liquido, forniamo altra energia alle molecole che per tanto si muovono maggiormente riduciamo la solubilità.

La tensione dei gas disciolti è in grado di spezzare il reticolo molecolare e creare una bolla ?

Si e no.

Fino a quando alla tensione dei gas disciolti fa da contrappeso (pressione ambiente con uguale o superiore alla tensione dei gas disciolti) non c'è potenziale energetico che spinga sui legami molecolari.

Quando la pressione ambiente scende al disotto della tensione molecolare questa differenza si scarica sulle forze intermolecolari destabilizzandole.

Hills fu il primo ricercatore che con il suo modello "termodinamico" anticipò i modelli a bolle, in tempi in cui la teoria di Haldane negavano presenza della bolle "pre-immersione", le quali (secondo Haldane) erano solo conseguenza ad errori di decompressione - erri che avrebbero portato a una tensione tale da rompere i legami molecolari e creare bolle.

Hills fece un esperimento semplicissimo, mise in una camera iperbarica una gelatina priva di bolle, la saturò a una pressione determinata che poi tolse di colpo, mise la gelatina sotto il microscopio e non vide bolle (le bolle non si erano formate, la tensione del gas non aveva spezzato i legami molecolari).
Rifece l'esperimento alzando la pressione di volta in volta e non trovò formazione di bolle fino a quando non raggiunse pressioni superiori a circa 120 bar di pressione.

Con questi livelli di tensione ergo di differenza tra tensione e pressione ambiente nella gelatina si spezzavano i legami molecolari e si formavano le bolle.

Una tale pressione non si raggiunge in immersione salvo immergersi nella fossa delle Marianne - in seguito a queste evidenze Hills teorizzò che le bolle non potevano crearsi per il semplice errore decompressivo in immersione ma potevano solo crescere - ossia - dovevano essere preesistenti all'immersione stessa.

Oggi sappiamo che il corpo umano non è una gelatina statica ma un sistema soggetto ad altre forze, per esempio siamo esseri a sangue caldo (calore), il sangue si muove, viene spinto (forze dinamiche) ha una sua pressione, che varia anche di molto, tutto questo crea le condizioni per cui si hanno continui processi di "cavitazione" formazione di bolle anche se non ci immergiamo.

Ovviamente se tutti questi processi avvengono quando siamo sovrassatturi ossia quando agisce una tensione dei gas disciolti maggiore rispetto alla pressione ambiente, più facilmente le bolle si possono formare, unire (coalescenza), crescere.

La camera iperbarica, aumentando la pressione ambiente rimette in equilibrio la tensione dei gas disciolti con la pressione ambiente, ergo toglie un fattore che facilita la formazione di bolle, inoltre schiaccia (meccanicamente secondo Boyle) le bolle che già si sono formate e questo porta tutta una serie di effetti (positivi) senza contare che in camera iperbarica possiamo somministrare l'ossigeno ad alte Pp il quale agisce tramite la "finestra dell'ossigeno" che favorisce il collasso delle bolle - ma non solo - l'ossigeno ha anche un effetto positivo sull'ossigenazione dei distretti che potrebbero subire danni ischemici in seguito alla PDD.

Spero di non averti confuso le idee, di essermi spiegato ma soprattutto di non aver detto troppe cavolate.

Cordialmente
Rana
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MessaggioInviato: Gio 28 Gen, 2016 11:41 am    Oggetto: ossigeno e camera iperbarica Rispondi citando

Grazie Rana, anche della pazienza,di avermi chiarito i dubbi :1) sullo "schiacciamento meccanico" sul corpo in camera iperbarica...che a questo punto c'è.Come una mano invisibile che preme sui tessuti e sui vasi ,schiacciando fisicamente le bolle..2)sui dubbi "intermolecolari",che sarebbero giunti di conseguenza....adesso però hai aperto una grande finestra,quella dell'ossigeno...spero ancora nella Tua pazienza e di altri che vorranno aiutarmi a capire.Xchè sento nelle chiacchere tra sub ,varie interpretazioni del fenomeno...ancora GRAZIE ciao ciao
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MessaggioInviato: Gio 28 Gen, 2016 12:34 pm    Oggetto: Re: ossigeno e camera iperbarica Rispondi citando

leuca ha scritto:
....adesso però hai aperto una grande finestra,quella dell'ossigeno...spero ancora nella Tua pazienza e di altri che vorranno aiutarmi a capire.Xchè sento nelle chiacchere tra sub ,varie interpretazioni del fenomeno...ancora GRAZIE ciao ciao


Ciao Leuca.
Il concetto della "finestra dell'ossigeno" non ammette interpretazioni alcune, quello è e quello rimane (ovviamente se ci sono altre interpretazioni io, in onestà, non lo so ....., se si,.... sarò ben lieto di valutarle se vorrai, tu o altri, spiegarmele).

Si discute, parlando della "finestra dell'ossigeno" in ambito subacqueo, dell'effettivo "peso" che ha nella decompressione ma non del concetto (assodato e certo).

C'è chi considera l'effetto "finestra dell'ossigeno" molto importante hai fini della decompressione e c'è chi non negando il concetto ridimensiona la sua effettiva importanza.

Il concetto certo (salvo che voi non mi dite altre interpretazioni) è il seguente:
Noi siamo esseri viventi che per produrre l'energia che ci tiene in vita utilizziamo nei nostri processi metabolici l'ossigeno.
L'ossigeno è presente nell'andata arteriosa ma nel ritorno venoso diventa CO2 la quale, essendo un gas più solubile, crea un ammanco nella tensione totale dei gas disciolti nel sangue venoso diretto ai polmoni.
Questo ammanco estrae inerte.

Sulla sua importanza, io mi pongo in una via di mezzo, "lego" l'importanza della finestra dell'ossigeno al tipo d'immersioni che si svolgono.

Per me in ambito ricreativo, pseudo avanzato la sua importanza è marginale in quanto la decompressione non è un problema.
In questo contesto andare a "sfruttare" la finestra dell'ossigeno immergendosi con decompressive contenenti miscele iperossigenate è inseguire i "miraggi" (comportamenti inutili a fronte di pericoli che non esistono) con il pericolo reale di cadere in incidenti collaterali come, per esempio, sbagliare un cambio miscela.
Incidenti collaterali che nascono solo per il fatto di avere una decompressiva con se che, spesso, non si sa ben gestire ecc, ecc.

In immersioni tecniche, con importanti tempi di fondo, con miscele di fondo contenenti elio, la finestra dell'ossigeno ha una sua efficienza (ergo importanza) e la strategia di decompressione non può non tenerne conto.

Cordialmente
Rana
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MessaggioInviato: Dom 31 Gen, 2016 10:51 am    Oggetto: ossigeno e camera iperbarica Rispondi citando

Ciao Rana,quello che dici è interessante .x il momento Grazie
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MessaggioInviato: Gio 04 Feb, 2016 10:45 am    Oggetto: ossigeno e camera iperbarica Rispondi citando

premetto ,non faccio uso di "sostanze strane"...facendo leggere le cose qui scritte ,ad alcuni amici sub,la domanda strana che ci siamo posti è:siccome la camera iperbarica esercita una pressione "meccanica" sul corpo del sub ,con un effetto terapeutico,in mancanza di camera nelle vicinanze è possibile sostituire l'effetto "meccanico" con una fasciatura stretta sul corpo ...sull'intero corpo o su parti di esso...
azotato Rolling Eyes ciao
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MessaggioInviato: Gio 04 Feb, 2016 11:49 am    Oggetto: Rispondi citando

No, un bendaggio stretto non solo non trasmetterebbe la pressione in maniera uniforme ma ostacolerebbe anche la circolazione sanguigna.
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Saverio Cannilla
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MessaggioInviato: Gio 04 Feb, 2016 14:44 pm    Oggetto: Re: ossigeno e camera iperbarica Rispondi citando

leuca ha scritto:
premetto ,non faccio uso di "sostanze strane"...facendo leggere le cose qui scritte ,ad alcuni amici sub,la domanda strana che ci siamo posti è:siccome la camera iperbarica esercita una pressione "meccanica" sul corpo del sub ,con un effetto terapeutico,in mancanza di camera nelle vicinanze è possibile sostituire l'effetto "meccanico" con una fasciatura stretta sul corpo ...sull'intero corpo o su parti di esso...
azotato Rolling Eyes ciao


Ciao Leuca.
Ammetto, dopo aver letto, di aver pensato a una "trollata".

Voglio credere alla tua buonafede, pensando che non fai uso di sostanze strane ......... Smile

Secondo me (non sono un professore e non mi voglio mettere in cattedra, diciamo che ci stiamo confrontando cercando di capire, con l'aiuto di tutti come stanno le "cose"), devi tener ben presente le leggi fisiche.

La prima legge fisica che regola l'ambiente subacqueo è il concetto di pressione.
"Forza che agisce su una superficie"

Posso capire che - se ci si limita a questa definizione - possiamo pensare che applicando una forza sulla superficie del corpo, tramite un bendaggio stretto si ottenga lo stesso effetto della camera iperbarica.

Ma ..... le cose non sono cosi semplici.
Ovviamente Secan ha risposto in maniera, per me, impeccabile:
secan ha scritto:
No, un bendaggio stretto non solo non trasmetterebbe la pressione in maniera uniforme ma ostacolerebbe anche la circolazione sanguigna.


Dobbiamo tener ben a mente un altra legge, molto importante, che ci fa capire quanto questo apparente rimedio (il bendaggio stretto) presenta delle notevoli differenze rispetto all'aumento della pressione in camera iperbarica.

Il principio di Pascal:
"la pressione esercitata in un qualsiasi punto di un liquido incomprimibile si trasmette inalterata in ogni altro punto della superficie e in tutte le direzioni"
https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Pascal

Il bendaggio non trasmette la pressione io ogni punto del corpo.

Questa è una sostanziale differenza rispetto a quanto avviene in camera iperbarica, dove, la pressione (esercitata dai gas compressi dentro la camera iperbarica) si trasmette in ogni punto del nostro corpo.

Ma non solo ......
Ti sei mai chiesto quanta pressione bisogna esercitare ?

Provo a fartelo capire con un piccolo esperimento che puoi facilmente fare se hai la possibilità di indossare una muta stagna.
Indossa la muta stagna senza collegarla alla frusta di bassa pressione chiudila e buttati in piscina.
Mettiti in verticale con la testa fuori dall'acqua e le gambe in basso.
Se lo fai senti le tue gambe letteralmente schiacciate .... e ...... sei a meno di un metro l'equivalente di un aumento di pressione pari a circa (più o meno) di un etto per centimetro quadrato.

Mi chiedo ma quanto devi serrare le bende ber arrivare a una compressione pari a 10 metri di profondità ?

Ma .... andiamo avanti, non ti nascondo che mi sto divertendo Smile

Il bendaggio agisce solo su una parte del corpo - e ... anche ipotizzando di bendare tutto il corpo Smile a modi mummia egiziana non avremmo comunque rispettato il principio di Pascal in quanto l'aria che il malcapitato deve respirare non ha la stessa pressione (l'aria non si può "bendare" Wink) quindi mi chiedo, il malcapitato come respira ?
Ammesso, e non concesso, che il tutto abbia qualche effetto sulla PDD il soggetto è comunque destinato a morire soffocato.
Le bende sarebbero cosi strette da impedire alla cassa toracica di espandersi per ventilare.

Sarebbe come pensare di poter respirare sott'acqua tramite un tubo che arriva alla superficie.

Scartata l'idea di bendare tutto il corpo qualsiasi benda posta su una parte del corpo avrebbe l'unico effetto di ridurre l'afflusso di sangue in quel distretto.
Come ha detto giustamente Secan bloccherebbe la circolazione sanguigna e questo non è certamente la cosa giusta.

Con le bende talmente strette da eguagliare un aumento di pressione di un solo bar minimo dopo 5 minuti sei già a rischio di "cancrena".

Tutto questo non avviene in camera iperbarica in quanto tutta l'atmosfera dentro la camera iperbarica è soggetta all'aumento di pressione - quindi - nel rispetto del principio di Pascal - la pressione viene trasmessa a tutto il corpo sia dentro che fuori uniformemente.

Come direbbero i MythBusters ....

Mito sfatato

ciao
Cordialmente
Rana
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