Passaggio erogatore di emergenza

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  • #46
    AngeloFarina

    Ciao, non mi riferivo a te, avevo intuito la tua esperienza ed il fatto rappresentassi una fortunata eccezione...

    Intendevo dire che non é mai possibile prevedere la reazione istintiva di una persona in panico, in generale...perché la stessa persona nella stessa situazione può reagire in modi differenti solo perché quella mattina ha litigato con la fidanzata e, senza saperlo, é più stressato del solito...anzi, confidare nella preparazione del compagno, per me, può far abbassare il livello di guardia...

    Nel mio personalissimo modo di vedere, più che opinabile, il legame strettissimo con la tua compagna potrebbe diventare un limite in acqua...ad esempio io ho già deciso che certe immersioni, con mio figlio, non le farò mai...

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    • #47
      Lombo
      Tu hai deciso che certe immersioni non le farai con tuo figlio.
      Do per scontato che tuo figlio sia preparato per il tipo di immersioni a cui ti riferisci
      Ovviamente tu sei preparato per quel tipo di immersioni.
      Hai pensato che tuo figlio potrebbe decidere di andarci per fatti suoi?
      Se tuo figlio volesse fare quelle immersioni non sarebbe meglio che tu andassi con lui ?
      Forse sarebbe piu' sicuro per lui.
      Ti faccio queste domande perche' con mio figlio mi sono posto lo stesso problema ed ho deciso che non volevo porgli limiti ma solo discutere prima con lui per evidenziare eventuali rischi.
      Dopo trenta anni di frequentazione della stessa isoletta credo di sapere cosa voglia dire puntare il fondo in certi posti.
      Quando ho visto mio figlio guardare il manometro, indicare il punto e fare un check ho preferito condividere con lui momenti che gia' avevo vissuto io in solitaria.
      Meglio insieme che prima o poi lui da solo.
      In generale posso affermare che lui e' sempre stato attentissimo e molto prudente anche se quei profili di immersione si scostano decisamente da quanto previsto da qualsiasi didattica per le immersioni ad aria.
      Ciao
      Paolo
      Paolo

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      • #48
        Ciao Azotobis.

        Originariamente inviato da azotobis Visualizza il messaggio
        Alberto sixsix decisamente noi sub abbiamo un santo protettore,
        Condivido questo tuo pensiero.
        Statistica alla mano le immersioni dove subacquei incauti (tra cui mi metto anch'io sia chiaro in passato ho fatto diversi azzardi) s'infilano a fare cose che non solo alla portata della loro preparazione, o dell'attrezzatura che usano sono tantissime.
        In confronto a questo numero, il numero degli incidenti è bassissimo.
        Questo indica che la subacquea perdona molto, o, che noi subacquei abbiamo un Santo protettore che fa gli straordinari.
        Questo da un lato è un bene ma presenta anche un lato negativo, spinge a pensare che per il solo fatto di essere usciti indenni da un immersione si è in grado di fare in sicurezza quell'immersione - cosa non vera.
        Spesso si esce indenni per pura fortuna fosse anche solo per il fatto che non è successo nulla.

        Originariamente inviato da azotobis Visualizza il messaggio
        io a differenza di Rana che spero non me voglia,non mi meraviglio di cosa e chi va in acqua, nessuno può sapere cosa succederà, anche quello che reputi il migliore può creare problemi involontari, sempre problemi.
        Premessa, io non ho nulla contro di te, ci mancherebbe, anzi il confronto che mi stai offrendo è interessante - altrimenti non perderei tempo a rispondere

        Ammetto che potrei essermi espresso male per cui permettimi di rettificare il mio pensiero alla luce di quello che hai detto.

        Io non ho scritto da nessuna parte che non prendo in considerazione l'imprevisto, che non considero la variante "umana" dei compagni d'immersione ed anche il mio fattore emotivo.

        Io ho detto che in ambito ricreativo, alla fine di un corso il subacqueo limitatamente alle immersioni per cui si è abilitati si è in grado di operare in sicurezza.
        Se non fosse così - il problema è il corso stesso ed il fatto che si arrivi al brevetto.

        Rimanendo all'interno degli standard previsti ed applicando le procedure con la corretta configurazione prevista si mettono in atto comportamenti in grado di far fronte a quanto è plausibile che possa succedere nel contesto previsto, ergo, d'immergerci in relativa sicurezza.

        Poi c'è il problema che va oltre, l'imprevisto imponderabile ... ma ....

        Normalmente gli incidenti non sono frutto di un solo errore ma di più cause che agiscono insieme - l'errore del subacqueo non è mai uno e basta ma sono una serie di errori.
        Questo lo si vede nella statistica dove il contesto dell'incidente è nella maggior parte, un contesto che va oltre quello che è la loro operatività.

        Cosa voglio dire, è vero ci possono essere eventi imprevedibili ma questi statisticamente non sono rilevanti, il grosso degli incidenti sono conseguenza di errori che singolarmente sono banali ma nell'insieme, se trascurati, diventano un domino pericoloso.

        Inoltre l'imponderabile problema nasce quasi sempre in contesti che vanno al di la dell'abilitazione entro cui è corretto immergerci.

        Originariamente inviato da azotobis Visualizza il messaggio
        Per me quel sub è andato in panico nel senso che non ha saputo controllarsi,non dimentichiamo che tra dire e fare c è di mezzo il mare
        Se ti riferisci all'esperienza di Alberto io penso che l'errore nasce dall'aver sottovalutato una cosa che si da per scontato ma che non lo è.
        Il lancio del pallone d'emergenza.
        Ci sono vere e proprie procedure per impedire che il pallone d'emergenza si trasformi in fonte di incidenti, che sono molto più comuni di quanto si creda.
        Il resto è conseguenza.
        Rimane il fatto che il subacqueo non era per me in panico, il panico è una condizione in cui non c'è modo di far ragionare il subacqueo che fugge da una situazione che "vede" e "vive" con estrema paura.
        Sicuramente poi si è agitato e non ha considerato tanti altri aspetti come prendere l'O2 e scendere ma per fortuna non era in solitaria aveva accanto un compagno - Alberto - che lo ha "guidato".
        Queste cose succedono, ora loro erano fuori curva e di tanto, ma la preparazione di Alberto ed anche del suo compagno non si può certo parificare a un neo brevettato.
        Un neo brevettato sarebbe pallonato fuori in maniera incontrollata, ok non è bello ma se il neo brevettato è rimasto all'interno di quello che è lecito che faccia pallona da -18 / -20 metri e non oltre in un immersione in curva, ergo problemi zero.
        Capisci perché sostengo che è importante raccogliere esperienza a piccoli passi imparando prima di tutto ad eseguire correttamente quanto appreso nei corsi - rimanendo all'interno di quello che è lecito fare.
        In questo modo possono anche succedere problemi imprevisti ma si ha modo comunque di far fronte fosse anche emergere rapidamente, in questo modo di fa esperienza in sicurezza.
        Con il tempo e crescendo in nozioni, attrezzature esperienza si sposterà pian piano l'asta verso quote maggiori ma a quel punto abbiamo un consolidato vissuto.
        Mentre oggi tutto e subito, sono andato a -40 metri che ci vuole ?
        Nulla, se non succede nulla, ma è quando succede un imprevisto che quei -40 metri mostrano la differenza rispetto a -18 / -20 metri.

        Originariamente inviato da azotobis Visualizza il messaggio
        Per me da vecchio sub 80anni la solitaria non dico fosse abitudinaria ,ma quasi,ci avevano insegnato a percepire le sfumature sensoriali,i campanelli erano pronti a suonare, e quello importante sapevamo cosa fare,non sempre ci riuscivamoe qualcuno andava avanti,ma le situazioni sapevamo risolverle al momento.
        Io ritengo che per imparare a risolvere le situazioni ma soprattutto a prevenirle andando a "leggere" tutti quegli aspetti che dovrebbero farci alzare le antenne e cambiare strategia per evitare una potenziale situazione pericolosa bisogna fare tante immersioni ma non solo.
        Serve maturare un metodo corretto di analisi delle immersioni che si svolgono, tutte.
        Mentre io vedo che i subacquei non si soffermano ad analizzare quanto succede in un immersione.
        Faccio sempre questo esempio.
        Si esce da un immersione, si sale sul gommone, ed il barcaiolo chiede: tutto bene ?
        Risposta in coro SI tutto bene
        Sorrisi, abbracci, battute, aneddoti su quello che si è visto ....
        Poi quando si arriva, si scarica l'attrezzatura e si va a fare la doccia si inizia a sentire - oohh! sai sono uscito a zero, mi trafilava l'erogatore, mi è venuto un crampo, mi sono perso credevo di essere li o non ho più visto il compagno ecc, ecc.
        Vedete tutti questi micro episodi vanno analizzati con attenzione - d'immersione in immersione e approntando di volta in volta comportamenti atti a prevenirli.
        Questo lavoro non viene fatto.
        L'esperienza si fissa solo quando succede qualcosa d'importante, quando ci si spaventa.
        Su 100 immersioni che facciamo l'esperienza che normalmente si matura è in una o due - solo quelle in cui è successo qualcosa che è andato oltre l'ordinario - il resto le 98 immersioni sono letteralmente dimenticate.
        Questo impedisce di accrescere l'esperienza.
        L'immersione in solitaria spinge a tenere le antenne alzate, perché tutto quanti noi che abbiamo affrontato l'immersione in solitaria abbiamo provato almeno un senso di timore e questo fissa il ricordo, anche degli eventi più "banali" (ma che se fanno numero possono portare al problema).
        Detto questo non è necessario passare per l'immersione in solitaria per imparare a fare quello che dovremmo fare tutte le volte che ci immergiamo anche con i nostri compagni.
        Inoltre è importantissimo immergersi anche con altri e saper immergersi con altri subacquei.

        A me piace andare in solitaria e questo è l'unico motivo per cui la pratico, non credo che questa esperienza sia stata fondamentale nel mio percorso, sicuramente è un esperienza come lo sono tutte ma penso che spesso sia sopravvalutata - soprattutto se chi la esegue si arrocca nella convinzione che solo per il fatto di andare in solitaria è più bravo e sviluppa per questo un insensibilità al pericolo.

        Originariamente inviato da azotobis Visualizza il messaggio
        Per me ora la tecnologia aiuta ,ma ci invita ad adattarsi a lei vedi sub con i migliori strumenti ,ma prova a dirgli di fare una immersione senza computer,se sanno i valori della curva di sicurezza ,se sono in grado di immergersi in un posto sconosciuto trovato bordeggiando in barca.
        Bordeggiare in barca è un abilità che non rientra nei corsi di subacquea diciamo che è più appannaggio del corso per la patente nautica
        E' vero che il computer ha tolto la necessita di saper fare i calcoli e per tanto la gente ci si affida in maniera bovina.
        Ma questo statisticamente è risultato un bene, in ambito ricreativo statistica alla mano la "pletora" dei subacquei ha una livello molto basso in termini di cultura subacquea e sbaglia facilmente i calcoli, il computer ha tolto questi errori.
        Ma se usciamo dal livello ricreativo e prendiamo i subacquei di oggi che effettuano immersioni avanzate e tecniche - sanno muoversi anche senza il computer questo va riconosciuto.
        Diciamo che tutti hanno l'accesso alla possibilità di apprendere le nozioni che sono necessaria alla gestione corretta del computer, ergo, di poterne fare anche a meno, ma pochi sono interessati - in ambito ricreativo ad apprenderle.

        Originariamente inviato da azotobis Visualizza il messaggio
        Verissimo si vive mordi e fuggi e ci si sente esperti e dimentichiamo che per nascere occorrono 9mesi
        prima sono problemi,pertanto inviterei gli istr.a far capire questo se si ama la subacquea.
        Questo è il mio pensiero,chiedo scusa per le mie precedenti entrate a gamba tesa in parte vulute,prometto di essere più gentile in futuro buona sommozzata azotobis
        Assolutamente d'accordo, oggi si è perso il piacere "d'imparare" per il semplice fatto di conoscere, sapere e saper fare sempre meglio.
        La subacquea è una passione, mi aspetto che la gente che s'iscrive ad un corso sia avida e desiderosa di informazioni, voglia imparare, capire, che veda il corso come un momento in cui vivere questa esperienza e per tanto ami fare i corsi.
        Ma la realtà non è sempre cosi, spesso la subacquea è solo un mordi e fuggi, un esperienza fatta per impegnare due serate in mezzo ad altre mille attività.
        Ma è cosi la società in ogni aspetto e la subacquea non fa differenza.

        Cordialmente
        Rana

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        • #49
          sostanzialmente stiamo dicendo tutti la stessa cosa

          Mi preme però spendere due parole sull'immersione in solitaria che, contrariamente alla opinione di RANA non ritengo essere stata sopravvalutata .
          Riuscire ad immergerti in solitaria, a mio avviso, ti forma grandemente soprattutto dal punto di vista caratteriale forgiandoti alla freddezza che si deve NECESSARIAMENTE acquisire se si vuol ampliare i nostri orizzonti subacquei.
          Ha dei lati negativi perchè, appunto perchè in solitaria, ti priva di un'importantissima fonte di conoscenza che è l'osservazione del compagno, possibilmente più esperto, dal quale reperire abitudini, comportamenti ed anche spunti su attrezzature e tecniche che, di contro, da solo non si acquisirebbero mai.
          Ultima modifica di Albertosixsix; 03-04-2020, 12:10.

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          • #50
            Originariamente inviato da Lombo Visualizza il messaggio
            Andare da soli...

            Ne parlavo proprio l'altro ieri...ci autoinstilliamo delle certezze che, ragionandoci un attimo, sono quasi ridicole...n esempio banale...ci portiamo dietro il pedagno giallo come se, nel soccorrere qualcuno, ci fosse il tempo di lanciarlo...se trovo il tempo di lanciarlo, o l'infortunato si é ripreso o vuol dire che sto portando su una salma...
            Per fare chiarezza e per non incasinarsi più del dovuto in caso di pericolo. Il pallone giallo non si usa durante l'emergenza, l'emergenza prima va risolta, nel bene quindi chiudi l'immersione in sicurezza e se il caso lo richieda lanci il rosso per segnalare la tua posizione e per aiutarti nel mantenere una data quota, nel male (sub svenuto) spari il giallo per segnalare la posizione e che c'è un grave problema che mette realmente a rischio la vita di qualcuno, quindi il barcaiolo o la gente a terra (se aduguatamente informata) si muoverà di conseguenza perchè tu stai dicendo,: Abbiamo/ho un grave problema, io non riesco risolverlo, aiuto! Chiamate i soccorsi! Ovviamente bisogna prima dell'immersione informare il personale a terra o a bordo della barca d'appoggio di come ci si comporta in date situazioni e che colori si usa, ma in linea generale il discorso è pallone giallo-grave pericolo non risolvibile, pallone rosso-sono qua e sto bene. Si puo integrare l'avviso legando il wetnote con il problema scritto, attaccandoo in cima al pallone. Informare il personale d'appoggio dei colori (oltretutto ora ci sono palloni di colori scemi e non ci si capisce na cippa) che si utilizzano è molto importante, a volte capita che qualcuno spari il giallo con scritto EMERGENZA in rosso solo per provare a lanciare il pallone (per ignoranza, magari non l'ha neanche mai aperto e non sa il significato) mobilitando la cavalleria o comunque costringendo chi è fuori ad entrare in acqua per capire l'emergenza con coseguente coccolone turbo e rischio per chi entra a prestare soccorso e il tutto per nulla.
            Buone bolle a tutti!!!
            http://4th-dimension.detidecosystem.com/

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            • #51
              Originariamente inviato da firer84 Visualizza il messaggio

              Per fare chiarezza e per non incasinarsi più del dovuto in caso di pericolo. Il pallone giallo non si usa durante l'emergenza, l'emergenza prima va risolta, nel bene quindi chiudi l'immersione in sicurezza e se il caso lo richieda lanci il rosso per segnalare la tua posizione e per aiutarti nel mantenere una data quota, nel male (sub svenuto) spari il giallo per segnalare la posizione e che c'è un grave problema che mette realmente a rischio la vita di qualcuno, quindi il barcaiolo o la gente a terra (se aduguatamente informata) si muoverà di conseguenza perchè tu stai dicendo,: Abbiamo/ho un grave problema, io non riesco risolverlo, aiuto! Chiamate i soccorsi! Ovviamente bisogna prima dell'immersione informare il personale a terra o a bordo della barca d'appoggio di come ci si comporta in date situazioni e che colori si usa, ma in linea generale il discorso è pallone giallo-grave pericolo non risolvibile, pallone rosso-sono qua e sto bene. Si puo integrare l'avviso legando il wetnote con il problema scritto, attaccandoo in cima al pallone. Informare il personale d'appoggio dei colori (oltretutto ora ci sono palloni di colori scemi e non ci si capisce na cippa) che si utilizzano è molto importante, a volte capita che qualcuno spari il giallo con scritto EMERGENZA in rosso solo per provare a lanciare il pallone (per ignoranza, magari non l'ha neanche mai aperto e non sa il significato) mobilitando la cavalleria o comunque costringendo chi è fuori ad entrare in acqua per capire l'emergenza con coseguente coccolone turbo e rischio per chi entra a prestare soccorso e il tutto per nulla.
              si nei film funziona così

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              • #52
                Originariamente inviato da Albertosixsix Visualizza il messaggio

                si nei film funziona così
                No, nei film respirano ossigeno a 47 metri...., cosa c'è di strano in quello che ho descritto? Sinceramente non capisco la tua risposta. Penso (spero) sia prassi comune in ogni parte del mondo, soprattutto se si affrontano immersioni impegnative.
                Buone bolle a tutti!!!
                http://4th-dimension.detidecosystem.com/

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                • #53
                  Originariamente inviato da Albertosixsix Visualizza il messaggio
                  sostanzialmente stiamo dicendo tutti la stessa cosa

                  Mi preme però spendere due parole sull'immersione in solitaria che, contrariamente alla opinione di RANA non ritengo essere stata sopravvalutata .
                  Riuscire ad immergerti in solitaria, a mio avviso, ti forma grandemente soprattutto dal punto di vista caratteriale forgiandoti alla freddezza che si deve NECESSARIAMENTE acquisire se si vuol ampliare i nostri orizzonti subacquei.
                  Ha dei lati negativi perchè, appunto perchè in solitaria, ti priva di un'importantissima fonte di conoscenza che è l'osservazione del compagno, possibilmente più esperto, dal quale reperire abitudini, comportamenti ed anche spunti su attrezzature e tecniche che, di contro, da solo non si acquisirebbero mai.
                  Ciao Alberto.
                  Entriamo in un argomento molto controverso.

                  Premetto che sono assolutamente contrario (questa è la mia opinione poi tutti sono liberi di fare e dire quello che reputano più giusto) al seguente messaggio:
                  "Immersione in solitaria = subacqueo migliore"

                  Con questa premessa comprendo quello che hai scritto ma non si può generalizzare il tuo messaggio - nel momento in cui lo generalizziamo entriamo in quell'aspetto dell'immersione in solitaria che non condivido.
                  "Immersione in solitaria = subacqueo migliore"

                  L'immersione in solitaria non può essere insegnata, non puoi insegnare a nessuno come ci s'immerge in solitaria, perché se l'immersione è in solitaria, tu istruttore non ci sei e quindi non puoi espletare la tua funzione didattica.
                  Ne, vale simulare, o si è in solitaria o non si è in solitaria (per ovvi motivi).

                  L'immersione in solitaria è un esperienza che s'impara a fare e gestire da soli, facendola ... esponendosi al pericolo di fare cavolate.

                  Per questo motivo è auspicabile che il subacqueo che si cimenta nell'immersione in solitaria, che sente il desiderio di andare in solitaria, sia un subacqueo pienamente formato, con una solida base non solo di esperienze ma anche di cultura subacquea, nozioni e tecniche ben assimilate.

                  Un subacqueo cosi formato non ha bisogno di trovare conferme emotive come le seguenti che hai descritto:
                  Originariamente inviato da Albertosixsix Visualizza il messaggio
                  Riuscire ad immergerti in solitaria, a mio avviso, ti forma grandemente soprattutto dal punto di vista caratteriale forgiandoti alla freddezza che si deve NECESSARIAMENTE acquisire se si vuol ampliare i nostri orizzonti subacquei.
                  Rimane sicuramente un esperienza anche per un subacqueo formato (per questo ho iniziato diciendo che comprendo quello che hai scritto) ma non penso che si apra "il terzo occhio sulla fronte e si veda l'infinito siderale" tanto per capirci.
                  Un subacqueo cosi formato affina ulteriormente le sue percezioni ma non esce dalle acque trasformato in chissà chi.

                  Al contrario, un subacqueo "avventato" non ben fermato e con un esperienza limitata - se porta la pelle a casa, e come abbiamo visto per fortuna nella maggior parte delle immersioni porterà la pelle a casa, troverà da questa esperienza solo conferme al suo ego ed alle sue sicurezze.
                  Questo è per me un grosso pericolo.

                  Come tutte le cose vanno "metabolizzate" correttamente e per farlo spesso ci vuole tempo ed esperienza.

                  Ora, sia chiaro Alberto, non ci conosciamo di persona ma non dubito della buona fede delle tue parole e non dubito che tu hai fatto tuo dall'esperienza dell'immersione in solitaria gli aspetti positivi, quindi non leggere nelle mie parole una critica al tuo fare.

                  Io dico che rimane un esperienza sopravvalutata perché spesso non si considera che per arrivare a farla nella corretta maniera bisogna affinare un esperienza tale per cui andare in solitaria rimane solo una tra le tante esperienze e non certo quella fondamentale.

                  Cordialmente
                  Rana
                  Ultima modifica di RANA; 03-04-2020, 13:06.

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                  • #54
                    Albertosixsix tutto considerato, visti i tempi di deco (che mi fanno intuire un tempo di fondo non eccessivo) penso che comunque -alla peggio- un bel po' di ossigeno anche in superficie avrebbe rimesso le cose abbastanza in ordine. Tu ovviamente lo hai gestito come si deve!
                    CACCIATORI DI RETI FANTASMA

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                    • #55
                      Originariamente inviato da Lombo Visualizza il messaggio
                      AngeloFarina

                      Nel mio personalissimo modo di vedere, più che opinabile, il legame strettissimo con la tua compagna potrebbe diventare un limite in acqua...ad esempio io ho già deciso che certe immersioni, con mio figlio, non le farò mai...
                      Assolutamente d'accordo. E penso che le circostanze descritte da paolo55 siano più uniche che rare...certo, dev'essere una bellissima sensazione.
                      CACCIATORI DI RETI FANTASMA

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                      • #56
                        Livio Cortese
                        Confermo. Le immersioni fatte negli ultimi venti anni con mio figlio hanno sempre riservato sensazioni bellissime. Mi sento fortunato.
                        Ciao
                        Paolo
                        Paolo

                        Commenta


                        • #57
                          Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
                          L'immersione in solitaria non può essere insegnata, non puoi insegnare a nessuno come ci s'immerge in solitaria, perché se l'immersione è in solitaria, tu istruttore non ci sei e quindi non puoi espletare la tua funzione didattica.
                          Ne, vale simulare, o si è in solitaria o non si è in solitaria (per ovvi motivi).
                          Non sono del tutto d'accordo.
                          L'approccio moderno alla subacquea tecnica (D.i.R. oriented, per intenderci) è quanto di più lontano all'immersione in solitaria si possa pensare: è un approccio pensato, studiato ed evoluto in un "ambiente" di team.
                          Quello che si insegna (o si dovrebbe insegnare IMHO) in un corso tecnico, è "l'approccio mentale" all'immersione, cioè allenare la parte subconscia ad affrontare l'immersione in una maniera piuttosto che in un'altra.
                          Per affrontare intendo tutte le fasi, dalla programmazione del piano decompressivo, alla gestione dell'attrezzatura, al problem solving subacqueo.
                          Questo approccio mentale si può insegnare o, meglio, orientare, anche per il solo-diving.

                          In Nord Sardegna i subacquei tecnici (molti decisamente bravi) si contano sulla punta delle dita, salvo pochissime eccezioni, nessuno ha un buddy fisso con cui possa aver condiviso la formazione e l'allenamento successivo, o anche solo un decente numero di immersioni tec.

                          Ergo sono solo-diver, a prescindere da chi, o quanti, siano i sub in acqua.

                          Motivo per cui, se sono io a fare il corso, questo sarà l'orientamento, a prescindere da quanto insista la didattica perché il manifold stia aperto ( battuta).
                          Finito il corso, il subacqueo intraprende la propria strada, però posso garantire che certi approcci rimangono impressi nel DNA.

                          NON è un'istigazione ad andare da soli, anzi, ma pensare sempre di esserlo (soprattutto nella gestione dell'attrezzatura) mette il subacqueo a riparo da spiacevoli sorprese quando si fa i conti con la realtà.

                          In un contesto in cui l'immersione in team è, di fatto, una chimera, mi sento di dire che il subacqueo solo-diver oriented è in certo qual modo: "più meglio".
                          Cambiando il contesto cambia anche la valutazione.
                          www.bludivecenter.com

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                          • #58
                            Mi auguro che con la crisi, non producano più fruste lunghe,.
                            Così la gente si organizza e sott'acqua, invece che andare a ropere i coglioni e chiedere aria a destra e manca, si porta una minima ridondanza.
                            Resti senza aria?
                            Muori.
                            Amen.

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                            • #59
                              Blu Dive, ciao.

                              Originariamente inviato da blu dive Visualizza il messaggio
                              L'approccio moderno alla subacquea tecnica (D.i.R. oriented, per intenderci) è quanto di più lontano all'immersione in solitaria si possa pensare: è un approccio pensato, studiato ed evoluto in un "ambiente" di team.
                              Riconosco al movimento Dir di aver introdotto una metodica e degli approcci rivoluzionari all'immersione tecnica (miscele trimix).
                              Premesso questo penso che un limite di questa didattica sia, paradossalmente, un approccio che si basa unicamente sul team.

                              Attenzione - saper operare in team è sicuramente una cosa importante e necessaria in tante situazioni, ma è altrettanto importante che il subacqueo, anche in team abbia, sviluppi una sicurezza individuale potendo contare sulle sue capacità prima ancora che sul team.
                              Non perché il Team non sia importante ma proprio perché si è in team (forse non mi sono spiegato se così mi scuso)
                              A tal proposito sposo e condivido le seguenti tue parole che riassumono meglio quanto io non riesco a descrivere meglio (scusate il gioco di parole):

                              Originariamente inviato da blu dive Visualizza il messaggio
                              Quello che si insegna (o si dovrebbe insegnare IMHO) in un corso tecnico, è "l'approccio mentale" all'immersione, cioè allenare la parte subconscia ad affrontare l'immersione in una maniera piuttosto che in un'altra.
                              Per affrontare intendo tutte le fasi, dalla programmazione del piano decompressivo, alla gestione dell'attrezzatura, al problem solving subacqueo.
                              Fino a qui la penso come te, e condivido tutto.

                              Originariamente inviato da blu dive Visualizza il messaggio
                              Questo approccio mentale si può insegnare o, meglio, orientare, anche per il solo-diving.
                              Si, è vero, questo si può insegnare, questo si dovrebbe insegnare.
                              In Italia abbiamo avuto una "scuola" (le federazioni) che aveva fatto di questo aspetto un cardine.
                              I problemi sott'acqua succedono, è importante sviluppare una resistenza emotiva, sapere che si è in grado di operare, prima ancora di chiedere aiuto al compagno, in autonomia.

                              Questo certo che si può insegnare e ripeto, di dovrebbe insegnare ma non vuol dire che questo approccio ci mette in grado di andare in solitaria.
                              Sviluppare una certa autonomia soprattutto emotiva è importante anche e soprattutto per meglio operare all'interno del sistema di coppia ma questa autonomia non corrisponde automaticamente alla capacità di andare in solitaria.

                              Originariamente inviato da blu dive Visualizza il messaggio
                              In Nord Sardegna i subacquei tecnici (molti decisamente bravi) si contano sulla punta delle dita, salvo pochissime eccezioni, nessuno ha un buddy fisso con cui possa aver condiviso la formazione e l'allenamento successivo, o anche solo un decente numero di immersioni tec.
                              Non solo nel nord della Sardegna.
                              Confermo che nel mio piccolo le persone che reputo bravi subacquei tecnici hanno un profilo simile a quello che hai delineato.

                              Originariamente inviato da blu dive Visualizza il messaggio
                              Ergo sono solo-diver, a prescindere da chi, o quanti, siano i sub in acqua.
                              Stiamo dicendo la stessa cosa, io ho scritto nel mio precedente messaggio:
                              "il subacqueo che si cimenta nell'immersione in solitaria, che sente il desiderio di andare in solitaria, si auspica sia un subacqueo pienamente formato, con una solida base non solo di esperienze ma anche di cultura subacquea, nozioni e tecniche ben assimilate."

                              Un bravo subacqueo tecnico, per bravo intendo "bravo" (non chi gioca a fare il tecnico a -40 metri scarsi in trmix con 3 stage) è formato, ha una solida cultura, ha un lungo vissuto, esperienza belle e brutte, che lo rendono stabile, consapevole, attento, in grado di reagire all'imprevisto mutuando una risposta tecnica, basata su conoscenze, esperienze, abilità ed attrezzature usate.

                              Ad un subacqueo cosi diventa naturale e del tutto normale andare in solitaria ma questa esperienza, per lui del tutto naturale non lo rende nulla di diverso da quello che è già.
                              Il "lavoro" per diventare cosi non lo ha fatto nelle immersioni in solitaria ma prima a monte di questa esperienza.

                              A un certo punto, quando il subacqueo è maturo (dal punto di vista cultura subacquea, dal punto di vista dell'esperienza, con le corrette attrezzature, consapevole di quello che fa) si trova a vacare quel confine in cui nessuno può seguirlo e dargli aiuto e a questo punto è solo e nessuno può insegnargli nulla se non lui stesso a se stesso.

                              Ma noi possiamo insegnare a noi stessi anche senza dover andare in solitaria, durante ogni immersione, sviluppando ed affinando spirito critico, non lasciando nel dimenticatoio nessuna immersione ma al contrario passare a setaccio le nostre immersioni per andare a trovare ogni aspetto che non va o non è andato come vorremmo.

                              Originariamente inviato da blu dive Visualizza il messaggio
                              Motivo per cui, se sono io a fare il corso, questo sarà l'orientamento, a prescindere da quanto insista la didattica perché il manifold stia aperto ( battuta).
                              Finito il corso, il subacqueo intraprende la propria strada, però posso garantire che certi approcci rimangono impressi nel DNA.
                              L'istruttore può fare e dare tanto sotto questo aspetto.
                              Insegnare anche l'autonomia comportamentale e tutti gli aspetti che hai descritto sono e si dovrebbero trasmettere durante un corso su questo non discuto.
                              Ma tu non stai insegnando, dal mio punto di vista, ad andare in solitaria, stai insegnando ad andare correttamente sott'acqua con il giusto approccio anche mentale.
                              Poi come questi elementi cresceranno, in un subacqueo con il crescere della sua esperienza, si vedrà non è detto che lo portino ad andare in solitaria, non è detto che sia e diventi un subacqueo in grado di muoversi in solitaria.
                              Ad un certo punto, forse, farà il salto, affronterà la sua prima immersione in solitaria e li proverà delle emozioni come le abbiamo provate tutti, sarà un esperienza ma, ripeto, non penso che sia questo momento il momento formativo per eccellenza.
                              Penso che se ha lavorato bene prima sarà un esperienza si ma nulla di più.

                              Originariamente inviato da blu dive Visualizza il messaggio
                              NON è un'istigazione ad andare da soli, anzi, ma pensare sempre di esserlo (soprattutto nella gestione dell'attrezzatura) mette il subacqueo a riparo da spiacevoli sorprese quando si fa i conti con la realtà.
                              Assolutamente d'accordo.
                              Insegnare ad essere autonomi non vuol dire insegnare ad andare in solitaria.
                              Sicuramente come dici tu l'autonomia sapere di poter risolvere da soli i problemi aiuta ad avere una stabilità emotiva davanti all'imprevisto.

                              Originariamente inviato da blu dive Visualizza il messaggio
                              In un contesto in cui l'immersione in team è, di fatto, una chimera, mi sento di dire che il subacqueo solo-diver oriented è in certo qual modo: "più meglio".
                              Penso che un bravo subacqueo debba maturare anche una flessibilità, che gli permetta di adattarsi alla situazione del momento qualunque essa sia .... come diceva il "tenente Gunny" dell'omonimo film: "Adattarsi, improvvisare e raggiungere l'obbiettivo".

                              Questa capacità di rispondere rapidamente agli imprevisti, saper uscire dagli schemi e trovare una rapida soluzione non si costruisce dal nulla.
                              Richiede molta cultura subacquea, richiede la conoscenza perfetta del perché si fanno certe procedure, del perché usa un certo tipo di attrezzature, del perché le configura in un certo modo.
                              Richiede esperienza, ossia un vissuto che lo metta davanti all'imprevisto, ergo, tante immersioni, diversificate, in ogni aspetto anche cambiando i subacquei con cui s'immerge.

                              Il concetto di team alla Dir ha per me il limite di negare questa flessibilità e di arroccare il subacqueo all'interno di una "torre d'avorio" in cui la sicurezza poggia su rigide procedure, schemi comportamentali che hanno una ben definita forma.
                              Questa rigidità ha come conseguenza negativa il rendere più difficile una risposta ad un imprevisto o ad una situazione che sfugge agli schemi appresi.

                              Il meglio è sempre al centro del discorso, saper operare in team con subacquei autonomi in grado di reagire all'imprevisto.

                              Ma .... ripeto tutto questo non s'impara perché uno dall'oggi al domani fa immersioni in solitaria improvvisate, tutto questo s'impara macinando acqua, nozioni, attrezzature esperienza, coltivando la propria passione con attenzione, metodo, regole, studio, innovazione.

                              Cordialmente
                              Rana

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                              • #60
                                Originariamente inviato da firer84 Visualizza il messaggio
                                nel male (sub svenuto) spari il giallo per segnalare la posizione e che c'è un grave problema che mette realmente a rischio la vita di qualcuno, quindi il barcaiolo o la gente a terra (se aduguatamente informata) si muoverà di conseguenza perchè tu stai dicendo,: Abbiamo/ho un grave problema, io non riesco risolverlo, aiuto! Chiamate i soccorsi! .
                                firer84 ho scritto che certe cose succedono solo nei film perchè effettivamente possono verificarsi solo li.
                                Tu fai l'esempio di un sub svenuto sott'acqua da cercare di salvare .
                                Ebbene pensi che esista al mondo qualcuno che in questa condizione penserebbe minimamente a lanciare il siluro giallo rosso o verde che sia?
                                Quella che descrivi è una situazione che auguro che nessuno debba affrontare dal vero e che generalmente si conclude in chiesa un paio di giorni dopo il fatto.
                                Quando ci sono le emergenze, quelle vere, si mettono in atto (se si può) le manovre che ti permettano di ritornare a galla con minor danni possibili e tra queste manovre credo che il lancio del pallone sia proprio tra le ultime

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