Fattore di gradiente in sintesi

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  • #16
    Secondo me lo 0,067 è inciso sul terreno della ““fonte”” dell’’acqua Ferrarelle.....piena zeppa di micro bolle.

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    • #17
      Avendo risposto senza avere sotto mano la documentazione ed avendo poca memoria, mi sono fidato alle indicazioni trovate sull'etichetta di una bottiglia di acqua minerale Quézac.
      Il valore ufficiale è 47 mmHg.

      Ritornando alla domanda di base "Narcotizzato" dice:
      per esempio un compartimento ha a livello del mare un valore M0 di 1,7 bar (tensione di azoto accumulata nel compartimento )
      Non capisco il ragionamento ....
      A livello del mare la pressione ambiente è ( valore medio ) di 760 mmHg ( cioè 1,01325 bar ).
      Ai quali bisogna sottrarre i 47 mmHg di pressione del vapore acqueo per avere la tensione iniziale dei compartimenti prima dell'immersione quindi: ( 1,01325 - 0.06266 ) * 0.79 = 0.7509661

      All'ultima tappa di decompressione la tensione finale dei compartimenti dovrà essere inferiore a una soglia massima calcolata, utilizzando i coefficienti Buhlmann a e b ( questa soglia é > 0.7509661. Per questo motivo si dice che la decompressione continua anche dopo la fine dell'immersione e si consiglia di non fare sforzi intensi etc. o di non prendere l'aereo ).

      Il GF alto si applica a riduzione della soglia massima ammessa ( somma delle tensioni di tutti gli inerti nel compartimento ), che ha per effetto quindi di allungare la tappa deco.
      Antonio Pastorelli
      PADI OWD
      www.antoniopastorelli.com

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      • #18
        Scusate,non vorrei abbassare troppo il livello del dibattito.Ma siccome anche da sub esperti,ho sentito l'indicazione di"respirare poco" x non accumulare troppo azoto nei tessuti(e viceversa),mi chiedo:respirare con un aumento di atti respiratori e volume di aria,aumenta xciò il deposito nei tessuti di azoto...a parte il rischio dell'accumulo di co2... o,l'accumulo di inerte dipende solamente dal tempo e dalla pressione ambiente?

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        • #19
          Originariamente inviato da principiante Visualizza il messaggio
          Scusate,non vorrei abbassare troppo il livello del dibattito.Ma siccome anche da sub esperti,ho sentito l'indicazione di"respirare poco" x non accumulare troppo azoto nei tessuti(e viceversa),mi chiedo:respirare con un aumento di atti respiratori e volume di aria,aumenta xciò il deposito nei tessuti di azoto...a parte il rischio dell'accumulo di co2... o,l'accumulo di inerte dipende solamente dal tempo e dalla pressione ambiente?
          Ciao Principiante.
          Non farti problemi a domandare, non ci sono domande basse ma basse risposte - parafrasando una nota frase non mia

          Respirare poco (con pause, in maniera più lenta del dovuto) è una strategia sbagliata sotto tutti i punti di vista.

          La ventilazione non varia in misura significativa la Pp dell'inerte a livello alveolare in maniera tale da interferire con il processo di saturazione e desaturazione.

          I polmoni hanno un forte effetto tampone dovuto al fatto che parte dei loro volumi non può essere espulso - è quello che viene chiamato volume residuo.
          Il volume residuo crea un ristagno di gas che funge da tampone, per questo la velocità di ventilazione non incide più di tanto sulle Pp dell'inerte a livello alveolare.

          Le differenze sono talmente piccole da non rappresentare una variante nel calcolo decompressivo.

          Per cui (chiedo a tutti e anche a Pastorelli di correggere eventuali miei errori concettuali) la Pp a livello alveolare è data dal tipo di miscela respirata, corretta tenendo conto del residuo polmonare che contiene vapore acqueo, CO2 ecc, ecc - parametri standard calcolati, penso, su una media statistica.

          Al contrario rallentare la ventilazione comporta una ritenzione di CO2, la CO2 è un vaso dilatatore, la CO2 è un irritante del sistema nervoso, la CO2 regola la ventilazone.
          Di conseguenza andare in ritenzione di CO2 vuol dire tirarsi dietro tutti i problemi che possiamo avere in immersione.
          La vasodilatazione accelera l'assorbimento d'inerte, la CO2 è il detonante della narcosi (se ci immergiamo in aria), la CO2 porta all'affanno.

          Avrai compreso da queste righe che limitare la respirazione è un comportamento sbagliato.

          Rimane un solo punto da chiarire che potrebbe trarti in inganno.
          Il variare della velocità con cui si ventila non fa variare significativamente la Pp di inerte ma causa variazioni significative nella CO2.

          Questo perché la CO2 la produciamo ma non la respiriamo.
          Nell'aria la CO2 è presente in quell'1% di gas vari e di quel 1% ne compone una piccolissima frazione.
          Per cui ogni volta che ventiliamo estraiamo dal sangue CO2, nel momento in cui rallentiamo la ventilazione rallentiamo anche l'estrazione e quello che non togliamo si accumula, ci manda in ritenzione.

          L'accumulo dell'inerte dipende certamente dal tempo di esposizione e dalla pressione ambiente, ma quello che devi considerare è la via attraverso cui entra in noi.

          L'inerte in noi entra attraverso la ventilazione polmonare.

          L'aumento della pressione ambiente ci spinge a respirare una miscela a una pressione maggiore che eguaglia quella ambiente.

          Per cui negli alveoli polmonari entra una miscela a una maggiore pressione, uguale a quella ambiente.

          Questa miscela si mescola al residuo polmonare, il quale, ritocca leggermente le Pp (come Pastorelli ha descritto), le Pp alveolari sono quelle che spingono l'inerte nel sangue e dal sangue negli alveoli.

          Idem in decompressione.

          Quando risaliamo respiriamo una miscela a una pressione via, via inferiore dato che la pressione ambiente, in risalita descresce, di conseguenza le Pp alveolari mediate dal residuo si abbassano.
          Il delta tra le Pp alveolari e le tensioni nel sangue innescano il rilascio.

          Cordialmente
          Rana







          Ultima modifica di RANA; 02-02-2018, 13:58.

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          • #20
            Un ultima curiosità.

            Lo stress fisico, il lavoro fisico, muscolare, è un parametro importante dato che, più sforzi compiamo maggiormente il sangue viene pompato dal cuore e di conseguenza una maggiore quantità d'inerte viene assorbito, senza contare che come accennato il problema PDD è a livello itravascolare.

            Questo è il motivo, per cui, immersioni in acque fredde richiedono una maggiore prudenza nella decompressione.
            Il freddo induce stress, lo stress si trasforma in lavoro muscolare maggiore e di conseguenza un maggiore assorbimento ecc, ecc.

            Si è cercato di misurare questo "lavoro" andando a monitorare la ventilazione polmonare, il concetto alla base era: l'andamento della ventilazione segue l'andamento dello stress fisico.
            Per esempio: se cammino respiro normalmente, se mi metto a correre la respirazione aumenta.

            Ma sott'acqua capire il grado di stress fisico - di lavoro muscolare - dall'andamento della ventilazione è come cercare di misurare il diametro di una cellula con un righello in centimetri.

            Morale della favola, bisogna respirare correttamente senza comportamenti anomali come lunghe pause e/o rallentamenti eccessivi introdotti con il fine di limitare l'assorbimento perché tutto questo non ha senso.
            Al contrario questi comportamenti (rallentare la respirazione) ci espongono a pericoli reali ben più alti di un ipotetico piccolo maggiore assorbimento.

            In tutto questo rimane un aspetto da considerare, bisogna evitare sforzi eccessivi, bisogna evitare di esporti a stress elevati durante un immersione.
            Questo non perché respirando maggiormente assorbiamo di più, ma perché lo stress muscolare ci fa assorbire maggiore sforzo.

            Quindi corretta protezione termica.
            Evitare sforzi fisici oltre il lecito, se ho un D18 (18+18) e 6 decompressive (sto facendo un esempio senza attinenza reale) non posso pensare di pinneggiare tanto come se la mia configurazione fosse più leggera, lo sforzo sarebbe troppo elevato.
            In questo caso lo scuter diventa una necessità.

            Cordialmente
            Rana

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            • #21
              Perfettamente d'accordo con l'analisi di Rana.

              Tentare di respirare meno ha due conseguenze: insufficiente eliminazione del CO2 ed apporto di nuovo ossigeno inadeguato.

              Durante la ventilazione si ha già di base uno "spazio morto", una certa quantità di gas che non si rinnova.
              In effetti non si possono svuotare completamente i polmoni per riempirli di gas "fresco" con la successiva inspirazione. Il gas nelle vie aeree inferiori deve risalire fino a quelle superiori per uscire, durante l'espirazione.

              Rallentare la ventilazione, paricolarmente accorciare la fase espiratoria, diminuirà l'efficienza degli scambi di gas in quanto aumenta la parte che non sarà espulsa e quindi diminuisce la quantità di meno gas "fresco" all'ispirazione successiva.


              Per il secondo intervento, la questione è più complessa.
              Si sa che diversi fattori come lo stess, l'intestità dell'attività fisica ( sforzo ), basse temperature etc. sono considerati come fattori favorizzanti la MDD, perchè in sostanza si assorbe più inerte.
              Il problema è la misura dell'incidenza e la determinazione della relazione tra questi fattori e la decompressione.

              In generale, i computer subacquei prevedono la possibilità di utilizzare dei fattori ( LO, L1 ... ) che rendono più penalizzante la decompressione, senza troppo sapere su quali basi.
              Nella subacquea commerciale esistono delle tabelle specifiche per determinate attività, che prevedono quindi un carico di lavoro ben più consistente di quello in subacquea ricreativa.

              Non so se esistono quindi studi specifici confermati ed approvati dalla comunità scientifica.
              Per deduzione sarei indotto a dire no, altrimenti sarebbe stato implementato un modello/algoritmo specifico.
              Antonio Pastorelli
              PADI OWD
              www.antoniopastorelli.com

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              • #22
                Originariamente inviato da TheSnake Visualizza il messaggio
                Tentare di respirare meno ha due conseguenze: insufficiente eliminazione del CO2 ed apporto di nuovo ossigeno inadeguato.

                Durante la ventilazione si ha già di base uno "spazio morto", una certa quantità di gas che non si rinnova.
                In effetti non si possono svuotare completamente i polmoni per riempirli di gas "fresco" con la successiva inspirazione. Il gas nelle vie aeree inferiori deve risalire fino a quelle superiori per uscire, durante l'espirazione.

                Rallentare la ventilazione, paricolarmente accorciare la fase espiratoria, diminuirà l'efficienza degli scambi di gas in quanto aumenta la parte che non sarà espulsa e quindi diminuisce la quantità di meno gas "fresco" all'ispirazione successiva.
                Grazie per il tuo intervento, che mi permette di ampliare il discorso.

                I polmoni sono strutture coniche simili a un grappolo d'uva.
                ​Tanto come nel grappolo d'uva abbiamo il "raspo" che sorregge gli acini, nei polmoni abbiamo l'albero bronchiale che termina nei vari alveoli.
                Per volume polmonare s'intende la somma del volume di ogni alveolo senza contare il volume dell'albero bronchiale.

                Questo perché solo negli alveoli avvengono gli scambi gassosi, l'albero bronchiale è solo la condotta tramite cui l'aria fresca arriva agli alveoli (inspiro) e l'aria viziata, dagli alveoli, viene espulsa (espiro).

                L'albero bronchiale non partecipa agli scambi per questo viene detto spazio morto anatomico che ha una sua importanza per noi subacquei.

                Il volume polmonare lo possiamo dividere in tanti sotto volumi, per semplicità lo dividiamo in due, la capacità vitale e il volume residuo.

                Per capacità vitale s'intende tutto il volume che si può movimentare, ossia portare all'esterno durante l'espiro e riempire di aria fresca durante l'inspiro.

                Tutto il volume che movimentiamo con la ventilazione si chiama capacità vitale.

                Anche sforzandoci non possiamo far coincidere la capacità vitale con l'intero volume dei polmoni in quanto gli alveoli non devono collassare a zero, se collassassero a zero si avrebbe un effetto simile a quando due vetri venono accostati con in mezzo una goccia d'acqua, ossia si attaccano, allo stesso modo le pareti degli alveoli collabirebbero e non si riaprirebbero facilmente.
                Per questo la natura ha posto un limite oltre il quale non possiamo andare, questo limite forma il volume residuo quello che non può essere ventilato, movimentato, in volume di ristagno funzionale a non far collassare l'alveolo.

                Non tutti gli atti respiratori sfruttano l'intera capacità vitale e sott'acqua si tende a ridurre ulteriormente la lunghezza del respiro.

                Questo fa si che cresce il volume residuo a scapito della capacità vitale - in poche parole immettiamo meno aria pulita che si mescola a un maggiore residuo viziato.

                Il punto di massima efficienza, dove per punto di massima efficienza intendiamo la respirazione corretta a tal punto da immettere la massima capacità vitale, riducendo al minimo il residuo viziato è di fondamentale importanza per l'apneista, dato che può contare solo sull'ossigeno alveolare che può stipare nell'alveolo nell'ultimo respiro prima del tuffo.
                Va da se che se negli ultimi respiri prima del tuffo ventila in maniera errata riduce l'ossigeno a sua disposizione dato che parte della capacità vitale non viene sfruttata e si trasforma in ristagno.

                Il bombolaro sotto questo punto di vista è più fortunato in quanto ventilando, scambia continuamente gas nell'alveolo causa l'ambiente iperbarico che innalza la Pp di O2 di fatto nell'alveolo c'è una Pp di O2 molto elevata, ragion per cui, non corre il pericolo di quella che chiamiamo sincope dell'apneista ma c'è un ma .......

                Lo spazio morto anatomico, l'albero brochiale, questo è un pericolo anche per il bombolaro.

                Quando ventiliamo lentamente, a livello alveolare la Pp di O2 non scende dato che siamo in ambiente che ci espone a pressioni iperossiche, ma questo è vero solo se l'alveolo continua a scambiare almeno una piccola parte di residuo con una parte di nuova miscela.

                Rallentando abbiamo visto che andiamo in ritenzione di CO2, la quale stimola la frequenza con cui ventiliamo.
                Quando aumenta la frequenza si riduce la profondità del respiro, questo perché aumentando la velocità della ventilazione aumenta a parità di volume movimentato, lo sforzo che impieghiamo per movimentarlo.

                Prendete un sacchetto di plastica della spesa riempitelo d'aria e tenete chiusa nella mano l'apertura in modo da creare una strozzatura, se date tempo all'aria di uscire questa uscirà senza particolare sforzo se al contrario comprimete il sacchetto per accelerare il rilascio vi accorgerete che questo si gonfia e sembra opporsi alla vostra forza.
                Lo stesso vale per i polmoni, ragion per cui ventilando più velocemente si riduce la profondità del respiro stesso, questo vuol dire che gli alveoli più distanti non scambieranno più gas e causeranno un ulteriore accumulo di CO2 che spingerà ad aumentare ulteriormente la frequenza che accorcerà ancora la profondità del respiro in una spirale viziosa in cui alla fine ,l'aria scambiata, non arriva più negli alveoli o non arriva più in un numero sufficiente di alveoli.
                L'aria di fatto va avanti e indietro principalmente nello spazio morto anatomico (l'albero bronchiale).
                Questo è l'affanno e l'affanno porta alla sincope, l'affanno è l'unica situazione in cui il subacqueo con le bombole rischia di svenire, di perdere conoscenza, questo perché ventilando velocemente non porta più gas agli alveoli che di fatto lavorano come quelli di un apneista, quando si abbassa l'ossigeno in essi contenuto si sviene.

                Perché faccio questa sciolinata.
                Perché l'affanno non è un problema secondario alla decompressione, anzi è un problema molto ma molto più pericoloso della decompressione.
                Moltissimi incidenti anche tragici sono successi per aver sottovalutato questa situazione.

                Rischiare l'affanno e/o mettersi nelle condizioni di finirci per inseguire il miraggio di un vantaggio in decompressione che non è neanche reale, è quanto di più sbagliato si possa fare.

                Alcuni subacquei respirano con l'uso delle pause.

                Le pause sono aspetti controversi, c'è chi li utilizza per ritmare il respiro al fine di tenerlo profondo e monitorare ogni minima variazione.
                Quindi pause non funzionali a una riduzione della ventilazione o, peggio, dei consumi ma un momento di consapevolezza.
                In genere sono piccoli istanti di fermo tra un inspiro e un espiro.
                Io personalmente sono contrario anche a questo tipo di pause ma se fatte in questo modo, da gente consapevole di tutti i processi che regolano la ventilazione non mi metto certo in contrapposizione.
                Al contrario pause lunghe sono comportamenti sbagliati posti in atto da chi non ha capito cosa comportano, in termini di reale pericolo, sulla ventilazione di un subacqueo - esponendolo a grandi pericoli soprattutto in aria profonda, dove l'elevata densità dell'aria stessa amplifica enormemente queste dinamiche.

                Tutto va bene fino a quando non succede un imprevisto, una pinneggiata inaspettata, uno sforzo che fa collassare una ventilazione tenuta al limite da comportamenti sbagliati.

                Cordialmente
                Rana

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                • #23
                  Anche sforzandoci non possiamo far coincidere la capacità vitale con l'intero volume dei polmoni in quanto gli alveoli non devono collassare a zero, se collassassero a zero si avrebbe un effetto simile a quando due vetri venono accostati con in mezzo una goccia d'acqua, ossia si attaccano, allo stesso modo le pareti degli alveoli collabirebbero e non si riaprirebbero facilmente.
                  Le pareti alveolari sono ricoperte di liquido surfattante la cui funzione è di prevenire il "collasso" degli alveoli.
                  Antonio Pastorelli
                  PADI OWD
                  www.antoniopastorelli.com

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                  • #24
                    Il liquido surfattante ormai è obsoleto.
                    Adesso va di moda il liquido kite-surfattante 😳, almeno sul Garda.
                    Io farei un passo indietro......la teoria è importante ma non deve prevalere sulla pratica.
                    Quindi adesso vado a preparare un po’ di miscele per stressare ben bene gli alveoli domani.

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                    • #25
                      Originariamente inviato da TheSnake Visualizza il messaggio
                      Avendo risposto senza avere sotto mano la documentazione ed avendo poca memoria, mi sono fidato alle indicazioni trovate sull'etichetta di una bottiglia di acqua minerale Quézac.
                      Il valore ufficiale è 47 mmHg.

                      Ritornando alla domanda di base "Narcotizzato" dice:


                      Non capisco il ragionamento ....
                      A livello del mare la pressione ambiente è ( valore medio ) di 760 mmHg ( cioè 1,01325 bar ).
                      Ai quali bisogna sottrarre i 47 mmHg di pressione del vapore acqueo per avere la tensione iniziale dei compartimenti prima dell'immersione quindi: ( 1,01325 - 0.06266 ) * 0.79 = 0.7509661

                      All'ultima tappa di decompressione la tensione finale dei compartimenti dovrà essere inferiore a una soglia massima calcolata, utilizzando i coefficienti Buhlmann a e b ( questa soglia é > 0.7509661. Per questo motivo si dice che la decompressione continua anche dopo la fine dell'immersione e si consiglia di non fare sforzi intensi etc. o di non prendere l'aereo ).

                      Il GF alto si applica a riduzione della soglia massima ammessa ( somma delle tensioni di tutti gli inerti nel compartimento ), che ha per effetto quindi di allungare la tappa deco.
                      Nell esempio mi riferisco semplicemente al valore M di un compartimento alla pressione in superficie al livello del mare, cioè 1 bar (o se vuoi 760 mmhg o altre unità di misura), ovvero la massima tensione di inerte che un compartimento può tollerare (secondo uno specifico modello) alla pressione ambientale di 1 bar. Nell'esempio fatto (senza mettere di mezzo coefficienti buhlmann e rendere più facile il concetto ai fini della comprensione) , un compartimento ha ad 1 bar di pressione ambientale un valore M di 1,7 bar ( tensione di azoto). Da questo valore poi si calcola il GF alto 80%.
                      Spero che il mio esempio ti sia più chiaro.
                      Ultima modifica di Narcotizzato; 03-02-2018, 14:56.

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                      • #26
                        Originariamente inviato da GardaReb Visualizza il messaggio
                        Il liquido surfattante ormai è obsoleto.
                        Adesso va di moda il liquido kite-surfattante , almeno sul Garda.
                        Io farei un passo indietro......la teoria è importante ma non deve prevalere sulla pratica.
                        Quindi adesso vado a preparare un po’ di miscele per stressare ben bene gli alveoli domani.
                        I surfattanti non sono un liquido ma molecole composte maggiormente da lipidi e in minor parte da proteine, queste molecole sono prodotte da un tipo di cellule che compongono la parete alveolare chiamate pneumociti di tipo 2. Queste molecole sono disposte in tutta la parete alveolare per contrastare la tensione superficiale, in quanto negli alveoli è presente un sottile film di liquido. Ovviamente la tensione superficiale alveolare tende ad aumentare nell'espirazione, in quanto la parete degli alveoli è meno espansa. I surfattanti alveolari insieme anche al volume residuo, sempre presente anche in fase di espirazione massima, prevengono il collasso alveolare.
                        Ultima modifica di Narcotizzato; 03-02-2018, 15:15.

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                        • #27
                          Nell esempio mi riferisco semplicemente al valore M di un compartimento alla pressione in superficie al livello del mare, cioè 1 bar (o se vuoi 760 mmhg o altre unità di misura), ovvero la massima tensione di inerte che un compartimento può tollerare (secondo uno specifico modello) alla pressione ambientale di 1 bar. Nell'esempio fatto (senza mettere di mezzo coefficienti buhlmann e rendere più facile il concetto ai fini della comprensione) , un compartimento ha ad 1 bar di pressione ambientale un valore M di 1,7 bar ( tensione di azoto). Da questo valore poi si calcola il GF alto 80%.
                          Spero che il mio esempio ti sia più chiaro.
                          Fatta astrazione sulla precisione dei valori citati il ragionamento è giusto.
                          Quando sei all'ultima tappa deco, calcoli il valore M del compartimento alla tappa successiva che vuoi raggiungere, quindi 0 metri, al quale applichi il GF High, riducendo quindi la tensione massima ammissibile.
                          Se la tensione cumulata di inerte ( Azoto + Elio ) di un dato compartimento è superiore al valore M rettificato con il GF High, non puoi uscire; la durata della tappa deco serve ad attendere che la tensione dell'inerte sia inferiore al valore calcolato.
                          Antonio Pastorelli
                          PADI OWD
                          www.antoniopastorelli.com

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                          • #28
                            Originariamente inviato da TheSnake Visualizza il messaggio

                            Fatta astrazione sulla precisione dei valori citati il ragionamento è giusto.
                            Quando sei all'ultima tappa deco, calcoli il valore M del compartimento alla tappa successiva che vuoi raggiungere, quindi 0 metri, al quale applichi il GF High, riducendo quindi la tensione massima ammissibile.
                            Se la tensione cumulata di inerte ( Azoto + Elio ) di un dato compartimento è superiore al valore M rettificato con il GF High, non puoi uscire; la durata della tappa deco serve ad attendere che la tensione dell'inerte sia inferiore al valore calcolato.
                            Perfetto, grazie per il tuo intervento.

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                            • #29
                              Originariamente inviato da TheSnake Visualizza il messaggio

                              Fatta astrazione sulla precisione dei valori citati il ragionamento è giusto.
                              Quando sei all'ultima tappa deco, calcoli il valore M del compartimento alla tappa successiva che vuoi raggiungere, quindi 0 metri, al quale applichi il GF High, riducendo quindi la tensione massima ammissibile.
                              Se la tensione cumulata di inerte ( Azoto + Elio ) di un dato compartimento è superiore al valore M rettificato con il GF High, non puoi uscire; la durata della tappa deco serve ad attendere che la tensione dell'inerte sia inferiore al valore calcolato.
                              Quasi dimenticavo, abuso del tuo sapere con l'ultima domanda, per avere una conferma anche da parte tua insieme agli utenti che molto gentilmente hanno risposto . Con l'esempio fatto sopra, valore m di 1,7 bar(tensione inerte) a pressione ambientale di 1 bar (superficie) , applicando un valore GF high 80%, alla fine dell'ultima tappa al momento della riemersione la tensione di inerte nel compartimento è 1,56 bar?

                              Grazie mille.
                              Ultima modifica di Narcotizzato; 03-02-2018, 21:19.

                              Commenta


                              • #30
                                Originariamente inviato da Narcotizzato Visualizza il messaggio

                                Quasi dimenticavo, abuso del tuo sapere con l'ultima domanda, per avere una conferma anche da parte tua insieme agli utenti che molto gentilmente hanno risposto . Con l'esempio fatto sopra, valore m di 1,7 bar(tensione inerte) a pressione ambientale di 1 bar (superficie) , applicando un valore GF high 80%, alla fine dell'ultima tappa al momento della riemersione la tensione di inerte nel compartimento è 1,56 bar?

                                Grazie mille.
                                Per essere più chiaro, faccio un esempio pratico, semplificato ad un compartimento:

                                per utilizzare i tuoi valori, mettiamo che per il compartimento `n` la M value è pari a 1,7 e che il GF High è 80%.
                                Calcoli la tensione max ammissibile Tmax = 1,7 x 0,8 = 1,36.
                                Mettiamo che, a un dato momento alla tappa deco di 3 metri il compartimento `n` ha una tensione totale di 1,42, quindi non puoi uscire.
                                Dopo un ulteriore minuto di tappa, per effetto del gradiente di pressione ( Pamb 1,3 ~ Tn 1,42 ) il compartimento rilascia ancora dell'inerte e scende a 1,3589, che essendo <= Tmax ( 1,36 ) ti permette di uscire.

                                Con una M-value di 1,7 e GF 80% il tuo valore di riferimento da non superare sarà 1,36.

                                Per informazione Buhlmann non ha niente a che vedere con i GF. Il modello Buhlmann "puro" corrisponde a GF 100/100.
                                I gradient factor sono un'aggiustamento apportato più tardi al modello originale fatto da Erik Baker.
                                Ultima modifica di TheSnake; 04-02-2018, 10:39.
                                Antonio Pastorelli
                                PADI OWD
                                www.antoniopastorelli.com

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