Originariamente inviato da RANA
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Si lascia l'onere al diving di dover: valutare la preparazione del cliente, valutare le condizioni del cliente, decidere se l'immersione è effettuabile da quella tipologia di cliente in base a ciò che gli è stato comunicato "a parola".
Significa che in acqua ci può entrare (virtualmente) chiunque, il sub che rispecchia effettivamente le certificazioni che dice di avere, e quello che ha imparato a immergersi su internet e pure quello a cui il medico gli ha sconsigliato di fare immersioni.
Solo se qualcosa va storto poi si risale ai reali motivi che hanno provocato l'incidente.
A mio parere, standardizzare i brevetti e renderli riconoscibili ovunque e accompagnarli da opportuni certificati medici periodici obbligatori, renderebbe sì più sicura la subacquea, oltre che sollevare i diving dall'arduo e soprattutto improprio compito di valutazione.
La subacquea ricreativa è ragionevolmente sicura se viene condotta "da manuale", ma il punto è proprio questo: non esiste un manuale.
Quindi, per l'ennesima volta, mi piacerebbe vedere (nell'ambito della subacquea ricreativa e condotta tramite diving) un brevetto che sia riconosciuto e riconoscibile da tutti i diving, che il rilascio e rinnovo del suddetto brevetto sia condizionato alle condizioni psicofisiche del subacqueo e che si renda obbligatoria la sottoscrizione di un'assicurazione specifica. In parte queste cose esistono già in alcuni stati Europei.
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