Caro Reato (concedimi questa piccola confidenza anche se non ci conosciamo di persona).
Ho letto e riletto quanto hai scritto.
Ho letto anche i commenti che sono seguiti su questo, almeno per me, difficilissimo discorso.
Purtroppo è cronaca già tristemente nota anche in Italia, che si ripete in continuazione, cambiano gli scenari ma la morale che porta alla tragedia è sempre la medesima.
Descrivi posti, che come subacqueo, mi fanno sentire la pulsione irresistibile ad immergermi e questo mi avvicina molto alle persone e ai fatti che hai descritto.
Scusami e cerca di capire ma una parte di me, dentro di me, è attratta dalla "sfida" che posti e immersioni come quelle che hai descritto suscitano, io oggi mi considero un subacqueo prudente sicuramente quando non sono da solo.
Da solo ... in solitaria, mi prendo ancora qualche ponderata "libertà".
Sono stato giovane e spavaldo, sotto questo aspetto potrei benissimo considerarmi un ritardato, dato che è solo con la nascita di mia figlia che ho iniziato a sentire la necessità di essere prudente.
Io ho fatto tutto quello e forse anche di più, che ha portato a tragici incidenti persone meno fortunate di me.
Anni in dietro, a Palinuro mi sono cacciato in un camino verticale che da -20 più o meno mi ha portato i superficie in una nicchia di roccia chiusa, il camino era cosi stretto che ci passavo giusto in verticale, una volta raggiunta la nicchia capii la grande stupidità di quel gesto folle che avevo fatto senza pensarci, potevo solo sgonfiare il gav e sperare di sprofondare esattamente come ero salito, sperando di non incastrarmi o che non si incastrasse nulla, dovevo scendere con le pinne in avanti e la testa in alto senza poter vedere dove scendevo, fui, ovviamente, molto fortunato, scesi senza problemi.
Non dissi nulla a nessuno, mi vergognavo tremendamente oltre ad avere, dopo, la paura a mille, questa esperienza la ricordo sempre come la tangibile stupidità nella mia presunzione di essere chissà chi.
Per questo leggendo le tue parole provo tanta ma tanta paura, perché non mi sento distante da questi personaggi, o meglio c'è stato un periodo della mia vita che ero, forse, come loro.
Certo come istruttore so di essermi sempre comportato bene, nel senso che come istruttore ho sentito sin dal primo corso che ho tenuto la responsabilità della sicurezza altrui, per cui a mia discolpa posso dire che le mie follie sono sempre state follie in solitaria o con persone, amici "formate" che a loro volta erano folli come me - ma non con allievi.
Le persone che mi hanno formato e trasmesso la passione sono persone che prendono il loro compito d'istruirti e farti sicurezza in maniera molto estrema, se sei un loro allievo è un patto d'onore proteggerti, questo loro modo di agire è diventato parte di me, gli allievi per me vanno protetti sempre, anche dalle mie pulsioni “estreme”.
Il tempo e la fortuna, mi hanno permesso di diventare "anziano" e l'età ti calma, ti fa vedere quello che prima non vedevi, o, non volevi vedere.
La subacquea è una passione che quando ti esplode dentro ti accompagna tutta la vita, ma è subdola, perché ti perdona quasi sempre, è buonista .....
Quasi sempre la fai franca, per qualche motivo che non dipende da te, se fai una cavolata la sfanghi ... e cosi ti trovi ad osare, va sempre bene, va comunque bene, non succede mai a me, sempre agli altri .....
Quando succede qualcosa che non doveva succedere t'illudi di essere stato bravo, se, per fortuna e solo per fortuna non è successo nulla di tragico.
Cosi gli incidenti risolti perché c'è qualcosa che possiamo chiamare provvidenza, fortuna, fato ecc, ecc, diventano medaglie di guerra.
Solo che per 10 o 100 se non 1000 subacquei e più (molti di più) che la fanno franca, per la legge dei grandi numeri, sfida oggi, sfida domani, qualcuno la paga, qualcuno ci lascia la pelle.
A queste dinamiche non fanno eccezione ne allievi, ne istruttori, ne subacquei.
Purtroppo incidenti simili continueranno a succedere, e anche queste tue accorate parole cadranno presto (prestissimo) nel dimenticatoio, noi subacquei siamo una popolazione che non ha memoria.
Dimentichiamo, spesso non vogliamo neanche sapere.
Oggi un aspetto che mi rende differente …. è la sana paura, la consapevolezza che quanto hai tristemente descritto può succedere anche a me, cosi mi tengo stretta in ogni momento la paura, la consapevolezza che per annegare bastano 5 centimetri di acqua (se non riesci a tirare fuori la testa), la consapevolezza che la valutazione del contesto in cui si svolgono le esercitazioni didattiche e l'attività subacquea è uno dei primi elementi (tra quelli più importanti) per costruire la sicurezza, per fare sicurezza.
Sento la necessità di ricordare gli incidenti, ce ne sono alcuni che non scordo, per fortuna sempre e solo letti, toccando ferro e facendo ogni scongiuro.
Ricordo la morte di una giovane ragazza, lessi di questo incidente in questo forum, la barca si ferma, giornata di sole, mare calmo, tutti ridono e scherzando si preparano all'immersione (come è giusto che sia), la ragazza è la prima ad entrare in acqua con il "passo del gigante", la guida l'assiste sulla barca, e via in acqua .... poi la guida si gira a parlare e a prepararsi per dare assistenza agli altri ... non immagina che entrando in acqua le pinne di questa ragazza si sono sfilate e la rubinetteria mi pare fosse chiusa .... il corpo della ragazza senza vita fu ritrovato a pochi metri sotto la barca appena gli altri s'immersero.
Non riesco a scordarlo, mi accompagna ogni volta che metto in acqua un allievo o vedo entrare in acqua un subacqueo, non riesco a non prestare attenzione e se succedesse a me, se per distrazione .......
Quando mia figlia era piccola e viaggiavo con lei in macchina, ed era nell'ovetto posto nel sedile dietro, continuavo a guardarla spostando lo specchietto perché sapevo che più di una persona era riuscita a dimenticare la figlia in macchina - cosa che non concepisco, eppure era successa e più volte e se successa, meglio non rischiare, meglio pensare che possa succedere anche a me cosi l'attenzione cresce.
Soluzioni a questi problemi non ce ne sono, non sono incidenti che nascono per casualità o perché non si sanno le cose, sono incidenti che capitano perché nel fare e nell’andare sempre bene tutto, finiamo per pensare che a noi non succede.
Non è una questione di regolamenti, di norme, di mancanza di leggi, questi incidenti sono insiti in noi nel momento in cui pensiamo a me non succede, io sono diverso ed è questo modo di pensare che è difficile cambiare.
Non bisogna pensare che a me non succede, bisogna fare il contrario pensare che anche noi possiamo sbagliare, possiamo essere faciloni, possiamo distrarci ecc, ecc.
In fine c'è un elemento che è incontrollabile ed è l'esuberanza e l'incoscienza dei giovani, parlo per esperienza, li possiamo solo sperare nella fortuna.
Tutti noi abbiamo fatto le nostre "c a z z a t e" ma proprio tutti, nessuno escluso, paradossalmente per arrivare a consolidare esperienza c'è la necessità anche di sbagliare e fare c a z z a t e.
Un detto dice: “aiutati che il ciel ti aiuta”
La fortuna ce la mette tutta per assistere … solo che noi subacquei, a nostra volta, in alcuni casi ce la mettiamo tutta per far succedere l'incidente e a volte riusciamo ad essere più bravi della fortuna.
Si, più bravi della fortuna perché in queste tragedie non c’è sfortuna, queste tragedie sono il risultato di comportamenti sbagliati, ripetuti come in un domino fino a quando non cade l’ultima tessera e qualcuno perde la vita.
Cordialmente
Rana
Ho letto e riletto quanto hai scritto.
Ho letto anche i commenti che sono seguiti su questo, almeno per me, difficilissimo discorso.
Purtroppo è cronaca già tristemente nota anche in Italia, che si ripete in continuazione, cambiano gli scenari ma la morale che porta alla tragedia è sempre la medesima.
Descrivi posti, che come subacqueo, mi fanno sentire la pulsione irresistibile ad immergermi e questo mi avvicina molto alle persone e ai fatti che hai descritto.
Scusami e cerca di capire ma una parte di me, dentro di me, è attratta dalla "sfida" che posti e immersioni come quelle che hai descritto suscitano, io oggi mi considero un subacqueo prudente sicuramente quando non sono da solo.
Da solo ... in solitaria, mi prendo ancora qualche ponderata "libertà".
Sono stato giovane e spavaldo, sotto questo aspetto potrei benissimo considerarmi un ritardato, dato che è solo con la nascita di mia figlia che ho iniziato a sentire la necessità di essere prudente.
Io ho fatto tutto quello e forse anche di più, che ha portato a tragici incidenti persone meno fortunate di me.
Anni in dietro, a Palinuro mi sono cacciato in un camino verticale che da -20 più o meno mi ha portato i superficie in una nicchia di roccia chiusa, il camino era cosi stretto che ci passavo giusto in verticale, una volta raggiunta la nicchia capii la grande stupidità di quel gesto folle che avevo fatto senza pensarci, potevo solo sgonfiare il gav e sperare di sprofondare esattamente come ero salito, sperando di non incastrarmi o che non si incastrasse nulla, dovevo scendere con le pinne in avanti e la testa in alto senza poter vedere dove scendevo, fui, ovviamente, molto fortunato, scesi senza problemi.
Non dissi nulla a nessuno, mi vergognavo tremendamente oltre ad avere, dopo, la paura a mille, questa esperienza la ricordo sempre come la tangibile stupidità nella mia presunzione di essere chissà chi.
Per questo leggendo le tue parole provo tanta ma tanta paura, perché non mi sento distante da questi personaggi, o meglio c'è stato un periodo della mia vita che ero, forse, come loro.
Certo come istruttore so di essermi sempre comportato bene, nel senso che come istruttore ho sentito sin dal primo corso che ho tenuto la responsabilità della sicurezza altrui, per cui a mia discolpa posso dire che le mie follie sono sempre state follie in solitaria o con persone, amici "formate" che a loro volta erano folli come me - ma non con allievi.
Le persone che mi hanno formato e trasmesso la passione sono persone che prendono il loro compito d'istruirti e farti sicurezza in maniera molto estrema, se sei un loro allievo è un patto d'onore proteggerti, questo loro modo di agire è diventato parte di me, gli allievi per me vanno protetti sempre, anche dalle mie pulsioni “estreme”.
Il tempo e la fortuna, mi hanno permesso di diventare "anziano" e l'età ti calma, ti fa vedere quello che prima non vedevi, o, non volevi vedere.
La subacquea è una passione che quando ti esplode dentro ti accompagna tutta la vita, ma è subdola, perché ti perdona quasi sempre, è buonista .....
Quasi sempre la fai franca, per qualche motivo che non dipende da te, se fai una cavolata la sfanghi ... e cosi ti trovi ad osare, va sempre bene, va comunque bene, non succede mai a me, sempre agli altri .....
Quando succede qualcosa che non doveva succedere t'illudi di essere stato bravo, se, per fortuna e solo per fortuna non è successo nulla di tragico.
Cosi gli incidenti risolti perché c'è qualcosa che possiamo chiamare provvidenza, fortuna, fato ecc, ecc, diventano medaglie di guerra.
Solo che per 10 o 100 se non 1000 subacquei e più (molti di più) che la fanno franca, per la legge dei grandi numeri, sfida oggi, sfida domani, qualcuno la paga, qualcuno ci lascia la pelle.
A queste dinamiche non fanno eccezione ne allievi, ne istruttori, ne subacquei.
Purtroppo incidenti simili continueranno a succedere, e anche queste tue accorate parole cadranno presto (prestissimo) nel dimenticatoio, noi subacquei siamo una popolazione che non ha memoria.
Dimentichiamo, spesso non vogliamo neanche sapere.
Oggi un aspetto che mi rende differente …. è la sana paura, la consapevolezza che quanto hai tristemente descritto può succedere anche a me, cosi mi tengo stretta in ogni momento la paura, la consapevolezza che per annegare bastano 5 centimetri di acqua (se non riesci a tirare fuori la testa), la consapevolezza che la valutazione del contesto in cui si svolgono le esercitazioni didattiche e l'attività subacquea è uno dei primi elementi (tra quelli più importanti) per costruire la sicurezza, per fare sicurezza.
Sento la necessità di ricordare gli incidenti, ce ne sono alcuni che non scordo, per fortuna sempre e solo letti, toccando ferro e facendo ogni scongiuro.
Ricordo la morte di una giovane ragazza, lessi di questo incidente in questo forum, la barca si ferma, giornata di sole, mare calmo, tutti ridono e scherzando si preparano all'immersione (come è giusto che sia), la ragazza è la prima ad entrare in acqua con il "passo del gigante", la guida l'assiste sulla barca, e via in acqua .... poi la guida si gira a parlare e a prepararsi per dare assistenza agli altri ... non immagina che entrando in acqua le pinne di questa ragazza si sono sfilate e la rubinetteria mi pare fosse chiusa .... il corpo della ragazza senza vita fu ritrovato a pochi metri sotto la barca appena gli altri s'immersero.
Non riesco a scordarlo, mi accompagna ogni volta che metto in acqua un allievo o vedo entrare in acqua un subacqueo, non riesco a non prestare attenzione e se succedesse a me, se per distrazione .......
Quando mia figlia era piccola e viaggiavo con lei in macchina, ed era nell'ovetto posto nel sedile dietro, continuavo a guardarla spostando lo specchietto perché sapevo che più di una persona era riuscita a dimenticare la figlia in macchina - cosa che non concepisco, eppure era successa e più volte e se successa, meglio non rischiare, meglio pensare che possa succedere anche a me cosi l'attenzione cresce.
Soluzioni a questi problemi non ce ne sono, non sono incidenti che nascono per casualità o perché non si sanno le cose, sono incidenti che capitano perché nel fare e nell’andare sempre bene tutto, finiamo per pensare che a noi non succede.
Non è una questione di regolamenti, di norme, di mancanza di leggi, questi incidenti sono insiti in noi nel momento in cui pensiamo a me non succede, io sono diverso ed è questo modo di pensare che è difficile cambiare.
Non bisogna pensare che a me non succede, bisogna fare il contrario pensare che anche noi possiamo sbagliare, possiamo essere faciloni, possiamo distrarci ecc, ecc.
In fine c'è un elemento che è incontrollabile ed è l'esuberanza e l'incoscienza dei giovani, parlo per esperienza, li possiamo solo sperare nella fortuna.
Tutti noi abbiamo fatto le nostre "c a z z a t e" ma proprio tutti, nessuno escluso, paradossalmente per arrivare a consolidare esperienza c'è la necessità anche di sbagliare e fare c a z z a t e.
Un detto dice: “aiutati che il ciel ti aiuta”
La fortuna ce la mette tutta per assistere … solo che noi subacquei, a nostra volta, in alcuni casi ce la mettiamo tutta per far succedere l'incidente e a volte riusciamo ad essere più bravi della fortuna.
Si, più bravi della fortuna perché in queste tragedie non c’è sfortuna, queste tragedie sono il risultato di comportamenti sbagliati, ripetuti come in un domino fino a quando non cade l’ultima tessera e qualcuno perde la vita.
Cordialmente
Rana
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