Valvola aortica bicuspide e stenosi aortica

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  • Valvola aortica bicuspide e stenosi aortica

    Premesso che ci si sta muovendo per avere un parere medico professionale (seppur con più difficoltà del previsto).

    Cosa sapete della compatibilità fra subacquea ricreativa e le seguenti patologie congiunte:
    valvola aortica bicuspide
    stenosi aortica

    Patologie stabili, in un soggetto ormai adulto e che non sono mai state catalogate come limitazioni (limiti ad attività sportiva, limiti agli sforzi, etc etc)

  • #2
    Caro Riseman,
    non sono specializzato in medicina iperbarica, ma da cardiochirurgo posso darti qualche informazione sulle patologie cardiache che hai citato.

    La Stenosi Aortica
    Vorrei iniziare con una breve introduzione descrittiva. Col termine di “valvola” si indica un dispositivo atto a garantire un flusso unidirezionale, sia esso costituito da elettroni (le antiche valvole termoioniche dei vecchi televisori catodici), da benzina (le valvole dei carburatori) o, nel nostro caso, da sangue.
    La Valvola aortica è la valvola situata tra il ventricolo sinistro del cuore e l’Arteria Aorta. Il ventricolo Sinistro costituisce la camera “di potenza” del cuore, che pompa il sangue dentro l’arteria Aorta, fornendo ad esso l’energia e la pressione sufficiente per raggiungere tutti gli organi ed apparati del nostro corpo e nutrirli e ossigenarli; l’arteria Aorta raccoglie il sangue ad elevata pressione in uscita dal ventricolo sinistro e, tramite i suoi rami, lo veicola distribuendolo all’intero organismo; grazie alla sua parete muscolo-elastica gestisce l’azione di pompa a flusso pulsante prodotto dal ventricolo garantendo un flusso di sangue che diventa costante.
    La valvola aortica, formata da tre cuspidi di tessuto connettivo molto sottile e resistente, aprendosi, consente al sangue di uscire dal ventricolo sinistro e passare nell’Aorta, quando il ventricolo si contrae spremendo fuori con forza il sangue in esso contenuto (Sistole ventricolare); terminata la contrazione del ventricolo, ed esauritasi quindi la sua spinta propulsiva, impedisce chiudendosi che il sangue refluisca all’indietro nel ventricolo rilassato, semivuoto, e pronto a riempirsi di nuovo di sangue per il ciclo successivo (Diastole ventricolare). Le cuspidi valvolari si aprono e si chiudono assecondando la pressione ed il flusso del sangue che scorre attraverso di essa, senza l’intervento di altri fattori: il sangue in uscita le apre spingendole verso le pareti dell’aorta, e quando terminato il flusso anterogrado tenderebbe a “ricadere all’indietro” verso il ventricolo, questo inizio di flusso contrario fa sì che le cuspidi si richiudano immediatamente, impedendone il suo realizzarsi.
    La valvola aortica, come del resto le altre tre valvole del cuore, può andare incontro a due tipi di malfunzionamento: la stenosi e l’insufficienza. La stenosi si ha quando la valvola si apre poco o male, restringendo il suo calibro, costringendo il ventricolo sinistro a sviluppare uno sforzo maggiore per consentire al flusso di sangue di superare l’ostacolo imprevisto e mantenere comunque sufficiente l’irrorazione dell’intero organismo; la insufficienza si ha invece quando la valvola non si chiude completamente, consentendo ad una quantità più o meno grande di sangue di refluire all’indietro nel ventricolo, che si trova ad ogni sistole a dover gestire una quantità di sangue maggiore del normale (la quantità normale che deve pompare ad ogni battito, maggiorata della quantità tornata indietro dal battito precedente).
    Entrambe le situazioni sovraccaricano progressivamente il ventricolo sinistro, poiché una volta instauratosi, il malfunzionamento valvolare va inevitabilmente peggiorando, logorando nel tempo il ventricolo, che dapprima si adatta alla nuova situazione, ipertrofizzandosi nel caso della stenosi, e dilatandosi in caso di insufficienza, andando incontro al cosiddetto periodo di compenso, che può perdurare anche molto a lungo senza dare alcun sintomo di ciò che sta accadendo (questo è vero in particolare per la stenosi valvolare aortica, che non si può teoricamente mai sviluppare acutamente, a differenza dell’insufficienza).

    Nella Stenosi aortica il ventricolo sinistro, per vincere la resistenza al suo svuotamento dovuta al restringimento dell’orifizio valvolare, deve sviluppare una maggiore potenza, e per far questo incrementa la sua massa muscolare: questo “compenso” ottiene il suo scopo, ma a prezzo di una maggior rigidità del ventricolo stesso (immaginate di vedere un campione di culturismo: ha muscoli enormi, ma la loro stessa massa lo rendono impacciato e lento nei movimenti), di una riduzione della cavità ventricolare (il ventricolo quindi si riempie di meno) ed una difficoltà per il circolo coronarico a rifornire di sangue il muscolo ventricolare così accresciuto (non va dimenticato che il cuore stesso è un muscolo ed ha bisogno di essere rifornito costantemente di sangue per funzionare!). Quando il ventricolo sinistro non ce la fa più a compensare la situazione, cominciano i sintomi: durante gli sforzi il cuore non ce la fa più a garantire il surplus di flusso di sangue richiesto dall’organismo (1° sintomo: intolleranza allo sforzo), la parete muscolare del ventricolo, troppo sviluppata ed ipertrofica, richiede più sangue di quello che le coronarie riescono a fornire (2° sintomo: angina pectoris, da ischemia cardiaca) e in certi casi, specie subito dopo uno sforzo fisico, si può andare incontro a perdita di conoscenza perché il ventricolo non riesce più a garantire una pressione sanguigna sufficiente a garantire un adeguato flusso di sangue al cervello (3° sintomo, Sincope da sforzo, che può essere mortale, e che può costituire in certi casi il primo sintomo!).
    Da tutto ciò si può capire come possa essere insidiosa e pericolosa la stenosi aortica in un atleta, o comunque a chiunque pratichi attività che lo espongano a sforzi fisici o a bassa temperature (la bassa temperatura causa vasocostrizione periferica, che aumenta le resistenze arteriolari e quindi lo sforzo che fa il cuore per pompare il sangue).
    Ovviamente questa situazione necessita di molto tempo, anche anni, per instaurarsi, per cui è sufficiente sottoporsi a regolari controlli medici per escludere la presenza di una stenosi valvolare aortica grave e quindi tale da costituire un pericolo; di base, coloro che si scoprono affetti da questa patologia devono evitare in modo assoluto sforzi fisici (anche esposizione a basse temperature) e stress emotivi, e devono sottoporsi a periodici controlli specialistici (l’accertamento fondamentale è l’ecocardiogramma doppler).
    L’unica terapia possibile per le disfunzioni valvolari aortiche è l’intervento cardiochirurgico di sostituzione valvolare da eseguirsi in circolazione extra-corporea (il cuore va fermato e svuotato del sangue, mentre la cosiddetta “macchina cuore-polmoni” ne fa le veci, mantenendo in vita il paziente), che prevede la rimozione della valvola nativa malfunzionante, che viene sostituita da una protesi meccanica o biologica. Attualmente sono state messe a punto procedure di sostituzione valvolare aortica endovascolari tramite cateterismo arterioso, che non richiedono un vero e proprio intervento chirurgico né la circolazione extracorporea, ma per il momento sono riservate a casi particolari in pazienti molto gravi e/o in età avanzata.

    La Valvola Aortica Bicuspide
    La valvola aortica bicuspide è una malformazione congenita della valvola aortica che in questo caso, anziché avere come di norma tre cuspidi, ne ha solo due. Questa situazione tuttavia permette un ottimo funzionamento della valvola per molti anni, senza alcun problema né per il cuore né per l’organismo, ma il flusso di sangue attraverso una valvola aortica bicuspide non è armonioso come quello che passa attraverso una valvola normale tricuspide, per cui a lungo andare provoca un progressivo logoramento e calcificazione delle cuspidi, che si irrigidiscono e restringono, comportando così una stenosi valvolare aortica. In più, il flusso anomalo deteriora anche il tratto di parete aortica situato subito a valle della valvola, provocandone un indebolimento, il che a sua volta porta spesso ad una dilatazione dell’aorta stessa, che si definisce Aneurisma dell’aorta. L’aneurisma dell’aorta, di per sè, è un’altra patologia molto pericolosa, perché quando supera una determinata ampiezza comporta un elevato rischio di rottura dell’aorta stessa, con conseguente gravissima emorragia interna, quasi sempre mortale.
    Anche l’aneurisma dell’aorta ha una evoluzione invariabilmente progressiva, ed il tratto di aorta malato va sostituito con una protesi apposita di forma tubulare, mediante un intervento cardiochirurgico, prima che arrivi a dimensioni tali da comportare un rischio troppo elevato di rottura.

    Spero di essere riuscito nel mio intento di illustrare in modo semplice ma chiaro un aspetto piuttosto complesso qual è e cosa si intende per stenosi valvolare aortica e valvola aortica bicuspide, e quali siano i rischi che queste patologie comportano per il soggetto affetto, specie se dedito ad attività sportive che richiedono in certe situazioni la possibilità di dover affrontare prestazioni fisiche che vanno al di là di quelle ordinarie, come nel caso degli sport subacquei; non è inoltre mia intenzione sostituire o eliminare con questo mio breve scritto divulgativo la assoluta necessità di rivolgersi al proprio medico di famiglia o allo specialista di riferimento nel caso si sia affetti –o si sospetti di essere affetti- da una patologia cardiaca come quelle in precedenza descritte.
    Per brevità è chiarezza non sono entrato nei particolari, ma sono comunque a vostra disposizione se qualcuno di voi fosse interessato a sviluppare in modo più approfondito qualche aspetto dell’argomento.

    Un Caro Saluto

    Marco

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    • #3
      Prima di tutto un grande ringraziamento per il tempo e la competenza dedicatami.
      La lettura è stata senza dubbio utile a comprendere meglio tali patologie sulle quali non ero informato, anche in quanto non personali.

      Una persona a me cara vorrebbe iniziare seguirmi nella mia attività subacquea (prendendo quindi il suo primo OWD).
      Sapendo che aveva delle patologie cardiache ovviamente mi si è subito acceso il campanello di allarme (anche perché altre persone a me vicine, per via di differenti patologie cardiache, non possono, sembra tassattivamente, svolgere attività subacquea).
      La persona in questione come detto si sottopone a un periodico check-up (annuale nell'età infantile e ora, a circa 30 anni, biennale). Tali controlli, presumo al fine di monitorare lo sviluppo, non hanno mai avuto riscontri negativi e i relativi specialisti non hanno mai sconsigliato nulla in ambito sportivo (se vuoi puoi anche correre una maratona...) .

      Si è qui di chiesto nello specifico se vi erano controindicazioni per la subacquea (ove la mia preoccupazione non era tanto relativa allo sforzo quanto alle pressioni e decompressioni). Il suo specialista (cardiologo) non si è esposto, apparentemente ottimista ha detto che sarebbe bene consultare un medico con maggiori conoscenze in ambito subacqueo (non so se intenda iperbarico o cosa...).

      Onestamente si è un po' disorientati sul come procedere e a chi sarebbe bene rivolgersi.

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      • #4
        Purtroppo siamo ancora al palo, forse solo ora stiamo riuscendo ad avere qualche contatto fra un rimpallo e l'altro...

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        • #5
          Originariamente inviato da Riseman Visualizza il messaggio
          Purtroppo siamo ancora al palo, forse solo ora stiamo riuscendo ad avere qualche contatto fra un rimpallo e l'altro...

          Non sò se sia utile:

          Link1: DAN -> Una delle risposte parla della Stenosi

          Link2: Scubaportal Aritcolo sulla valvola aortica
          YouTube

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          • #6
            Grazie Tonnetto. Li avevo già letti, interessanti seppur ovviamente non del tutto esaustivi per il caso specifico. Sembra però che stiamo riuscendo a fissare una visita specialistica che dovrebbe fugare i dubbi. Vi farò sapere

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