Ciao a tutti,
su FaceBook mi sono ritrovato in [questo] post di [Marpola] riguardo il FOP. Non entro nel merito dell'accaduto tantomeno sulla veridicità del fatto, che cmq sembrerebbe reale visto che nei commenti al post originale la diretta interessata si mostrata per dargli credibilità.
Detto questo che ne pensate? Io mi son raggelato... e non mi capacito sul come sta poveretta sia potuta uscirne viva... a -72 con un EAN28... ovvero sotto una ppO2 pari 2.28... ovvero una pressione da "Club dei 100"...
By the way... Buona lettura!
Tonnetto
ps. Nei commenti al post originale si trovano tante informazioni utili riguardo gli esami per rilevare il FOP, così come quali prassi sconsigliare onde scongiurare situazioni sconvenienti. Prima fra tutte, evitare la Valsalva in risalita, cosa che magari non tutti sanno.
Di seguito riporto il post:
Nella Tabella di seguito vi riporto le foto de profili di immersione.
su FaceBook mi sono ritrovato in [questo] post di [Marpola] riguardo il FOP. Non entro nel merito dell'accaduto tantomeno sulla veridicità del fatto, che cmq sembrerebbe reale visto che nei commenti al post originale la diretta interessata si mostrata per dargli credibilità.
Detto questo che ne pensate? Io mi son raggelato... e non mi capacito sul come sta poveretta sia potuta uscirne viva... a -72 con un EAN28... ovvero sotto una ppO2 pari 2.28... ovvero una pressione da "Club dei 100"...
By the way... Buona lettura!
Tonnetto
ps. Nei commenti al post originale si trovano tante informazioni utili riguardo gli esami per rilevare il FOP, così come quali prassi sconsigliare onde scongiurare situazioni sconvenienti. Prima fra tutte, evitare la Valsalva in risalita, cosa che magari non tutti sanno.
Di seguito riporto il post:
A proposito di SICUREZZA...
Franca, una mia amica subacquea ha avuto il coraggio e l’umiltà di raccontare due brutte avventure che le sono capitate sott’acqua. L’ha fatto sinceramente e senza vergogna, e per questo io la apprezzo ancora di più. Questo racconto può essere utilissimo a molti subacquei, esperti e meno esperti, perché purtroppo l’umiltà non è molto diffusa nel nostro ambiente.
Ero con lei alle Brothers quando le capitò il primo episodio e la cosa mi colpì molto e mi fece riflettere.
Quando alcuni anni fa io raccontai i miei “quasi incidenti” in un forum di subacquea mi piovvero addosso un sacco di critiche e di commenti sgradevoli. E allora che cosa feci? Riportai le mie esperienze negative nei libri di subacquea che ho scritto, sicuro che potessero essere utili a qualcuno, se non altro per farlo riflettere.
Con la sua autorizzazione riporto qui il racconto di Franca e la ringrazio di cuore.
**********
Spero di non annoiarvi con il racconto di due mie pessime esperienze in acqua ma, al contrario, di farvi riflettere per evitarvi spiacevoli futuri inconvenienti, nonostante la vostra grande e prolungata esperienza di subacquei.
Dunque:
Premetto che non sono una novellina che ho lavorato come guida e istruttore all'estero, accumulando un discreto numero di immersioni, e di azoto.
In aprile 2014 ero in vacanza in crociera alle Brothers, in un tuffo (con Nitrox 28) scendendo, perdo conoscenza a -35 risvegliandomi a -72,4. Preoccupata ma senza panico alcuno e tanto sangue freddo, risalgo fino a -35, mi mantengo in quota per un paio di minuti e poi lentamente torno in superficie con il computer in tilt che funzionava solo come profondimetro e timer . Nessun sintomo strano prima, durante né dopo (tralasciamo il come e il perché da essere in gruppo mi sono ritrovata sola, argomenti già largamente discussi con i dovuti toni con chi di dovere, e neanche rinnego una qualche mia colpa). Una volta tornata a bordo mi viene somministrato in via cautelativa O2 per 15 minuti e poi riposo per tutta la giornata. Finisco la crociera facendo le mie immersioni (guardando più spesso il computer che non i pesciacci intorno a me).
Tornata a casa mi metto in contatto con un medico iperbarico per cercare di capire cosa mi sia potuto succedere: l'unica spiegazione plausibile è stata il collo della semistagna un po' stretto.
A luglio parto per le mie tanto attese vacanze, 5 giorni di immersioni (alcune ripetitive) tutte non oltre i 30 mt. Il 6° giorno alla fine di un bellissimo tuffo a 24 mt per 40 minuti (immersione gestita male in quanto cominciata a favore di corrente e finita controcorrente) noto, tornando verso il gommone, una certa fame di aria, ovvero non riuscivo a riempire completamente i miei polmoni nonostante le lente e profonde inspirazioni. Mi viene immediatamente somministrato O2 con maschera a flusso continuo e trasportata immediatamente al centro iperbarico, dove mi viene diagnosticata una PDD di livello 2 e sottoposta a Tabella 6 US NAVY (modificata). Ne esco dopo 6 ore, sentendomi uno straccio da buttare.
Il giorno dopo torno al controllo (un po' abbattuta sapendo che mi sarebbe toccato fare qualche altro giretto in camera iperbarica, esperienza veramente sgradevole) e faccio presente al medico che mi sento come se avessi il mal di terra e che sbando a sx, e che ho dolore forte alle gambe, la sua risposta è stata che tali sintomi erano dovuti all'iperossigenazione e alla sciatica (???) e mi dimette con "astensione da ulteriori immersioni e voli per le prossime 24 ore".
Nello sbigottimento più totale mio, di chi mi ha soccorsa e di chi ho messo al corrente di tale misfatto, attendo i 3 giorni che mancavano al mio rientro a casa andando avanti grazie all'Aulin, sapendo che non mi sarei nuovamente immersa per nessuna ragione al mondo.
IL giorno del mio rientro ho un sintomo molto sgradevole, contatto il DAN e il Prof. Maroni mi dice di andare immediatamente a Careggi, dove mi stavano già aspettando. Secondo giretto in camera iperbarica senza nessun miglioramento e immediato ricovero nel reparto di Neurologia dove, per 11 giorni, sono stata ribaltata come un calzino. Diagnosi: "Stroke cerebrale con multiple lesioni ischemiche cardioemboliche a seguito di immersione con ara causate da Forame Ovale Pervio con shunt dx-sn permanente di entità grave". Mi dimettono con una serie di farmaci da fare invidia ad un novantenne, e il consiglio spassionato di sottopormi quanto prima alla chiusura del FOP, per evitare eventuali ictus anche a riposo.
Nessuna visita medica saltata, incluso quelle agonistiche che la FIPSAS richiedeva.
Oggi è il mio primo giorno a casa dopo l'intervento di chiusura percutanea del fop, intervento riuscito benissimo, mi aspetta un mese di totale riposo e tra 3 mesi il primo controllo, se il tessuto epiteliale avrà già ricoperto il cosidetto "ombrellino", potrò tornare in acqua, altrimenti dovrò aspettare altri 3 mesi.
Voglio farvi presente che i sintomi del FOP sono tanti, purtroppo mai presi in considerazione dai medici di base e, almeno fino a qualche tempo fa, neanche dai medici sportivi.
Adesso non sono ancora guarita, avrò bisogno di cure neurologiche per riparare ai danni che mi sono rimasti, ma sono speranzosa anche in questo.
Per concludere, 24 anni di attività subacquea, qualche migliaio di immersioni sulle spalle, tantissime ripetitive, fuori curva, sempre in aria e non mi è mai successo niente, mi sento di darvi un consiglio: per chi ancora non lo avesse fatto (e so che sono in tanti, anche professionisti o sedicenti tali) fatevi un ecodoppler transcranico, ci vogliono solo pochi minuti per evitare di farvi seriamente del male.
Un abbraccio particolare a tutti coloro che mi sono sempre stati vicini, e lo sono tutt'ora, in particolare a Marcello Bussotti.
La Franca
Franca, una mia amica subacquea ha avuto il coraggio e l’umiltà di raccontare due brutte avventure che le sono capitate sott’acqua. L’ha fatto sinceramente e senza vergogna, e per questo io la apprezzo ancora di più. Questo racconto può essere utilissimo a molti subacquei, esperti e meno esperti, perché purtroppo l’umiltà non è molto diffusa nel nostro ambiente.
Ero con lei alle Brothers quando le capitò il primo episodio e la cosa mi colpì molto e mi fece riflettere.
Quando alcuni anni fa io raccontai i miei “quasi incidenti” in un forum di subacquea mi piovvero addosso un sacco di critiche e di commenti sgradevoli. E allora che cosa feci? Riportai le mie esperienze negative nei libri di subacquea che ho scritto, sicuro che potessero essere utili a qualcuno, se non altro per farlo riflettere.
Con la sua autorizzazione riporto qui il racconto di Franca e la ringrazio di cuore.
**********
Spero di non annoiarvi con il racconto di due mie pessime esperienze in acqua ma, al contrario, di farvi riflettere per evitarvi spiacevoli futuri inconvenienti, nonostante la vostra grande e prolungata esperienza di subacquei.
Dunque:
Premetto che non sono una novellina che ho lavorato come guida e istruttore all'estero, accumulando un discreto numero di immersioni, e di azoto.
In aprile 2014 ero in vacanza in crociera alle Brothers, in un tuffo (con Nitrox 28) scendendo, perdo conoscenza a -35 risvegliandomi a -72,4. Preoccupata ma senza panico alcuno e tanto sangue freddo, risalgo fino a -35, mi mantengo in quota per un paio di minuti e poi lentamente torno in superficie con il computer in tilt che funzionava solo come profondimetro e timer . Nessun sintomo strano prima, durante né dopo (tralasciamo il come e il perché da essere in gruppo mi sono ritrovata sola, argomenti già largamente discussi con i dovuti toni con chi di dovere, e neanche rinnego una qualche mia colpa). Una volta tornata a bordo mi viene somministrato in via cautelativa O2 per 15 minuti e poi riposo per tutta la giornata. Finisco la crociera facendo le mie immersioni (guardando più spesso il computer che non i pesciacci intorno a me).
Tornata a casa mi metto in contatto con un medico iperbarico per cercare di capire cosa mi sia potuto succedere: l'unica spiegazione plausibile è stata il collo della semistagna un po' stretto.
A luglio parto per le mie tanto attese vacanze, 5 giorni di immersioni (alcune ripetitive) tutte non oltre i 30 mt. Il 6° giorno alla fine di un bellissimo tuffo a 24 mt per 40 minuti (immersione gestita male in quanto cominciata a favore di corrente e finita controcorrente) noto, tornando verso il gommone, una certa fame di aria, ovvero non riuscivo a riempire completamente i miei polmoni nonostante le lente e profonde inspirazioni. Mi viene immediatamente somministrato O2 con maschera a flusso continuo e trasportata immediatamente al centro iperbarico, dove mi viene diagnosticata una PDD di livello 2 e sottoposta a Tabella 6 US NAVY (modificata). Ne esco dopo 6 ore, sentendomi uno straccio da buttare.
Il giorno dopo torno al controllo (un po' abbattuta sapendo che mi sarebbe toccato fare qualche altro giretto in camera iperbarica, esperienza veramente sgradevole) e faccio presente al medico che mi sento come se avessi il mal di terra e che sbando a sx, e che ho dolore forte alle gambe, la sua risposta è stata che tali sintomi erano dovuti all'iperossigenazione e alla sciatica (???) e mi dimette con "astensione da ulteriori immersioni e voli per le prossime 24 ore".
Nello sbigottimento più totale mio, di chi mi ha soccorsa e di chi ho messo al corrente di tale misfatto, attendo i 3 giorni che mancavano al mio rientro a casa andando avanti grazie all'Aulin, sapendo che non mi sarei nuovamente immersa per nessuna ragione al mondo.
IL giorno del mio rientro ho un sintomo molto sgradevole, contatto il DAN e il Prof. Maroni mi dice di andare immediatamente a Careggi, dove mi stavano già aspettando. Secondo giretto in camera iperbarica senza nessun miglioramento e immediato ricovero nel reparto di Neurologia dove, per 11 giorni, sono stata ribaltata come un calzino. Diagnosi: "Stroke cerebrale con multiple lesioni ischemiche cardioemboliche a seguito di immersione con ara causate da Forame Ovale Pervio con shunt dx-sn permanente di entità grave". Mi dimettono con una serie di farmaci da fare invidia ad un novantenne, e il consiglio spassionato di sottopormi quanto prima alla chiusura del FOP, per evitare eventuali ictus anche a riposo.
Nessuna visita medica saltata, incluso quelle agonistiche che la FIPSAS richiedeva.
Oggi è il mio primo giorno a casa dopo l'intervento di chiusura percutanea del fop, intervento riuscito benissimo, mi aspetta un mese di totale riposo e tra 3 mesi il primo controllo, se il tessuto epiteliale avrà già ricoperto il cosidetto "ombrellino", potrò tornare in acqua, altrimenti dovrò aspettare altri 3 mesi.
Voglio farvi presente che i sintomi del FOP sono tanti, purtroppo mai presi in considerazione dai medici di base e, almeno fino a qualche tempo fa, neanche dai medici sportivi.
Adesso non sono ancora guarita, avrò bisogno di cure neurologiche per riparare ai danni che mi sono rimasti, ma sono speranzosa anche in questo.
Per concludere, 24 anni di attività subacquea, qualche migliaio di immersioni sulle spalle, tantissime ripetitive, fuori curva, sempre in aria e non mi è mai successo niente, mi sento di darvi un consiglio: per chi ancora non lo avesse fatto (e so che sono in tanti, anche professionisti o sedicenti tali) fatevi un ecodoppler transcranico, ci vogliono solo pochi minuti per evitare di farvi seriamente del male.
Un abbraccio particolare a tutti coloro che mi sono sempre stati vicini, e lo sono tutt'ora, in particolare a Marcello Bussotti.
La Franca
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