Ecco il mio articolo sulla sincope ed il samba.
Visibile anche alla pagina: http://emozioneapnea.jimdo.com/articoli/sincope/
La sincope è senza ombra di dubbio, la situazione più pericolosa per un apneista e tra le principali cause di decesso tra pescatori in apnea ed i profondisti. Per questo motivo è importante imparare a conoscerla e capire come prevenirla.
Prima di parlare della sincope però è doveroso almeno dare un accenno sulla respirazione.
Se nella cultura occidentale si tende a non prestare mai molta attenzione al respiro, per l'apneista la conoscenza di questo gesto del tutto spontaneo deve essere di fondamentale importanza. A tale proposito mi sento sempre di consigliare un corso base di respirazione o di yoga.
L'atto respiratorio è la funzione attraverso la quale si apporta ossigeno al sangue (O2) e si espelle anidride carbonica (CO2).
L'ossigeno, volendo fare un paragone motoristico, è il carburante di cui necessitiamo per le normali funzioni vitali, l'anidride carbonica invece sono i gas di scarico prodotti dall'attività dei nostri muscoli. E' proprio quest'ultima a giocare il ruolo fondamentale durante l'immersione in apnea. Dedichiamogli allora un istante per capire cosa è questa CO2 e come agisce in condizioni "normali" all'interno del nostro organismo.
L'anidride carbonica è innanzitutto un gas. Viene prodotta dall'attività metabolica del corpo, in parole povere, come già accennato è il risultato della naturale attività fisica, come per esempio, un allenamento o anche il semplice battito cardiaco. Essa risulta di fondamentale importanza per gli scambi gassosi all'interno del nostro corpo. La sua carenza è infatti è associata a gravi disturbi e patologie. E' difatti un vero e proprio collante per le reazioni chimiche che avvengono nel nostro corpo. Scarsa CO2 comporta il rallentamento di questi processi chimici fondamentali. In particolare si è notato che in presenza di bassa CO2 l'emoglobina rilascia con più difficoltà l'ossigeno nel sangue, ne consegue che tutti i tessuti risulteranno scarsamente ossigenati.
Capiamo dunque quanto sia importante mantenere i giusti livelli di ossigeno ed anidride carbonica attraverso una corretta respirazione e capiamo altrettanto bene come l'apnea sia di per sè un'attività che mette a seria prova tutto il nostro sistema respiratorio che è progettato per avere un flusso costante e non interrotto come nel nostro caso.
Cosa accade dunque quanto tratteniamo il respiro? Fermare la respirazione non significa bloccare le funzioni vitali. Per quanto i nostri muscoli possano essere rilassati anche durante una prova di apnea statica, il nostro corpo continuerà a "lavorare" e di conseguenza a produrre scarto (CO2). Immaginiamo di prendere un bel respiro e poi trattenerlo. Il corpo si carica, come consuetudine, di ossigeno e per qualche istante tutto sembra procedere come se niente fosse. Le normali funzioni vitali però continuano a produrre anidride carbonica che pian piano si accumulano nel sangue. Quando i livelli di anidride carbonica salgono drasticamente oltre una certa soglia di sicurezza, nel nostro corpo (che è una macchina perfetta) avviene una sorta di pre-allarme. L'anidride carbonica e il drastico abbassamento del PH sanguineo agiscono sui recettori del cervello (che non possono essere spenti volontariamente). Il corpo, con dei movimenti involontari, prova a far ripartire la respirazione. Ecco che si avvertono le famose contrazioni diaframmatiche. Chi ha esperienza di apnea statica sà di cosa sto parlando. Con l'arrivo delle contrazioni inizia a crescere esponenzialmente anche la fame d'aria. Questi sono i primi segnali che ci invia il corpo. Durante queste contrazioni siamo ancora pienamente lucidi ed in grado di controllare muscoli e movimenti, ma se proseguissimo troppo oltre? Ecco che possiamo iniziare a parlare della sincope.
Spesso si legge sui giornali che riportano le tristi disgrazie in mare, che l'apneista è morto per un malore. Con tutta probabilità si è trattata di sincope. Torniamo a ciò che sta accadendo al nostro corpo che da qualche minuto non respira. L'ossigeno preso con la nostra boccata d'aria è ormai quasi esaurito, è penetrato nel sangue trasportato dall'emoglobina che adesso viaggia a pieno regime nell'alveolo trasportando anidride carbonica che nel frattempo si sta intasando nel sangue. I recettori del cervello sono in allerta, tentano di riprendere autonomamente la respirazione, ma noi continuiamo a trattenere il respiro nonostante la grande fame d'aria che avvertiamo. Le nostre funzioni vitali sono messe in crisi, ma c'è ancora una discreta riserva ed e proprio quella riserva la causa della sincope.
Il cervello si spegne all'improvviso. Black-out totale. La sincope anossica. Nella sala comandi hanno capito che non ci possono lasciare il comando, così ci spengono e se lo riprendono. La sincope, non è altro che l'ultimo sistema difensivo del nostro corpo. Il concetto è semplice: spegnere tutte le principali funzioni vitali, cuore compreso, per poter ottimizzare al massimo l'ultima riserva di ossigeno. Versiamo in stato incoscienza totale, svenuti. Vi lascio immaginare la conseguenza se fossimo in mare da soli.
Ovviamente questo è il caso limite. Nelle esercitazioni o nelle performace, è più frequente che si verifichi un "samba" piuttosto che una sincope. La differenza tra samba e sincope è tra cercarsi proprio in quella famosa pressione parziale di ossigeno ed anidride carbonica. Il samba è per l'appunto uno stato di incoscienza o semi-incoscienza che precede la sincope. E' caratterizzato da difficoltà nel controllare l'atto respiratorio, nel parlare e nel controllare i muscoli nei casi più lievi, spasmi incontrollati, tremore, convulsioni e totale perdita di conoscenza per quelli più gravi. Se il malcapitato non riprende a respirare successivamente ad un samba si passerà alla sincope vera e propria. Chi è colpito da samba, anche nei casi più lievi, davvero molto raramente rimane lucido e consapevole di ciò che gli sta accadendo, per questo non può assolutamente contare solo su se stesso. Al “risveglio” le persone soccorse ammettono, infatti, di non ricordare assolutamente nulla di ciò che sia accaduto.
La quasi totalità degli episodi di samba si verifica a pochissimi metri dalla superficie, se non addirittura alcuni secondi dopo (anche venti) essere riemersi, dipende dal fatto che anche se si è con la testa fuori dall'acqua e si è ripresa la respirazione, occorre ancora del tempo prima che i livelli di O2 e CO2 si stabilizzino nei parametri di “normalità”.
Cosa fare e come prevenire questi incidenti.
Per chi è colto da samba, o peggio, da sincope l'imperativo è respirare il prima possibile per riportare i valori allo stato ottimale. Come già detto, è molto molto raro e solo nelle manifestazioni più blande che chi viene colpito da samba abbia la lucidità tale per riprendersi autonomamente, è quindi necessario l'intervento di un compagno per salvarsi la vita. Nei casi più lievi basta semplicemente che il compagno sfili la maschera e lo aiuti a riprendere la respirazione, magari scuotendolo leggermente. La situazione si risolverà in pochi secondi senza comportare altri interventi. Inutile dire che è obbligatorio uscire dall'acqua e non immergersi più nell'arco della giornata, anche se apparentemente ci si senta bene. Nelle situazioni più gravi di samba o sincope potrebbe essere necessaria la respirazione bocca a bocca, la rianimazione ed al limite l'intervento del pronto soccorso ed un chek-up medico. Per il recupero e l'assistenza del compagno colto da samba attenersi alle manovre insegnate nei corsi. Restare dietro di esso con il busto eretto, far passare il proprio braccio sotto l'ascella del malcapitato e tenergli il mento verso l'alto così che non rischi di ingerire acqua che peggiorerebbe solo la situazione. Sfilare sia la propria cintura che quella del compagno così da potervi sostentare a galla agevolmente. State molto attenti a non farvi colpire accidentalmente durante le convulsioni o gli spasmi, sarebbe ideale che adagiaste la sua nuca sul vostro petto così da poter controllare meglio le reazioni più violente.
Per evitare questi incidenti invece è importante imparare a conoscere il proprio corpo e le proprie possibilità oltre che imparare ad “ascoltarlo” durante ogni singola immersione. I consigli pratici che mi sento di dare sono:
-Non entrare in acqua se le condizioni psico-fisiche non sono ottimali. Stress, ansia, emotività, paura, attacchi di panico sono tutti nemici dell'apnea e della sicurezza, sono le condizioni in cui immergersi equivale ad aumentare esponenzialmente il rischio di gravi incidenti.
-Siate sempre almeno in due e sorvegliatevi ad ogni tuffo. Samba e sincope, se si è prontamente soccorsi, lasciano solo un po' di strizza e niente più, in caso contrario... beh, non lo potreste raccontare a nessuno.
-Cercare di rimanere lucidi e calmi anche nelle situazioni di panico. L'innalzamento repentino dei battiti cardiaci (la paura) fa bruciare più ossigeno e produrre più anidride carbonica, abbassando drasticamente la soglia di “sicurezza” nella quale siamo abituati ad operare.
-Nel caso dell'apnea profonda, durante la risalita rimanere calmi e cercare di rilassarsi concentrandosi sulla pinneggiata e non cercare la superficie. E' una situazione che genera ansia e tensione muscolare.
-Preparare l'apnea respirando in modo profondo e rilassato, solo quando ci si sente davvero pronti per immergersi nuovamente procedere con l'apnea.
-Una volta riemersi fare una piccola espirazione, senza svuotare drasticamente i polmoni (che comporterebbe un abbassamento ulteriore e repentino della pressione parziale) e prendere subito una boccata di aria “nuova”, solo successivamente procedere con atti respiratori più profondi.
L'iperventilazione:
Dedico due parole a parte per questa tecnica che in passato è stata molto usata anche da alcuni campioni di calibro mondiale. Si riteneva erroneamente che iperventilare facesse ossigenare di più il corpo per poter così prolungare le apnee. Niente di più errato. Si è scoperto che la quantità di ossigeno che penetra nel sangue dipende dall'emoglobina disponibile in quel momento. Se aumentiamo la quantità di aria introdotta non aumentiamo l'ossigeno che si combina con l'emoglobina, ma semplicemente quella introdotta ed espulsa (che non verrà utilizzata) ed insieme ad essa anche l'anidride carbonica. Se è vero che l'anidride carbonica gioca la parte più importante nella sincope, è anche vero però che è fondamentale per poter dare al corpo le prime avvisaglie. Come detto precedentemente, è proprio la sua presenza in eccesso ad attivare i ricettori neurologici che portano alle contrazioni diaframmatiche. Bassi livelli di CO2 nel sangue (il caso dell'iperventilazione) equivalgono a “falsare” i ricettori predisposti alla respirazione. Ne consegue che avvertiremmo le contrazioni e la fame d'aria molto tempo dopo rispetto ad una ventilazione classica o addirittura non averla nemmeno. Non cambia però la soglia entro il quale avviene la sincope. Una sorte di doping per farla breve. E' una manovra pericolosissima, poiché la sincope potrebbe avvenire in qualsiasi istante senza avere dal corpo il minimo avvertimento.
Visibile anche alla pagina: http://emozioneapnea.jimdo.com/articoli/sincope/
La sincope è senza ombra di dubbio, la situazione più pericolosa per un apneista e tra le principali cause di decesso tra pescatori in apnea ed i profondisti. Per questo motivo è importante imparare a conoscerla e capire come prevenirla.
Prima di parlare della sincope però è doveroso almeno dare un accenno sulla respirazione.
Se nella cultura occidentale si tende a non prestare mai molta attenzione al respiro, per l'apneista la conoscenza di questo gesto del tutto spontaneo deve essere di fondamentale importanza. A tale proposito mi sento sempre di consigliare un corso base di respirazione o di yoga.
L'atto respiratorio è la funzione attraverso la quale si apporta ossigeno al sangue (O2) e si espelle anidride carbonica (CO2).
L'ossigeno, volendo fare un paragone motoristico, è il carburante di cui necessitiamo per le normali funzioni vitali, l'anidride carbonica invece sono i gas di scarico prodotti dall'attività dei nostri muscoli. E' proprio quest'ultima a giocare il ruolo fondamentale durante l'immersione in apnea. Dedichiamogli allora un istante per capire cosa è questa CO2 e come agisce in condizioni "normali" all'interno del nostro organismo.
L'anidride carbonica è innanzitutto un gas. Viene prodotta dall'attività metabolica del corpo, in parole povere, come già accennato è il risultato della naturale attività fisica, come per esempio, un allenamento o anche il semplice battito cardiaco. Essa risulta di fondamentale importanza per gli scambi gassosi all'interno del nostro corpo. La sua carenza è infatti è associata a gravi disturbi e patologie. E' difatti un vero e proprio collante per le reazioni chimiche che avvengono nel nostro corpo. Scarsa CO2 comporta il rallentamento di questi processi chimici fondamentali. In particolare si è notato che in presenza di bassa CO2 l'emoglobina rilascia con più difficoltà l'ossigeno nel sangue, ne consegue che tutti i tessuti risulteranno scarsamente ossigenati.
Capiamo dunque quanto sia importante mantenere i giusti livelli di ossigeno ed anidride carbonica attraverso una corretta respirazione e capiamo altrettanto bene come l'apnea sia di per sè un'attività che mette a seria prova tutto il nostro sistema respiratorio che è progettato per avere un flusso costante e non interrotto come nel nostro caso.
Cosa accade dunque quanto tratteniamo il respiro? Fermare la respirazione non significa bloccare le funzioni vitali. Per quanto i nostri muscoli possano essere rilassati anche durante una prova di apnea statica, il nostro corpo continuerà a "lavorare" e di conseguenza a produrre scarto (CO2). Immaginiamo di prendere un bel respiro e poi trattenerlo. Il corpo si carica, come consuetudine, di ossigeno e per qualche istante tutto sembra procedere come se niente fosse. Le normali funzioni vitali però continuano a produrre anidride carbonica che pian piano si accumulano nel sangue. Quando i livelli di anidride carbonica salgono drasticamente oltre una certa soglia di sicurezza, nel nostro corpo (che è una macchina perfetta) avviene una sorta di pre-allarme. L'anidride carbonica e il drastico abbassamento del PH sanguineo agiscono sui recettori del cervello (che non possono essere spenti volontariamente). Il corpo, con dei movimenti involontari, prova a far ripartire la respirazione. Ecco che si avvertono le famose contrazioni diaframmatiche. Chi ha esperienza di apnea statica sà di cosa sto parlando. Con l'arrivo delle contrazioni inizia a crescere esponenzialmente anche la fame d'aria. Questi sono i primi segnali che ci invia il corpo. Durante queste contrazioni siamo ancora pienamente lucidi ed in grado di controllare muscoli e movimenti, ma se proseguissimo troppo oltre? Ecco che possiamo iniziare a parlare della sincope.
Spesso si legge sui giornali che riportano le tristi disgrazie in mare, che l'apneista è morto per un malore. Con tutta probabilità si è trattata di sincope. Torniamo a ciò che sta accadendo al nostro corpo che da qualche minuto non respira. L'ossigeno preso con la nostra boccata d'aria è ormai quasi esaurito, è penetrato nel sangue trasportato dall'emoglobina che adesso viaggia a pieno regime nell'alveolo trasportando anidride carbonica che nel frattempo si sta intasando nel sangue. I recettori del cervello sono in allerta, tentano di riprendere autonomamente la respirazione, ma noi continuiamo a trattenere il respiro nonostante la grande fame d'aria che avvertiamo. Le nostre funzioni vitali sono messe in crisi, ma c'è ancora una discreta riserva ed e proprio quella riserva la causa della sincope.
Il cervello si spegne all'improvviso. Black-out totale. La sincope anossica. Nella sala comandi hanno capito che non ci possono lasciare il comando, così ci spengono e se lo riprendono. La sincope, non è altro che l'ultimo sistema difensivo del nostro corpo. Il concetto è semplice: spegnere tutte le principali funzioni vitali, cuore compreso, per poter ottimizzare al massimo l'ultima riserva di ossigeno. Versiamo in stato incoscienza totale, svenuti. Vi lascio immaginare la conseguenza se fossimo in mare da soli.
Ovviamente questo è il caso limite. Nelle esercitazioni o nelle performace, è più frequente che si verifichi un "samba" piuttosto che una sincope. La differenza tra samba e sincope è tra cercarsi proprio in quella famosa pressione parziale di ossigeno ed anidride carbonica. Il samba è per l'appunto uno stato di incoscienza o semi-incoscienza che precede la sincope. E' caratterizzato da difficoltà nel controllare l'atto respiratorio, nel parlare e nel controllare i muscoli nei casi più lievi, spasmi incontrollati, tremore, convulsioni e totale perdita di conoscenza per quelli più gravi. Se il malcapitato non riprende a respirare successivamente ad un samba si passerà alla sincope vera e propria. Chi è colpito da samba, anche nei casi più lievi, davvero molto raramente rimane lucido e consapevole di ciò che gli sta accadendo, per questo non può assolutamente contare solo su se stesso. Al “risveglio” le persone soccorse ammettono, infatti, di non ricordare assolutamente nulla di ciò che sia accaduto.
La quasi totalità degli episodi di samba si verifica a pochissimi metri dalla superficie, se non addirittura alcuni secondi dopo (anche venti) essere riemersi, dipende dal fatto che anche se si è con la testa fuori dall'acqua e si è ripresa la respirazione, occorre ancora del tempo prima che i livelli di O2 e CO2 si stabilizzino nei parametri di “normalità”.
Cosa fare e come prevenire questi incidenti.
Per chi è colto da samba, o peggio, da sincope l'imperativo è respirare il prima possibile per riportare i valori allo stato ottimale. Come già detto, è molto molto raro e solo nelle manifestazioni più blande che chi viene colpito da samba abbia la lucidità tale per riprendersi autonomamente, è quindi necessario l'intervento di un compagno per salvarsi la vita. Nei casi più lievi basta semplicemente che il compagno sfili la maschera e lo aiuti a riprendere la respirazione, magari scuotendolo leggermente. La situazione si risolverà in pochi secondi senza comportare altri interventi. Inutile dire che è obbligatorio uscire dall'acqua e non immergersi più nell'arco della giornata, anche se apparentemente ci si senta bene. Nelle situazioni più gravi di samba o sincope potrebbe essere necessaria la respirazione bocca a bocca, la rianimazione ed al limite l'intervento del pronto soccorso ed un chek-up medico. Per il recupero e l'assistenza del compagno colto da samba attenersi alle manovre insegnate nei corsi. Restare dietro di esso con il busto eretto, far passare il proprio braccio sotto l'ascella del malcapitato e tenergli il mento verso l'alto così che non rischi di ingerire acqua che peggiorerebbe solo la situazione. Sfilare sia la propria cintura che quella del compagno così da potervi sostentare a galla agevolmente. State molto attenti a non farvi colpire accidentalmente durante le convulsioni o gli spasmi, sarebbe ideale che adagiaste la sua nuca sul vostro petto così da poter controllare meglio le reazioni più violente.
Per evitare questi incidenti invece è importante imparare a conoscere il proprio corpo e le proprie possibilità oltre che imparare ad “ascoltarlo” durante ogni singola immersione. I consigli pratici che mi sento di dare sono:
-Non entrare in acqua se le condizioni psico-fisiche non sono ottimali. Stress, ansia, emotività, paura, attacchi di panico sono tutti nemici dell'apnea e della sicurezza, sono le condizioni in cui immergersi equivale ad aumentare esponenzialmente il rischio di gravi incidenti.
-Siate sempre almeno in due e sorvegliatevi ad ogni tuffo. Samba e sincope, se si è prontamente soccorsi, lasciano solo un po' di strizza e niente più, in caso contrario... beh, non lo potreste raccontare a nessuno.
-Cercare di rimanere lucidi e calmi anche nelle situazioni di panico. L'innalzamento repentino dei battiti cardiaci (la paura) fa bruciare più ossigeno e produrre più anidride carbonica, abbassando drasticamente la soglia di “sicurezza” nella quale siamo abituati ad operare.
-Nel caso dell'apnea profonda, durante la risalita rimanere calmi e cercare di rilassarsi concentrandosi sulla pinneggiata e non cercare la superficie. E' una situazione che genera ansia e tensione muscolare.
-Preparare l'apnea respirando in modo profondo e rilassato, solo quando ci si sente davvero pronti per immergersi nuovamente procedere con l'apnea.
-Una volta riemersi fare una piccola espirazione, senza svuotare drasticamente i polmoni (che comporterebbe un abbassamento ulteriore e repentino della pressione parziale) e prendere subito una boccata di aria “nuova”, solo successivamente procedere con atti respiratori più profondi.
L'iperventilazione:
Dedico due parole a parte per questa tecnica che in passato è stata molto usata anche da alcuni campioni di calibro mondiale. Si riteneva erroneamente che iperventilare facesse ossigenare di più il corpo per poter così prolungare le apnee. Niente di più errato. Si è scoperto che la quantità di ossigeno che penetra nel sangue dipende dall'emoglobina disponibile in quel momento. Se aumentiamo la quantità di aria introdotta non aumentiamo l'ossigeno che si combina con l'emoglobina, ma semplicemente quella introdotta ed espulsa (che non verrà utilizzata) ed insieme ad essa anche l'anidride carbonica. Se è vero che l'anidride carbonica gioca la parte più importante nella sincope, è anche vero però che è fondamentale per poter dare al corpo le prime avvisaglie. Come detto precedentemente, è proprio la sua presenza in eccesso ad attivare i ricettori neurologici che portano alle contrazioni diaframmatiche. Bassi livelli di CO2 nel sangue (il caso dell'iperventilazione) equivalgono a “falsare” i ricettori predisposti alla respirazione. Ne consegue che avvertiremmo le contrazioni e la fame d'aria molto tempo dopo rispetto ad una ventilazione classica o addirittura non averla nemmeno. Non cambia però la soglia entro il quale avviene la sincope. Una sorte di doping per farla breve. E' una manovra pericolosissima, poiché la sincope potrebbe avvenire in qualsiasi istante senza avere dal corpo il minimo avvertimento.
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