Le situazioni di pericolo più frequenti in cui vi siete trovati in casi reali

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  • #16
    Amo questa frase:
    ​"Fermati > Respira > Pensa > Agisci"

    Ha in se i fondamenti della sicurezza nell'attività subacquea.

    * FERMATI = Ad ogni evento che ci succede la prima cosa è fermarsi, ossia smettere di fare sforzi, smettere di produrre CO2,, questa è la prima azione per poter "pensare" in maniera lucida, fermarsi,

    * RESPIRA = Dopo essersi fermati, il controllo del respiro è condizione necessaria per abbassare lo stress sia fisico, sia psichico, seconda condizione necessaria per poter "pensare" in maniera lucida.

    * PENSA = Mai agire d'impeto, agire sempre dopo aver valutato la situazione e quello che bisogna fare e come farlo al meglio.

    * AGISCI = Bisogna alla fine agire, spesso se non c'è consapevolezza dei precedenti passi si finisce per non fare nulla cosa sbagliatissima, sott'acqua se succede qualcosa bisogna reagire ma reagire con cognizione.

    Questa frase per me è una sorta di mantra da recitare sempre.

    Non richiede tempi infiniti, ma solo consapevolezza a livello istintivo.

    Succede qualcosa ci FERMIAMO > spostiamo l'attenzione sul RESPIRO riportando la CO2 al corretto livello con una corretta decarbonizzazione tramite la ventilazione (bastano pochi attimi respiratori) > nel frattempo PENSIAMO a cosa dover fare ed infine AGIAMO.

    Cordialmente
    Rana



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    • #17
      Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
      Amo questa frase:
      ​"Fermati > Respira > Pensa > Agisci"

      ....

      Questa frase per me è una sorta di mantra da recitare sempre.

      ....
      Dovrebbe essere un mantra non solo nella subacquea ma anche nel quotidiano.



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      • #18
        Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
        Il blocco subentra sempre quando agiscono due fattori - ovviamente uno è la narcosi, bisogna essere a quote narcotiche oltre i 40 metri (tra 30 e 40 non ho mai riscontrato il blocco), il secondo fattore è la ritenzione di CO2 che non respiriamo dalle bombole ma che produciamo, ergo quando si fanno sforzi fisici, quando lo stress fisico sale e quindi quando la ventilazione va a pallino.

        Tutti i "blackout" che ho visto nella mia esperienza, compreso quello che mi ha colpito sono tutti avvenuti durante una fase di sforzo fisico non controllato.
        Puoi fare degli esempi reali di questo tipo di sforzi fisici non controllati? Cioè si tratta di gente che entra già troppo stanca in acqua sottovalutando un precedente sforzo fisico oppure per sforzo intendi dire immersione profonda ad esempio con corrente forte, per cui lo sforzo fisico eccessivo è sott'acqua oltre i 40 metri?
        Anche perché a parte una corrente inaspettatamente forte non mi viene in mente altro che può costringere ad uno sforzo fisico non controllato e non prevedibile in base alla programmazione dell'immersione

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        • #19
          Nel caso a cui ho assistito io, sforzo di superficie: 200 metri di pinneggiata rapida contro corrente, con onde di 2 metri. E nello stesso tuffo un’altra persona ha sofferto di ipercapnia (e l’ho tirata su io).
          In seguito mi è capitata una crisi di ipecapnia mesi dopo, a causa di un guasto all’erogatore. Sensazione orrenda....

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          • #20
            Originariamente inviato da darkfire Visualizza il messaggio
            Nel caso a cui ho assistito io, sforzo di superficie: 200 metri di pinneggiata rapida contro corrente, con onde di 2 metri. E nello stesso tuffo un’altra persona ha sofferto di ipercapnia (e l’ho tirata su io).
            In seguito mi è capitata una crisi di ipecapnia mesi dopo, a causa di un guasto all’erogatore. Sensazione orrenda....
            Nella maggior parte dei casi a cui ho assistito la logistica del centro è stata quantomeno complice.
            Da operatore lo dico con amarezza ma, prtroppo, è vero.
            www.bludivecenter.com

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            • #21
              Originariamente inviato da blu dive Visualizza il messaggio

              Nella maggior parte dei casi a cui ho assistito la logistica del centro è stata quantomeno complice.
              Da operatore lo dico con amarezza ma, prtroppo, è vero.

              Va detto, blu dive,
              ho visto situazioni 'potenzialmente pericolose' parecchie volte, da cliente e staff.
              Mi sono licenziato in entrambi i casi (come staff o cliente)

              Una cattiva logistica, standard annacquati e organizzazioni pressapochiste fanno più danni di una crisi di panico o di un impigliamento in profondità.

              Si risolve tutto, sott'acqua, se dietro non c'è un sabotaggio inconsapevole.
              BLOG
              https://claudiodimanaoblog.blogspot.com/

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              • #22
                Ciao darkfire

                Originariamente inviato da darkfire Visualizza il messaggio
                In seguito mi è capitata una crisi di ipecapnia mesi dopo, a causa di un guasto all’erogatore. Sensazione orrenda....

                mi potresti spiegare, per favore, questa casistica? In che senso sei andato in ipercapnia per un guasto dell'erogatore?

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                • #23
                  Originariamente inviato da Sbiriguda Visualizza il messaggio
                  Puoi fare degli esempi reali di questo tipo di sforzi fisici non controllati? Cioè si tratta di gente che entra già troppo stanca in acqua sottovalutando un precedente sforzo fisico oppure per sforzo intendi dire immersione profonda ad esempio con corrente forte, per cui lo sforzo fisico eccessivo è sott'acqua oltre i 40 metri?
                  Anche perché a parte una corrente inaspettatamente forte non mi viene in mente altro che può costringere ad uno sforzo fisico non controllato e non prevedibile in base alla programmazione dell'immersione
                  Ciao.
                  Il discorso è un pochino articolato.

                  Sgombriamo subito il campo dalla stanchezza prima di un immersione.
                  Lo sforzo a cui mi riferisco quando parlo di narcosi e blackout non è la stanchezza prima di un immersione ma anche questa contribuisce a suo modo a creare le condizioni in cui si possono verificare anche questi problemi.
                  E' fondamentale per ogni aspetto relativo alle immersioni (decompressione, narcosi, stress ecc, ecc.) curare il riposo fisico, immergersi con le ore corrette di sonno, tanto com'è fondamentale prestare attenzione alla forma fisica (allenamento) e alle condizioni fisiche (un buon stato di salute).
                  Immergersi non avendo riposato correttamente, portandosi dietro una stanchezza, ergo, stress fisico e psichico non recuperato è sbagliato e pregiudica non solo la nostra capacità di "gestire" la zona narcotica ma anche tutti gli altri aspetti dell'immersione.

                  Chiudiamo il discorso sul riposo necessario prima di un immersione dicendo che partire in buone condizioni fisiche, avendo riposato correttamente, prima di un immersione ci predispone nelle condizioni migliori per affrontare un immersione in aria profonda, immergersi non avendo correttamente riposato al contrario crea le condizioni in cui in aria profonda possiamo trovarci in difficolta anche dal punto di vista narcotico.

                  Lo sforzo in immersione - lo stress fisico è il fattore cardine della nostra sicurezza, soprattutto in aria profonda.
                  Per comprendere il legame che unisce stress fisico e narcosi bisogna fare un passo indietro e capire quale teoria al momento è più acclarata nel descrivere il problema narcosi.
                  La teoria della solubilità lipidica è la teoria al momento più affermata in breve:

                  Il sistema nervoso è composto da filamenti in cui viaggia il segnale elettrico, tanto come fa la corrente nei fili di rame, come gli stessi fili elettrici sono ricoperti di plastica per non fare cortocircuito gli uni con gli altri - anche i filamenti nervosi hanno un rivestimento che li protegge da corto circuiti impedendo che i vari "assoni" (i filamenti che trasportano il segnale nervoso) entrino in corto circuito.
                  A rivestire gli assoni è una sostanza lipidica (grasso) chiamata mielina.

                  La teoria della solubilità afferma che tutti i gas respirati saturano oltre al nostro corpo anche la mielina che riveste i filamenti del sistema nervoso - in ragione della loro capacità di disciogliersi nella mielina stessa.
                  A mano a mano che la mielina si carica di gas immaginate che questa si "gonfi" (metaforicamente) e vada a comprimere il filamento nervoso creando cosi un interferenza nella trasmissione del segnale che noi avvertiamo proprio come narcosi.

                  In base a questa teoria tutti i gas inducono narcosi - non solo l'azoto - quindi la narcosi non si dovrebbe chiamare narcosi d'azoto - ma sindrome neuro psichica da gas compressi.

                  Respirando aria abbiamo solo l'azoto e l'O2, ma l'O2 è un gas metabolico estremamente pericoloso e pertanto il nostro corpo ha creato una sorta di "vettore" l'emoglobina per trasportarlo all'interno ed impedire che questo faccia danni dove non deve.

                  Quando la soglia della pressione parziale di O2 sale a livelli iperossici i "carrelli" predisposti (i globuli rossi) non riescono più a contenerlo e parte di O2 inizia a diffondere come inerte solo che inerte non è ma causa danni - la famosa crisi iperossica.

                  Anche l'ossigeno contribuisce alla narcosi ed è più narcotico dell'azoto (mi pare circa 5 volte di più (ma sto andando a memoria potrei sbagliare), respirato alla pressione parziale di 1,6 bar induce un decremento cognitivo (narcosi) del 10% se non ricorso male.

                  Per fortuna noi non respiriamo l'ossigeno a queste pressioni parziali perché in tal caso il pericolo non è dato dall'effetto sulla narcosi ma dal pericolo di crisi iperossica.
                  L'ossigeno contenuto nell'aria - fino a quando non esageriamo con la profondità (oltre i - 60 metri) non è particolarmente aggressivo a livello narcotico perché la sua Pp non è particolarmente alta.

                  Apro una parentesi le miscele nitrox non hanno un potenziale narcotico minore dell'aria, dato che sostituire azoto con l'ossigeno (che è più narcotico dell'azoto stando alla teoria della solubiltà lipidica) nella migliore delle ipotesi non cambia l'effetto narcotico rispetto all'aria.
                  La protezione delle miscele nitrox iperossiche dalla narcosi sta nel fatto che hanno una profondità limite (oltre la quale si supera la Pp limite dell'ossigeno e si rischia la crisi iperossica) sopra a -40 metri - pertanto la narcosi a cui siamo soggetti - quella che va da -30 alla profondità limite è bassissima.
                  In poche parole il limite dell'ossigeno - profondità limite ci impedisce di raggiungere le quote in cui saremmo soggetti comunque all'effetto narcotico almeno tanto come l'aria.

                  Respirando aria e togliendo quell'1% di gas rari, possiamo dire che l'unico gas che rimane per saturare il rivestimento di mielina è l'azoto, per questo tutti la chiamano narcosi d'azoto ma ... ma non è cosi c'è un altro gas importantissimo, che non respiriamo ma che produciamo la CO2.

                  Il biossido di carbonio è il gas prodotto dal nostro metabolismo (da tutte le nostre cellule) che bruciando l'ossigeno O2 con il carbonio C del cibo crea energia per la vita ma anche uno scarto che è appunto la CO2.

                  La CO2 inizialmente non era ritenuto un gas con un potere narcotico alto perché la sua solubilità lipidica rispetto all'azoto è bassa, se ne discioglie poco nella mielina, ma i fatti hanno dimostrato che il suo potere è molto più grande di quanto ci si aspettasse - si è scoperto infatti che è circa 30 volte più narcotico rispetto a quanto indicava la teoria della solubilità lipidica - questo perché la CO2 ha un forte potere irritante sul sistema nervoso.

                  Possiamo dire che respirando aria l'azoto è un esplosivo al plastico, potente ma difficile da innescare, da far detonare, il detonatore è la CO2 la CO2 ha la capacità di rendere l'aggressione narcotica violenta a tal punto da indurre blackout.

                  Ora chiediamoci quanta CO2 necessita per detonare il problema ?
                  A tal proposito riporto un passaggio di una vecchia dispensa sull'argomento:

                  "L’anidride carbonica (CO2) contribuisce alla narcosi solo quando la sua pressione parziale supera i 47 millimetri di mercurio (mmHg) nell’alveolo, cosa che si può verificare quando c’è una ipoventilazione (pause respiratorie prolungate) o ritenzione di CO2 (causata da un erogatore “duro”, un intenso lavoro in immersione o altro)."

                  Come vedete 47 millimetri di mercurio è una pressione piccolissima (pensate che 1 bar equivale a 760 mm di mercurio).

                  In conclusione, l'immersione in aria profonda ci espone a stress fisico anche solo per respirare.
                  L'aria è una miscela densa e pesante pertanto più scendiamo più sforzo facciamo anche solo per respirare.
                  Maggiore sforzo equivale ad una produzione maggiore di CO2 dovuta anche solo per il fatto che dobbiamo respirare.
                  Il maggior peso della miscela aria tende a rallentare la ventilazione e con essa aumenta la ritenzione di CO2 dato che la sua espulsione dipende dall'efficacia della nostra ventilazione.
                  Bastano 47 mm di mercurio ci CO2 in più nell'alveolo e possiamo andare incontro ad una pensante aggressione narcotica.
                  Tutto questo in condizioni ideali - un soggetto sano, riposato, che sa quello che fa, è comunque soggetto a queste dinamiche solo per il fatto di essere in profondità e respirare aria.
                  Immaginate cosa può succedere se le condizioni variano e da ideali diventano condizioni di alto stress ?
                  Il blackout è "servito" su un piatto d'argento.

                  Spero di aver risposto alla tua domanda.

                  Cordialmente
                  Rana
                  Ultima modifica di RANA; 10-06-2019, 11:26.

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                  • #24
                    Grazie, spiegazione chiarissima

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                    • #25
                      Piccola esperienza personale del fine settimana appena trascorso: immersione a quote impegnative per l'aria (fondo a 48 metri). Arrivato sul fondo provo la torcia e non si accende. Passano una decina di minuti, si fa necessaria una variazione di quota, per rilasciare un po' d'aria vado a tirare la valvola di sovrappressione in basso a sinistra del mio sacco e...mi rimane in mano. Gav non più utilizzabile. Segnalo il problema, faccio segno che si può continuare (sono in stagna), ma appena qualche secondo dopo inizio a sentire uno stordimento da "testa leggera" sempre più insistente. Eccola là, mi dico, ti stai fregando con le tue mani. Segnalo il problema, risalgo qualche metro e la narcosi via via passa. Proseguo l'immersione guardingo, ma cerco di rimanere calmo e rilassato, allungando la respirazione.

                      Ecco, credo proprio che il doppio stress dovuto alla mancata accensione della torcia, unito alla valvola rimasta in mano abbiano scatenato la narcosi (sino a quel momento non avvertita), che per fortuna ho gestito tutto sommato con tranquillità, grazie anche al fatto di avere un buddy fidato a fianco.

                      “Call me Ishmael. Some years ago - never mind how long precisely - having little or no money in my purse, and nothing particular to interest me on shore, I thought I would sail about a little and see the watery part of the world."

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                      • #26
                        Originariamente inviato da Italians Visualizza il messaggio
                        Ciao darkfire
                        mi potresti spiegare, per favore, questa casistica? In che senso sei andato in ipercapnia per un guasto dell'erogatore?
                        Si, volentieri, ne avevo parlato in passato altrove. Esercizio a sorpresa di donazione erogatore ad una cinquantina di metri, mentre stavo facendo un filmato con attrezzatura un po'ingombrante (ed ero anche nei primi tuffi tec). Siccome ho la frusta lunga passo il mio erogatore al ricevente, prendo il mio da sotto il collo, soffio per far uscire l'aria e al momento di inspirare non arriva nulla. Segnalo il problema mi ridanno il primario e non riesco a respirare neanche con questo. Gonfio il jacket e nel mentre apro la decompressiva e a 30 metri, in fame d'aria, inizio a respirare ean50, fermandomi poi ai consueti 21 metri. Credimi non sentivo neanche l'ean... ogni tanto allontanavo l'erogatore, lo guardavo per sincerarmi che uscisse aria quando premevo la valvola di scarico... e ne usciva... solo che la respirazione mi si fermava a livello dei vasi superiori senza aerare a sufficienza i polmoni. Solo dopo 3/4 minuti ho cominciato a smaltire l'affanno e riprendermi. In superficie l'erogatore secondario (uno scubatro s600 + mk17) è risultato avere una serie di gravi problemi multipli a livello del secondo stadio (all'epoca mi furono anche spiegati, ma sinceramente li ho un po' rimossi).

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                        • #27
                          Originariamente inviato da darkfire Visualizza il messaggio
                          Si, volentieri, ne avevo parlato in passato altrove. Esercizio a sorpresa di donazione erogatore ad una cinquantina di metri, mentre stavo facendo un filmato con attrezzatura un po'ingombrante (ed ero anche nei primi tuffi tec). Siccome ho la frusta lunga passo il mio erogatore al ricevente, prendo il mio da sotto il collo, soffio per far uscire l'aria e al momento di inspirare non arriva nulla. Segnalo il problema mi ridanno il primario e non riesco a respirare neanche con questo. Gonfio il jacket e nel mentre apro la decompressiva e a 30 metri, in fame d'aria, inizio a respirare ean50, fermandomi poi ai consueti 21 metri. Credimi non sentivo neanche l'ean... ogni tanto allontanavo l'erogatore, lo guardavo per sincerarmi che uscisse aria quando premevo la valvola di scarico... e ne usciva... solo che la respirazione mi si fermava a livello dei vasi superiori senza aerare a sufficienza i polmoni. Solo dopo 3/4 minuti ho cominciato a smaltire l'affanno e riprendermi. In superficie l'erogatore secondario (uno scubatro s600 + mk17) è risultato avere una serie di gravi problemi multipli a livello del secondo stadio (all'epoca mi furono anche spiegati, ma sinceramente li ho un po' rimossi).
                          Wow, grazie per la condivisione di quanto ti è accaduto.

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