Le situazioni di pericolo più frequenti in cui vi siete trovati in casi reali

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  • Le situazioni di pericolo più frequenti in cui vi siete trovati in casi reali

    La mia domanda ha un taglio pratico...L'altro giorno parlavo con un medico che fa immersioni, e che ha lavorato nelle unità della Croce Rossa che fanno soccorso per la subacquea. Il commento che faceva è che in mare può succedere praticamente di tutto, ma la grande maggioranza degli incidenti che capitano sono molto spesso simili e del tutto prevedibili. Per esempio la sovradistensione polmonare è molto rara, mentre è frequente una specie di collasso ai polmoni (ha usato un termine specifico con una sigla che ora non ricordo) e in generale gli incidenti capitano a persone sovrappeso, fumatori, chi non ha bevuto a sufficienza e soprattutto chi non rispetta le regole della immersione.
    Da qui la domanda...
    Quali sono le situazioni reali di rischio che vi sono capitate tante volte? Voi non siete (non tutti) medici, quindi mi riferisco soprattutto alla procedura della immersione
    Qual è il rischio più frequente? Attrezzatura non funzionante o montata male? Mancato rispetto delle soste di sicurezza? Correnti o problemi dell'ambiente di immersione?

  • #2
    Non di persona: cattiva pianificazione o mancato rispetto della stessa...soprattutto nell'ambito della gestione dei gas
    Ultima modifica di guaivor; 04-06-2019, 11:14.

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    • #3
      Le situazioni più pericolose che ho vissuto e visto succedere sono sempre state conseguenza di:

      * ​Stress psichico (ansia, paura, emotività, panico ecc, ecc.).
      * Stress fisico - AFFANNO - in maiuscolo per sottolineare il grande problema.
      * Narcosi.

      Questi sono i problemi che a me spaventano di più di tutti.

      In generale la non corretta programmazione della scorta di gas, purtroppo ci sono ancora troppe persone che non sanno gestire correttamente i volumi d'aria e rimangono senza.

      L'attrezzatura non la considero un problema, si rompe è vero ma è sempre gestibile ragion per cui è per me un "non problema".

      La decompressione ?
      Il "fantasma formaggino" della subacquea, vieni qui che ti spalmo sul panino
      La decompressione è un problema da "signori" quando ti prende sei fuori dall'acqua ed hai portato la pelle a casa.
      I problemi veri sono quando non riemergi, non quando riemergi.

      I problemi di decompressione sono sempre conseguenza o di un problema fisico come il FOP o per cattive condizioni fisiche - cattiva disidratazione, stanchezza, tutti aspetti che mostrano l'assenza della più che minima consapevolezza culturale.

      Si spendono soldi in computer spaziali, si discute sui massimi sistemi e poi non si osservano le norme di base del buon senso:
      * Buone condizioni fisiche
      * Sonno adeguato.
      * Idratazione.

      Cordialmente
      Rana




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      • #4
        Non mi sono mai trovato in una situazione di pericolo immediato, ma ho avvertito l'ansia crescere in determinate situazioni, provocate sempre per una cattiva gestione dell'immersione, e in particolare (specialmente subito dopo aver intrapreso questa attività) per essermi impegnato a fare cose senza avere la preparazione o esperienza necessaria per affrontare quelle situazioni.

        Quindi gestione del gas (finire l'immersione ben oltre la "riserva" senza avere un solido piano b in caso di emergenza); continuare un'immersione anche quando ero ben conscio di non avere la preparazione per affrontarla (es: cattivissima visibilità e senza conoscenza dell'area di immersione o con presenza di forte corrente).

        In queste situazioni ho rischiato di: saltare soste deco; riemergere nel blu in tratti di mare senza segnalazione. Non situazioni da "vita o morte" ma comunque poco piacevoli, e soprattutto evitabili facendo la lavorare meglio la testa.
        Adesso, imparata la lezione, cerco di non fare errori di valutazione.

        Concludendo quindi, per quanto mi riguarda, le condizioni di pericolo (o mettermi semplicemente a rischio) sono state sempre determinate dalle mie scelte e non da fattori esterni (attrezzatura, problemi fisici.. ecc.).

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        • #5
          Originariamente inviato da RANA Visualizza il messaggio
          Le situazioni più pericolose che ho vissuto e visto succedere sono sempre state conseguenza di:

          L'attrezzatura non la considero un problema, si rompe è vero ma è sempre gestibile ragion per cui è per me un "non problema".

          La decompressione ?
          Il "fantasma formaggino" della subacquea, vieni qui che ti spalmo sul panino
          La decompressione è un problema da "signori" quando ti prende sei fuori dall'acqua ed hai portato la pelle a casa.
          I problemi veri sono quando non riemergi, non quando riemergi.
          Grazie a tutti delle risposte e grazie a Rana, molto interessante come sempre i tuoi interventi
          Tolti i due fantasmi formaggini di cui sopra, l'attrezzatura e la decompressione, vale la pena di concentrarsi soprattutto sugli altri problemi.
          In linea di principio, ci sono fattori che dovrebbero essere "controllabili" prima dell'immersione: la stanchezza, l'idratazione, etc. lì c'è poco da dire se uno non aiuta se stesso nessun altro può farlo
          Ci sono fattori invece che non sono del tutto controllabili, come la narcosi o l'ansia se diventa una cosa "patologica". Esiste qualche accorgimento oppure non ci si può fare nulla e va solo a fortuna?

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          • #6
            per la narcosi esiste l'elio... per l'ansia non eccedere i propri limiti, pianificare l'immersione ed attenersi alla pianificazione

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            • #7
              Originariamente inviato da Sbiriguda Visualizza il messaggio

              Esiste qualche accorgimento oppure non ci si può fare nulla e va solo a fortuna?
              Non ho un "vissuto" subacqueo così vasto da poter essere considerato attendibilissimo, ma credo che due siano le variabili da gestire per minimizzare al massimo i rischi:

              1) La forma fisica: intesa in senso lato, ovviamente, ma comunque "profondo". Non fumare, bere alcolici moderatamente (e mai a ridosso delle immersioni), avere uno stile di vita sano, fare regolarmente attività sportiva aerobica con attenzione alla "resistenza" più che ai "picchi", sono prerequisiti di ogni attività che importi sforzo del sistema cardio-respiratorio, per la subacquea, a mio avviso, ancor di più;

              2) Gestione preventiva dello "stress" da immersione: qui il campo è vasto e comprende tutte le attività che riducono i "pensieri" durante le immersioni e dunque: periodica manutenzione dell'attrezzatura, approfondita conoscenza della stessa, attenta pianificazione dell'immersione (entrata, percorso, durata, uscita, cosa fare in caso di "contingenze" particolari), padronanza di tutti gli skills richiesti per l'immersione che si sta effettuando (ovviamente, quelli base quali, svuotamento maschera, cambio maschera, nuoto senza maschera, cambio erogatore, condivisione del gas e lancio del pallone, debbono essere "cultura di base") ed in generale, cognizione e rispetto dei limiti delle proprie capacità.

              Con le accortezze sub 1), si prevengono "le bizze" del nostro corpo e si ha a disposizione energia e capacità di risposta quando necessarie. Ovviamente, questo non mette al riparo da tutto, ma riduce il rischio.

              Con le accortezze sub 2), si libera la mente e si va in acqua in uno stato che io chiamo di "vigile relax", nel quale il rischio di innesco del "panico" è minimizzato (ma mai assente, purtroppo), oltre a essere in grado di gestire gli imprevisti quando si presentano.

              Ciao
              “Call me Ishmael. Some years ago - never mind how long precisely - having little or no money in my purse, and nothing particular to interest me on shore, I thought I would sail about a little and see the watery part of the world."

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              • #8
                Originariamente inviato da Sbiriguda Visualizza il messaggio
                Tolti i due fantasmi formaggini di cui sopra, l'attrezzatura e la decompressione, vale la pena di concentrarsi soprattutto sugli altri problemi.
                Si.
                ​Purtroppo, anche nei corsi, si da molto spazio alla decompressione e si liquida in meno tempo i problemi legati allo stress e narcosi.
                Questo è "sbagliato" anche se comprendo che la decompressione è l'argomento "accattivante".
                In termini di pericolosità dovrebbe essere il contrario.
                Insistere, insistere ed insistere sullo stress sia fisico che psichico e liquidare il discorso decompressivo paradossalmente con (sto provocando ovviamente ) limitatevi a seguire le indicazioni del computer.

                Originariamente inviato da Sbiriguda Visualizza il messaggio
                In linea di principio, ci sono fattori che dovrebbero essere "controllabili" prima dell'immersione: la stanchezza, l'idratazione, etc. lì c'è poco da dire se uno non aiuta se stesso nessun altro può farlo
                E' una questione di cultura, bisogna educare i subacquei e sensibilizzarli verso i reali problemi e non verso i "bisogni" costruiti ad arte per vendere attrezzature ( va bene mi sono sfogato lo ammetto).
                Qui sono gli istruttori che formano i subacquei e le didattiche dietro agli istruttori.
                Fermo restando che una volta brevettati i subacquei tendono a diventare lassisti nei confronti della "teoria" ragion per cui, con il passare del tempo, dimenticano le nozioni e diventano sempre più "pratici nel fare" - questo è potenzialmente pericoloso dato che questo fa abbassare la guardia verso i potenziali problemi che si tende a considerare sempre e solo teoria e non pratica.

                Originariamente inviato da Sbiriguda Visualizza il messaggio
                Ci sono fattori invece che non sono del tutto controllabili, come la narcosi o l'ansia se diventa una cosa "patologica".
                Secondo me nulla sott'acqua è realmente incontrollabile, come nulla è realmente controllabile al 100%.
                Diciamo che con l'esperienza unita alle conoscenze relative alle problematiche come lo stress e la narcosi, le situazioni sono gestibili e se non altro ci si può fermare prima che la situazione sfugga al controllo.

                Originariamente inviato da Sbiriguda Visualizza il messaggio
                Esiste qualche accorgimento oppure non ci si può fare nulla e va solo a fortuna?
                No, la fortuna o la sfortuna è la scusa di chi non sa andare sott'acqua.

                L'aspetto aleatorio di un immersione deve sempre essere relegato ad eventi del tutto gestibili, se al contrario c'immergiamo sapendo che la nostra sicurezza è affidata al caso vuol dire che - nella migliore delle ipotesi - stiamo affrontando consapevolmente un immersione al di sopra delle nostre possibilità.

                Nella peggiore delle ipotesi siamo inconsapevoli di quello che stiamo facendo e questo è il peggio del peggio che possiamo fare.

                Gli accorgimenti sono semplici, approfondire i vari argomenti, rinfrescare costantemente il nostro sapere subacqueo e raccogliere esperienza.

                Investire nella formazione tanto come spendiamo nell'attrezzatura, un buon corso, un buon aggiornamento, un buon convegno devono essere considerati "ottimi" strumenti d'immersione.

                Cordialmente
                Rana

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                • #9
                  d'accordissimo con quanto affermato da rana per quanto riguarda sia il mio trascorso, che i racconti che mi sono stati fatti e a questi si aggiungono mancanza di istruzione adeguata unita ad errori colossali della guida in alcuni casi che mi hanno documentato ed altri a cui ho assistito.
                  Trasformare lo stress positivo che ti mantiene vigile e reattivo in stress negativo è la vigilia dell'ingresso in un tunnel di errori in cui è facile incappare in incidenti gravi.

                  Mesi fa ho assistito personalmente ad una di quelle catene, fortunatamente senza esiti negativi ma che avrebbe potuto averli. E' successo in un diving che si fregia nel titolo di essere tecnico e che frequento di tanto in tanto. Alla prima immersione accompagnano dei sub in corso tec e fanno esercizi. Alla seconda uno di questi sale sulla nostra barca per un tuffo ricreativo e si piazza di fronte a me, ma dall'altro lato. Mi hanno insegnato a buttare un occhio non solo la mia attrezzatura ma anche quella degli altri e mi accorgo che ha dimenticato la frusta della stagna staccata (nulla di grave, capita) e glielo faccio notare. Questi prende la frusta e la inserisce in modo tale che non avrebbe potuto liberarla in caso di donazione ad un compagno, con delicatezza glielo dico, ringrazia e la sistema.
                  Ci tuffiamo e poco dopo vedo le due guide che si fanno segni con lui in acqua, fermando tutto il gruppo. Io ero impegnato in foto in solo dive, mi chiedo perché si siano fermati ma continuo a far foto.
                  Sulla via del ritorno, reincontro il gruppo e noto il tipo in condivisione con una delle guide. Chiedo se è tutto ok e mi rispondono di si.
                  Penso siano in esercizio, come al mattino e mi separo di nuovo.
                  Dopo un po' reincontro il gruppo e noto che è in condivisione con l'altra guida. Rimango perplesso ma tutto sembra procedere tranquillo ed esco.
                  Quando esce la prima guida scopro che il tipo non aveva fatto caricare il bibo per la seconda immersione. Usciamo tutti, tranne la seconda guida ed il tipo e le loro bolle si stanno allontanando fino ad arrivare ad un settantina di metri (avevano perso la direzione, peraltro non ho capito perché stessero ancora in acqua ad accumulare deco in quella situazione).
                  Affiorano, senza sparare il pedagno, con corrente che li allontana.
                  L'altra guida si vuole tuffare con uno scooter imbarcato ma rinuncia perché non si accende.
                  Chiede al barcaiolo di tirare su l'ancora per raggiungerli, visto che siamo tutti fuori tranne loro... ma questo dice che la guida "deve dimagrire".
                  Mi offro di raggiungerli, se mi danno una cima di corrente, ma il barcaiolo si rifiuta.
                  Così li aspettiamo per una decina di minuti fino ad arrivare a fatica da noi.
                  Una serie di errori magistrali uno in fila all'altro. Il famoso tunnel da stress negativo, unito ad un supporto di superficie che ha operato esattamente all'opposto di come avrebbe dovuto.

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                  • #10
                    Originariamente inviato da darkfire Visualizza il messaggio
                    L'altra guida si vuole tuffare con uno scooter imbarcato ma rinuncia perché non si accende.
                    Chiede al barcaiolo di tirare su l'ancora per raggiungerli, visto che siamo tutti fuori tranne loro... ma questo dice che la guida "deve dimagrire".
                    questo è il sistema miglore per far venire un coccolone a qualcuno
                    www.bludivecenter.com

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                    • #11
                      Le barche sulla testa
                      l'unica situazione pericolosa
                      a parte gli ormeggi sul thistlegorm, ma anche lì il pericolo maggiore erano le barche
                      BLOG
                      https://claudiodimanaoblog.blogspot.com/

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                      • #12
                        Concordo con tante cose dette nel thread.

                        Personalmente mi sono capitati diversi episodi (fortunatamente senza esiti negativi).

                        Mi piace raccontare questo di diversi anni fa:

                        io open brevettato da non tantissimo (anzi, veramente poco), entro in acqua con un istruttore (non il mio, ma del diving) ed un suo allievo alla sua prima immersione in mare. Siamo 3, immersione sui 18 mt.

                        Dopo esattamente 4 minuti di stacco dalla superficie vedo il tipo di fianco a me che si blocca. Gli faccio cenno di ok, lui mi risponde, ma non si muove. Gli rifaccio il segno, ma non mi risponde. Purtroppo all'epoca non sapevo come intervenire e quindi faccio 2 pinneggiate per raggiungere la pinna dell'istruttore (che stava andando avanti senza problemi), la tiro e gli segnalo il mio compagno alla mia sinistra.

                        É stato un attimo che questo non c'era più e stava risalendo a pallone verso la superficie (eravamo sui 10/12 mt. Viene bloccato dall'istruttore, portato in superficie e riaccompagnato sul gommone. Dopodiché riprendiamo immersione io e lui. Io, durante il recupero ho seguito l'istruttore in emersione in superficie insieme al ragazzo.

                        Morale della favole diceva che non riusciva a svuotare la maschera...


                        Altri episodi sono legati e stress pre-immersione. Ragazzi che sono molto nervosi prima dell'immersione e che vengono "costretti" al tuffo perché "ormai si trovano lì".

                        Attrezzature mantenute alla meno peggio (io purtroppo sono maniaco dell'attrezzatura)

                        Barche che ti passano sopra la boa mentre si vedono tranquillamente le bolle che affiorano in superficie.

                        Immersioni in condizioni proibitive di mare, soprattutto con una visibilità che alle volte è necessario scendere mano nella mano quasi. Alle volte si deve dire di no, anche se si son fatte 2 ore di macchina per raggiungere il sito.

                        Purtroppo il 90% dei pericoli, secondo me, sono causati da:

                        - mancata attenzione (sia di guide/istruttori, sia di persone che si immergono - e io sono il primo che alle volte si è buttato in acqua, anche per immersioni semplici, quando la sera prima tra birre e amari si era festeggiato alla grande - )
                        - adeguata preparazione sia mentale che fisica
                        - adeguata conoscenza dell'attrezzatura
                        - adeguata acquaticità

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                        • #13
                          a proposito di blocchi da panico, giusto l'anno scorso al primo corso tec 50 a metri subacquea in aria bloccata, con narcosi da azoto violentissima, incapace di muoversi... recuperata dall'aiuto istruttore. Io non ho assistito alla scena perché ero impegnato in esercizi, ma ho visto come era ridotta dopo il tuffo.

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                          • #14
                            In breve: due situazioni di narcosi pesante pesante, dalla quale sono uscito veramente prendendomi per i capelli (come il famoso barone di Münchausen quando cadde nella palude col suo cavallo). Tutto si sarebbe potuto evitare con riferimenti corretti ed uno studio più accurato del sito d'immersione. Ma soprattutto dormendo adeguatamente (se mi manca sonno la narcosi tende ad entrarmi di più) e...vivendo meglio in generale, cosa che da quei giorni ho provveduto a fare con più attenzione.
                            CACCIATORI DI RETI FANTASMA

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                            • #15
                              Originariamente inviato da darkfire Visualizza il messaggio
                              a proposito di blocchi da panico, giusto l'anno scorso al primo corso tec 50 a metri subacquea in aria bloccata, con narcosi da azoto violentissima, incapace di muoversi... recuperata dall'aiuto istruttore. Io non ho assistito alla scena perché ero impegnato in esercizi, ma ho visto come era ridotta dopo il tuffo.
                              ​I cosi detti "blackout" ne ho visti succedere e ne ho soccorsi diversi - anch'io sono stato vittima di un blocco da narcosi.

                              Il blocco subentra sempre quando agiscono due fattori - ovviamente uno è la narcosi, bisogna essere a quote narcotiche oltre i 40 metri (tra 30 e 40 non ho mai riscontrato il blocco), il secondo fattore è la ritenzione di CO2 che non respiriamo dalle bombole ma che produciamo, ergo quando si fanno sforzi fisici, quando lo stress fisico sale e quindi quando la ventilazione va a pallino.

                              Tutti i "blackout" che ho visto nella mia esperienza, compreso quello che mi ha colpito sono tutti avvenuti durante una fase di sforzo fisico non controllato.

                              Narcosi + CO2 = blackout

                              Questa è la relazione.

                              Il "blackout" non è un evento "random" imprevedibile, al contrario è un evento che si può prevenire ma per farlo bisogna avere ben chiaro i meccanismi fisici che lo scatenano e consapevoli di ciò attuare un consapevole controllo del respiro, degli sforzi ecc, ecc.

                              Questo è il motivo per cui l'immersione profonda in aria per me non può avere tempi di permanenza lunghi.
                              Il lungo tempo di permanenza ci espone a stress fisico e di conseguenza ci avvicina a questa pesante aggressione dovuta alla "narcosi + CO2".

                              Da qui si dipana tutta una serie d'importanti considerazioni da tenere presente ogni qual volta si entra nella zona narcotica.
                              Per questo sostengo e ribadisco che l'immersone profonda in aria è una vera e propria disciplina a se con proprie regole e comportamenti.

                              Nei panni del soccorritore un soggetto in "blackout" è "relativamente" più facile da gestire perché è un soggetto privo di risposte, immobile, intontito.
                              Personalmente ho trovato molto più impegnativo il soccorrere soggetti che non erano a quote narcotiche, in questo caso è il panico a prendere il sopravvento, e, un soggetto in panico ha come reazione istintiva la fuga verso la superficie e reazioni violente verso tutto ciò che lo ferma o rallenta la sua "fuga".

                              Premesso questo la situazione in cui avviene il "blackout" è potenzialmente più pericolosa per il soccorritore dato che anche lui potrebbe essere colto dal blocco se si lascia trasportare dall'emozione e non controlla il suo "fare".
                              In questo contesto è "vangelo" la frase:
                              "Fermati > respira > pensa > agisci"

                              Il soccorso di un soggetto in panico a quote non narcotiche è più "difficoltoso" ma la minore profondità e l'assenza di narcosi permette al soccorritore di agire con più libertà senza dover controllare il proprio fare dal punto di vista dello sforzo svolto.

                              Purtroppo queste valutazioni anche dal punto di vista del salvamento subacqueo non vengono a mio parere affrontate nel dovuto modo.
                              Spesso riscontro una non consapevolezza di tutto questo, l'inconscia certezza di poter agire come soccorritori nel medesimo modo sia che ci si trovi entro i 30 metri sia che ci si trovi a quote narcotiche e anche questo è una grossa falla nella formazione del subacqueo.

                              Cordialmente
                              Rana


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