Torna a Messina il rostro di Acqualadroni

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    Verrà inaugurata il 9 dicembre 2016 alle ore 18.00 la nuova esposizione del Polo museale di Messina che, dopo il restauro effettuato a Pisa, vedrà in esposizione il Rostro di Acqualdroni.

    Ritrovato fortuitamente nel settembre del 2008 a circa 8 metri di profondità a meno di 300 metri dalla costa in località Acqualadroni, il prezioso reperto è stato recuperato dalla Soprintendenza del Mare e dalla Guardia Costiera. Il Rostro è stato successivamente sottoposto ad analisi effettuate dal Dipartimento di Chimica Fisica dell’Università di Palermo in collaborazione con l’Università di Stanford al fine di valutare l’assorbimento dei raggi X sulla soglia dello zolfo. Ulteriori analisi sugli isotopi del piombo hanno rivelato la probabile origine orientale del metallo – Cipro (Casa Velasquez Madrid). Tuttavia sulla base di altre analisi è possibile anche una provenienza iberica o greca (Università di Palermo).

    La datazione al C14 colloca il rostro nel periodo compreso tra il 360 ed il 190 a.C. Controversa appare ancora l’attribuzione cronologica a un evento specifico. Al momento molteplici sono le ipotesi. Si è pensato che il rostro potesse appartenere a una delle navi delle flotte della prima (264-241 a.C.) o della seconda (218-201 a.C.) guerra punica, o a una delle numerosissime battaglie intermedie, o alla battaglia del Nauloco (36 a.C.) combattuta tra Marco Vipsanio Agrippa (ammiraglio di Ottaviano) e Sesto Pompeo.
    A favore di quest’ultima ipotesi c’è da ricordare che, precedentemente, nella stessa area erano state rinvenute alcune gallocce in bronzo a forma di volatile, ghiande missili (proiettili in piombo da frombola) recanti il nome di Sesto Pompeo e una lamina con iscrizione che fa riferimento a un membro della sua famiglia.
    Il reperto dopo il ritrovamento si presentava in discreto stato di conservazione; trasferito presso il Centro di Restauro del Legno Bagnato di Pisa è stato sottoposto preliminarmente a un lavaggio con acqua demineralizzata, mentre la superficie metallica è stata protetta tramite un rivestimento in gomma siliconica. Il rostro è stato quindi immerso in una soluzione di Kauramina in acqua per circa 8 mesi, al fine di riempire i vuoti lasciati dal degrado del legno. Durante la fase della polimerizzazione e dell’asciugatura, ha avuto inizio la pulizia meccanica dell’apparato metallico con microscalpelli e vibro incisori, con finitura manuale tramite micromotori con spazzole rotanti.
    La parte interna lignea, ad essicazione completa, è stata lasciata in condizioni naturali e volutamente senza applicazioni. La scoperta rimane del tutto eccezionale, sia per la rarità dei rostri ritrovati in situ nelle acque delle Isole Egadi e a Athlit in Israele, sia perché si sono conservati frammenti della parte lignea, con un doppio incamiciamento del legno (Pinus Nigra et Quercus ilex, Università della Tuscia) fissato alla struttura della nave con sei perni trasversali. Il reperto, integro e di eccellente fattura, è decorato lateralmente sui due lati da tre spade per lato, uno xiphos e due kopis finemente decorate, a formare un tridente. Si distinguono alcuni particolari quali teste di aquile, criniere, creste e collari.


    http://www.regione.sicilia.it/benicu...arina/news.htm

    http://www.gazzettadelsud.it/news/me...ovo-museo.html

    http://www.academia.edu/3782220/Il_R...e_Palermo_2013

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