Dopo il naufragio della Concordia fondali ancora feriti

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    È stata la volta dei consulenti della Procura e di quelli delle parti civili.
    Le slide presentate in aula da Antonio Scamardella, professore ordinario di architettura e statica della nave dell’Università di Napoli sono servite al sostituto procuratore Alessandro Leopizzi per riaprire il capitolo sulla valutazione dell’impatto ambientale del naufragio.
    Scamardella ha ripercorso le tappe del naufragio, dalla partenza della nave da Civitavecchia fino all’impatto con lo scoglio delle Scole, spiegando nei dettagli tutto quello che c’era dentro la nave: dotazioni di bordo, combustibile, materiale per la gestione dell’equipaggio e dei passeggeri.
    Una città galleggiante del peso di 55.0000 tonnellate che conteneva 2.040 metri cubi di gasolio da recuperare. «Alcuni serbatoi non sono stati raggiunti nelle prime fasi - ha spiegato il consulente - ma l’inquinamento è stato contenuto e non c’è stata fuoriuscita di carburante.
    Da questo punto di vista, è stato davvero evitato un disastro».
    E anche le fasi successive, quelle analizzate dal professore e che sono servite per tirare su la nave, non avrebbero ad oggi causato danni irreparabili.

  • #2
    e inutili montagne di soldi pubblici spesi e inutili montagne di soldi fatti spendere a costa....tra un anno qualcuno, giustamente, chiederà se è possibile affondare qualche relitto intorno al giglio....
    ......lasciami l'orgoglio di essere solo un uomo...

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